INDAGINI E RICORDI

Serie: LA VALLE DELLE LACRIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Gregorio incontra suo fratello Luigi dopo tanto tempo per parlare di Elena ed Enea.

CASERMA CARPAR

«Ho richiesto i filmati delle telecamere della banca, dell’ufficio postale e di alcuni supermercati in città, commissario. Credo che anche lei sia della mia stessa idea, ovvero che Elena Caballario non possa essersi volatilizzata nel nulla. Una traccia deve pur averla lasciata da qualche parte.»

«Lo penso anche io Cleros» confermò il superiore. Aveva il viso imbronciato, la testa abbassata e lo sguardo fisso nel vuoto.

«La vedo pensieroso. C’è qualcosa che la turba?»

Il commissario restò in silenzio. Accennò una leggera smorfia col muso, poi rispose, sistemandosi in una posizione più comoda sulla sedia. Sospirò.

«Questo lavoro mi sta uccidendo, fisicamente e mentalmente. Non ce la faccio più.»

Cleros lo osservò con attenzione: un uomo irreprensibile come lui, sempre ligio ai suoi doveri; quel poliziotto fermo nelle sue decisioni, deciso, severo e rigoroso con tutti i suoi sottoposti, gli aveva appena confermato un suo sospetto. Aveva notato, infatti, cenni di cedimento da parte sua già nei mesi antecedenti il caso di Enea, ma non immaginava fino a tal punto. Si sedette a sua volta di fronte, però non disse nulla. Bastava il suo sguardo a trasmettere il suo pensiero.

«Credevo di esser riuscito a contenere le mie debolezze, ma mi sbagliavo. Da tanto tempo ormai non riesco più a sostenere il peso delle indagini e il dolore della gente, e l’ultimo caso è stato il colpo di grazia: l’idea di una madre che uccide il proprio bambino, o di dover indagare su una donna innocente uccisa a sua volta da un bastardo insieme a suo figlio, mi sta distruggendo. È un peso troppo grande per me. Troppo grande.»

«Cosa pensa di fare?» si limitò a chiedere l’altro. Il commissario ci ragionò su.

«Non lo so» rispose. «Non lo so.»

CITTÀ

«“Devi trovare una persona”. Sembra facile. Pensa di dover cercare quella donna nella sua splendida proprietà, e non in tutta la valle» constatò amaramente Tarcisio, rimembrando la conversazione avuta il giorno precedente. A quella strampalata richiesta avanzata da quel suo amico di vecchia data, non sapeva come porre rimedio, ma la promessa di una lucrosa ricompensa aveva cancellato ogni sua remora. Quei due anelli facevano giusto al caso suo: i debiti contratti col gioco d’azzardo gli avevano causato non poche problematiche economiche, ma se avesse trovato quella donna, avrebbe potuto rivendere i preziosi e ripagare interamente le cifre contratte.

Uscì di mattina presto coprendosi attentamente per evitare malanni. L’acquazzone che aveva colpito la città aveva provocato un brusco calo delle temperature e un vento fortissimo quel giorno, ma si avviò ugualmente a piedi verso la piazza centrale, poco distante da casa sua. Con le mani nelle tasche e la testa conficcata nel cappotto, percorse tutta via dei pilastri e svoltò in via del teatro. D’altronde, da qualche punto della città doveva pur iniziare a raccogliere informazioni, e la piazza centrale gli sembrava il luogo ideale per cominciare.

Decise di muoversi cautamente, chiedendo a quanti incontrava se avessero visto la donna ritratta nella foto e sostenendo di essere un giornalista, ma ogni volta riceveva sempre un diniego. Nessuno l’aveva vista negli ultimi giorni, neanche un cane. Aveva oramai perso completamente le speranze finché, qualcosa, le riaccese: un uomo a cui aveva chiesto informazioni e mostrato la fotografia della donna, gli aveva riferito di averla incontrata qualche giorno prima insieme a un bambino. Solo dopo, leggendo i giornali e chiacchierando, aveva associato il nome di Enea Caballario a quel piccolo trovato senza vita nel burrone. Incalzato ulteriormente dalle domande, l’uomo spiegò di aver visto la donna allontanarsi verso est, in direzione della contrada del lupo e di averla persa di vista non appena aveva svoltato l’angolo. Tarcisio comprese di avere tra le mani un dettaglio preziosissimo per le sue indagini: non doveva fare altro che spostare le sue ricerche verso la contrada del lupo e le zone limitrofe. Era possibile che la donna fosse stata anch’ella uccisa e il corpo fatto sparire, o che si sia spostata in macchina grazie all’aiuto di un complice, ma nonostante tutto, doveva tentare di rintracciarla lì.

MONTE PAVONE

Nella grotta in cui aveva trovato rifugio dalle intemperie, le pietre erano divenute il suo letto e un masso il suo cuscino, mentre un telo strappato trovato nel bosco le faceva da coperta. Di notte si raggiungevano temperature molto basse, quasi vicine allo zero, e si rischiava di cadere vittima del freddo. Ma grazie a quel telo, abbandonato probabilmente da un cacciatore vicino i resti di un fuoco acceso, pur essendo per metà distrutto, le donava un lieve quanto necessario calore.

Suo padre le aveva insegnato ad accendere il fuoco utilizzando ciò che il bosco le offriva: “Se non riuscirai a sopravvivere, la colpa sarà solo tua”, le ripeteva ogni volta. Ma il recente acquazzone l’aveva bloccata in quella spelonca e non aveva avuto modo di raccogliere legna, sterpaglie e quant’altro.

Pur essendo un uomo violento, suo padre le aveva impartito rigidi insegnamenti rivelatisi preziosi nella sua attuale situazione e in molte altre simili a quella. Aveva perso ormai il conto delle volte in cui era stata costretta a dormire all’addiaccio e alle intemperie, ma col cielo stellato su di sé e le fronde degli alberi a farle da tetto.

Il solo pensiero di dover riposare in mezzo alla natura, da sola, probabilmente avrebbe provocato a chiunque tanta paura e un profondo sconforto, ma a lei, al contrario, non dispiaceva affatto, anzi, ne era addirittura contenta.

Sdraiarsi sull’erba o sulle foglie secche e addormentarsi con le stelle e la luna riflesse nei suoi bellissimi occhi, le offrivano uno spettacolo impagabile.

Tremava dal freddo. Dopo essersi rannicchiata ancor più sotto quella improvvisata coperta, un pensiero a Gregorio le balenò nella mente: chissà quanto penare gli aveva provocato. Oltre al dolore per la tragedia di Enea, suo fratello da giorni doveva essere sicuramente preoccupato per lei. Sentiva le palpebre abbassarsi lentamente e sperò, in cuor suo, di non stare morendo per assideramento. Volle ricordare suo figlio, il suo sorriso e i bei momenti trascorsi insieme a Gregorio almeno un’ultima volta. Poi, stanca, si abbandonò al sonno.

Serie: LA VALLE DELLE LACRIME


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Discussioni

  1. Ho molto apprezzato la divisione di questo episodio in tre piani spazio temporali ben distinti. Sono molti gli elementi chiarificatori che aiutano il lettore a completare il misterioso puzzle e a sentirsi a sua volta un investigatore. Molto bravo.

  2. Il brano che hai scritto è molto coinvolgente e ben articolato, con un ritmo narrativo solido, tre piani temporali e spaziali ben definiti (commissariato, città, montagna) e una tensione crescente che tiene il lettore ancorato alla pagina.

  3. Non vedo l’ora di scoprire la verità: chi ha ucciso Enea? O forse è stato solo un incidente? Prima ero convinta che l’assassina fosse la madre, ma dopo aver letto questo episodio, non ne sono più tanto sicura 🤔 Continuo a seguire.