
I diadochi del 1821
1821
Parigi era drappeggiata di nero, nessuno era felice, molti piangevano. Napoleone I Bonaparte, imperatore dei francesi, stava morendo.
Gioacchino Murat guardò i colleghi, marescialli dell’Impero come lui, e strinse i pugni: «Amici, il nostro maestro sta per esalare l’ultimo respiro. Inutile dire che dobbiamo parlare del futuro, nostro, e dell’Impero».
«Razza di avvoltoio» protestò Ney. «Non è ancora morto e già parli dei tuoi interessi? Vergognoso».
«Dovresti vergognarti tu, che quando Napoleone venne mandato in esilio all’isola d’Elba, passasti dalla parte dei Borboni».
Ney stava per rispondere in tono inviperito, Davout lo precedette:
«Taci, Michel. Anche se Gioacchino è stato indelicato, ha ragione».
«Siamo tutti soldati» opinò Marmont, però nessuno gli diede troppo ascolto, e Davout continuò:
«L’Imperatore non ha figli, non è mai stato sconfitto, sta morendo, qualcuno deve pensare a quel che abbiamo aiutato a conquistarlo. Regniamo incontrastati da Lisbona a Mosca e i britannici si sono arresi, sono diventati un nostro stato-vassallo. Che ne sarà di loro, di tutti, dell’Europa?».
Gioacchino ci pensò su un attimo. «Faremo come fecero i diadochi…».
Molti lo guardarono trasecolati, Macdonald rimase a bocca aperta:
«I… cosa?».
Gioacchino gli doveva tenere una lezione di storia: «Vi spiego».
1822
Orrore e sfacelo. Gioacchino aveva appena combattuto a Marengo – proprio lì – Ney e l’aveva sconfitto, ma aveva avuto notizia che Marmont avanzava da Milano e poteva stringerlo in una morsa. Gioacchino, abile generale di cavalleria, doveva reagire subito, sennò sarebbe finito male e lo pensò adesso che era lì, dentro il suo padiglione. Quel che lo consolava era che gli altri diadochi del 1821 non erano in condizioni migliori.
Forse era un peccato che tutti, da che erano marescialli dell’Impero, si fossero spartiti i possedimenti dell’Impero dei francesi e ognuno pretendeva il primato sugli altri come legittimo erede di Napoleone. Prima c’erano state le frasi velleitarie, contraddette dagli altri, erano seguiti gli scontri verbali e, nell’arco di pochi mesi, ciascuno aveva preso possesso di alcuni corpi d’armata e avevano dato il via a una guerra civile con i britannici che si erano affrancati dalla sudditanza e giocavano a proprio favore.
La prima guerra civile europea. Gioacchino non aveva idea se ne sarebbero seguite altre e si lasciò cadere su un sedile.
«Mio generale» arrivò un aiutante di campo, «gli esploratori hanno avvistato le avanguardie di Marmont…».
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