
Il re dello stagno e la Luna vanitosa
C’era una volta uno stagno il cui re era un rospo. Il rospo aveva preso la corona e per farlo aveva duellato con l’antico re, il precedente re. Solo perché aveva venduto l’anima al Diavolo, il rospo era riuscito ad avere successo sul predecessore, però ora, invece di godersi il risultato e regnare con serenità su rane e tritoni, si preoccupava perché non voleva cedere l’anima al Diavolo né mai l’aveva voluto.
L’ho fatto solo per vincere, si diceva. Restava coerente della sua idea.
E se era per quello, aveva dato per scontato che avrebbe trovato il modo per non mantenere la parola e cadere sulle zampe senza più il rischio di finire all’Inferno. Lui voleva andare nel paradiso dei rospi.
Si concentrò tanto, provò ad avere idee, ma tutte pensava fossero sbagliate, o che comunque l’avrebbero condotto a una rovinosa caduta. Ad esempio scappare dallo stagno… o muovere guerra al Diavolo… se non… oppure… Non aveva mai un’idea buona o anche solo degna di essere definita tale.
Finché, in una notte di insonnia, non prese a saltellare di angolo in angolo dello stagno e vide che la Luna si specchiava sull’acqua.
Gli venne in mente un’idea, se non l’idea.
Nei giorni successivi, il re ordinò che lo specchio d’cqua venisse ripulito di ogni rifiuto e i suoi sudditi lavorarono a lungo e in maniera dura, comunque quando venne il momento giusto tutto fu pronto, e il re tornò a saltellare per poi rivolgersi alla Luna:
«Luna, sei bellissima» la adulò.
«Grazie» rispose la Luna.
«Quando ti specchi qui, sei bellissima» gracidò.
«Grazie» ripeté in tono freddo.
«Perché non ti avvicini un po’ di più? Vedrai che sei molto più bella così» e, nel dirlo, fece una risatina.
«Sei molto gentile». Anche se distaccata, la Luna ascoltò il suggerimento del re e si fece ancora più vicina finché non cadde nello stagno e la trappola scattò: la Luna adesso era prigioniera del re, il quale scoppiò in una risata:
«Evviva». Poi, si rivolse al Diavolo. «Non ti voglio più cedere la mia anima, ma ti do di meglio».
Il Diavolo, che senza dubbio aveva assistito all’evento e sapeva quel che desiderava in realtà il re, disse:
«Immagino tu mi voglia cedere la Luna».
«È esatto» ridacchiò.
«Accetto, voglio stabilirmi sulla Luna, ma non credere che ti lascerò andare».
«Ma…» balbettò.
«Questo è solo un riflesso della Luna e, sai, voglio la tua anima. Subito, adesso».
Il re si spaventò e il terreno si aprì mostrando una mano bestiale, sia il riflesso della Luna che il re vennero acchiappati dalla mano che li condusse nelle profondità dell’Inferno.
Il re non aveva più uno stagno in cui regnare, ma davanti a sé aveva un’eternità di sofferenze.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Fiabe e Favole
Il rospo è, a mio parere, un personaggio tragicomico, in quanto ingannato dalla propria presunzione. L’idea di catturare la Luna è poetica e ingegnosa, ma si rivela solo un riflesso, come il suo stesso potere.
Mi è piaciuta molto!!
Ti ringrazio per il tuo intervento!
Favola che rispecchia molto la realtà. Bravo👏
Ti ringrazio!
Questo re potrebbe rappresentare tanti “regnanti” della realtá attuale, pur senza monarchia. Favoletta piaciuta.
Grazie! E dire che voglio allontanarmi dalla scrittura
Che fiaba potente. Complimenti! Mi ha colpito il modo in cui racconti l’illusione del potere e l’autoinganno: il re rospo è un personaggio tragico, che cerca di sfuggire alle conseguenze delle proprie scelte con l’astuzia, ma finisce vittima della sua stessa furbizia. Bellissimo il simbolismo del riflesso della Luna, che diventa metafora di ciò che è solo apparenza e non può sostituire la verità. Una storia che sembra giocosa ma lascia addosso un senso profondo: non si scappa dai patti fatti con leggerezza, e chi vende l’anima per vincere, alla fine, perde tutto.
Grazie per il tuo bel commento!