Una cosa che mi scalda il cuore
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: La casa in valle
- Episodio 2: Solo una leggera inquietudine
- Episodio 3: Trasformazioni
- Episodio 4: Non si viaggia mai col fumo in tasca
- Episodio 5: Tasselli al loro posto
- Episodio 6: Il desiderio di sognare
- Episodio 7: Lettera dall’aldilà
- Episodio 8: Bel pippone ti sei tirato
- Episodio 9: Gita nell’aldilà
- Episodio 10: Sbucciare le patate per guadagnarsi il pasto
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
- Episodio 3: Modulo Umano Standard
- Episodio 4: L’intrusione
- Episodio 5: Capire il passato per vivere il futuro
- Episodio 6: Rimpianti, domande e speranze
- Episodio 7: Tutti abbiamo qualcosa da farci perdonare
- Episodio 8: Ceres? Come la birra?
- Episodio 9: Condanna all’oblio
- Episodio 10: Il macigno di Piero
- Episodio 1: Spiragli
- Episodio 2: Le anime non hanno sesso
- Episodio 3: Domande, risposte e richieste
- Episodio 4: Una cosa che mi scalda il cuore
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Ceres risponde alle domande di Thomas, tradendo una certa tristezza per la sua condizione
Rimasto solo ripensai a tutta la chiacchierata con Ceres e mi fu subito chiaro che l’insoddisfazione che provavo era dovuta più alle mie domande che alle sue risposte. Ero deluso per quella fretta di sapere quanto accadeva a me e che mi aveva impedito di avere la sensibilità per chiedere come stava lui, che pure aveva lasciato trapelare il rammarico per la mancanza di una vita piena, che potesse godere dei sensi che alle anime senza corpo erano preclusi. Povera anima in pena. Neanche la domanda più ovvia gli avevo fatto: perché non fosse stato ricollocato, così che ora non sapevo nemmeno se ciò rappresentava una punizione o un premio. Avrei dovuto chiedere per comprendere e invece mi ero lasciato trascinare dall’egoismo, da quella mia logica terrena che voleva solo rassicurazioni personali.
* * *
Mentre bevevo il caffè, guardando la luce del sole conquistare dapprima le cime dei monti per poi estendere il suo manto benevolo su prati e boschi, il trillo del telefono, suono vecchio a lui riservato, mi annunciò la chiamata di Jurgen.
«Buongiorno Thomas.»
«Buona giornata a te, dottore.»
«Ho voluto lasciarti tranquillo qualche giorno per darti modo di riposare. Ti sei ripreso?»
«Si dai! Sto cercando di elaborare tutto quello che è successo nell’ultimo mese, ma non è poca cosa e ci sono cose che mi soddisfano e altre che mi sconcertano. Anche le risposte di Ceres non hanno illuminato tutti gli angoli bui, più per colpa mia che sua, a dire il vero.»
«So della sua visita e so che ha ancora molto da rivelarti, quindi non mettere fretta alla tua mente: avrai tutto il tempo per assimilare queste novità e capirle a fondo per accettarle come realtà quotidiana. Tu sei anche veloce, io ci ho messo anni per averne una certa consapevolezza. Comunque è necessario che io venga da te, ho alcuni documenti che Giacomo mi ha raccomandato di consegnarti solo al termine della storia e altri, relativi all’eredità, che dovrai firmare. Poi, col tuo permesso, vorrei togliere le memorie del computer per poter analizzare le registrazioni con la dovuta calma.»
«Sarai il benvenuto, quando e per quanto vorrai. Nessun problema anche per gli hard disk, preferisco pensare al laboratorio come cosa tua, quindi puoi disporne liberamente.»
«Grazie Thomas. C’è solo un piccolissimo problema: io non guido più, quindi devi venire a prendermi. In treno.»
Quella richiesta, che non lasciava spazio ad altre possibilità, mi spiazzò.
«Perché in treno? Ho una vecchia Panda, non molto affidabile per un viaggio così lungo, ma potrei, comunque, noleggiare un’automobile più sicura, sarebbe certamente meglio che usare treno e pullman per arrivare qui.»
«No, no! Giacomo aveva un’auto e ora è tua, il ritorno lo faremo con quella.»
«Anche un’auto! Finirò mai di dovermi stupire?»
«Uhm, ci sono ancora alcune cose da sistemare, poi non avrai altre sorprese, te lo assicuro.» il suo tono era quasi divertito. «Ora scusami, devo proprio andare. Fammi sapere quando arrivi, ma sappi che mi piacerebbe essere con te per le prossime visite di Ceres. Ciao Thomas!»
Chiuse la telefonata senza neanche lasciarmi il tempo di replicare e di salutare, lasciandomi perplesso. Sapeva delle visite di Ceres e mi chiesi se, in qualche bonario modo, i due vecchiacci non si fossero accordati per prendersi gioco di me.
Accesi il portatile cercando una mappa che mi illustrasse il tragitto che mi aspettava. Jurgen abitava a Monaco di Baviera, ma era docente e aveva il laboratorio di ricerca alla Karlshochschule di Karlsruhe, quindi, quale delle due città dovevo raggiungere? Gli inviai un messaggio, “Vengo a Karlsruhe o scendo a Monaco?” e la risposta non si fece attendere, “Ma a Monaco, ovviamente!”. Grazie Jurgen, davvero ovvio, per te.
Cercai un treno che non prevedesse cambi, così da evitare errori causati dalla mia scarsa dimestichezza con la lingua tedesca: quello che partiva alle 9:59 da Trento e arrivava a Monaco alle 14:27 sembrava ottimo: con Jurgen pronto per il viaggio di ritorno sarei tornato in valle prima di mezzanotte. Glielo comunicai e, ottenuta la sua approvazione, prenotai il biglietto.
Scesi al ristorante per informare gli amici della trasferta e trovai solo Marisa, Piero era sceso in paese a fare spesa. Mi fermai a chiacchierare con lei. Da quando avevo saputo del suo dolore per l’impossibilità di avere figli la vedevo con occhi diversi: mi suscitava una simpatia, una compassione e una solidarietà che mai avevo provato.
«Devi scusarmi per l’altro giorno, ogni tanto schizzo.» disse, asciugandosi le mani col grembiule.
«Non hai nulla per cui tu ti debba scusare, siamo amici e un tuo problema diventa anche mio.»
Alzò gli occhi e li vidi lucidi, volle credermi e questo un po’ la confuse.
«Grazie Thomas, anche per come fai stare bene Piero. Ha degli amici, ma non gli ho mai visto dare a nessuno la confidenza e la simpatia che riserva a te. Sembra siate cresciuti assieme e vi conoscete solo da un mese,» esitò solo un attimo, «non è solo bello da vedere è una cosa che mi scalda il cuore. Lui condivide il mio dolore, te ne ha parlato, ma è oppresso dal senso di colpa, e non è giusto, non mi ha mai imposto nulla: abbiamo sempre deciso assieme.»
Mi stavo commuovendo e le presi le mani: «Siete due persone stupende e vi voglio bene.»
«Non posso allontanarmi un attimo che tu ne approfitti per insidiare mia moglie, losco figuro!» esclamò Piero entrando in cucina con finta furia.
«Vieni qua, cuore di roccia, che ho bisogno del tuo affetto,» lo abbracciai forte, «fratello» sussurrai al suo orecchio.
Mi fermai a mangiare con loro e mi sentii in famiglia. Dovetti ricacciare il desiderio di rivelare che era concreta una possibile soluzione al loro problema. Era giusto, prima, avere notizie certe da Ceres.
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: Spiragli
- Episodio 2: Le anime non hanno sesso
- Episodio 3: Domande, risposte e richieste
- Episodio 4: Una cosa che mi scalda il cuore
Non ho tempo per scrivere di più, scusami, ma “cuore di roccia” ha toiccato corde profonde
@franci Un giorno, quando ne avrai voglia e tempo, mi racconterai. Un abbraccio