
È un mondo difficile/E vita intensa/Felicità a momenti/E futuro incerto (Tonino Carotone)
Dall’ultima lettera di Fabius P. agli Openiani.
Carissimi, questi quattro versi rendono bene l’idea del momento particolare che stiamo vivendo, caratterizzato da dei cambiamenti allarmanti che non fanno intravedere un futuro roseo; la libertà di espressione, tanto a noi cara e scontata, potrebbe venir meno per l’avvento di un regime illiberale.
Correva l’anno 2025, anzi no, sta correndo tutt’ora senza scossoni, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, senza fermarsi un istante per prendere fiato. La sua corsa terminerà, come per tutti gli anni a venire, col passaggio del testimone nelle mani dell’anno che verrà.
Immagino un futuro fortemente tecnologico dove l’IA farà da padrona e, al contempo, un ritorno al passato. Conquiste di libertà potrebbero venire cancellate. Le democrazie e le loro istituzioni sono malate, bloccate da veti incrociati, è sconfortante vederle annaspare in un mare di promesse elettorali mancate. Le dittature, invece, fioriscono per tutto il globo terracqueo trovando terreno fertile per crescere e svilupparsi; slogan di forte impatto vengono affidati al megafono della propaganda, sono sempre soluzioni semplici a problemi complessi. Se il nemico non è facilmente individuabile si crea, si soffia sulle ceneri del malcontento.
Purtroppo i vecchi leader (Trump, Modi, Netanyahu, Putin, Xi Jinping, Erdoğan, Pezeshkian) non mollano il timone e, per mantenerlo avanti, c’è chi incoraggia addirittura la ricerca di un elisir di lunga vita. Lo vuole Dio, si sente spesso ripetete dai questi potenti che predicano bene ma razzolano male. (Se solo Dio sapesse cosa combinano nel privato, veramente dovrebbe saperlo o chiude un occhio?) La croce la porti il popolo, magari a rotelle, loro portano solo il verbo.
Al peggio non c’è limite, e a superare tutti i limiti ci pensano gli autocrati col plauso e l’applauso delle masse, mosse e manipolate, oggi più che mai, dai social e messe nelle condizioni di non capire, tante sono le fake news che inquinano la rete. Coltivare una massa di ignoranti porta acqua al loro mulino, rafforza il potere e permette di mantenerlo saldamente.
Sono lontani i tempi quando si dibatteva del conflitto di interessi, in futuro provocare un conflitto, ma anche terminarlo, sarà propedeutico a garantire gli interessi dei potenti. Che scenario desolante, uomini potenti osannati da un popolo impotente, un paradosso kafkiano.
Nell’anno che verrà mi aspetto di tutto. Immagino il futuro premio Nobel per la pace a Oslo, compiacersi davanti al pubblico in sala nel momento del ritiro dell’onorificenza, sorpreso – il pubblico – per quell’ennesimo cambio di nome che rasenta la follia. «Ritiro il premio Sìbel per la pace perché lo voglio io, lo vuole Dio, perché sono il bell’unto del Signore.» Potrebbe batterlo sul tempo un suo caro amico di merende, non meno egocentrico ma più vicino ai paesi scandinavi, nel senso di distanza, non di vicinanza; il premio Nobel, in questo caso per la guerra, gli spetterebbe di diritto.
Ahimè i ricchi diventeranno sempre più ricchi mentre i poveri diventeranno ancora più poveri, l’arricchimento smisurato verrà compensato dall’impoverimento generalizzato. Gli ultimi resteranno gli ultimi, l’Inferno lo stanno già vivendo ora, col riscaldamento climatico. Molti negano l’evidenza per partito preso, ci credono invece gli abitanti di Tuvalu, piccolo paese insulare dell’Oceania, prossimo a scomparire sott’acqua. Per i negazionisti, Tuvalu non vale niente, quando l’Oceano Pacifico – pacifico solo di nome – di fatto reclamerà il loro territorio, continueranno a non parlarne, è pacifico.
Osservo un fenomeno preoccupante, è la cosiddetta solitudine dei numeri secondi (Copyright Fabius P.). Fioriscono movimenti nazionalisti che inneggiamo al primato di uno stato sugli altri. Prima gli americani! Prima i francesi! Prima gli italiani! Prima gli ungheresi! Persino Prima gli zimbabwesi, nessuno vuole essere secondo a nessuno. Secondo logica è illogico prevedere un piazzamento ex aequo. I nazionalismi portano solo egoismi e divisioni; i quasi amici di oggi diventeranno in un futuro prossimo nemici certi.
Le religioni si stanno adeguando al cambiamento, qualcuna supporta i regimi antidemocratici, qualche altra sopporta in silenzio, nella preghiera. Ci manca solo la Santa Inquisizione e qualche rogo.
Giammai vorrei rivedere la donna come la regina del focolorare, come lo erano le nostre bisnonne in quei bei scatti in bianco e nero dei primi del novecento, circondate dai tanti figli nati come conigli tutti rigorosamente in scala.
Poi non vorrei addentrarmi nella sterile discussione velo sì, velo no, ve lo dico col cuore, tanto ognuno resta del suo parere.
Le democrazie hanno perso il loro appeal, il menefreghismo avanza, la disaffezione al voto è in costante crescita. Qualcuno rivendica il diritto all’odio perché odiare è più facile che amare, odiare tutti non è impossibile, amare tutti, anche i nemici, richiede uno sforzo sovrannaturale. Io odio, lo ribadisce un leader che si atteggia Papa; questo corto circuito non può che provocare danni, basterà un niente, una minima scintilla a dare fuoco alle polveri, specialmente in un paese dove il vicino di casa potrebbe essere più pericoloso di un terrorista islamico armato.
Dall’invocazione Oh Dio! Oh Dio! passare all’odio il passo è breve, basta togliere quello spazio – l’acca è muta – quel che resta è solo odio.
Io odio, lo dice un puffo, di certo spopolerà tra i bambini e anche tra gli adulti e i cretini di ogni età.
Assorto nei miei pensiero perdo la cognizione del tempo, quando una voce familiare rompe il silenzio.
«Lascia stare quel tablet.»
«Sì cara, solo un attimo ancora.»
«Le tue cazzate possono attendere, la pasta no.»
In effetti mia moglie ha ragione, ne ho scritte di cotte e di crude in questi ultimi anni, avessi scritto un libro di cucina forse avrei avuto maggiore successo. Non è successo, pazienza. Scrivo ancora due righe in velocità.
«Aspetta ancora un po’, mi raccomando, poi non lamentarti se la pasta è scotta.»
È lo scotto che devo pagare per concludere questa mia, le idee non hanno orari.
«Cosa hai scritto oggi di bello?»
«Niente, niente, le solite cazzate come le chiami tu.»
«Allora non mi sono persa niente.»
Annuisco.
Butto giù un boccone. È un boccone amaro. Lei ha ragione, come sempre. Poi mi assale un dubbio, pubblico o non pubblico?
Finché le idee possono ancora circolare liberamente è giusto approfittarne.
Allora pubblico.
Lancio il sasso e sto a guardare.
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Ciao Fabius hai visto? Hai scatenato i commenti e quindi chi sono io per negarti il mio. Padre di due figlie femmine alle quali ho insegnato a non abbassare mai lo sguardo, figlio di un maschilista fino all’osso che pensava che tutte le donne sono puttane e si salvavano solo la madre e le figlie. Come se qualcuno potesse non avere una madre o non essere una figlia di qualcuno. Quindi io spero solo che tu sia in errore.
Hai perfettamente ragione, stavo descrivendo uno scenario distopico che non auspico, anche se certi stereotipi del passato – Dio, patria e famiglia – non fanno ben sperare. Ho provveduto a modificare il testo come segue. “Giammai vorrei rivedere la donna come la regina del focolorare, come lo erano le nostre bisnonne in quei bei scatti in bianco e nero dei primi del novecento, circondate dai tanti figli nati come conigli tutti rigorosamente in scala. E poi non vorrei addentrarmi nella sterile discussione velo sì, velo no, ve lo dico col cuore, tanto ognuno resta del suo parere.”
Un gradissimo e originale Fabio alla ribalta, o sulla ribalta… o che si ribalta… va be’, mi sei piaciuto molto! Questa volta, non è che non fosse già successo, ma forse più forte, mi è arrivata la tua voce e mentre leggevo continuavo a ripere: vai così! Grazie davvero per la condivisione, oltre che la piacevole lettura. Un abbraccio e a presto
Grazie, Paolo. Non so se ci sono più ombre o luci della ribalta nelle mie righe. Io ho acceso una lampada per mettere in luce le tante magagne a cui ci siamo abituati, addolcite da un po’ d’ironia per non deprimerci troppo.
Se posso citare Giorgio Manganelli (un po’ meno noto di Carotone, credo) direi che tu hai illuminato lo stato del mondo mediante le sue stesse tenebre.
È una bellissima considerazione, ti ringrazio. Cara Francesca Jacovelli, non ho fatto in tempo a risponderti che sei sparita dalla piattaforma, non ne so il motivo. Buona fortuna a te.
Come scrivere cose profonde col sorriso sulle labbra e l’amarezza nella mente e nel cuore. Non è la prima volta che ti dico che sei un Grande, comincia a credermi! Conosci il mio ottimismo che è ancora gagliardo mentre affondiamo in questa melma puzzolente: tutto corre, tutto concorre verso la resa dei conti e lo scontro ci sarà, però non so se, finito, qualcuno potrà dirsi vincitore. Per ora le masse belano (ma noi siamo le masse) un giorno potrebbero ruggire e per gli attuali potenti furbetti saranno cazzi non proprio dolci. L’unico rischio è che dalla storia non si impari nulla e che a un potere iniquo succeda un potere perverso.
https://music.youtube.com/watch?v=OPBWfdk8YHw
La storia non ha mai insegnato niente, altrimenti nei secoli non si sarebbero ripetuti sempre gli stessi errori. Chi semina odio, raccoglie tempesta, forse è proprio quello che vuole. Non mi meraviglierei di assistere a una futura guerra civile che verrebbe sedata dal nuovo Ministero della Guerra appositamente istituito. Grazie, Giuseppe, e buon viaggio nella Bologna la dotta, ti dovrebbero offrire la cittadinanza onoraria.
E nostra piccola vita
E nostro grande cuore
Ciao Fabius, la canzone chiude con un messaggio di speranza e, confesso, che, mentre leggevo, a ogni pensiero brutto corrispondeva un mio ‘però se…’
Hai lanciato un bel sasso e non hai ritirato la mano, al contrario hai detto la tua, espressa in un testo misurato e coerente.
A me è piaciuto molto e credo anche alla tua signora che sicuramente ti legge di nascosto per il gusto di non darti soddisfazione ☺️
Glielo dirò a mia moglie, come diceva il Tenente Colombo. È che da quando ha letto un tuo racconto mi ha detto: “impara come si scrive, dilettante”.
Ma dai 😅😅😅 non ci credo neanche se me lo dice lei😅
Oh, bene, molto bello!
Grazie Kenji, di bello, o meglio “de bello” (della guerra), te ne intendi.
👏 👏 👏
Bravo Fabius P. la tua mente non mente. Sono d’accordo con te quasi su tutto, a parte le previsioni sul futuro delle donne.
“La donna ritornerà a essere la regina del focolare, come lo erano le nostre nonne in quei bei scatti in bianco e nero dei primi del novecento, circondate da uno stuolo di figli nati come conigli, tutti rigorosamente in scala.”
Basti pensare a come sappiamo indossare bene sia le gonne che i pantaloni, quando serve, anche nel nostro ruolo di mogli che non si lasciano incantare troppo, neanche dalle parole di un marito e autore arguto.
Un servizio visto alla TV mi ha impressionato. In America ci sono delle comunità che per contrastare la scarsa natalità dei bianchi cercano di porvi rimedio con una procreazione senza limiti, non perché costrette dai mariti, perché succubi di un indottrinamento fanatico. Però, ti confesso che molti uomini invidiano i costumi maschilisti tollerati da religioni integraliste. Comunque speriamo non succeda ma niente è scontato, le donne afghane hanno fatto dei passi da gigante: all’indietro. Grazie M.Luisa del commento sempre puntuale.
Ammetto l’errore, stavo descrivendo uno scenario distopico che non auspico, anche se certi stereotipi del passato – Dio, patria e famiglia – non fanno ben sperare. Ho provveduto a modificare il testo come segue. “Giammai vorrei rivedere la donna come la regina del focolorare, come lo erano le nostre bisnonne in quei bei scatti in bianco e nero dei primi del novecento, circondate dai tanti figli nati come conigli tutti rigorosamente in scala. E poi non vorrei addentrarmi nella sterile discussione velo sì, velo no, ve lo dico col cuore, tanto ognuno resta del suo parere.”
Grazie Fabius P. Se é vero che il pensiero crea e le parole pensate e scritte hanno un peso maggiore di quelle pronunciate a voce, spero che questa tua revisione del testo sia di buon auspicio per il futuro delle donne, degli uomini e dell’intera società.
Ciao Fabius hai fatto bene a pubblicare. Le tue “solite cazzate” hanno un retrogusto filosofo che invita alla riflessione. Ben venga l’ironia con cui affronti la realtà. É acuta, precisa come il bisturi di un chirurgo. Sincera nella sua analisi, attuale e profonda. Immagino il tuo libro di cucina: solo ricette genuine, sapori decisi, con un retrogusto piccante in alcune. 🤭🤭
Non avrò rispettato il politically correct, ma restare sempre equidistanti non fa per me. Noi scrittori, mi ci metto anch’io impropriamente, non cambieremo nulla. Se c’è del marcio, speriamo solo in Danimarca, ma ne dubito, affiliamo la nostra satira, è l’unica arma che abbiamo. C’è chi ci prende in giro spudoratamente? Rispondiamo pan per focaccia. Grazie Tiziana.
Libertà e democrazia sono valori che presuppongono una non scontata emancipazione culturale. Le masse belanti anelano, magari inconsciamente, il condottiero, confondendo il carisma ed il coraggio con la megalomania ed il disturbo di personalità.
Gli scrittori, professionali o per difetto, sono radar degli imminenti cataclismi socio-culturali e specchi fedeli dei paradigmi più intimi di un’epoca.
Trovo molto familiare la stigmatizzazione della moglie, espressione di un metro di giudizio contemporaneo che misura il valore con la potenzialità produttiva, senza riconoscere il vero e nobile merito di uno scritto, ovvero metro di comprensione della vera realtà, oltre il fittizio velo di apparenza che l’informazione, spesso manipolata, vorrebbe imporci come realtà.
Grazie a te.
Grazie a tutti
Grazie Gabriele per l’analisi accurata e precisa, oserei dire professionale, che hai espresso alle prime ore dell’alba, forse influenzato inconsciamente dal “Nessun dorma” di Puccini.
Spero di non averti rovinato la giornata. Grazie, mi hai donato un piacevole risveglio.