
Il demone che porta
Uscì prima con le corna, poi con la testa, dopo il cranio le spalle, allora il busto e il resto del corpo. Con lui, un cavallo, il cavallo infernale.
«Avanti» gridò. «Avanti».
Demone. Il demone – proprio così, con la d minuscola – era uscito dall’inferno e con il suo cavallo iniziò a viaggiare per le contrade della Terra, dalle più remote e inospitali come lande ghiacciate, deserti, mari poco trafficati, fino alle città, i villaggi, i centri abitati di ogni dimensione e tipo.
E dove passava lui, scoppiavano accessi di violenza che conducevano chiunque alla disperazione. Padri che uccidevano i figli, mariti che uccidevano le mogli, bande armate che si dedicavano all’anarchia, o meglio, per motivi meschini seminavano morte fra gli altri uomini. Qualche sacerdote, di qualunque religione fosse, provava a bloccare questo divampare di conflitti, ma veniva ucciso a sua volta. Il genere umano stava precipitando in un buio baratro, presto i disordini avrebbero convinto i potenti del pianeta a scatenare le armi più temibili e non ci sarebbe più stata fine alla guerra se non che sarebbe coincisa con la fine stessa dell’uomo.
L’uomo era destinato a estinguersi.
E questa, era l’Apocalisse. Qualcosa di meno rispettoso delle Sacre Scritture visto che San Giovanni la descrive in maniera diversa, però nella sostanza era questo.
***
Io vidi tutto, monitorizzai la situazione e stabilii un piano d’azione. Dovevo fare al più presto, il computo dei morti saliva in modo vertiginoso. E lo trovavo insopportabile.
“Il demone che porta” stava percorrendo ogni angolo possibile e pure i non-angoli di una porzione di Eurasia fra Kiev e Gaza, lo individuai, lo inchiodai con il macchinario e, mentre lui gridava:
«Avanti» e ancora: «Avanti», io armai i missili e, sicuro dei suoi movimenti grazie a un calcolo, previdi dove sarebbe passato.
Lanciai una forza infernale. Del resto, l’inferno lo si combatte con un altro inferno.
I missili calarono dal cielo intercettando il demone con il suo cavallo, un banale demone per cui quella era semplice amministrazione, e le testate esplosero. Il cielo diventò di fuoco, il diluvio di fiamme sostituì il Mar Nero dove le acque erano evaporate e chiunque di vivo si trovasse là finì liquefatto, e il demone… sopravvisse.
La guerra sarebbe continuata perché la colomba con il ramoscello d’ulivo era stata vaporizzata dalle esplosioni nucleari.
Disperazione.
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Horror
Un finale senza speranza! Bella storia👍
Grazie! Speriamo che con il nuovo papa io mi sbagli di grosso
Un Armaggedon senza speranza. Bravo, Kenji.
Grazie per la tua lettura!