Assalto al condominio!

Serie: Assalto al condominio!


Marco invita tre amici a cena per festeggiare il suo trentesimo compleanno, in un appartamento al quarto piano di un condominio residenziale. Quando questi vengono a sapere di essere gli unici abitanti del palazzo, perchè gli altri locali sono stati sottoposti a disinfestazione, succede il finimondo

«Chi è?»

«Tanti auguri a te, tanti auguri a te!»

Marco si mise a ridere attaccato al citofono.

«Salite!» disse, e riappese la cornetta.

Era il giorno del suo trentesimo compleanno e aveva deciso di festeggiarlo con i suoi amici più stretti, un gruppo selezionatissimo di coetanei che lo conoscevano da quando era ragazzino. La tavola era apparecchiata, la cena in caldo nel forno.

Marco aspettò sulla soglia di casa che la cabina dell’ascensore raggiungesse il quarto piano.

«Ciao!» esclamò Laura appena aperta la porta dell’ascensore, e gli corse incontro con le braccia aperte.

Erano stati insieme due anni, molti anni prima, e non si erano mai persi di vista.

«Ciao!» disse Marco, mentre la baciava.

Lei si era trasferita a Milano e poi si era sposata, ma Marco non riusciva a smettere, quando la rivedeva, di invaghirsi ancora di lei.

«Ciao!» salutò di nuovo, e diede un bacio a Monica, il sacchetto con la torta in mano e la borsa che le penzolava dal braccio.

Gli occhiali enormi, che le coprivano mezza faccia, rischiarono di caderle per terra, scalzati dal volto del festeggiato, ma nessuno fece caso ai goffi tentativi messi in atto per trattenerli: gli amici erano abituati a vederla in lotta perenne con i suoi accessori fin da quando, ancora adolescente, aveva scoperto le riviste di moda.

Aristide strinse la mano all’amico e lo tirò a sé per abbracciarlo. Dall’alto del suo metro e novanta, gli disse che lo vedeva in forma.

«Entrate!» disse Marco, e i quattro si diressero verso la porta di casa. «Mancano ancora venti minuti prima che il pollo sia pronto.»

«Spinellino?» propose Aristide.

«Ok!» risposero gli altri in coro, e si diressero nello studio: la “saletta dei fumatori”.

«Allora, come stai?» chiese Laura, appena seduti.

«Bene, lavoro sempre in ufficio…» rispose Marco.

«La sostituzione di maternità?»

«Sì, come due anni fa: la ragazza che sostituisco ha avuto il secondo figlio.»

«Iiih!» fece Monica, che tutto aveva per la testa tranne che mettere su famiglia.

«E il racconto?» chiese ancora Laura.

«Boh! Sto aspettando che mi facciano sapere.»

«Marco ha venduto una sceneggiatura in America!» spiegò Laura ad Aristide, che stava rollando.

«Lo so» commentò lui, alzando le sopracciglia folte.

«Non l’ho ancora venduta!» precisò Marco. «La stanno valutando.»

«Ma ti hanno contattato loro, giusto?» chiese Laura.

«Sì, certo. La cosa dovrebbe andare in porto, ma…»

«Beh, complimenti!» commentò Monica.

«Alla fine ce l’hai fatta!» esclamò Laura, il sorriso dolce, materno.

«Ci vuole tanto tempo, per scrivere un bel racconto…» protestò Marco.

«Eh…» fece Aristide, che non aveva mai conosciuto la precarietà con cui Marco, invece, conviveva da sempre.

«E a te come va?» chiese il festeggiato all’amico. «Sempre in Russia per lavoro?»

«In Russia non si vende un cavolo, adesso. Più che altro, viaggio in Cina. In realtà vado dappertutto, pur di trovare clienti…»

Aristide era figlio di un imprenditore che produceva scarpe. Accese lo spinello.

«E tu, il matrimonio?» chiese il padrone di casa a Laura.

«Eh già, che ti sei sposata!» esclamò Aristide in una nuvola di fumo.

«Bene! Siamo andati alle Mauritius.» rispose Laura.

«Bello!» fecero gli altri in coro.

«E com’è il tuo maritino, eh?» chiese Aristide, che amava spettegolare.

«Un gran figo!» commentò Monica, prendendo in mano la canna.

Si misero tutti a ridere.

«State bene, insieme.» aggiunse Marco.

«Beata te!» sbottò Monica. «Io non batto chiodo da due anni.»

«Amore, ci sono qua io,» fece Aristide, aprendo le braccia.

«Non avevi conosciuto quel tipo a Milano?» chiese Laura.

«Lasciamo perdere.» commentò Monica, lo sguardo fisso sul tavolino.

Monica non era certo bella, e nemmeno sexy. Perfino Marco, che dopo Laura non aveva più avuto relazioni stabili, non aveva mai fatto un pensierino su di lei.

«Tu sei bella dentro!» saltò su Aristide.

«Vero!» aggiunse Marco, mentre Monica piazzava in faccia all’amico il dito medio corredato da un: «Vaffanculo!»

«Almeno hai un lavoro che ti piace.» continuò Marco.

Aristide e Laura asserirono.

«Stai sempre a Milano?» chiese Aristide

«Sì!»

«Vicino a dove lavoro io!» aggiunse Laura. «Tieni!»

Laura passò lo spinello a Marco, dopo aver fatto un solo tiro.

«Non fumi più?» chiese Aristide.

«Ho praticamente smesso.» rispose Laura. «A volte mi prende male.»

«Ah no, allora…»

Marco pensò che la marijuana enfatizza lo stato d’animo di chi fuma.

«Anch’io fumo pochissimo.» disse Monica.

«Anch’io: una prima di andare a dormire…» aggiunse Marco.

«Io no!» commentò Aristide.

Gli altri si misero a ridere.

«Tu fumi più di quando eravamo adolescenti!» protestò Marco.

«E allora, cosa c’è di male?» si difese Aristide. «Mi aiuta a dormire.»

«Anch’io ho problemi a dormire,» disse Laura.

«Eh!» fece Monica, asserendo col capo.

«Io, per quello, non ho problemi.» disse Marco.

«Perché non hai niente a cui pensare!» commentò Aristide.

Marco s’impettì. Era stato facile, pensava, per Aristide, entrare nel mondo del lavoro: se l’era trovato pronto in casa.

«Sei sempre stato un creativo.» disse Laura. «È la tua strada, senza dubbio.»

«Certo Marco, diventerai ricco!» fece Monica. «Se poi vai a vivere a Los Angeles ti vengo a trovare, eh?»

«Certo, amore. Te lo prometto!» rispose Marco ammiccando. «Oh, mi sa che il pollo è pronto.» aggiunse, e spense la canna.

«Ok, andiamo di là, allora.» propose Laura.

«Dai che ho fame!»

«Era davvero buono!» si complimentò Aristide.

«Sì, buonissimo!» aggiunsero Monica e Laura.

«Non ho fatto niente, era solo da scaldare!» ammise Marco.

«Le patate le hai fatte tu?» chiese Monica.

«Sì, le patate sì!»

«Bravo!» esclamò Aristide, e diede una pacca sulla schiena al festeggiato.

«Dai, mangiamo la torta!» propose Monica.

«Anche il vino era buono!» riprese Aristide.

«Cazzo, tre bottiglie!» fece Marco.

«Tre bottiglie?» ripeté Laura.

Si voltò verso Monica, mostrando una faccia incredula.

«Andava giù bene!» commentò l’amica.

«Dai, Laura, che domani è venerdì!» disse Aristide.

«Sì, ma in ufficio ci devo andare lo stesso!» rispose la ragazza.

«Va beh! Fai due calcolini, approvi il bilancio…»

«Lasciamo perdere…»

«Ma sì, tanto domani ci dobbiamo svegliamo tutti!» sentenziò Monica. «Marco, a che ora ti svegli domani?»

«Alle sette. Oh, ma che torta avete preso?» chiese il festeggiato, notando il colore verdastro della guarnizione.

«Pistacchi!» rispose Monica. «Almeno credo.»

«Non dovevi prenderla al cioccolato?» chiese Aristide, dubbioso.

«Perché, sei allergico?» ribatté Monica. «Sono uscita dal lavoro alle sette e questa era l’ultima rimasta.»

«Dai, non questionare!» fece Laura ad Aristide, sottovoce.

«Ah, l’ultima disponibile, vero?» commentò Marco ironico.

«Cosa volevi, quella con scritto il tuo nome?» ribatté Aristide sornione.

«Certo!» fece Marco. «Nome, foto e candeline!»

«Le candeline, le abbiamo!» disse Monica, guardandosi attorno per cercare la borsa.

Aristide fissò con gli occhi lucidi, illuminati dalle candeline accese, lo strato di panna attorno alla torta. «Secondo me, è andata a male.»

«Ma smettila!» fece Marco.

«L’ho presa in una pasticceria figa, carino.» spiegò Monica, poi si mise a parlare con Laura. «Hai presente quella che c’è all’angolo, dietro la fermata della metro?»

«Ah, caspita! Ogni tanto ci passo davanti e mi viene una voglia…» commentò Laura.

«Laura, mi raccomando la linea!» intervenne Aristide.

«Davvero, dopo il matrimonio sono ingrassata 2 chili!» disse lei, dubbiosa.

Monica, che era sempre stata grassoccia, fece una faccia disgustata.

«AUGURI!»

«Basta, io non fumo più!»

«Dai, Laura, fai solo un tirino!» la spronò Aristide, strafatto.

«Di compagnia!» aggiunse Monica.

«Oh, comunque non si sente volare una mosca, in ‘sto palazzo.» cambiò discorso Aristide.

«È vero!» confermarono Monica e Laura.

«Sono tutti via: c’è la disinfestazione!» spiegò Marco.

«Cosa?»

I tre invitati guardarono Marco perplessi.

«Hanno trovato le blatte in giro per gli appartamenti; stanno disinfestando.»

Gli ospiti si guardarono l’un l’altro, confusi.

«E tu, te le tieni?» chiese infine Monica.

«No, qui non ci sono! Sono venuti la scorsa settimana a fare le analisi: mi hanno detto che sono “fortunato”.»

«Che schifo!» commentò Monica. «Cioè, se venivo su a piedi rischiavo di prendermi le zecche?»

«Ma no, ormai è tutto pulito! Credo che i condomini rientrino domani.»

«Ma è tutto vuoto?» chiese Aristide. «Tutto, tutto?»

«Ci siamo solo noi e i ragazzi al terzo piano.»

«Ma se ho visto le porte degli appartamenti aperte, al piano terra!» ribatté Monica.

«Sì, dev’essere per arieggiare: tipo che, se non fai così, non ci puoi rientrare.»

«Cioè, tutti gli appartamenti sono vuoti e con le porte spalancate?» chiese ancora Aristide, incredulo.

«E non hanno paura che gli rubino in casa?» fece Monica.

«Non lo so, ragazzi, penso sia solo per stanotte. Volete il numero della ditta che fa la disinfestazione?» rispose Marco, stressato dalle mille domande.

«Caspita, meno male che tu non sei dovuto andare via!» commentò Laura, poi disse: «Se lo dicevano a me, dove andavo a dormire?»

«Le porte spalancate in tutto il palazzo…» sussurrò Aristide, pensieroso.

«Credo di sì! Vuoi andare a curiosare?» chiese Marco, passandogli la “bomba”.

Aristide fece un paio di tiri potenti prima di schiacciare il mozzicone nel portacenere.

«Eh sì, cazzo!» dichiarò, e si alzò dal divano.

«Assalto al condominio!»

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Avete messo Mi Piace7 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. un ritmo incalzante e ben tenuto dall’inizio alla fine. E sì, io avrei fatto proprio come penso che farà Aristide.

  2. Bravo Paolo e complimenti per questo frizzante esordio. Concordo con Hugo sul fatto che sarebbe un’ottima sceneggiatura. Li ho osservati mentre si muovevano per casa, ciascuno indaffarato in qualcosa e più o meno preso dalla conversazione. Dialoghi ottimi che sostengono bene la caratterizzazione dei personaggi. Ho visto la categoria in cui hai inserito il testo e anche i tag. Adesso sono proprio curiosa.

  3. Spumeggiante, e sei stata bravissima a dare ad ogni personaggio un ben preciso carattere, sembrava di essere lì con loro! Ti seguo per le prossime puntate 🙂