ANSIA DA SOCIAL

Serie: LE MENTI SOCIALI


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: L'amore nato a una festa, i risvolti dei social sulle relazioni e le tante paure correlate. Le azioni del protagonista riflettono queste ultime e rappresentano un disagio diffuso, ormai, ovunque.

«Canzone stupenda. Ti piace Lucio Dalla?»

Lanciai il cellulare sul letto, l’ansia che mi divorava.

Quegli interminabili minuti di attesa mi sfiancarono, e credetemi se vi dico che ogni trenta secondi controllavo i messaggi per poi spegnere subito dopo il cellulare, il cuore a mille per la tensione.

Il mio era un limbo tra desiderio e paura: bramavo e aspettavo un suo messaggio come un cane in attesa della pappa e pronto a uggiolare al proprio padrone nella speranza di richiamare la sua attenzione, ma provavo terrore soltanto al pensiero di veder comparire anche solo la notifica del messaggio ricevuto.

è uno strano comportamento vero? A detta degli esperti non è nient’altro che l’effetto dei social, in grado di distruggere le barriere comunicative tra le persone ma di innalzare, al contempo, quelle relazionali. In parole povere, se da un lato questi ultimi hanno reso più fruibile la comunicazione, dall’altro hanno peggiorato la naturale capacità umana del relazionarsi agli altri. Bastano meno di cinque secondi per inoltrare un messaggio a qualcuno attraverso la rete, ma quanti ne servono per avvicinarsi a quella stessa persona e parlarle in maniera diretta, incrociando il suo sguardo e sentire i suoi occhi addosso mentre osservano ogni particolare del tuo corpo?

Ma forse sono solo chiacchiere. Alla fin fine, con molta probabilità, mi sarei comportato allo stesso modo anche dal vivo. Nonostante tutto, so cosa state pensando: ”le hai già parlato, perché dovresti aver paura di una sua risposta?”

Le situazioni cambiano: c’è un pre-innamoramento e un post-innamoramento; ciò che si prova prima, non si prova dopo, purtroppo.

Data la circostanza, inviai subito un messaggio a Tommaso in cerca di preziosi consigli considerando la sua comprensione e gli aiuti datimi fino a quel momento. E poi, parlando con qualcuno, mi sarei distratto.

«Ma come fai a essere ansioso se avete già chiacchierato di persona alla festa?»

Per l’appunto.

«Non lo so. So solo ca se sta squaglianno o’ sanghe ‘ncorpo…» risposi. L’ironia era l’unica arma a mia disposizione attraverso cui smorzare un po’ la tensione, e io, ansioso com’ero, ogni tanto la adoperavo nel vano tentativo di tranquillizzarmi. Ma dall’altra parte dello schermo il mio interlocutore non era molto d’accordo, e come al solito mi rispose con quei suoi messaggi pungenti e freddi come il ghiaccio.

«Non fare l’idiota» mi disse. «Pensa piuttosto a cosa scriverle dopo, quando ti risponderà.»

«Non saprei, le propongo di uscire?» chiesi, nella migliore delle intenzioni e pensando di fare la cosa giusta. Queste idee garibaldine senza capo né coda mi balenavano nella mente improvvise, senza tante remore, per poi appassire e spegnersi nel momento di agire. Non l’avessi mai domandato…

«Tu non stai bene. Un altro po’ non vi conoscete nemmeno, avete parlato solo per un’ora, e vuoi già proporle un’uscita? Ma sì ‘mbriac?!»

«Però la seguo su Instagram, non basta?»

Non mi rispose, la chat lasciata in sospeso per alcuni minuti. Conoscendolo, il mio messaggio lo aveva sconvolto non poco dato il silenzio piombato sulla nostra conversazione. Poi, glaciale, la sua risposta mi comparve sulla schermo del telefono: «No.»

Quella parola, e il modo in cui era scritta, valevano più di mille frasi e ragionamenti.

«E cosa dovrei fare?»

«Devi conoscerla meglio. Dovete parlare di tutto, e quando dico tutto significa tutto» scrisse, in maniera sempre più pungente. Emergeva chiaramente un leggero nervosismo da quell’ultima parola ripetuta per ben tre volte.

«Sempre su Instagram?»

Ma a quella stupida domanda Tommaso replicò sarcastico: «Vorresti mandarle un piccione viaggiatore?»

”Magari”, pensai tra me e me. Avrebbe compiuto lui la parte difficile della ”missione”, e io, così, mi sarei potuto risparmiare un paio di tachicardie.

«Va bene, allora penso un attimo cosa scriverle» risposi veloce e poco convinto. Avevo paura, però nonostante il mio stato psicologico non proprio idilliaco, la mente iniziò a vagheggiare: ero lì, di fronte a lei, e le confessavo il mio interesse nei suoi confronti ricevendo da parte sua una risposta positiva.

Devo ammetterlo, seppur di fantasia era una bella scena, ma tale rimaneva, una fantasia. Mentre ero assorto nei miei trecentomila ragionamenti su cosa fare e dire, raggelai al suono di una notifica. Presi il cellulare, accesi la schermata, entrai nell’applicazione e lo vidi: il suo nome, nella casella dei messaggi. Era giunto il momento.

Serie: LE MENTI SOCIALI


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Il racconto prosegue bene. Mi piace molto il flusso di pensiero del protagonista davanti allo schermo. Il dialogo con l’amico è notevole: qui forse il protagonista si rende conto che la vita attuale è troppo “social”? (“Sempre su Instagram?”).

  2. Mi è piaciuto molto: è realistico, scorrevole e trasmette bene l’ansia dell’attesa. I dialoghi sono vivaci e fanno sorridere, sembra di essere lì con i personaggi. Solo la parte sui social rallenta un po’, ma nel complesso è davvero coinvolgente.

  3. “Ma a quella stupida domanda Tommaso replicò sarcastico: «Vorresti mandarle un piccione viaggiatore?»”

    Poco conveniente nella pratica, in effetti, ma ottima l’idea, come battuta, per dare ancora piú sprint al racconto.

  4. “Ma forse sono solo chiacchiere”
    Mi sa che non sono solo chiacchiere…L’intera considerazione che precede questa semplice domanda, è appropriata e ben calata nei nostri tempi.
    Un capitolo scritto bene e che respira di tutta l’ansia di cui respira anche il protagonista.

  5. ahahah mi fa tenerezza il ragazzo: timidissimo, ma buono d’animo, gentile e non mistificatore… tutte cose che considero qualità ormai rare. Sarà incoraggiante la risposta? Vedremo! Bravo Alfredo.

  6. Secondo me è sempre stata la stessa storia; anzi, prima era peggio. Il postino arrivava al massimo due volte al giorno e di telefono c’era solo quello fisso, con magari una poltrona accanto dove si sedeva il nonno, pronto ad ascoltare e a contare i minuti di conversazione, visto che allora era tutto a consumo. Io aspetto con ansia il prossimo capitolo. La storia mi piace. Bravo, Alfredo👏