Verso il concerto notturno nel bosco

Serie: Anatomia sepolcrale di un sogno


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Dalla finestra della suite del direttore le prime auto nere con dentro i familiari degli orchestrali uccisi danno già la parvenza di un corteo funebre. Gustav e la cantante alternano momenti di passione a considerazioni drammatiche sull’accaduto e sul loro destino ancora molto incerto.

«Le tue sigarette» le dissi, indicandole un pacchetto di Muratti su di un sofà. La cantante andò a prenderlo, lasciandosi solo il turbante di spugna sul capo. Accese da fumare, scoppiando a ridere di fronte allo specchio.

«Vuoi fare un bel tiro, direttore?» mi fece. Mi avvicinai e aspirai a lungo dalla sua sigaretta; poi mi specchiai accanto a lei, infilandomi nella bocca una sua spalla. Restammo così per un po’, come due ubriachi dopo un ballo in maschera. Poi le raccomandai di nascondersi per bene e di non canticchiare per nessuna ragione, che tra poco sarebbe cominciata la processione dei familiari, che dalla hall sarebbero saliti ai piani, forse per prendere possesso delle camere in attesa dei rispettivi turni di colloquio. Sarebbe stato un pomeriggio lungo e straziante, come le dissi, osservandola ancora ferma, davanti allo specchio. Non vedevo l’ora che fosse tutto finito per dedicarmi alla mie attività più comuni, con la speranza che non vi fossero altri contrattempi di sorta a ostacolarmi nel mio ritorno alla normalità. La cantante rientrò in bagno più serena, canticchiando per qualche istante un motivetto gitano, non più un classico americano del suo repertorio.

Bussarono alla porta.

«Chiuditi dentro e non uscire per nessuna ragione, mi raccomando» e corsi alla porta dove trovai la signora volpe con un abito stretto e cortissimo. Portava un vassoio con due caffè e un paio di gambe mozzafiato.

«La ringrazio, signora volpe, ma preferisco di no. Direi di rimandare a più tardi.»

«E la signora? Nemmeno lei gradisce il mio espresso?»

«La cantante dispersa non è sposata, a quanto mi risulta. Potrebbe chiamarla col suo nome, credo che lo preferisca. In ogni caso sta fumando nel bagno imperiale. Non penso che desideri un espresso» le dissi.

«Ma io non parlavo della cantante dispersa e data morta, ma di sua moglie viva. Volevo sapere se fosse già qui. Come sua consorte, signor direttore, dovrebbe alloggiare all’interno della sua stessa suite. Pensavo ne fosse al corrente.»

«Oh no, adesso mi prende alla sprovvista, signora volpe. Non le nascondo che l’arrivo in suite di mia moglie era ed è l’ultimo dei miei pensieri – quanto l’ultimo dei suoi, immagino – dal momento che è stata vista per tutta l’inaugurazione a braccetto col poeta. Non riuscivano a staccarsi un solo istante – era sotto gli occhi di tutti. Dovunque ti giravi c’erano loro due, che sfilavano come il re e la regina tra il rigurgito dei letterati più in vista… ma intanto si accomodi, signora volpe, mi faccia sfogare, almeno per qualche minuto. Lei è una delle poche persone ragionevoli rimaste con cui posso confidarmi» le dissi, continuando a guardarle con insistenza le bellissime gambe da attrice.

«Oh, avvocato, pardon: direttore Gustav, adesso mi imbarazza, sul serio. La prego, non esageri, che non ho fatto granché.»

«Lo crede lei, signora volpe, ma la sua dedizione alla distribuzione del ristoro da caffeina rappresenta ormai un punto fermo e insostituibile per gli equilibri ermetici e soprattutto psicologici della rivista, come dell’intero albergo. Deve riconoscerlo.»

«Ma lei, direttore, ha appena rifiutato la tazzina rossa di espresso che le spettava. Che cosa dovrei pensare?»

«E allora d’accordo, mi ha convinto. Assaggerò all’istante il suo espresso. È venuta a portarmelo fin qui e mi sembra giusto accontentarla.» 

Presi con grazia la tazzina rossa, avvicinandomi al suo orecchio sporgente dalla maschera per chiederle dei ragguagli sui nuovi arrivi dei familiari e sulle dinamiche di accoglienza.

«Credo che una buona parte dei familiari delle vittime sia già di sotto. Ho sentito le voci, i singulti, le imprecazioni. Molti di loro stanno già accaparrandosi i biglietti. Tutti i familiari degli orchestrali uccisi hanno diritto ad alcuni omaggi, ma gli omaggi disponibili sono cinquecento, mentre loro sono molti di più.»

«Ma… di cosa sta parlando, signora volpe? Quali biglietti omaggio? Non capisco, se l’orchestra è…»

«Parlo dei biglietti omaggio del concerto notturno nel bosco, direttore. Persino il cartolaio è accorso come un ossesso in hall, fingendosi un familiare di uno degli orchestrali uccisi, ma nessuno gli ha creduto. È accorso in albergo con una sola delle sue bambine, per implorare tre biglietti omaggio per il concerto che si terrà nel bosco, come le ho appena detto. È stata una scena pietosa, avrebbe dovuto esserci. Quando gli è stato negato il diritto di ricevere gli omaggi ha avuto una reazione spaventosa, che nessuno dei presenti avrebbe mai immaginato. Davanti a sua figlia, poi. Da non credersi, signor direttore. Sono ancora sconvolta. Ha cominciato a gridare, a strapparsi i capelli, a rotolarsi per terra, sui tappeti della hall, davanti agli occhi atterriti della sua bambina, che cercava di chiamarlo e di riportarlo in sé, per quanto fosse possibile, ma con la sua vocina così piccola, che per lo spavento si era fatta ancora più flebile e inesistente, non ci sarebbe mai riuscita, come infatti è stato. Aveva dell’inverosimile la reazione del cartolaio. Il portiere che era di turno ha avuto la prontezza di portare la bambina nella saletta tv e di metterla davanti ai cartoni animati, per distrarla e proteggerla da uno spettacolo così rivoltante. Poi, lo stesso portiere, dal momento che il cartolaio non riusciva più a calmarsi, ha cominciato a prenderlo a calci. Prima nei fianchi, poi più in basso, gambe, ginocchia e stinchi; poi risalendo su: braccia, mani, torace, schiena, spalle, gola, orecchie, naso, testa, tempie, fronte, cima del capo. Il volume dei cartoni era abbastanza forte da nascondere alla bambina le grida del padre, che dopo la prima sequenza di calci si è trascinato come un relitto fuori dall’albergo, dimenticandosi di lei. Adesso la piccola è rimasta lì, sola soletta, davanti al televisore.»

«Quello che mi dice è di un’estrema gravità, signora volpe. Non riesco a capire come sia possibile che un portiere…»

«Non è certo colpa del portiere, ma degli ordini che ha ricevuto, signor direttore. Tassativi. Non doveva cedere a richieste, pressioni o sotterfugi di alcun tipo riguardo ai biglietti omaggio per il concerto notturno nel bosco. Tutto qui.»

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