Anatomia della mosca

Ronzava. Era la sua vita. Mosca, piccola mosca, volava di angolo in angolo. Prima un foglio, poi un mobile, dopo un libro e allora il posacenere. Volava e sfuggiva alle manate di chi la voleva morta. Ma lei stessa si sentiva dentro qualcosa che la divorava dall’interno, e non lo poteva sopportare. Si nascose in cima a degli scaffali, impossibile che qualcuno la potesse raggiungere per schiacciarla e guardò dentro di sé.

Inorridì, si spaventò.

Aveva una malattia, qualcosa di bizzarro che gli provocava dolore e, sapeva, non sarebbe passato, avrebbe continuato a prosperare finché non sarebbe morta.

Un tumore.

Guardò nella direzione di chi, glielo suggeriva l’istinto, aveva provocato questo tumore. Il padrone di casa, un industriale, il ignor Allegra.

La mosca prese la sua decisione.

Volò e si posò sulla pelata dell’uomo, prima che questi potesse reagire scacciandola, lei si mise in contatto telepatico con lui.

“Mi senti? Mi senti… Mi senti”.

“Tu chi saresti” ricevette come risposta. “Cosa mi succede? È tutta una fantasia”.

“No, non è una fantasia” reagì la mosca. “Sono la mosca che si è posata sul tuo cranio. Ascoltami…”.

“No, affatto, io devo pensare al mio lavoro!”.

“Il tuo lavoro significa inquinare l’ambiente, avvelenare ogni cosa e distruggere, me compresa, che ho un tumore a causa tua. Ti lancio questo ultimatum: o smetti di inquinare e così io guarirò” non era abbastanza certa che potesse succedere, “o ti farò ammalare”.

“Vattene. Vattene!”.

“Ti ho avvertito”. La mosca si allontanò.

***

Ad Allegra sembrava di aver sognato. Non ci poteva credere, non poteva essere vero. Da quando poteva comunicare con gli insetti? Quello non era “Phenomena”. Continuò con la sua vita, fece affari e ogni tanto si soffermava a guardare il fumo delle ciminiere. Più inquinava, più denaro guadagnava e c’erano volte che controllava il suo conto in banca, i suoi investimenti, che crescevano, crescevano… Finché un giorno non sentì dolore e si rivolse a un privato:

«Signor Allegra, lei è malato».

«Cosa!» balbettò.

«Ha un tumore. Mi spiace. Le rimane…».

Non gli diede ascolto, non gli interessava, si ricordò solo di quando la mosca aveva comunicato con lui e capì che doveva smetterla di inquinare, ma fare altro. “Piccola mosca, mi perdonerai? sono sempre in tempo?”.

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