Chiesa Unita

Serie: Codice morale


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Deluso dalla medicina, il protagonista si affida alla Chiesa.

Mi ritrovai di nuovo nella strada che stavo percorrendo prima. Camminavo e pensavo. Riflettevo su quanto aveva detto il dottore, mi aveva fatto sentire strano come se avessi qualche problema serio. Meditavo anche su quello che avevo fatto. Da piccolo ero molto vicino alla Chiesa Unita e conoscevo la morale religiosa. Ciò che avevo fatto era un errore.

Mentre camminavo, mi disperavo per una situazione che sembrava senza uscita: il mio matrimonio era fallito e non trovavo soluzione. Ad un tratto sentii le campane elettroniche della chiesa vicina. Pensai che fosse necessario confessarmi. Non avevo commesso materialmente il peccato di modificare il mio corpo ma l’avevo fortemente desiderato, il che era praticamente la stessa cosa. Quindi mi diressi verso il suono sacro.

Non ero mai stato in quella parte della città e di certo non conoscevo il sacerdote di quella chiesetta. Pensai che era meglio così. Se avessi dovuto confessare a uno che mi conosceva bene, avrei provato una forte vergogna.

La chiesa non era nulla di particolare. Era in stile moderno con una croce sull’entrata. Dentro c’erano poche immagini e solo due statue. Non c’era nessuno, sperai almeno che ci fosse il prete. Entrai nella sagrestia e chiamai “il padre”. Era lì e si affacciò quasi subito.

«Buonasera, mi dica».

«Padre, vorrei confessarmi».

«Certo figliolo, un attimo solo».

Sparì dietro un muro, dopo neanche due minuti tornò e mi fece accomodare.

«Dimmi figliolo».

«Padre, ho molto peccato. Mi sono sposato da poco, qualche mese. Mia moglie già non mi sopporta più e penso che la colpa sia solo mia, penso di averle mentito».

«Cosa vuoi dire?»

«Non le ho detto la verità su me stesso, su un mio difetto».

«Parli di un difetto fisico?»

«Sì, padre, non le ho detto la verità sulle dimensioni del mio…», non riuscii a continuare, era troppo disdicevole.

«Ho capito. Avete provato a parlarne?»

«Ogni giorno. Lei non lo accetta, dice che è insoddisfatta, ma io non la giudico».

«Figliolo, non è colpa tua. Dobbiamo accettare il corpo che ci dona Madre Natura, che, in fondo, è sempre molto generosa».

«Ecco, padre, è questo il problema. Con me la natura non è stata generosa».

«Non capisco».

«Padre, mi sembra ovvio. Parlo delle dimensioni che sono scarse. A questo proposito vorrei confessare un altro peccato. Oggi sono andato in una clinica che fa operazioni illegali. Sono pentito».

«In una clinica? E per fare cosa? Guarda, figliolo, al tuo problema non mi risulta che siano soluzioni. Non ho mai sentito una cosa del genere».

«La stessa cosa ha detto il medico. Pensavo di farmi aggiungere qualche centimetro, invece sono rimasto deluso».

«Io posso solo consigliarti di pregare. Dici tre Pater e tre Mater come penitenza. Ora scusami, ma ho degli impegni».

Il sacerdote sembrava infastidito. Forse pensava che lo stessi prendendo in giro. Andai via deluso.

Per la strada continuavo a pensare. Neanche la Chiesa poteva aiutarmi. Ci voleva un miracolo per risolvere la mia situazione.

Volevo distrarmi, cercai fra i contatti in impressione sulla retina. Strano il mondo. Non si poteva modificare l’aspetto esteriore, ma si poteva inserire un chip sottopelle per controllare lo spostamento, gli acquisti e gli interessi di ogni persona.

Chiamai Tony. Rispose subito.

«Ciao sono io. Ho voglia di staccare un po’ la spina. Andiamo a bere qualcosa».

«Ok dimmi dove e arrivo».

Gli dissi di vederci nel nostro locale preferito. Non ero molto lontano e lo avrei raggiunto a piedi. Tony era sempre molto disponibile con me, non mi diceva mai di no.

Giunto al bar lo trovai già seduto che mi aspettava e, nel frattempo, stava parlando con due belle ragazze. Nonostante fosse sposato, non aveva perduto per niente la sua attrattiva. Mi sedetti di fronte a lui.

«Ah sei arrivato! Che sei venuto a piedi?»

«Ero nelle vicinanze».

Mi guardò negli occhi. «Cos’hai? Hai litigato di nuovo con Helena?»

«No, oggi no».

«Non ti ho mai visto così. Dai sputa il rospo».

«Non è facile da spiegare».

«Sai che a me puoi dire tutto. Hai bisogno di parlare».

Ordinò due birre brasiliane ad alta gradazione.

«Vedrai che dopo parlerai con molta più facilità».

Bevemmo quasi in silenzio. A metà birra cominciai a sentirmi più rilassato.

«Tony, ricordi quando andavamo a scuola e facevate la gara a chi ce l’aveva più lungo?»

«Certo, come dimenticarlo e quante risate. Vincevo sempre, modestamente».

«Ricordi anche che io non partecipavo?»

«Sì, tu eri il tipo a posto, fin dalle elementari».

«Ora ti farò una domanda che ti sembrerà strana».

Attese in silenzio.

«Quali erano le dimensioni medie dei vostri… beh hai capito».

«Ah certo. Ma che vorresti fare una gara adesso che hai più di trent’anni?»

«No, è molto più importante di questo».

Mi guardò preoccupato, non riusciva a capire.

«Le dimensioni erano quelle medie, 25-30 centimetri. Comunque non ho mai visto uno sotto i 20».

Venti centimetri? Il mio problema era più grave del previsto.

«Tony, devo confessarti una cosa. La causa dei litigi fra me ed Helena».

«Non sei costretto a dirmelo. Anche io litigo con Clara e non ti ho mai detto perché».

«No, te lo devo dire».

Gli spiegai tutto. Le dimensioni ridotte del mio membro che non arrivavano neanche a metà di quelli più piccoli che aveva visto lui. Gli dissi tutto quello che avevo fatto quel giorno. Sapevo di potermi fidare. Quando smisi di parlare lui continuò a fissarmi.

«Non avrei mai immaginato. La natura è stata crudele con te, ma c’è una cosa che puoi fare».

«E cosa?»

«Divorziare».

«Non scherzare, non si può più fare da quasi un secolo».

«Legalmente no. Ma io conosco un hacker che è in grado di dividere i vostri chip. Solo che dovete essere presenti entrambi. Considera anche i sentimenti di Helena. Non ti incolpo di niente, però ciò che è giusto è giusto. Poi, se vorrai, potrai sempre collegarti con un’altra donna che ti ami davvero».

Aveva perfettamente ragione. Ci mettemmo d’accordo che il giorno dopo avrei parlato con mia moglie e l’avrei convinta.

Serie: Codice morale


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Discussioni

  1. Un amico è sempre la soluzione migliore quando si ha qualcosa nello stomaco. La società ci vuole sempre al massimo, uniformati; tutto si poggia sull’esteriorità e i risultati. Eppure, noi esistiamo come essere unici e spero che nel percorso che hai deciso per il tuo protagonista sia previsto che ne prenda coscienza. Un “difetto” a volte diventa un’opportunità per vedere le cose da un’altra angolazione

  2. “«Io posso solo consigliarti di pregare. Dici tre Pater e tre Mater come penitenza. Ora scusami, ma ho degli impegni».”
    mi sa che nemmeno questo è una soluzione 😂