DISTOPICO

《Nonno, cosa vuol dire distopico?》

È una domanda che non ti aspetti, specialmente se a fartela è tuo nipote, un ragazzino sveglio (quando non dorme) dal visetto angelico, con due occhietti vispi, terribilmente rompiscatole come mia figlia. 

《Perché me lo chiedi?》

《Perché sto leggendo un libro di fantascienza ambientato in un futuro distopico, cosa significa?》

《Te lo spiego tra un attimo, lasciami giusto il tempo per una rapida capatina in bagno, ho un’urgenza non rinviabile.》 Distopico! Ma che cazzo vuol dire? Ai miei tempi si parlava di utopia non di distopia. Vediamo digitando sullo smartphone ‘distopico’ cosa salta fuori. 

Distopico: relativo a organo fuori dalla sua sede normale. No, non può essere, vediamo se una parola balorda come distopico assume anche un altro significato, eccolo trovato: ‘un mondo o una società immaginaria in cui le persone conducono vite miserabili, disumanizzate, paurose’. Ma non occorre immaginarlo, c’è già, è la vita infernale dei migranti africani subsahariani o di quelli afghani lungo la rotta balcanica. Adesso ho capito. Tirato lo sciacquone per non destare sospetti ritorno dal nipote rompiscatole. 

《Distopico significa semplicemente immaginare un futuro peggiore del presente. Ti faccio un esempio, quando il nonno non sarà più autosufficiente la sua vita continuerà in qualche orribile ospizio e sarà una vita di merda, miserabile e disumanizzata in una società in cui le risorse pubbliche per la terza età verranno quasi azzerate, ecco questo è un futuro distopico. Hai capito adesso?》

 《Cos’hai detto nonno, non ti stavo ascoltando, avevo le cuffiette.》

《Niente, niente, parlavo da solo.》

Oggi è il primo febbraio 2029. L’agenzia AnSia.mond batte la notizia: “A CENT’ANNI DALLA CRISI DEL ’29 IL PRIMO BILIONARIO”. Di primo acchito ho pensato a uno scherzo, a un pesce d’aprile di cattivo gusto.

《Nonno prima ti avevo chiesto il significato di distopico, me lo sai dire?》

《È il futuro di merda che immagino ci aspetta tra breve, hai sentito, sulla terra c’è un tizio che ha un bilione, ti sembra normale?》

《Nonno, ma tu sai dirmi quant’è un bilione?》

《Sono mille miliardi.》

《E con quanti zeri si scrive?》

《Un momento che li conto: sono dodici zeri.》

《Ma nonno, la maestra dice che gli zeri non contano niente.》

《Se li metti dopo il numero 1 – l’uomo più ricco del mondo – altroché se contano!》

《Adesso provo a scriverlo: 1.000.000.000.000 . Incredibile! Ma una persona sola cosa fa con tanti soldi?》

《Ti ruba il futuro》è la mia risposta secca.

《Allora per me non c’è futuro.》

Il dialogo si interrompe improvvisamente, i suoi occhi, sgomenti, rivelavano lo smarrimento di chi non aveva capito a pieno il significato delle mie parole, d’altronde a quell’età il futuro non poteva che essere bello. Devo ammetterlo: non ho tatto, e neanche un tattoo (pratica che considero immonda perché dona al corpo un non so che di laido, sporco, disgustoso, lo dico in maniera brutale, schietta, provocatoria, irriverente, senza usare mezzi termini, d’altronde, se non si è capito, non ho tatto). Mannaggia, devo dosare meglio le parole. È quello che penso mentre riprendo la lettura del quotidiano locale che, come tutti i giorni, elencava le solite orribili brutte notizie dal mondo, quando vengo interrotto.  

 《Nonno, raccontami di lui.》

《Di lui chi?》rispondo.

《Di quel ladro che mi ruba il futuro.》

Ma guarda in che razza di pasticcio mi sono ficcato con le mie stesse mani, e adesso che gli racconto? Ripongo il giornale sul divano e riprendo a parlare. 

《Purtroppo lui è l’asso piglia tutto, e noi siamo tanti due di picche, non contiamo niente (anche perché c’è poco da contare con il portafoglio vuoto e il conto che se la dà a gambe, conto corrente per l’appunto. 》Pensavo fosse finita qua, quando, riaperto il giornale alla pagina dei necrologi, ultimamente la mia preferita, eccolo alla carica con un’altra domanda da un milione di dollari. 

《Ma quando il numero uno lascerà questo mondo, non per andare su Marte come vorrebbe, si porterà dietro il bilione?》

《È quello che vorrebbe fare; sta investendo un sacco di miliardi per realizzare un super computer quantico controllato da un’intelligenza artificiale per trovare una soluzione possibile a quello che per tutti gli esseri umani è impossibile: portarsi all’altro mondo quanto accumulato in questo mondo, ma alla sua domanda la risposta è sempre negativa: non sei ancora Dio ma sei sulla buona strada, riprova, forse domani sarai più fortunato.》

《Così questa montagna di soldi a chi andrà?》

《Ai suoi eredi legittimi.》

《Ma ereditare mille miliardi, senza avere fatto niente per meritarselo, solo per essere figli di, ti sembra legittimo?》

《Perché ti sembra legittimo permettere a una persona sola di accumulare tanti soldi?》

《Ma nonno, mi hai risposto con una domanda! Non si fa così!》

《Hai ragione, comunque la legge dice di sì, non pone dei limiti.》

《Allora mi stai dicendo che è legittimo arricchirsi all’infinito, e che gli eredi sono legittimati a ereditare tutto. Ma una legge così non ti sembra immorale?》

Mio nipote aveva ragione, pensai, ma in che mondo viviamo? Che leggi sono queste che non pongono limiti alla ricchezza? Uno che si crede Dio deve essere fermato, non ammirato, osannato, posto a esempio come modello da imitare. Noi miseri uomini di miopi vedute ci stiamo scavando la fossa da soli. Se un domani sarà tutto suo o quasi, non sarà solo per merito suo, sarà soprattutto per demerito nostro che non abbiamo fatto niente per fermarlo, tanto siamo rincoglioniti nel seguire gli influencer sui social o le partite su Sky.    

《Ma la Chiesa non dice niente? 》

《La Chiesa si preoccupa principalmente della tua anima, sa nutrirla d’illusorie speranze con delle belle parole, non cerca di risolvere alla radice le disuguaglianze, al massimo ti invita a essere caritatevole ben sapendo che alla ricchezza di pochi corrisponde la povertà di molti.》

《Allora essere bilionari anche per la Chiesa non è immorale, e neanche ereditare una fortuna lo è.》

《Io non ho mai sentito il Santo Padre pronunciare parole di condanna, pur condannando la povertà nel mondo. 》

《Ma l’uomo comune cosa ne pensa nonno?》

《 Spera di arricchirsi e di diventare anche lui miliardario. Quando non ci riesce spera nella dea bendata. È su questa speranza che le lotterie hanno fatto la loro fortuna, sono proprio i poveri i loro maggiori azionisti, si auto tassano volontariamente, e sono ben felici di farlo, per consegnare la vincita a qualcuno che potrebbe non averne bisogno, perché è già ricco.》

《Allora anche le lotterie sono immorali.》

《Certo che sono immorali, lo sappiamo benissimo quando giochiamo perché vorremmo tutta la vincita per noi; fondamentalmente siamo avidi ed egoisti, è questo istinto che ci invoglia a giocare ed è lo stesso che ci porta a evadere le tasse. Pagare le tasse è una cosa bella solo per Monti, già per Tremonti meno, per tutti gli altri è una follia. Anche la tassa piatta è immorale. Chi più ha più deve dare, altro che piatta, io vorrei un’aliquota progressiva tale da tassare al 99% i guadagni superiori ai dieci milioni di Euro. 》

《Ma il Papa non dice niente?》

《Di nuovo con la Chiesa! Non hai ancora capito che le parole di condanna del Papa, seppure condivisibili, non producono alcun effetto? Sono parole al vento, parole inascoltate, perché la Chiesa non ha armi a eccezione della preghiera che, purtroppo, è un’arma spuntata, non ha mai risolto niente, io per questo la considero alla stregua di una pratica omeopatica perché,  pur in assenza di prove scientifiche che ne dimostrino la validità, sono in tanti a crederci. Io dal Papa mi aspetterei la scomunica per gli evasori, non solo il perdono.》

《Nonno non sarai mica comunista?》

《Lo sarei stato ai tempi di Marx perchè il comunismo era una bella utopia, messo in pratica si è rivelato un disastro in tutti i paesi che lo hanno sperimentato.》

《Allora non ci sono speranze nonno?》

《La democrazia è l’unica speranza figliolo, una democrazia sana però, non questa marcia, dove può essere eletto chiunque, anche chi non ha nessuna competenza o peggio si candida per puro interesse.》

《Allora anche tu potresti candidarti.》

《Certamente. Potrei diventare anche primo ministro, quello che conta non è saper fare, è illudere la gente raccontando bei sogni, raccontando quello che la gente vuole sentirsi dire per poi fare tutt’altro alle loro spalle.》

《Ma chi se ne accorge del giochetto che fa?》

《Purtroppo non va più a votare perché prova disgusto per questo sistema che premia i peggiori e salva i corrotti con le immunità.》

《E cosa risolve con questo?》

《Niente. Solo che così facendo saranno in pochi a decidere per tutti, anche per chi non ha votato.》

Che futuro distopico che si prospetta per le nuove generazioni, un futuro di dittature, di teocrazie, di democrazie illiberali, di finte democrazie.

《Nonno, ti vedo pensieroso. Non ti devi preoccupare, ho ben compreso il significato di distopico, è spiegato nella  prefazione del libro. Io però sono ottimista come Jovanotti: “Penso positivo”.》

《Hai ragione, perché fasciarsi la testa prima di romperla? Fin che c’è vita c’è speranza, tu hai ancora tanti anni davanti a te e tanti Festival di Sanremo da vedere. A proposito di Sanremo, tra poco inizia la prima serata della 79° edizione del Festival, cosa vuoi di più?》

《Nonno, questo non è un futuro distopico, è un futuro superdistopico!》

Nda: Io non sono un mago, non so prevedere il futuro, posso solo concludere con le parole di quel burlone del mio fruttivendolo: “kiwi vrà vedrà”.

 

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Discussioni

  1. Grazie Cristiana, le tue considerazioni sono sempre acute. In effetti gli ultimi librick nella categoria umoristico grottesco ci stanno stretti. Ultimamente mi è venuta voglia di dire quello che penso sui tanti cancri di questa società sempre più malata, dove c’è poco da ridere. Forse ho esaurito la vena puramente umoristica, forse il mio sta diventando un riso amaro.

  2. Sai cosa mi piace di più di questo tuo racconto? A parte l’intelligenza di certe considerazioni. A parte l’amarezza nascosta quasi bene fra le parole, a parte l’idea romantica di comunismo. Mi piace il dialogo fra sordi e muti, fra il moderno e l’antico. Per intenderci, il dialogo fra chi si sbraccia nel tentativo di insegnare e chi si infila le cuffiette nelle orecchie perché di imparare non ne ha voglia, essendoci già nato, imparato. Io, lettrice classica, ho appreso da poco il significato di ‘distopico’ in letteratura e, da lettrice, adesso mi cimento, persino con piacere. Sai che i tuoi racconti mi divertono sempre meno e mi ‘smuovono’ sempre di più? Dovresti correre ai ripari. Un abbraccio

  3. Racconto estremamente divisivo il tuo, chissà quanti non sarebbero d’accordo con le idee del nonno.
    A me i racconti divisivi piacciono e mi piacciono pure le idee del nonno, quindi ti becchi un doppio applauso.
    Permettimi un consiglio. Se come me non ti ricordi come si fanno le caporali nonostante aver cercato su internet (e trovato) più volte: “come si fanno le caporali”, fai copia e incolla di un dialogo e te le tieni a disposizione nel PC 😉

    1. Io non sopporto le persone come Homer Simpson: «No opinion». Non possiamo pensare tutti allo stesso modo, il pensiero unico lo aborro come Mughini (come termine usato da Mughini intendevo dire). La scienza apre le menti ai cambiamenti, la religione, nella rigidità dei suoi dogmi, non lo può fare. Come puoi vedere adesso utilizzerò le caporali esatte; ti ringrazio infinitamente per aver trovato una soluzione. Su questo tablet dove scrivo non le ho trovate, forse perché ho un tablet antimilitarista a mia insaputa. Che idiota, in fin dei conti la soluzione era semplice, come l’uovo di Colombo, forse il Tenente Colombo ci sarebbe arrivato da solo. Un caro saluto Francesco, salutami anche Pino. Scusami, è l’effetto della maratona di Sanremo, ti rincoglionisce.

  4. Il nonno ha ragione. Sono d’ accordo con lui quasi su tutto. Il suo discorso “polemitico” (piu` politico che polemico) fila, ironico-drammatico, eppure realistico, senza umorismo non sens. Uno dei racconti migliori di uno degli autori che seguo sempre volentieri.

    1. Ho letto sui giornali che dopo la pandemia i miliardari hanno raddoppiato i loro patrimoni. Questa notizia mi ha dato lo spunto per scrivere questo pezzo dove ho voluto esprimere tutta la mia rabbia nei confronti di un sistema profondamente sbagliato. Con i miliardi non si compra il Paradiso in cielo, però sulla terra puoi comprare tutto tranne l’amore, almeno questo ancora no per fortuna.

  5. “sta investendo un sacco di miliardi per realizzare un super computer quantico controllato da un’intelligenza artificiale per trovare una soluzione possibile a quello che per tutti gli esseri umani è impossibile”
    Questa è una citazione da “L’ultima Domanda” di Isaac Asimov! 👏

    1. A sì ma va? Non lo sapevo. Questa è la mia risposta all’ultima domanda. Nella concitazione del pezzo è saltata fuori una citazione che tu hai saputo cogliere, io sinceramente l’ho scritta a mia totale insaputa.

  6. Ooocchéi…
    A parte il fatto che mi sento un po’ – come dire? – tirato in ballo, anzi, in sberleffo, visto che ho appena finito di grattuggiare finemente le tasche con i miei racconti distopici su futuri catastrofici vari, di cui uno in forma di interminabile botta-e-risposta filosofico fra un vecchio ed un giovane… 🙂
    Ho riso tanto, ma com’è nella tua migliore abitudine, il riso aveva un retrogusto amarognolo, anzi un po’ di fiele. Il fiele da foie gras che ci fanno crescere i ricconi bilionari, anzi billionaire.
    Bravo Fabius, uno dei più bei “pezzi” che ho letto da te in questi mesi.

    1. Grazie Giancarlo, sono contento che ti sia piaciuto; farà anche rima ma ne sono veramente compiaciuto. Questi ultimi librick mi hanno molto impegnato (tante sono state le ore di lavoro per le continue modifiche e integrazioni del testo) e non ho trovato il tempo per leggere i tuoi racconti distopici. Quindi se ti ho tirato in ballo è solo e puramente per caso. Nei commenti che ricevo mi fa piacere venire accostato a scrittori di cui non conosco neanche il nome. In questa comunità di scrittori io mi considero la pecora nera, ho iniziato a scrivere a 62 anni dopo non aver letto niente dai tempi della scuola. Lo dico sempre: sono uno scrittore ignorante, non un lettore, quando non sarò piu ispirato (spirato spero di no) mi dedicherò alla lettura, ammesso che non mi addormenti prima.

  7. Ciao ❣️
    Mi è piaciuto molto questo racconto, partire dal significato che c’è dietro la distopia e poi lanciare una serie di imput sul presente, che fanno riflettere … il tutto tramite dialogo tra nonno e nipote ( due generazioni a confronto ) e con un linguaggio divertente e scorrevole ❣️❣️❣️ complimenti