Il sosia
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
- Episodio 5: Colpa d’Albino
- Episodio 6: Rosa furiosa
- Episodio 7: E strunz
- Episodio 8: Pierre de Ronsard
- Episodio 9: A tavola senza cadaveri
- Episodio 10: Il signor Marino
- Episodio 1: In fuga da Pietro
- Episodio 2: Il buono, il cattivo e il maresciallo
- Episodio 3: François Dubois
- Episodio 4: Laura
- Episodio 5: Viola Testa
- Episodio 6: Calogiuri
- Episodio 7: I vecchi
- Episodio 8: Elia Boidu
- Episodio 9: La bestia
- Episodio 10: La festa
- Episodio 1: Il fantasma del bar
- Episodio 2: Uccel di bosco
- Episodio 3: Una notte spettrale
- Episodio 4: Ciccino
- Episodio 5: Mitza Manna
- Episodio 6: Su Tiau
- Episodio 7: Il sosia
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
A dispetto delle nuvole che adombravano il cielo di quella domenica mattina, Valentina si era svegliata contenta e con l’insolita voglia di cantare, all’idea di poter trascorrere un’intera giornata di relax, tra musica, divano e Giallo Sardo.
Dopo qualche ora aveva aperto il frigo. Un odore di patate marce, dimenticate in fondo al cassetto, le aveva fatto storcere il naso. Un rapido sguardo e il tono gaio del suo umore era calato a picco, nei bassi fondali dello sconforto. Fra i tre ripiani di vetro un unico avanzo alimentare non commestibile: mezzo limone grigio-verde di muffa. Le gocce del ghiaccio sciolto che colavano dal freezer parevano lacrime di un’esistenza vuota che imploravano pietà.
Con un gesto di stizza aveva afferrato l’ impermeabile lungo, appeso accanto alla porta, che usava, all’occorrenza, per portare fuori i sacchetti della spazzatura. Molto tempo prima lo aveva utilizzato per uscire con Bibo, senza levarsi la tuta che indossava di solito, per stare comoda in casa. Quando Bibo era morto, avvelenato da un vicino che non sopportava neanche la sua stessa voce, aveva tenuto quell’indumento ormai sbiadito, in ricordo delle piacevoli passeggiate, insieme all’unico dolce e fedele compagno della sua vita.
Era uscita controvoglia, nascondendo il pigiama in pile sotto il vecchio incerato, con l’intenzione di fare poca spesa nel supermercato dietro l’angolo. Pane, acqua e insalata verde: il minimo indispensabile per non finire al verde anche lei, prima della fine del mese.
Mentre percorreva il breve tratto di strada, un buon odore di cibo appena cotto aveva stuzzicato il suo appetito. Una brusca inversione di marcia e poi a destra, lungo la via che conduceva alla gastronomia Il Ghiottone. Passo dopo passo l’andatura aumentava, mentre il suo binocolo interno inquadrava già un piatto colmo di cotolette, patatine e rognoni fritti. Il suo cibo preferito, sin da bambina, cucinato dalla nonna, soprattutto nei giorni di festa. Ne ricordava ancora l’odore e il gusto intenso, caldo, croccante e sfizioso, con sale a pioggia. Il pensiero di quelle pietanze aveva risvegliato in lei la stessa voglia irresistibile. E tanti saluti alla dieta, agli scrupoli per la salute e pure al risparmio.
A pochi metri di distanza dalla gastronomia, un uomo in abito grigio e cravatta nera, aspettava cauto il passaggio di una macchina per attraversare la strada.
Un fantasma… un’allucinazione… o un sosia? Il pensiero era passato veloce, mentre l’uomo, a passo lento e curvo per un grosso fardello sul groppone invisibile allo sguardo, aveva svoltato in via Parrocchia.
Valentina gli era corsa appresso, richiamando la sua attenzione. «Professore! Professore! Aspetti.»
L’uomo si era voltato e l’aveva guardata accigliato, come se non riuscisse a riconoscerla. E mentre lui continuava ad osservarla, Valentina per istinto e qualche riflessione dei giorni precedenti, avrebbe giurato che quell’uomo fosse innocente e non meritasse neanche una molecola di tutto il fango che gli avevano lanciato addosso. E sempre per istinto, con uno slancio irrazionale, lo aveva abbracciato, seguendo un impulso materno di donna ormai adulta e madre mancata.
Lui non si era ritratto, ma non aveva ricambiato quella calorosa manifestazione affettiva. Era rimasto impalato e spaventato, guardandosi intorno come se qualcuno stesse cercando di tendergli un agguato.
«Buongiorno professore, come sta?»
«Eh, come sto? “Io era tra color che son sospesi, e donna mi chiamò beata e bella, tal che di comandare io la richiesi. Lucevan gli occhi suoi più che la stella…”»
«Dante? Divina Commedia?»
«Brava. Canto II dell’Inferno, verso 52. Si riferisce a una frase di Virgilio che, rivolgendosi a Dante, descrive il limbo. Lei lo sa, è il luogo dove le anime stanno in attesa, sospese tra il desiderio e l’impossibilità di vedere Dio.»
«Sì, professore, ricordo vagamente. E mi dispiace per lei, ho saputo; ma… se lei è qua, significa che la verità è venuta a galla.»
«Cara Valentina, verità è una parola grossa; forse, con un cauto ottimismo, potremmo dire che certe calunnie sono cadute come l’acqua di Sa Spendula. Mi hanno concesso la libertà vigilata per insufficienza di prove.»
«Lei ha idea di chi potrebbe essere il vero colpevole di questo piano orchestrato per estorcerle dei soldi?»
«So chi era. Ora non c’è più. E pace all’anima sua.»
«Intende dire Pietro?»
«Sì, mio cugino, anche se non potrei dire la buonanima. Era un poveraccio, pur avendo accumulato un grosso capitale in banca, facendo l’usuraio. Non sono i soldi che fanno la felicità e tanto meno la dignità; perciò cercava sempre nuove emozioni, diciamo così. Il brivido del piacere perverso.»
«Quindi le foto alla ragazza col borsalino in testa e il papillon le aveva fatte lui, per ricattarla?»
«Il borsalino era il mio, me lo avevano rubato e io lo avevo ricomprato. Dentro la busta c’era ancora lo scontrino. Il papillon era simile al mio, di una misura molto più piccola, essendo un modello da donna. Le foto le aveva fatte Pietro, per ricattare me, la ragazza e anche suo padre: Dante de Magistris, il preside dell’Istituto Magistrale Maraini.»
«La ragazza, quindi non era complice?»
«Pietro stava adescando un gruppo di ragazze per costringerle a entrare in un giro di escort minorenni.»
«E il preside? Pagava anche lui, per salvare la sua reputazione e quella di sua figlia?»
L’uomo aveva esitato, poi aveva controllato l’ orologio infilato nel taschino dei pantaloni.
«Mi deve scusare, Valentina, si è fatto tardi. Sto andando a messa. Ne parliamo la prossima volta. Lei, piuttosto, come mai non è andata al chiosco?»
«Ho chiesto un periodo di aspettativa.»
«Scrive ancora su Kubrik?»
«No. Vorrei dedicarmi a scrivere un libro.»
«Che genere di libro?»
«Un giallo ispirato da una storia vera.»
«Bene, se posso esserle utile, non esiti a chiamarmi.»
«Davvero? Quando potrei venire a trovarla?»
«Mi chiami quando vuole, ci metteremo d’accordo.»
«Grazie professore, a presto. E buona domenica.»
«Buona domenica anche a lei.»
L’uomo aveva proseguito verso la chiesa, raddrizzando la schiena. Valentina era tornata indietro, esclamando wow con un saltello. Poteva fare a meno della gastronomia, avrebbe mangiato pane e insalata. Aveva l’incasso del biglietto vincente e uno stipendio da riscuotere: poteva dedicarsi alla stesura del libro, lontana dal cimitero, dai clienti molesti e dal fastidioso polline dei fiori.
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Il fantasma del bar
- Episodio 2: Uccel di bosco
- Episodio 3: Una notte spettrale
- Episodio 4: Ciccino
- Episodio 5: Mitza Manna
- Episodio 6: Su Tiau
- Episodio 7: Il sosia
Ciao Maria Luisa, ho appena letto questo episodio: l’ho trovato molto bello, mi incuriosisce.
P.S: devo recuperare gli episodi precedenti, lo so, me ne rendo conto ahahah. Un saluto!!
Ciao Maria Luisa, in questi ultimi episodi stai stuzzicando la mia curiosità. Sono, uno più avvincente dell’altro. 👏👏
Ciao Tiziana, grazie. Ti confesso che sono curiosa anch’ io. Le muse non mi hanno ancora suggerito quale sia la verità o le verità che si nascondono dietro i fatti piú o meno gravi o torbidi di questa serie leggera ma non troppo.
Complimenti, mi è molto piaciuto!
Grazie Kenji, spero che questo episodio possa avere un senso compiuto anche per chi non conosce questa lunga storia “giallina”, dal principio alla fine.
Bell’episodio, scorrevole, dolce e appagante (come sempre cara Maria Luisa). Unico appunto: aver fermato Valentina dal proposito di appagare la gola. Poveraccia, dopo il ricordo del cibo della nonna si meritava un pasto meno deprimente di un piatto d’insalata. Te ne sarà grata a fine mese, ma, a me, resta il desiderio di invitarla a pranzo. Un abbraccio.
Ciao Giuseppe, grazie per il simpatico commento. Credo che Valentina, dopo aver parlato col professore, fosse talmente felice da non sentire piú alcun bisogno di confort food. Un abbraccio.