
La mia casa è laggiù (1/4) – Sogno numero uno
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
- Episodio 3: La mia casa è laggiù (1/4) – Sogno numero uno
- Episodio 4: La mia casa è laggiù (2/4) – Sogno numero due
- Episodio 5: La mia casa è laggiù (3/4) – Fuori dal sogno
- Episodio 6: La mia casa è laggiù (4/4) – La scelta
STAGIONE 1
Li chiamano sogni lucidi.
Mi sono documentato. Niente di così strano, tranne il fatto di essere consapevoli di sognare mentre il sogno è in atto. Qualcuno afferma che con la pratica li si possa dirigere modificando le situazioni che i sogni stessi stanno raccontando.
Ovviamente all’inizio ero scettico e anche alquanto spaventato. Poi la curiosità di capire qualcosa di più, il ripetersi nel tempo dello stesso sogno, identico o con minime varianti (li chiamano sogni ricorrenti, ho imparato anche questo) e soprattutto la bellezza pura, la leggiadria assoluta della mia guida onirica mi convinsero a indagare, a spingermi ogni volta più in là. Avrei potuto fermarmi prima, in un modo o nell’altro comunque avrei scoperto la verità. Forse così è stato più semplice.
La prima volta che si presentò era primavera, circa un anno fa. Nel sogno camminavo lungo un sentiero collinare immerso in un sottobosco tanto fitto che la luce del giorno faceva fatica a penetrarvi. Mi accompagnava una giovane donna di una bellezza incantevole: lunghi capelli biondi, occhi chiari, viso regolare e carnagione bianchissima. Ero certo che fosse il mio inconscio ad averla creata, rovistando tra le fantasie ormai dimenticate e forse mai emerse al mondo cosciente.
Dei dettagli non ricordo molto. Una sola immagine è indelebile ed è sempre qui davanti a me: l’uscita da quella sorta di tunnel di rami e di foglie in uno spiazzo aperto in cima a una lieve altura; di fronte a noi una immensa pianura, illuminata dalle prime luci dell’alba.
Lei si fermò indicando un punto molto distante, un piccolo borgo con poche case e un campanile.
«Guarda» mi disse. «La mia casa è laggiù.»
Una scena che non avrebbe avuto alcun motivo di generare angoscia; invece mi svegliai di soprassalto, madido di sudore, con il respiro affannato e il cuore che pulsava come se avessi appena interrotto una lunga corsa. Come spesso accade con i sogni lo dimenticai dopo poche ore, e per un po’ di tempo non ci furono altre manifestazioni oniriche degne di essere raccontate.
Riaffiorò dalle profondità della mia anima dopo alcune settimane. Non posso dire se fosse identico, ma il sentiero, il sottobosco e soprattutto la bellissima donna che indicava quel punto lontano erano quelli, senza dubbio. Mi svegliai ancora in preda a sintomi più consoni a un incubo terrificante piuttosto che a una scena come quella del mio sogno. Era quasi mattina e decisi di rinunciare alle ultime ore di sonno, certo che non sarei più riuscito ad addormentarmi. Cercai di mantenere viva la visione che il sogno mi aveva mostrato, soprattutto cercai di rivedere quel viso, quella bellezza pura e assoluta.
Nei giorni successivi il sogno si ripresentò a intervalli più brevi fino a diventare un appuntamento fisso di tutte le notti, poco prima dell’alba. Le immagini oniriche erano sempre le stesse, così come la situazione e il momento del risveglio. La mano della donna indicava con grazia ed eleganza sempre lo stesso punto, e lei ripeteva ancora e ancora che quello era il luogo in cui si trovava la sua casa.
Mi ero abituato a quella visione. Aspettavo impaziente il sonno per vivere di nuovo quella scena. Ero ossessionato da quella giovane donna: non mi pareva più il frutto della mia fantasia, ero quasi certo di averla incontrata nel mondo reale.
Ho accennato ai sogni lucidi. In effetti accadde che con il ripetersi costante e immutabile della scena onirica, iniziai a rendermi conto che potevo intervenire su di essa. Mi guardavo intorno per cercare un punto di riferimento che mi facesse capire dove mi trovassi. Riuscii anche a ritardare il risveglio, continuando a camminare verso il punto che la mia guida non si stancava di indicare. Il tempo mi permise di andare sempre più in là, avvicinandomi notte dopo notte a quella che ormai percepivo come chiave della sceneggiatura della mia fantasia.
«La mia casa è laggiù» mi disse ancora una volta indicando il solito punto lontano. La guardai e per la prima volta mi accorsi delle lacrime. Non posso dire se ci fossero sempre state o se fosse una nuova variante creata dal lavoro onirico. Riprendemmo a camminare verso quel punto. Forse questa volta saremmo riusciti a raggiungerlo.
Del lungo percorso che mi portò all’agognata destinazione ho vaghi ricordi. Era come scivolare facendosi trasportare da una lieve brezza. Intorno a noi scorreva un paesaggio monotono; davanti a noi il traguardo sembrava sempre lontanissimo e irraggiungibile.
«Dove stiamo andando?» domandai alla mia guida. «Cosa c’è laggiù?»
«Ci sono io» mi rispose guardandomi. «Potrai vedere tu stesso quando riuscirai a raggiungermi.»
Avrei voluto domandarle molte cose, ma avevo paura di svegliarmi. Avevo paura che quel sogno si spegnesse per sempre. Avevo il terrore di perderla.
«Chi sei?» le chiesi prendendo le sue mani tra le mie. Era l’unica domanda che avesse davvero un senso: avrei potuto cercarla fuori dal sogno, avrei potuto capire se fosse davvero solo una proiezione del mio inconscio oppure un ricordo che in qualche modo proveniva dal mondo reale.
«Non è importante» mi rispose. Sentivo chiaramente la sua voce e le sue parole, ma non vedevo alcun movimento delle labbra. «Adesso non sono nessuno. Dipende da te, da cosa deciderai.»
Per molte notti questa scena si ripetè identica. Ogni volta osservavo lo stesso paesaggio che scorreva intorno a noi. Soprattutto non riuscivo quasi più a distogliere lo sguardo da lei.
Finché giungemmo alla fine di quel lungo viaggio.
L’ampia vallata aveva lasciato spazio al piccolo borgo che avevo visto da lontano. Poche case, molto vecchie, ma che mostravano una certa cura nell’insieme e nei dettagli. Lo attraversammo veloci percorrendo alcune stradicciole lastricate e sbucammo dal lato opposto: anche qui la pianura si estendeva a perdita d’occhio. Appena fuori dal borgo, come spesso si può notare in questi piccoli paesi sperduti nella campagna, un basso muro a secco racchiudeva nel suo perimetro le lapidi, le cripte e i monumenti funebri del cimitero.
Ebbi solo il tempo di pensare alla sproporzione tra la maestosità di quel luogo e il piccolo borgo.
Poi il sogno cambiò registro in modo improvviso.
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
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- Episodio 4: La mia casa è laggiù (2/4) – Sogno numero due
- Episodio 5: La mia casa è laggiù (3/4) – Fuori dal sogno
- Episodio 6: La mia casa è laggiù (4/4) – La scelta
Hai pulito tantissimo il tuo stile e in questo testo è particolarmente evidente. La lunghezza dei periodi, come questi sono costruiti e come si incastrano fra loro, paragrafo dopo paragrafo.. è tutto perfetto. Anche i dialoghi trovano il loro giusto spazio, incisivi e significativi quanto basta.
Mi piace come scrivi perché lo fai in maniera piuttosto razionale, ben pensata: l’impressione che ho è che tu non ti lasci trascinare via dall’ispirazione che talvolta rischia di annacquare una narrazione, ma rimani ben saldo sui punti cardine che ritieni importanti, ed è tutto di guadagnato in quanto a coerenza.
La storia in sé invece fa leva su una questione affascinante, cioè i sogni lucidi. Anzi, uno in particolare. E ancora di più: fa leva sul personaggio di una donna, e su un paio di altri elementi che le gravitano attorno: il piccolo borgo onirico e il cimitero che ci presenti verso la fine.
Ma siamo solo all’inizio. Mi dispiace essere arrivato in ritardo con la lettura (sono stato via per un viaggio), avrei voluto seguire i quattro episodi man mano che uscivano. Ma tenterò di farmi perdonare con i commenti 😀
“avvicinandomi notte dopo notte a quella che ormai percepivo come chiave della sceneggiatura della mia fantasia.”
Com’è costruita bene questa frase! 👏
Mi è piaciuto molto il modo in cui il terreno inconscio del sogno e la mente cosciente si mescolano, fino a non capire più dove inizia uno e finisce l’altro. Non si arriva più a capire se sia il protagonista a poter davvero modificare il proprio sogno, oppure stia accadendo il contrario. La donne, a tratti, sembra esistere davvero, più reale dell’uomo che la sta sognando. Sei riuscito a creare un bel mistero, ora aspetto il seguito!
E fra un po’ arriverà il seguito. Devo dire che questo commento mi ha fatto considerare in modo diverso alcune idee sul seguito del racconto. E’ il protagonista che sta sognando oppure è parte di un sogno non suo? Ecco come sei riuscita a generare confusione nella mia mente… 🙂
Grazie!
Non so dire se sia più bello leggerti o perdersi nel racconto: incanto.
E questo mi mette ansia per quanto riguarda il seguito… 🙂
Scritto molto bene. Insieme al protagonista vivi l’ansia della scoperta, Complimenti!!
Ciao Tiziana. Ti ringrazio per la lettura e per il commento. Presto il seguito, che sto rivedendo e modificando a ogni lettura… ma a un certo punto è necessario dire basta, no? 🙂
Ti capisco, prima di ogni pubblicazione sembra che sitrovi sempre qualcosa che non va, ma arriva un momento che è più forte il desiderio di condividere la tua storia con gli altri… Non ti preoccupare, pubblica e passa al prossimo😉
Scritto benissimo. Mi incuriosisce molto Bravo Antonio👏👏👏
Ciao Concetta. Grazie!
Sicuro suscita curiosità e suspance. Ottimo! Attendo di leggere oltre 💪
Grazie! Spero che i prossimi episodi non ti facciano cambiare idea… 🙂
Forte, mi è molto piaciuto!