Diario di Un Viaggiatore Insistente (vers. 1.0)

Mi siedo sulla riva del fiume, mentre il sole mi infilza con lame incandescenti che filtrano tra le foglie, cieco e nudo nel suo splendore. Con una mano tento invano di difendermi, ma la luce mi attraversa lo stesso, come se cercasse qualcosa dentro di me. Cerco rifugio nell’ombra – un varco tra il mondo e la mia interiorità – e lì, in quel confine sospeso, accendo il mio fornello. Lo faccio con la lentezza e la sacralità di un rito antico, mentre una lucertola compare tra i sassi, si ferma, mi osserva. I suoi occhi sembrano sapere. Poi scompare, inghiottita dal verde.

L’acqua scorre, ma non fluisce: riflette. È un’emanazione della luce stessa. Sussurro: «Tutto è luce.» E se non ci fosse la luce, non ci sarebbe nemmeno l’idea del buio. Ho letto, in un libro che parlava di stringhe e universi nascosti, che l’oscurità è solo una frequenza invisibile della luce. E che quella che chiamiamo luce non esiste fuori di noi: è il nostro cervello a inventarla, a colorare l’abisso nero della materia.

Devo spezzare l’identificazione con il mio Ego. Dissolverlo. Osservare i miei pensieri come se fossero eco di voci altrui, residui lasciati dal mondo dentro la mia carne. «Liberami dal male» sussurro, mentre mescolo lentamente un brodo denso, verde come muschio millenario. Nella tazza si forma una spirale: viva, magnetica, ipnotica. Sembra risucchiarmi, trascinarmi giù, giù, fin dentro le vene dell’universo.

Lo vedo ora: tutto è spirale. Una danza di undici dimensioni come il DNA che ci forma. Nell’infinitamente piccolo c’è l’infinitamente grande, e vibra, senza inizio né fine. Il tempo è un’illusione; lo spazio, un accordo mentale. Devo dimenticarli entrambi. Solo così posso vedermi davvero: da fuori, da lontano. Il mio corpo è una sagoma immobile, vestita di spedizioni e silenzi. Anche il fiume tace, il sole si pietrifica. Tutto è fermo. E io, io sto precipitando all’indietro, come risucchiato da un buco nero che viene prima dell’Io.

Cosa c’è prima del pensiero? Un’origine muta, che genera. È lì la potenza. Il pensiero è solo un inganno logico, un artificio utile a costruire il sipario di questa realtà teatrale che chiamiamo mondo. Ma si è ribellato. Ora comanda. Fermalo. Torna indietro. Oltre “IO”, oltre “TU”. Là dove esiste solo il “NOI”. Un’interconnessione. Un’entità. Una vibrazione.

L’universo è una pelle piegata, un serpente che si arrotola e vibra, corde tese in undici modi diversi. Come le corde di una chitarra celeste che suonano l’accordo eterno: AUM, il suono madre che gli antichi già conoscevano.

Adesso vedo. La tazza di thé è il cosmo. Ogni cosa, dal tuo respiro a un buco nero, è una variazione dello stesso ritmo eterno. Sorseggio lentamente. Il sole torna a darmi fastidio. Il fiume riprende a scorrere.

E io sono tornato.

Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni