
Un nuovo sogno
Serie: La bambina che non sapeva amare
- Episodio 1: Madre
- Episodio 2: Una piccola ribelle
- Episodio 3: Una bambola dagli occhi di cristallo
- Episodio 4: Tutti i bambini amano i peluche
- Episodio 5: Come parole scritte a matita
- Episodio 6: Un istante. Un’eternità
- Episodio 7: Buio. Realtà. Sogno
- Episodio 8: L’eco di emozioni oscure
- Episodio 9: Un nuovo sogno
STAGIONE 1
Il caldo è rovente: una bestia infuocata. I condizionatori, nonostante lavorino come forsennati, non riescono a opporvisi.
Un divano panoramico fa mostra di sé in un salotto che definire immenso non sarebbe un’esagerazione. Jessy e Kevin Smith hanno appena finito di fare l’amore. Entrambi nudi. Il sudore scintilla sui loro corpi. I loro volti disegnano espressioni soddisfatte, sinonimo di vite vissute al massimo.
«Oh, cazzo. Che serata!»
Kevin osserva la giovane donna, gioca a sfiorarle le labbra con un dito. «Mi gira la testa come se fossi sulle montagne russe, ma ne è valsa la pena.»
«Ci credo, con tutta la merda che ti sei bevuto!»
L’uomo si alza. «Dove vai? Vieni qui tra le mie braccia.»
«Mi è venuta voglia di farmi un drink.»
«Un drink?! Un altro? Ma te sei fuori.»
Una bottiglia di bourbon, quasi vuota, attende su un tavolino da caffè. Accanto a essa, quattro bicchieri. Kevin ne afferra due e li fa tintinnare. «La senti, Jessy? La senti la voce dell’alcol?»
Una risata si diffonde nella stanza. «Ok. Sei un pazzo, nessun dubbio.»
Adesso i due bicchieri sono pieni e la bottiglia è completamente vuota. L’uomo li fa volteggiare, scatenando l’ilarità della moglie. Il bourbon finisce sul pavimento. I bicchieri in mille pezzi.
Sul divano, i due amanti si uniscono nell’umidità del sesso. Ancora e ancora. L’alcol inebria le loro menti e guida i loro corpi. Sono schiavi di quel liquido, ma il non saperlo li rende liberi.
«Stavo pensando a Kelly.»
L’uomo è talmente rilassato che le parole della donna faticano a raggiungerlo. «Kelly?! Lasciamo perdere! Pensare a quel cesso me lo fa ammosciare.»
Jessy si alza improvvisamente, quasi infastidita. «Ma che c’entra! Intendevo il discorso sull’avere figli.»
Kevin vorrebbe farsi una bella dormita, mettersi in standby. «Riesci a immaginare due come noi che diventano genitori?»
La donna sorride, ma l’ilarità di poco prima sembra appartenere a un’altra epoca.
«Un marmocchio urlante che corre per tutta la casa. Riesci a immaginarlo davvero, Jessy?»
«Hai ragione» concorda lei. «Avere un figlio significherebbe dire addio alla vita che facciamo.» Il sorriso sembra farsi più convinto.
Si uniscono nuovamente. Un abbraccio. È il loro mondo.
Qualcuno sta suonando alla porta: un richiamo. Jessy si divincola dalla presa del marito, che non vorrebbe lasciarla andare. «Ma che ti frega! Resta seduta.»
Un bacio e poi il distacco.
«Voglio solo spiare al videocitofono.»
Eppure la donna non si limita a fare quanto detto. Con una veste di seta, che lascia ben poco all’immaginazione, avvolge il suo splendido corpo.
«Stai andando ad aprire vestita così?»
L’ondeggiare sensuale delle anche è la risposta concessa al marito.
E la porta si apre.
Il buio è ovunque. Il buio è la verità.
«Abbiamo fallito?»
«Tu pensi di aver fallito?»
«Non so. Non riesco a ricordare.»
«Forse perché non ne vale la pena.»
«Non so nemmeno chi sono. Nemmeno questo vale la pena ricordare?»
Il nulla: una voce nell’eternità. «Sei quel che resta di un sogno. Un paradosso.»
C’è una luce in fondo alla strada; una casa accogliente in cui il viandante può riposare le membra e ritemprare lo spirito. E la tavola sarà imbandita e il letto soffice e tutti saranno in pace nell’abbraccio…
«No. Non voglio. Ho tanta paura! La luce. Non la sopporto.»
Non può avere quel che vuole. È il residuo di un sogno, destinato a perdersi nella luce del mattino. Destinato a svanire.
E la tavola sarà imbandita e…
…la porta si apre.
L’uomo, immobile sulla soglia, indossa una tunica nera, simile al saio dei frati, lunga fino ai piedi e il suo volto è nascosto da un largo cappello, nero anch’esso.
In effetti potrebbe esserci chiunque sotto quel singolare abbigliamento; un uomo, una donna, oppure…
niente che possa interessare Jessy. Accanto a quello strano figuro, c’è una bambina di forse quattro anni. Bellissima; bambola perfetta. Nella mano destra stringe la zampa di un malandato orso di peluche, quasi una stonatura.
‘Se avessi una figlia, vorrei che fosse come lei.’
L’uomo di nero vestito non pronuncia una singola parola, nemmeno un lieve sospiro; si limita a spingere la piccola all’interno della casa. «Mamma» pronuncia questa abbracciando Jessy: è l’abbraccio più caldo e allo stesso tempo più gelido che la donna abbia mai ricevuto.
Un nuovo sogno. Forse una nuova speranza. Forse un nuovo incubo.
Le luci si accendono. Buonanotte.
FINE
Spero che questa storia imperfetta vi sia piaciuta. Se è così dovete ringraziare mia moglie che mi ha convinto a condividerla, nonostante i miei dubbi. In caso diverso, la colpa è solo della mia incapacità a raccontare. Grazie.
Serie: La bambina che non sapeva amare
- Episodio 1: Madre
- Episodio 2: Una piccola ribelle
- Episodio 3: Una bambola dagli occhi di cristallo
- Episodio 4: Tutti i bambini amano i peluche
- Episodio 5: Come parole scritte a matita
- Episodio 6: Un istante. Un’eternità
- Episodio 7: Buio. Realtà. Sogno
- Episodio 8: L’eco di emozioni oscure
- Episodio 9: Un nuovo sogno
Questa serie mi è piaciuta moltissimo, il tuo stile e il tuo universo sono ben visibile e gli argomenti trattati a volte sfiorano la filosofia e a volte sono duri e materiali, da far male. Eppure riesci a gestirli benissimo e questo è il tuo punto di forza, oltre allo stile e alla fantasia malata. Anche quando sali sulla scala dell’astrazione, non rimani per troppo tempo tra concetti metafisici e frasi importanti, ma scendi presto fino a rasentare il pavimento della miserabile condizione umana.
Che dire, grazie a tua moglie, che inspiegabilmente ti sopporta e che ti ha suggerito di condividere questa bella serie con noi
Che dire @alessandroricci, se non grazie. Con tutto il mio cuore oscuro.😉🖤
“Sono schiavi di quel liquido, ma il non saperlo li rende liberi.”
Questo passaggio mi è piaciuto
Questo tuo folle viaggio mi ha emozionato dall’inizio alla fine, uno splendido viaggio filosofico e ideale che ricalca, ribadisco, l’eterno ritorno delle vicende umane, non nei singoli, ma proprio dell’umanità in generale, ciclicamente protagonista della ricerca di questa Carolina, che poi, in fondo, la vedo come pura essenza che crea, fondamento della nostra esistenza, eppure alla ricerca di qualcosa proprio attraverso l’uomo… Il pupazzetto forse potrebbe essere la chiave per la fine del suo eterno girovagare ed eterno creare, riposando finalmente nel sonno eterno dell’oblio, col sorriso di una bimba… Complimenti Dario, e un grazie a tua moglie e alla sua perseveranza…
Troppo troppo gentile! Come avrai capito, le mie storie sono tutto meno che prevedibili. Un finale ciclico mi sembrava il modo migliore per chiudere questa serie, trattandosi di eternità…?
La geniale pensata di non soffermarti sulla Carolina “persona” bensì sulla Carolina “idea” è una scelta a dir poco perfetta. Il significato che rappresenta questa bambina va oltre la “carne e il sangue”, si mescola con un universo di concetti e di contenuti che si insinuano nell’animo del lettore con lo stesso impeto di quei sogni che si tramutano in incubi… e viceversa! Altra cosa che ho apprezzato di questa serie è l’aver mantenuto sino alla fine un certo stile narrativo, anche quando hai fatto “semplicemente” parlare tra loro i personaggi. Se ho ben capito, si è trattata della tua prima serie… eppure già da qui riconosco il Dario Pezzotti scrittore, la tua penna. E per me questa è tra le cose più importanti. Grazie per questa storia e ovviamente alla prossima folle avventura nei meandri oscuri della tua mente. Complimenti, Dario! 🙂
Troppo gentile, Giuseppe! Hai ragione, questa è la mia prima serie e, sai com’è, la prima serie non si scorda mai…o forse era il primo amore? Vabbè!
A parte gli scherzi, ti ringrazio per aver dato una possibilità a questa storia regalandole il tuo tempo.
Mi chiedo se Carolina, prima o poi, riuscirà ad ottenere quello che desidera tanto disperatamente e se la sua anima smetterà di gridare. E’ un personaggio ben riuscito che richiama parecchi echi: mi è sovvenuto l’autismo. Quanti sono imprigionati lì dentro e non sanno come uscirne? Nel bene e nel male. Alla fine, questo racconto può essere letto come una metafora.
Ciao Micol, hai proprio ragione questo racconto può essere letto come una metafora. Una cosa posso assicurartela: Carolina riuscirà a riscoprire il significato dell’amore. Ho immaginato il peluche come una sorta di corno dell’Eld (se sei una lettrice di King sai di cosa parlo). In questo nuovo sogno, la bambina lo ha con sé fin dall’inizio, quindi tutto è possibile.?
Wow, bella trama ricercata, un mix tra molti autori senza cadere nel banale ed essendo cmq personale.
Complimenti
Ciao Fabiana, ti ringrazio per l’attenzione con la quale hai letto gli episodi di questa mia piccola storia. Un giorno dovrò decidermi a sistemare alcuni passaggi, ma diciamo che si lascia leggere anche così.
Bella serie, dal finale ciclico e aperto ancora più bello! Complimenti.
Grazie Daniela, in fondo Carolina è solo alla ricerca dell’amore; un po’ come tutti noi.
Un finale più che azzeccato per questa serie direi, un finale he chiude un cerchio ma che in quanto cerchio non è destinato alla conclusione. Chissà se i sogni, o incubi, che seguiranno saranno utili per la ricerca dell’amore della piccola Carolina.
Non è stata una storia affatto scontata e il modo di scrivere lo trovo più che adatto al tipo di avvenimenti narrati.
Sono contento che questa serie ti sia piaciuta! Questa volta Carolina ha il peluche con sé, quindi forse ritroverà l’amore. Grazie per aver letto, Africa.?
Trovo superlativo il mondo in cui sei riuscito a mantenere costante la qualità di questa serie sorprendente e condivido quello che ha già detto Massimo, nel frattempo sei cresciuto molto, ho avuto il piacere di leggere declinazioni ancora più mature del tuo talento… B R A V O !
Sempre troppo gentile. Provo sempre a migliorarmi, tentando di trovare lo stile che, secondo me, si sposa meglio con quello che vado a descrivere. Devo dire che sono abbastanza soddisfatto di questa serie, nonostante la sua imperfezione. Grazie ancora!
Bellissimo finale Dario! Dove si chiude il cerchio di tutta la serie. Ho visto che ti sei evoluto anche nei modi, l’ultimo episodio è davvero ben scritto. Come dici, grazie al finale, non serve soffermarti sulla bimba. Che poi io mi sono immaginato un numero infinito di Carolina, tutte in attesa, in qualche dimensione oltre le falle e le distorsioni della realtà, del prossimo sogno, speranza, o incubo, delle prossime aspirazioni condivise di una qualche coppia, o dei contrasti e delle cose non dette tra un’altra coppia. Davvero complimenti!
Ben felice che il finale che il finale ti sia piaciuto. Leggere le tue analisi è sempre un piacere. Attendo uno dei tuoi racconti “malati”.
Dario questa serie è stata bellissima, complimenti davvero, è stato un incubo ad occhi aperti. Mi ha ricordato tanto certe atmosfere oniriche di Dylan Dog. Grazie per averlo condiviso e ringrazio anche tua moglie per averti spronato a farlo. Alla prossima serie! 🙂
Ti ringrazio Tiziano. Forse alcuni lettori avrebbero preferito che mi fossi soffermato maggiormente su Carolina. Sarebbe stato un errore: avrei finito per rendere “amico” un personaggio che doveva restare alieno. Per quanto riguarda il finale di questa serie, sono convinto che la piccola riscoprirà il significato dell’amore. Stavolta ha il peluche con sé ed esso è un po’ come il corno dell’Eld…(spero potrai perdonarmi questo paragone con la saga de La torre nera!)