
Bel pippone ti sei tirato
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: La casa in valle
- Episodio 2: Solo una leggera inquietudine
- Episodio 3: Trasformazioni
- Episodio 4: Non si viaggia mai col fumo in tasca
- Episodio 5: Tasselli al loro posto
- Episodio 6: Il desiderio di sognare
- Episodio 7: Lettera dall’aldilà
- Episodio 8: Bel pippone ti sei tirato
- Episodio 9: Gita nell’aldilà
STAGIONE 1
Il bosco mi accolse silenzioso e protettivo. Il tappeto di muschio e di aghi di abete attutiva il rumore dei miei passi e solo di tanto in tanto, quando un mio piede spezzava un ramo secco, lo schiocco improvviso interrompeva il canto degli uccelli che mai riuscivo a vedere ma che erano la colonna sonora del mio vagare. Quanta pace! Respirai a pieni polmoni e l’aria fresca e pulita irruppe anche nella mia mente dissolvendo la foschia che mi impediva di capire, senza incertezze, quale fosse la scelta migliore. Non sarei tornato indietro, non rimpiangevo quel limbo rassicurante in cui mi ero rifugiato e nel quale evitavo qualsiasi impegno, impigrito in un ruolo che, ormai, non sentivo più mio. Pensai a Mara, che aveva intuito un Thomas diverso. Mara che avevo allontanato da codardo nascondendomi dietro a una falsa paura di farle male quando sapevo benissimo di temere solo per me stesso. Mi ero pianto addosso per troppo tempo, prima per la morte di papà quando ero adolescente e poi per quella della mamma quando ancora non ero uomo. Sentivo che dovevo tornare protagonista della mia vita, smettendo di nascondermi e prendendomi, finalmente, delle responsabilità. Se ero in credito con la vita era tempo di provare a riscuotere, andasse come andasse, ma dovevo metterci del mio e riguadagnare quel rispetto per me stesso che avevo accantonato.
Bel pippone ti sei tirato, pensai al termine delle mie considerazioni, era ora che ti chiarissi le idee.
***
Nell’ufficio interrato cercai e trovai un numero telefonico con cui contattare Jurgen. Lo chiamai subito e subito lo sentii all’altro capo della linea:
«Jurgen? Buongiorno» esordii.
«Oh Thomas, suppongo» rispose.
«Si,» confermai, «credo di aver bisogno del suo aiuto» dissi, umilmente.
«Attendevo la sua chiamata, la tua… diamoci del tu che è tutto più facile.»
Mi anticipò che, non potendo essere lì con me fisicamente, mi avrebbe assistito da remoto e non sarebbe cambiato nulla. La calma nel parlare e la premura che usava nei miei confronti mi confortò.
«Saresti disponibile, già da stanotte, a dormire in laboratorio così da permettermi di testare i dispositivi e misurare la tua potenza? Se sarà anche solo la metà di quella che aveva Giacomo in vita non avrai alcun problema.» disse sicuro.
«Certo!» risposi, incrociando le dita.
Credo che intuisse la mia inquietudine e mi rassicurò:
«Mentre tu sognerai io sarò al tuo fianco Thomas, se dovrai lottare io lotterò con te e, a parte la tua forza, possiamo contare su qualche arma di difesa. Non temere, ne uscirai indenne, te lo posso promettere.»
Le sue parole allentarono la mia tensione ma restai comunque inquieto.
A distrarmi dalla pesantezza dei miei pensieri arrivò Piero. Ero nel prato a fianco della casa dove stavo cercando di trovare, senza molta lucidità, il posto idoneo per creare un piccolo orto:
«Ciao Thomas, trovato l’oro?» chiese, vedendomi con la vanga in mano.
«No, vorrei fare un orto e sto cercando la giusta posizione» risposi.
«Se mi offri una birra ti aiuto.»
«Ok, re della valle, vado a prenderla ma al mio ritorno voglio risposte concrete» dissi, entrando in casa.
Quando tornai vidi che aveva posizionato dei sassi sull’erba a formare un quadrilatero.
«Non so quanto lo vorrai grande ma questo è il posto col miglior sole. Ricordati, comunque, che siamo a quasi milletrecento metri: non piantare meloni!»
Sorseggiò con gusto la Ceres, poi mi salutò:
«Se tardo ancora Marisa mi uccide, dice che quando c’è da fare io mi eclisso e spesso ha ragione, ma so che mi ama lo stesso» strizzò l’occhio, mi lanciò la bottiglia vuota e riprese la corsa verso l’albergo.
«Vengo a cena» gli urlai, senza la certezza che mi sentisse.
Diedi uno sguardo allo spazio che aveva delimitato e cominciai a vangare. Dopo mezz’ora il risultato era scarso e io distrutto e decisi che avrei continuato il giorno dopo. Rientrai in casa e mi rifugiai sotto la doccia, mi asciugai, mi vestii e scesi da Piero.
Lui e Marisa erano in cucina intenti a preparare i piatti per la cena e, sentito il mio richiamo, mi invitarono a raggiungerli e a rendermi utile. Stare con loro mi aiutò: mescolai funghi e lavai insalata, ascoltai le cazzate di Piero e sparai le mie. Marisa si mostrò meravigliata da quanto eravamo affiatati: fratelli separati da piccoli, ci definì, un po’ stupidi ma simpatici.
Mangiai con loro, prima dell’apertura ai clienti, e mi sentii in famiglia.
Tornato a casa raccolsi, in camera, pigiama e libro di Montale che ormai, l’autore della prefazione non me ne voglia, consideravo un ottimo sonnifero. Scesi nel laboratorio e, dopo aver acceso il computer e verificato il collegamento internet, guardai l’ora: erano le nove e al mio appuntamento con Jurgen mancavano ancora due ore. Mi immersi nella lettura e la poesia di Montale riuscì a rapirmi, così che quelle due ore scorsero veloci.
Alle ventitré chiamai Jurgen per dirgli che ero pronto.
Fissai gli elettrodi alle tempie, eseguii i facili comandi che mi diede, mi sdraiai sul lettino e cercai di rilassarmi. Una musica dolcissima si diffuse nella mia mente. Mi addormentai.
Al risveglio, a differenza delle altre mattine, non ricordavo nulla. Avevo la sensazione di aver visto immagini ad alta velocità e non mi riusciva di metterne a fuoco alcuna. Come stabilito composi il numero di Jurgen e lui rispose subito, con voce affaticata, d’altronde, mentre io dormivo lui era rimasto sveglio.
«Jurgen, non ricordo nulla!» dissi, preoccupato.
«Bene, vuol dire che la tua mente sa gestire le ingerenze esterne.» rispose tranquillo. «Non preoccuparti, ho solo scansionato la tua memoria, ora dovrò studiarla. La tua mente è davvero potente ma ci sono punti dove sei attaccabile e lui li troverà con facilità. Abbiamo fatto un buon lavoro e già stasera ti darò spunti su cui lavorare. Ora vado a dormire Thomas, perdonami ma sono esausto.»
«Mi spiace Jurgen, riposati. A che ora ci sentiamo?» chiesi.
«Sempre alle 23.00, la prossima notte faremo delle simulazioni, rilassati più che puoi oggi.»
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: La casa in valle
- Episodio 2: Solo una leggera inquietudine
- Episodio 3: Trasformazioni
- Episodio 4: Non si viaggia mai col fumo in tasca
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- Episodio 6: Il desiderio di sognare
- Episodio 7: Lettera dall’aldilà
- Episodio 8: Bel pippone ti sei tirato
- Episodio 9: Gita nell’aldilà
Coraggioso il giovanotto🥵 con Jurgen che gli mette una telecamera nel cervello…
Eccomi ☺️ Allora, intanto non mi aspettavo che Jurgen facesse tutto a distanza. All’inizio pensavo che Thomas l’avrebbe raggiunto in un altro luogo, ma in effetti è molto più logico così (deve rimanere in quella casa, questi erano i patti). Adesso sono curiosa: cosa ha registrato Jurgen che Thomas non ricorda? Dovrò aspettare il prossimo episodio!
Jurgen ha rassicurato anche me😂
Bravo Giuseppe, anche stavolta già dal titolo!
Grazie Arianna. Jurgen è vecchio per viaggiare da solo e la casa, il posto, ha una sua peculiarità.
Grazie Melania! 😜
Concordo con M.Luisa, episodio gradevole, caratterizzato da una leggerezza voluta, presumo. Tra silenzi boschivi e consapevolezze profonde, rese in modo simpatico e comunicativo, senza nessuna retorica o tono didascalico.
Ciao Passante, in effetti è un episodio rilassante, amo il bosco e scriverne è come passeggiarci: estremamente corroborante.
Episodio leggero e piacevole, soprattutto nell’ incontro a cena con Marisa e Piero. “Fratelli separati alla nascita” e “scemi ma simpatici”, due buone battute che creano empatia verso i personaggi.
Grazie Maria Luisa, mi fa un gran piacere che tu mi legga perché non credo sia un genere che ami particolarmente, anche se il mio è un horror all’acqua di rose. 🌹
Le circostanze producono cambiamenti repentini nelle nostre personalità e anche Thomas sta dunque cambiando velocemente. Però la Ceres c’è 😁
🍺