
Fogli di carta
Serie: The place
- Episodio 1: Fogli di carta
- Episodio 2: Identità
- Episodio 3: Il resto è mancia
- Episodio 4: Com’è la guerra?
- Episodio 5: Vera
- Episodio 6: Per l’ultima volta
- Episodio 7: Fine?
- Episodio 8: Sei giorni dopo
- Episodio 9: Marmellata di arance
STAGIONE 1
“Ecco il fascicolo” disse Mina. Raccolse i fogli dal vassoio della fotocopiatrice e diede qualche colpetto per allinearli in un rettangolo perfetto. Contò le pagine, per scrupolo, e si accorse che mancavano due fogli. Lanciò un’occhiata alla macchina notando una spia lampeggiante accanto alla scritta carta esaurita incisa nella plastica.
Si guardò attorno in cerca di una risma. Sugli scaffali, nulla. Nei cassetti della scrivania solo cartellette, fogli e polvere. Non posso consegnare al direttore un foglio stampato sul retro della pubblicità dei prodotti per il bagno pensò. Concluse velocemente il controllo – non che ci volesse molto a guardare i quattro angoli di quel tugurio –, e decise di andare a cercare una risma.
Aprì la porta e d’un tratto le venne il dubbio se fosse pettinata a modo. Si voltò con l’intenzione di prendere lo specchietto che portava sempre nella borsetta, ma si bloccò. Il corridoio sul quale dava la porta costituiva parte del cornicione esterno del palazzo, e dalle vetrate, a quell’ora entrava la luce del sole. Una finestra si trovava davanti alla porta del suo ufficio, perfettamente allineata ad essa. Dallo spiraglio entrava un raggio di luce che andava a battere esattamente sulla sua scrivania in metallo, illuminando la polvere che aleggiava nell’aria.
Forse, qualcuno sta cercando di dirmi che il mio posto è quello pensò Mina. In compagnia della polvere. Rise tra sé e sé.
Si chiuse la porta alle spalle e percorse il corridoio in direzione dell’ufficio acquisti. Dal punto in cui il corridoio svoltava a sinistra di novanta gradi, comparve il Signor Donovan, marito della sua amica Vera. Si ricordò di quel pomeriggio della scorsa estate, quando Vera l’aveva invitata nella loro piscina ad abbronzarsi e bere drink. Era il suo giorno libero, e Mina ricordava di aver visto il Signor Donovan solo di sfuggita, ovvero al suo ritorno dal lavoro, prima che si rinchiudesse nel suo studio.
“Buongiorno” disse Mina sorridendo.
Donovan spostò distrattamente lo sguardo verso di lei, senza fermarsi, e abbozzò un sorriso. Continuò a camminare verso nord; Mina proseguì nella direzione opposta.
Scese una rampa di scale e sbucò in un altro corridoio. Su quel lato, le finestre del palazzo offrivano la vista dei giardini pubblici. A Mina piaceva il percorso dal suo ufficio agli acquisti, proprio perché sapeva che in fondo alle seconda rampa di scale, guardando alla sua destra, avrebbe visto i riflessi verdi nei vetri.
L’unica finestra del suo piccolo ufficio dava su una caserma dell’esercito.
Sporse il capo il tanto che bastava per scorgere la strada trafficata. Una donna e un uomo passeggiavano vicini lungo il sentiero che si diramava all’interno del parco, sparendo di tanto in tanto sotto le chiome degli alberi. Spingevano un passeggino e sul manico, dove normalmente dovrebbero esserci le due mani di una stessa persona, c’erano una mano dell’uno e una dell’altra.
Più lontano, un signore anziano sedeva su una panchina davanti al laghetto. Guardava le anatre, poi seguiva con lo sguardo un passante, e infine controllava ora. Poi la sua attenzione tornava allo stagno.
“Oh!. Il tempo che passa!” esclamò Mina, e proseguì il tratto di corridoio mancante, arrivando davanti a una porta bianca con affisso un cartello con scritto UFFICIO ACQUISTI. Oltre a quella porta il corridoio proseguiva fino a una reception, dietro alla quale sedeva un’impiegata. Mina arrossì, pensando all’eventualità che la ragazza l’avesse sentita, quando aveva parlato da sola ad alta voce. L’impiegata continuava inesorabile a battere le dita sulla tastiera. Probabilmente non si è nemmeno accorta che sono qui pensò Mina. Poggiò la mano sulla maniglia ed entrò.
Dentro lo stanzone, una decina di impiegati lavoravano senza sosta rintanati nelle postazioni. Un uomo alzò lo sguardo su Mina e lo riabbassò immediatamente. All’angolo sinistro dell’ufficio, Mina intravide un mobile sul quale svettavano alcune pile di risme. Attraversò la stanza, passando davanti a un impiegato dopo l’altro. Si sentì osservata, sempre di più, fino a quando non si decise a controllare attorno a sé con la coda degli occhi. Che stupida che sono pensò. Nessuno mi sta guardando.
Arrivò al mobile con la carta, ma le pile erano troppo alte per lei. Si guardò attorno nervosa.
“Mi scusi” mormorò rivolgendosi a una donna altissima seduta lì vicino, intenta a leggere attentamente un documento. Avrebbe voluto attirare la sua attenzione, ma il silenzio di quella stanza, interrotto solo dal ronzio delle calcolatrici e il ticchettio dei tasti sotto decine di dita, glielo impediva. Si sentì come in una cattedrale, dove ogni interruzione del religioso silenzio sarebbe parsa inopportuna.
Si alzò sulle punte dei piedi, accorgendosi che la pila non era poi così alta. Con il dito medio riuscì a spostare una risma di quel tanto che bastava per afferrarla, ma era più pesante di quanto pensasse e la sua presa cedette. Il pacco di carta cadde sulla moquette producendo un tonfo.
Si voltarono tutti. Guardavano il pacco di carta sul pavimento, ammaccato su un lato; poi spostavano lo sguardo grave su Mina.
Lei raccolse la risma e riattraversò l’ufficio. Stavolta sentiva davvero i loro sguardi sulla pelle. Sistemò il pacco di carta sotto il braccio sinistro e con la destra aprì la porta bianca, sbucando di nuovo nel corridoio deserto. Si chiuse la porta alle spalle, e in quel momento le passò per la mente un pensiero bizzarro; quegli uomini e quelle donne dell’ufficio spariranno per sempre.
L’impiegata alla reception le lanciò un’occhiata da sopra gli occhiali. Mina si affrettò a ripercorrere il percorso fino al suo ufficio. Passò davanti alle finestre che davano sul parco, e si chiese se il vecchio in quel momento stesse controllando l’ora o osservando le anatre, o se avesse adocchiato un giovane vestito in maniera troppo bizzarra per i suoi gusti. Salì le due rampe di scale, passò l’angolo del corridoio e camminò fino al suo stanzino.
Il raggio di luce colpiva ancora la sua scrivania. La polvere galleggiava indisturbata riflettendone il bagliore. Questa volta notò una cosa che prima, forse, le era sfuggita. La luce delineava una striscia luminosa sul pavimento, fino alla sua scrivania, appunto.
Al centro di quella striscia sostava la sua ombra.
Serie: The place
- Episodio 1: Fogli di carta
- Episodio 2: Identità
- Episodio 3: Il resto è mancia
- Episodio 4: Com’è la guerra?
- Episodio 5: Vera
- Episodio 6: Per l’ultima volta
- Episodio 7: Fine?
- Episodio 8: Sei giorni dopo
- Episodio 9: Marmellata di arance
Ciao Nicola! Inizio ora a leggerti e sono già affascinato dal tuo stile. Una scrittura scorrevole, pur essendo legata al dettaglio e alla descrizione; quelli che sembrano tempi morti sono attimi pieni di tensione, come se qualcosa di grosso dovesse succedere.
Ciao Nicholas! Grazie davvero, apprezzo moltissimo questo tuo commento!
Spero tu possa apprezzarne il seguito
Mi intriga.. vado subito a leggere il secondo 😉
Grazie Tiziana, fammi sapere 😉
Come inizio di serie, è molto promettente; per ora scrivo solo questo, curiosissima di leggere il seguito
Ciao Nicola, le tue storie descrivono scene apparentemente normali, ma la tensione si sente, cresce poco per volta. Chissà in che direzioni ci porterai stavolta.
Bella e ben descritta la scena del parco, bravo!
Ciao Melania, grazie di cuore!
Spero tu possa apprezzare il seguito 😉
Descrizioni impeccabili! Sono già molto incuriosita dalla protagonista, non vedo l’ora di conoscerla meglio.
Troppo gentile, Arianna! Spero che ti piacciano i prossimi episodi 🙂
Mi attizza! Ti aspetto al prossimo.
Grazie Giuseppe!
Una scrittura scorrevole e descrittiva, quasi cinematografica. Rendi bene le immagini e i pensieri, mi piace. Resta la curiosità per leggere adesso cosa succederà 👍
Ciao Nicola, spero tu possa apprezzare il seguito!
Ciao a tutti!
In attesa che l’ispirazione mi permetta di perfezionare e concludere il 4° e ultimo (rendendo quindi un giusto finale) capitolo della sere “Attimi”, pubblico il primo episodio di questa nuova serie 😉