INIZIATIVA PERSONALE

Serie: LA VALLE DELLE LACRIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Cleros e il commissario parlano delle difficoltà oggettive legate al caso Caballario; intanto, in città, un uomo si aggira in cerca di una persona; sul monte Pavone, una donna si nasconde in una grotta.

“Nella quiete della notte, ogni ombra nasconde un segreto e ogni silenzio grida la verità.”

«Cosa pensi di fare? Ti improvvisi anche poliziotto ora?»

«E a te cosa interessa?» gli rispose, a tono. 

Lo aveva incontrato mentre gironzolava per strada, fermando passanti a caso e chiedendo loro informazioni sulla sorella, ma per sua fortuna era arrivato giusto in tempo per evitare che l’alterco con un signore degenerasse.

«Non puoi farlo, rischi di combinare solo guai» lo rimproverò, scuro in volto. Pochi secondi prima l’aveva dovuto strattonare con forza, tirarlo per un braccio e spingerlo via bruscamente per allontanarlo dal poveretto capitatogli davanti.

«Ci è mancato poco che scoppiasse una rissa. E per cosa, me lo spieghi?»

«Fatti miei. Non ti impicciare…»

Gregorio fece per allontanarsi ma fu trattenuto nuovamente da Cleros, visibilmente preoccupato per quella sua iniziativa personale. I due non si parlavano dal funerale di Enea, e in quei frenetici giorni Cleros non aveva avuto nemmeno il modo di telefonargli: il lavoro, le indagini e la raccolta delle prove per il caso di suo nipote erano state estenuanti, per non parlare delle ricerche di sua sorella.

Era scomparsa nel nulla, ma dalle telecamere di sorveglianza sparse in città, qualcosa era emerso: nuovi dettagli sulla vicenda, su Elena e sul bambino che prima erano sconosciuti e che ora alimentavano di nuovo la speranza di ritrovarla.

«Mi impiccio eccome, invece» gli disse con voce ferma. «Con le tue cretinate rischi di mandare all’aria tutte le indagini. Forse»

«Le indagini?» lo interruppe Gregorio in un accesso di rabbia. «Ma di cosa stai parlando, Cleros? Non state facendo niente né per Enea né per Elena e mi parli di indagini?»

Dalla finestra di una casa di fronte, una signora preoccupata dalle urla di Gregorio si affacciò mentre la conversazione proseguiva animosa.

«Non è vero» ribatté l’altro. Gli occhi dell’amico erano fissi nei suoi, in una tensione crescente.

«Le prove mancano e tua sorella è scomparsa nel nulla. Farei di tutto pur di fartela riabbracciare sana e salva, lo sai bene, ma non posso farci nulla…»

«Se non puoi fare nulla, almeno lascia provare me: Enea era mio nipote ed Elena è mia sorella; li amo entrambi con tutto me stesso. Ma tu cosa ne vuoi capire…»

«Anche io sono legato a lei, Gregorio» rispose l’altro, gli occhi inumiditi da lacrime pronte a cadere e a bagnargli la camicia.

Qualche tempo prima, il poliziotto aveva voluto confidare all’amico i suoi sentimenti nei confronti di Elena, ma lo stesso coraggio per rivelare la verità non l’aveva avuto con la donna. Di lei apprezzava ogni particolare, sia fisico che caratteriale, e provava nei suoi confronti un bene immenso.

Gregorio non proferì parola. Si limitò soltanto a guardarlo in faccia, restando in silenzio.

«Permettimi di indagare» ricominciò, le mani sulle spalle del fidato amico, in una sorta di supplica sottintesa. «Permettimi di indagare, ti prego, e non riferire nulla al commissario. Non posso rimanere con le mani in mano mentre mia sorella è chissà dove in questa valle, mentre mio nipote…»

Si arrestò dal concludere la frase. Erano passati alcuni giorni, ma quella parola non riusciva ancora a pronunciarla, e solo l’idea gli trafiggeva il cuore ogni volta.

Cleros titubò. Quella richiesta corrispondeva a una grave omissione riguardo alle sue azioni personali, con il serio rischio di incappare, successivamente, in eventuali guai. Ragionò attentamente sul da fare, poi tentò di spiegare dettagliatamente la sua idea:

«Quello che mi chiedi è grave, sia per te che per me. Non posso tenere nascoste queste cose al commissario, anche perché non sarebbe nemmeno possibile, lo scoprirebbe facilmente» disse. «Ma non posso nemmeno dirti di no. Perciò, adesso verrai con me in caserma, ne parleremo col commissario e lo faremo ragionare. Che ne dici?»

 

 

CASERMA CARPAR

I corridoi della struttura pullulavano di agenti indaffarati a percorrere nervosamente i dedali interni della caserma con scartoffie varie in mano.

In quei giorni infatti era previsto in città il “Festival delle stelle”, kermesse locale dedicata al cinema in grado di richiamare nella valle migliaia di persone, curiosi e appassionati della settima arte, attori e registi famosi e non famosi. Al commissario era toccata l’organizzazione e la gestione del piano di sicurezza in collaborazione coi vari funzionari pubblici accorsi in città, con cui bisognava interfacciarsi quotidianamente in continui ed estenuanti scambi di informazioni e pareri.

Ma in tutto quel caos, il commissario volle dedicare, nonostante tutto, un po’ di tempo al caso Caballario convocando in caserma Luigi Caballario.

Non se la sentiva di mettere in secondo piano le ricerche della donna e le indagini sulla morte del piccolo, la sua coscienza glielo impediva.

Luigi giunse accompagnato insieme a due ragazze, profumato ed elegantemente vestito.

Accomodatosi nell’ufficio del commissario e dopo i soliti convenevoli, i due uomini cominciarono a conversare:

«Probabilmente lei già immagina il motivo per cui l’ho fatta venire qui, signor Caballario».

L’altro sorrise tronfio. «Per mia sorella e il bambino?»

«Esatto.»

«Come posso esserle utile?» chiese. Ma in fin dei conti, già conosceva le possibili domande che di lì a poco gli sarebbero state poste.

«Lei dov’era il giorno in cui suo nipote è morto?»

«A casa»

«C’era qualcuno con lei che può confermarlo?»

«Certo, quelle bellissime ragazze sedute fuori» precisò, indicandole. «Possono dirle tutto quello che vuole.»

Il poliziotto si affacciò leggermente, e attraverso la porta aperta poté intravederle: entrambe accomodate sulle sedie poste di fronte all’entrata dell’ufficio, indossavano abiti firmati ed erano truccate vistosamente.

«Capisco» constatò, un po’ perplesso. «E mi dica: ha incontrato sua sorella negli ultimi giorni, o prima della morte di Enea?»

«Assolutamente no. Non la vedo da mesi…» rispose accompagnando la frase con un gesto della mano.

«Mi sembra di capire che tra lei e sua sorella non vi siano rapporti idilliaci…»

Luigi sbuffò sonoramente, la faccia infastidita dalla domanda e un’espressione capace di esprimere ogni pensiero che gli balenava per la mente.

«Cosa dovrei dirle? Non è colpa mia se i miei fratelli non sono come me. Hanno deluso i miei genitori più di una volta e per questo motivo loro li odiano. Nei miei confronti, invece, non so cosa provino di preciso; non l’ho mai capito, ma non è niente di positivo. Questo è sicuro.»

Serie: LA VALLE DELLE LACRIME


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. A me Luigi Caballario non piace nemmeno un po’ e non mi riferisco solo agli atteggiamenti. È troppo sfacciato e sicuro di sé anche durante l’interrogatorio, mi sembra il comportamento di una persona che vuole prendere per sfinimento il commissario dicendo “tutto e niente”. È come se sapesse qualcosa ma ci girasse attorno.

  2. Molto interessante la rivelazione del poliziotto. Anche il personaggio di Luigi, mi è sembrato abbiaa qualcosa da rivelarci, magari in futuro. O forse sono solo ipotesi. Ma come già ha notato Concetta, troppo sicuro di sé, troppo spavaldo. Complimenti Alfredo, hai davvero creato un bel mistero e stai tenendo alta la tensione…

  3. Ohh che bella sorpresa, un nuovo episodio! Mi ha colpito la rivelazione dei sentimenti del poliziotto per Elena (la storia diventa sempre più complessa). Non lasciarci sulle spine e pubblica presto il seguito 😁😁😁

  4. “il poliziotto aveva voluto confidare all’amico i suoi sentimenti nei confronti di Elena”
    Mi era mancata la tua serie e sono contenta di tornare a leggerla. Questa rivelazione, spiega molte cose e molti atteggiamenti.