Una serie di sfortunati tentativi.

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari.


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: dopo aver accettato involontariamente di esorcizzare tre fantasmi che abitano nella sua casa, viene riportato in vita. Ma la sua missione si rivelerà complicata già dai primi momenti.

Un attimo dopo, i suoi dolenti occhi si schiusero sulla realtà di quel marciapiede ancora imbastito del palco delle sue disgrazie. Le sue sinapsi ancora arrugginite, dapprima riuscirono ad articolare numerosi grugniti per poi arrivare ad alcune imprecazioni verso la Morte. Si alzò sulle ginocchia cigolanti. Non fece in tempo ad ergersi al centro di quel marasma che un’imprecazione, non propria, gli arrivò alle orecchie. Un poliziotto alzò le mani al cielo con frustrazione:

– No! – poi con fare inquisitorio lo additò ordinando – Oh! Torna giù subito! Non puoi resuscitare così, eddai! – esclamò – Era il mio primo caso di omicidio e la vittima si rialza?! Dovrò tornare a dirigere il traffico, ma por*a putt… –

– Maledetti sciacalli! – esclamò Eugenio.

Il poliziotto, preso dalla frustrazione e dall’onta subita, estrasse il fallico manganello per lanciarsi sulla vittima, determinato a procurarsi per suo conto l’omicidio a cui aveva incarico. Eugenio era pronto al combattimento ma la folla, inebriata dal miracolo della resurrezione, fermò il poliziotto designando Eugenio come il Messia, creandosi una marmaglia di gente che si prostrava e che lo venerava. Eugenio si creò un varco gettando monete in aria e, mentre la gente si chinava a raccoglierle, agitò minacciosamente il cane latrante davanti a sé.

– Corpo di Dio! – esclamò d’istinto.

Rientrò nel suo appartamento con il magone, il sudore sulla fronte, quasi fosse sfuggito alle bombe della Siria. Si chiuse la porta alle spalle ed una cupa depressione lo colpì come una schiacciasassi su un cracker. L’ultima grazia era svanita.

Il suo piccolo e delicato carlino, come se nulla fosse successo, prese il proprio giocattolo di gomma a forma di lampadina e lo agitò tra le fauci. Eugenio lo prese e glielo lanciò rendendosi conto che non poteva mollare proprio adesso: quel suo lanciare e rilanciare quella lampadina che il cane si rifiutava di demordere fu un chiaro segno del destino. Mai si era trovato tanto vicino dal gustare nuovamente la Trippa Molisana e, grazie alla sua forza, ci sarebbe riuscito!…forse.

Eugenio è stato uno dei migliori cacciatori di fantasmi negli anni ‘80, ma, appena cominciò a far girare i carlini nel suo cranio da Phascolarctos cinereus ( per i plebei, “koala”) dovette rendersi conto di dover recuperare decadi di ricerche nel campo del paranormale.

Così, corse al balcone, per recuperare un vecchio gioiello risalente al principio dell’era tecnologica. Dopo aver navigato come il fu Acab, alla ricerca della sua Moby Dick, sortì dal mare di scatoloni con il suo Commodore 64.

Dopo aver arrabattato con fili, cavi, carbone e manovelle di legno, riuscì a fargli prender funzione e cominciò la sua indagine.

Strabiliato dalle ricerche che si era perso in anni di giacenza e depressione, Eugenio si segnò diversi riti atti a comunicare con i morti.

Provò ad usare la tavola Ouija, eseguire il rito di Bloody Mary, evocare l’uomo di mezzanotte e a richiamare il cornutissimo signore del male per fare due chiacchiere.

Ma, purtroppo o per fortuna, il cane DIVORÒ la tavola ouija; dopo aver girato in tondo con la candela davanti allo specchio si ritrovò con un Bloody Mary in mano; l’Uomo di Mezzanotte si rivelò un

impiegato notturno di un ristorante cinese d’asporto. Dopo aver compiuto il rito satanico con un pollo del supermercato, una bustina di ketchup e dopo aver pronunciato la formula: ”Venit Ananas” si ritrovò con una pizza alla diavola col suddetto frutto a fette spesse, ergo un sacrilegio degno dell’inferno.

Una volta ritrovatosi davanti ad un tale fallimento il cane si gettò, famelico, sul pollo sacrificale. Il nostro eroe, pensando ad un sacrificio volontario di quest’ultimo per ripetere il rito, era sul punto di aprirlo e spargere il suo sangue sul pentacolo.

Per fortuna ci pensò la Morte ad interrompere l’insano gesto, esclamando: – EUGENIO DELLA MORTE! – all’esclamazione della Morte, si sprigionò un tuono assordante. – È amara la sorte di chi dell’inferno apre le porte! –

– E che ca**o, sto lavorando! – gemette tra le lacrime dell’amarezza – Ed io sapevo che le porte del peccato sono sempre aperte! –

– Tu devi esorcizzare gli spiriti, non evocarne altri, TRIPPONE! – Così dicendo, prima che Eugenio potesse ritrattare la sua condizione, essa sparì.

Eugenio, intontito e confuso nel cuore della notte, sospirò. Dando ascolto alle proteste delle sue anziane vertebre, scricchiolanti come noci, si buttò tra le coperte. Il cane lo seguì, portando nella cuccia il pollo rubato, gorgogliando di piacere.

Continua...

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari.


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Discussioni

    1. Finalmente qualcuno che commenta questa serie! Sono contenta che ti sia piaciuta anche perché l’ho scritta insieme ad un amico molti anni fa e gran parte delle idee assurde sono sue.