Fo 

Fo era una piccolina molto vivace: ballava con la brezza del vento, chiudeva gli occhi e assaporava i baci caldi del sole, oppure lasciava che piccole gocce d’acqua gli facessero il solletico. Il suo posto preferito? Il giardino davanti la scuola. 

Potremmo dire che non era un luogo speciale: un grande prato diviso in due da un vialetto e solo tre giostrine a fargli compagnia. Un’altalena, un dondolo e uno scivolo. Gli occhi di Fo però vedevano quel che ai più sfuggiva. Alla mattina presto quelle tre giostrine rilucevano come se fossero spolverate con sabbia di diamanti. Piccole goccioline argentate scivolavano veloci e morbide fino a cadere su dei trucioli di legno tutti stretti assieme in un forte abbraccio. 

Qual era il momento preferito di Fo? Il suono della campanella. Per alcuni minuti il giardino sembrava un piccolo alveare pieno di vita. C’erano bici che arrivavano da tutte le parti intonando le più inaspettate melodie coi loro campanelli. Delle scarpette saltavano sul vialetto illuminando delle stelline a ritmo, oppure degli stivaletti di gomma squittivano e… splash! Accendevano sorrisi bianco latte contornati da macchioline cioccolato. Poi c’erano i saluti: mani grandi e piccine che ondeggiavano, facendo prendere a volte il volo a leggeri baci soffiati. 

Il tempo passava e Fo collezionava momenti come i bimbi collezionavano biglie. Poi, un giorno, Fo si sentì diversa. Ballare col vento le faceva venire freddo e i suoi movimenti non erano più sciolti, bensì bloccati come se fosse una spugna secca. Quando pioveva Fo si rattristava, ma poi guardandosi attorno vedeva un vortice di colori mai incontrati prima. Seguiva i mulinelli del vento e così una volta si ritrovò a danzare ancora, più libera che mai. Finché volteggiava assaporava ancora i gioiosi scampanellii e si strinse in sé, sentendosi scricchiolare. Sorrise. Un ultimo timido e tiepido raggio di sole la salutò e quando Fo si posò a terra, chiuse gli occhi.  

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Discussioni

  1. Penso che la natura abbia un’anima ed in questo racconto hai saputo donarla a Fo in modo magistrale. Mi chiedo spesso come appaiano le cose dal punto di vista delle creature viventi che ci circondano quiete e silenziose, radici a terra.

    1. Ciao Micol! Ti rispondo un po’ tardi ma ci tenevo a ringraziarti per la tua lettura e il commento. Immedesimarsi in ciò che solitamente di vivo ci circonda è davvero affascinante!

    1. Ciao David, grazie per questo commento, l’interazione tra Fo e la natura è nata molto spontaneamente essendo a stretto legame 😉 Ti ringrazio ancora per la tua lettura!

  2. Questo racconto è un piccolo scrigno con un regalino all’interno. Le parole messe bene in fila e il ritmo costante ci fanno danzare insieme a Fo. L’immagine presentata è quasi una fotografia. Mi sono ricordata il cortile della mia scuola elementare e mi è venuta tanta nostalgia. Come per Fo, i momenti belli passano, ma la vita ci riserva sempre qualcosa di nuovo. E allora mi viene da pensare che la prossima primavera saremo lì ad aspettare la fogliolina, come nuova. Veramente brava!

  3. Brava Linda. Davvero brava.

    Descrizioni vivide, efficaci, una bella prova. E soprattutto hai compiuto il giro completo: se mi consenti la metafora, hai iniziato con la primavera e finito con l’inverno. Proprio come piace a me. Una vita in pochissime righe.

    Contento di aver letto questa piccola pietra preziosa.

    1. Roberto, grazie! Sono felice che il messaggio sia arrivato, non potevi scegliere metafora migliore, aspiravo proprio a questa. Io non ho mai scritto tanti racconti brevi che si concludono in poche righe, perciò questo tuo apprezzamento mi carica di autostima. Grazie ancora!