
Una sera come le altre… o no?
Serie: Vieni con me
- Episodio 1: Una sera come le altre… o no?
- Episodio 2: Risveglio
STAGIONE 1
La signora Struss era anziana, sulla novantina. Novanta è un’età alla quale non è strano che le ossa inizino a pretendere un po’ di riposo, tuttavia rimaneva una di quelle vecchiette sempre indaffarate in qualche faccenda di casa, mai ferma. Insomma, la poltrona la conosceva a malapena. Era vedova da ormai quindici anni, ovvero da quando il marito si spense dopo lunghi mesi di agonia a causa di una malattia tuttora non ben identificata. Lei e il marito avevano trascorso una vita insieme, precisamente dal matrimonio nel 1921, quando lei aveva solo diciannove anni e lui ventuno. Avevano affrontato insieme tutte le difficoltà che la vita pone dinnanzi a una giovane coppia, specialmente dei tempi andati: Il duro lavoro per guadagnare il necessario, il faticoso acquisto della prima casa, e la guerra… ma ebbero anche tante soddisfazioni. Fecero dopo qualche anno di risparmio la loro prima vacanza al mare e, raggiunta una certa stabilità economica, presero l’abitudine di andare al teatro in città quasi tutte le settimane. Dal loro amore nacquero due bellissimi fanciulli.
Nei tristi giorni di malattia del marito, gli prestò assistenza incessantemente. Si prese cura di lui, lo portò infinite volte all’ospedale, si svegliò a notte fonda tutte le volte che fu necessario. Lavorò due ore in più al mulino, tutti i giorni, per poter comprare le medicine che, anche se non guarivano, almeno alleviavano il dolore nelle sue ossa.
Instancabile e piena di amore, non cedette nemmeno per un secondo in quello che era diventato il suo compito. D’altra parte, non aveva forse il prete recitato “in salute e in malattia”, il giorno della loro unione? Possiamo affermare che la signora Struss rispettò quella promessa con tutte le sue forze.
Purtroppo, come spesso accade nella vita, l’impegno, il duro lavoro e la passione non bastano per fermare le brutte cose scritte nel nostro destino. E il destino arrivò quando l’uomo, dopo una notte di delirio e dolore, dopo fiumi di lacrime versate, cessò di respirare.
Chiaramente, la morte del marito fu un duro colpo, ma il calore e l’affetto dei suoi figli, ormai diventati più che adulti – e dei deliziosi nipotini – la fecero riprendere. Iniziò così un nuovo capitolo della sua vita, che affrontò (e tuttora affronta) con la sua solita passione, ma senza dimenticarsi anche solo per un minuto del suo amato.
La casetta in campagna necessitava di pulizie frequenti, l’orto doveva essere curato e le galline accudite. E poi c’erano i figli con le loro famigliole che venivano a farle visita una volta a settimana: quelli erano i giorni in cui dava il meglio di se in cucina, trafficando fin dal primo mattino.
La domenica andava in chiesa per la messa e ogni sera parlava con il suo marito. Gli raccontava di come i loro nipotini crescessero, dei pomodori un po fiacchi che necessitavano di sempre più attenzione… di quanto le mancasse la sua compagnia in tutte le piccole cose quotidiane.
Una sera di novembre la signora Struss stava concludendo le ultime faccende di casa, prima di godersi qualche oretta di meritato riposo.
Aveva portato in casa qualche tronchetto per alimentare il caminetto fino al mattino. Già, perché quella notte sembrava gelida, in modo insolito per l’autunno. A dire il vero, quella sera la nostra vecchietta non era per nulla tranquilla. Il cielo era rimasto grigio per tutto il giorno e una foschia aveva iniziato a presentarsi. All’ora di cena era diventata una fitta nebbia. Affacciandosi alla finestra, si presentava un lugubre scenario: il giardino era a malapena riconoscibile in quella notte tetra. La pioggerella bagnava il vialetto cosparso di foglie. Il lampioncino proiettava strane ombre sulla siepe e i faggi, con i loro imponenti tronchi parevano giganti. I loro rami formavano braccia possenti, mentre quelli più piccoli prendevano l’aspetto di flebili ed inquietanti dita, che accarezzavano la nebbia autunnale. Il ticchettio delle goccioline, il canto del vento e gli scricchiolii dei legni dipingevano una sinfonia sul silenzio assoluto della notte.
Una serata così non si era mai vista; da quando il sole era calato la vecchietta aveva percepito che qualcosa sarebbe accaduto quella notte. La campagna in inverno sapeva essere fredda e malinconica, questo lo sapeva bene dopo più di settant’anni vissuti in quella zona… ma qualcosa non andava comunque. Nonostante il fuoco vivo del camino e il maglione di lana sentiva freddo, un freddo gelido che penetrava fin nelle ossa. Il paesaggio era ipnotico, nella sua semplicità. Quante volte si era affacciata a quella finestra, scrutando l’oscurità? Mai provò paura nel guardare il paesaggio notturno, nemmeno quando il lampioncino non era ancora stato installato e l’oscurità era totale. Quella sera la vista era la stessa di sempre, ma molto più inquietante. Guardando meglio, era più che mai certa che le piante e i cespugli avessero sembianze umanoidi. La luce fredda e pallida della luna proiettava inquietanti ombre sul terreno cosparso di brina. Il paesaggio, quella notte, sembrava un quadro creato apposta per incutere timore.
Dopo diversi minuti a contemplare attraverso il vetro della finestra, la vecchietta decise che ci voleva un te, così andò a prepararlo. Nel momento in cui si voltò, scorse con la coda dell’occhio un movimento luminoso alla sua sinistra.
Voltandosi di scatto in quella direzione si rese conto che non vi era altro che la porta della camera da letto socchiusa, dietro alla quale la stanza era buia. In quel momento era certa che qualcosa sarebbe accaduto, lo sentiva. Era una strana presenza: non avrebbe saputo dire se si trattava di uno sgradevole odore o se aveva a che fare con la consistenza dell’aria, o con la temperatura. No, non sapeva descrivere come mai. Spinta dalla curiosità, si avvicinò alla porta. Lo fece lentamente, dicendosi che era meglio non correre alla sua età… ma in cuor suo sapeva che i passi erano lenti per la paura di trovare qualcosa – o qualcuno – nella stanza da letto. Percorse i pochi metri che la separavano dalla porta in quelli che furono istanti interminabili. Arrivata sull’orlo si fermò e notò che dalla stanza soffiava aria gelida. Esitò un momento, poi premette l’interruttore della luce, così che la lampadina iniziò a ronzare illuminando la camera vuota.
La finestra di fianco al letto era ben chiusa, ma la temperatura in quel posto era ancora più bassa che nel resto della casa. La sensazione adesso era insopportabile. La testa iniziava a girarle, le vennero le vertigini e la vista iniziò ad appannarsi, tanto che fu costretta ad adagiarsi sul letto. L’oscurità sembrava invadere gli occhi della povera vecchietta, ormai in preda al panico per quello che le stava accadendo. Quando ormai non vedeva nulla, sentì mancare l’aria ai polmoni e nelle orecchie si insinuò un ronzio via via crescente. Esso si fece di colpo assordante e in quel momento scorse nell’oscurità dei suoi occhi senza vista dei bagliori velocissimi. Un lamento si udì, quando la signora Struss perse i sensi accasciandosi sul letto.
* * *
“Dove stai andando?” chiese assonnata.
Era stata svegliata nel cuore della notte dai rumori del marito, il quale stava uscendo di casa.
“Non mi senti? Dove pensi di uscire a quest’ora della notte?”
L’uomo pareva non udire le domande della moglie, che iniziò a preoccuparsi.
Aveva sentito che i sonnambuli possono compiere cose pericolose per loro stessi, quindi si alzò pazientemente, infilò le pantofole e si portò alle spalle del marito.
Quando toccò la sua spalla, avvertì un brivido per tutto il corpo e l’uomo si fermò improvvisamente, facendola sussultare. Il marito, dopo qualche istante, iniziò a girare la testa. Dapprima il suo sguardo si spostò a sinistra, fermandosi un secondo, poi la testa continuò a ruotare. Quando l’angolo di rotazione superò i novanta gradi, con la pelle del collo che si attorcigliava sempre di più, la vecchietta sentì il sangue gelarsi nelle vene. Ormai riusciva a vedere interamente il volto del suo uomo, mentre il resto del corpo le dava le spalle.
Gli occhi erano chiusi e le labbra serrate. D’un tratto spalancò gli occhi e fu in quel momento che lei emise un urlo di terrore. Al posto dei bulbi vi erano due infossature insanguinate, nelle quali centinaia di mosche e larve avevano stabilito il loro nido.
Serie: Vieni con me
- Episodio 1: Una sera come le altre… o no?
- Episodio 2: Risveglio
La passione per il genere si vede tutta, soprattutto nella parte finale dove incubo e realtà sembrano mischiarsi.
Trovo che l’incubo contribuisca molto a rendere tesa e “aliena” la situazione, mi fa piacere che ti sia piaciuto 😉