Il tercio

«Che razza di fatica!».

«Sei stanco, Giovanni?».

«Sì che lo sono. Questa marcia… dalle Alpi a qui». Giovanni mostrò con il braccio il paesaggio attorno a loro.

«Ma non ti preoccupare, che la fatica mica finisce qua».

«Lo so, Lorenzo, lo so. Dobbiamo combattere».

«Infatti».

Prima che Giovanni potesse dire o fare qualcosa, da una selva sbucarono dei cavalleggeri con tanto di elmo. Puntarono su di loro.

Giovanni corse con gli altri fino a riunirsi nel tercio. Non erano venuti fin lì da Milano per scherzare, ma per combattere: gli spagnoli pagavano bene.

Il tercio diventò un istrice: le picche volteggiavano e vibravano in cerca di carne, i cavalleggeri ne stavano lontani, ma erano i moschetti i più temibili: Giovanni appoggiò il proprio moschetto sul bastone, prese la mira e diede fuoco alla miccia. Con un colpo esplose una mosca e un attimo dopo un cavalleggero si rovesciò a terra.

I cavalleggeri protestanti si allontanarono un attimo, il loro comandante li arringò, poi ripartirono alla carica: le sciabole brillavano alla luce del sole e le pistole esplodevano i loro proiettili.

Una pallottola colpì il moschettiere accanto a Giovanni – forse era Lorenzo – che disse: «Vogliono giocare duro, eh? Avranno quel che vogliono».

Incuranti delle picche, i cavalleggeri andarono a sbattere contro il tercio e, nonostante tutto, raggiunsero i mercenari italiani.

Un attimo dopo, una sciabola per poco non decapitò Giovanni.

L’intero tercio fu percorso da un fremito di terrore. «Non ci temono, non temono le nostre armi!» urlò qualcuno.

Giovanni voleva ricaricare, ma suo malgrado vide i picchieri abbandonare le armi e scappare, subito dopo i moschettieri fecero lo stesso, se non che provavano a portare via i loro moschetti.

Giovanni fu con loro. Con la misera paga che prendeva non se la sentiva di resistere ancora a lungo.

Si unì ai commilitoni che stavano raggiungendo l’altura lì vicino mentre i cavalleggeri scorrazzavano tutto intorno, poi davanti a lui si parò un cavalleggero.

«Vattene o…» gridò Giovanni, ma il cavalleggero sembrava un mostro, con quell’espressione maligna e la bocca distorta in un ghigno. Puntò su di lui.

Giovanni fece finta di essere indifeso, poi colpì il cavallo a una zampa con il calcio del moschetto, allora approfittando che la bestia si era piegata in due si riunì ai commilitoni. Forse la battaglia non era ancora persa, neanche la guerra: magari sarebbe finita l’indomani, in quello stesso anno, il 1618.

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Discussioni

    1. Ciao Micol e grazie del commento! “Tercio” in spagnolo vuole dire “reparto”. Gli spagnoli conquistarono il primato militare europeo sconfiggendo la falange svizzera attorno ai primi del XVI e per tutto il secolo fino alla metà del XVII furono i padroni indiscussi dei campi di battaglia europei. Ho voluto dedicare un librick a questa dottrina militare