LA LOTTA

Serie: IL MIO CANE BOROTALCO


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Borotalco entra in chiesa con Celeste e la sua famiglia e morde un vecchio che lo minaccia col bastone.

Quella volta però ero troppo arrabbiata, non riuscivo a sentire né il vento né il rumore dell’acqua.

Decisi allora di arrampicarmi più in alto, verso il ramo che s’incurvava sopra al fiume. Era bellissimo stare lassù, mi sembrava di volare su quell’ampio letto d’acqua che scorreva placido verso il mare. Ma il volo non durò molto, il ramo si spezzò e caddi nel bel mezzo del fiume. Non avrei mai creduto che la corrente del fiume potesse essere così forte. Sapevo nuotare, ma sembrava che quel serpente d’acqua mi stringesse le braccia, trascinandomi via.

Provai a nuotare, gridando aiuto con tutta la forza che avevo, ma la corrente mi spingeva sempre più forte. Alla fine, con uno sforzo disperato, riuscii ad afferrarmi a un ramo secco, o forse a una radice di quercia che sporgeva dal terreno. Mi fermai a respirare, e gridai ancora aiuto, sperando che qualcuno mi sentisse.

Mio padre e mia madre si accorsero che ero in pericolo e si precipitarono fuori gridando, mentre mio fratello Luigino, che correva con loro, a un tratto si fermò a piangere e a urlare.

Mio padre non fece in tempo ad arrivare che il ramo si staccò e la corrente del fiume continuò a trascinarmi via.

Questa volta ebbi veramente paura di non farcela. Vidi da lontano Borotalco che correva verso di me, si tuffò in acqua e iniziò a sfidare la corrente del fiume. Nuotò così velocemente che non ci mise molto a raggiungermi.

Mi aggrappai al suo collo e insieme uscimmo fuori dall’acqua, sani e salvi. Appena fui tratta in salvo persi i sensi e quando mi risvegliai, mi accorsi che erano le sette del mattino. Avevo dormito tutto il tempo e avevo avuto un incubo terribile. Sognai Borotalco che correva in un immenso campo di rose rosse.

Che sogno strano, Borotalco correva e spogliava le rose dei loro petali, che volavano nell’aria e ricadevano su di lui come tanti fiocchi di neve rossa. Il suo bel pelo bianco lentamente si tingeva di rosso.

«Borotalco!» Gridai spaventata.

Si fermò a guardarmi con gli occhi pieni di tristezza, ma non veniva verso di me. Lo richiamai ancora una volta:

«Borotalco, per favore vieni, torniamo a casa!»

Mi guardò ancora per qualche secondo come se stesse per dirmi addio, poi si voltò e se ne andò.

«Borotalco, dove vai, perché mi abbandoni!?» Gridai correndo verso di lui, ma le spine impedivano tanto il mio cammino che dovetti fermarmi.

All’improvviso mi svegliai agitata e mi resi conto che si trattava solamente di un brutto sogno. Appena fui sveglia, corsi fuori casa e mi misi in cerca del mio cane, ma mi accorsi che nella sua cuccia non c’era.

Osservai che la corda, quella che mio padre aveva usato per legarlo, era spezzata in due. Forse Borotalco l’aveva morsa con forza e tranciata con i denti per correre a salvarmi.

Feci il giro della casa e lo vidi all’improvviso, con le orecchie abbassate, una sorta di sorriso disegnato sul muso e con gli occhi luminosi di felicità corse ad abbracciarmi. Ci mettemmo a giocare come sempre, a rotolarci per terra e a inseguirci.

Dopo due mesi da quell’incidente, arrivò finalmente la primavera. Le rondini tornarono a volteggiare nel cielo, i fiori sbocciarono nei campi, e nel fiume i pesci guizzavano allegri e numerosi.

Una di quelle mattine di domenica, mio padre decise di andare a pesca e volle portare con sé anche me e Luigino, con Borotalco sempre al seguito.

Ci recammo tutti e quattro in riva al fiume e men-tre mio padre gettava la lenza in fiume, Borotalco si era accucciato sotto questo stesso albero, precisamente in quel punto poco distante dal tronco. Iniziammo a pescare e subito abboccò all’amo un cefalo.

Mio fratello lo vide soffrire con l’amo ficcato nella bocca e cominciò a piangere, implorando nostro padre di rimetterlo in acqua. Proprio mentre mio padre stava rilasciando il cefalo nel fiume, a un tratto Borotalco si alzò in piedi e digrignando i denti iniziò a ringhiare.

Non capivamo perché si stesse comportando in quel modo, ma poi ci accorgemmo della presenza del signor Alberto, il nostro vicino di casa con il suo cane Hans, un rottweiler che aveva pressappoco la stessa età di Borotalco.

Quando i due cani erano cuccioli e s’incontravano, si mordicchiavano e lottavano continuamente, anche se lo facevano per gioco. Borotalco aveva di-mostrato sempre la sua superiorità nella lotta, an-che per mezzo della sua stazza e questo al signor Alberto non piaceva.

Era troppo fiero e orgoglioso del suo rottweiler.

Poi crescendo, Hans diventò un cane aggressivo. Una volta lui e Borotalco lottarono seriamente fino a farsi reciprocamente del male, ma anche in quel caso Borotalco gli fece capire chi fosse il più forte. Da allora mio padre decise di tenersi lontano dal signor Alberto e anche dal suo cane.

«Buongiorno Mattia!» Disse il signor Alberto rivolgendosi a mio padre.

«Buongiorno!» Replicò mio padre.

Lo stesso saluto suonò così diverso nella pronuncia e nella tonalità. Il saluto del signor Alberto suonava falso e ironico, sembrava quasi la premessa di una sfida. I due cani iniziarono a guardarsi e a ringhiare, mio padre a quel punto invitò il signor Alberto ad allontanarsi con il suo rottweiler e ammonì Borotalco di starsene buono. Hans sembrava un vero demonio, aveva i denti aguzzi e la bava alla bocca.

Si scagliò contro il mio cane con rabbia, ma Borotalco non se ne stette a guardare, si posò sulle zampe posteriori e alzando quelle anteriori, si alzò in piedi, similmente a un orso polare quando si trova davanti a un pericolo, e sovrastando Hans lo spinse a terra paralizzandolo.

Hans approfittò della sua zampa destra vicina alla sua bocca e gliela morse, stringendo i denti più che poteva. Si sentirono le ossa della zampa scricchiolare e Borotalco gridò di dolore, ma non si lasciò sopraffare. 

Con un luccichio di rabbia negli occhi, il pelo irto sul collo come la cresta di una ghiandaia, il muso arricciato e le zanne scoperte, afferrò un orecchio al rottweiler e glielo strappò via, mentre con le zampe continuava a tenerlo fermo.

Serie: IL MIO CANE BOROTALCO


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