
It’s the end of the world as we know it
Serie: Ticket to hell
- Episodio 1: Are we not men?
- Episodio 2: Do you know the enemy? Pt. 1
- Episodio 3: Do you know the enemy? Pt. 2
- Episodio 4: I’m gonna show my scar Pt. 1
- Episodio 5: I’m gonna show my scar Pt.2
- Episodio 6: The saints are coming pt. 1
- Episodio 7: The saints are coming pt. 2
- Episodio 8: It’s the end of the world as we know it
STAGIONE 1
Alessia era ancora china sui libri a tentare di risolvere dei problemi di matematica. Ci stava provando da ore, da quando era tornata a casa da scuola, ma non riusciva a venirne a capo. I suoi sforzi furono interrotti dalla vibrazione del suo cellulare: era Luigi, il suo compagno di banco.
“Ale! Devi guardare il telegiornale!”, urlò allarmato.
“Perché? Che succede?”
“Ale, è un disastro! Accendi la tv. C’è stato un attentato alla stazione Centrale, non sanno neanche quanti siano i morti e i feriti, ma pare centinaia. È pieno di polizia, vigili del fuoco, ambulanze, solo davanti a casa mia ne saranno passate dieci nel giro di mezz’ora”
“Sei serio? Che cazzo è successo?”
“Ancora non sanno chi sia il colpevole e non capiscono nemmeno come sia accaduto. Su Twitter e Facebook sono tutti impazziti, ci sono anche dei video, ma non si capisce nulla”
Tutti i canali mostravano le stesse immagini: decine di camion dei pompieri e della polizia delimitavano la stazione, i militari in assetto da combattimento si gettavano all’interno dell’edificio e scomparivano dove le telecamere non potevano arrivare, medici e soccorritori volontari assistevano i feriti. I giornalisti tentavano di buttarsi nella mischia per carpire nuove informazioni da diffondere il più velocemente possibile e prima degli altri, per ottenere il maggior numero di ascolti. Alessia accese immediatamente il PC e trovò diverse immagini e video raccapriccianti.
“Hanno anche già annunciato che le scuole domani saranno chiuse”, la informò Luigi.
Alessia guardò istintivamente il libro di matematica aperto sulla scrivania e per un attimo pensò a tutto il tempo che vi aveva speso sopra.
“Lu, cosa credi che sia stato? Davvero un attentato o solo un incidente?”
“Non ne ho idea… forse, spero un incidente”
Entrambi erano preoccupati. Scorrendo tra le immagini amatoriali sul web Alessia ne vide alcune che ritraevano dei treni smembrati, accartocciati su loro stessi, ma non riusciva a distinguere bene i dettagli. Dalla TV i giornalisti continuavano senza sosta a proporre le interviste e i servizi più disparati, inondando di domande i semplici passanti, coloro che erano riusciti a fuggire poco prima del disastro e coloro che avrebbero dovuto prendere un treno per Milano e che per fatalità non l’avevano fatto.
“…Il sindaco della città di Milano è appena giunto sul luogo del massacro, qui alla stazione Centrale. Attualmente sta avendo dei colloqui privati con le forze dell’ordine per cercare di capire in che modo si stiano conducendo le indagini e le operazioni di soccorso, ma soprattutto per capire come agire. Qui la situazione è disperata, il bilancio delle vittime sale continuamente…”
—
“Tamara, sei in ritardo!”
La ragazza si scusò con il collega, Roberto, e tutta trafelata, posò la sua borsa nel camioncino e si affrettò ad aggiornarsi sulla situazione. Roberto spese giusto alcune parole a riguardo e le lasciò il suo taccuino con gli appunti, dandole giusto un paio di consigli prima di andarsene. Ivan, il cameraman, la rincuorò con un sorriso e la aiutò a ricomporsi.
“La situazione è brutta, la gente che esce da lì o è morta o è in coma. Dobbiamo fare del nostro meglio. Ogni informazione in questo momento è d’oro”
“I militari che sono entrati nella stazione non sono ancora usciti, vero?”, si informò Tamara.
Ivan scosse la testa, confermando le parole della ragazza. Qualche minuto dopo, mentre i due cercavano di avvicinarsi a una camionetta dell’esercito per avere notizie sugli uomini mandati all’interno dell’edificio ormai da un’ora, si intravvide una figura in mimetica uscire e avvicinarsi a loro. L’andatura era incerta, la testa reclinata da un lato e non impugnava più il mitra. Nessuno poteva vederlo, ma la tuta sulla schiena era sgualcita, strappata via, e al suo posto una grande, brutta ferita sanguinava. Alcuni suoi colleghi gli andarono incontro, ma prima che potessero avvicinarlo, egli si accasciò a terra, mostrando la ferita sulla schiena. L’osservarono per un secondo, poi lo sollevarono di peso e chiamarono un medico. Tamara e Ivan vennero immediatamente, e malamente, allontanati. Il medico era visibilmente affaticato, la fronte imperlata di sudore, i guanti in lattice e il camice completamente sporchi di sangue. Vedendo la ferita sulla schiena sospirò sconsolato e alzò gli occhi al cielo, prima di mettersi all’opera e medicarlo. Le sue espressioni erano l’unica cosa visibile ai due giornalisti, cui però era stato fatto divieto di riprendere. Passò circa un quarto d’ora, quando il volto del medico scomparve e fu sostituito da delle grida strazianti. Seguirono subito una raffica di spari e ulteriori urla concitate. Tamara e Ivan non capivano cosa stesse accadendo e si scambiarono uno sguardo costernato. Ancora spari. Il medico si fece largo tra i militari, ma non si muoveva normalmente. Lo sguardo era perso nel vuoto, dalla bocca colava la bava, e dal collo in giù era un lago di sangue. Il camice e i vestiti sotto di esso erano strappati, diverse ferite simili a morsi costellavano braccia e gambe, Tamara individuò persino delle pallottole conficcate nel petto. Si trascinava a fatica, facendo schioccare in aria le mascelle ed emettendo rantoli spaventosi. Ivan era come pietrificato davanti a quella vista, che gli ricordava tanto un film dell’orrore e sarebbe rimasto fermo lì se Tamara non l’avesse trascinato via tirandolo per una manica. La videocamera cadde in terra nella fretta, ma nessuno dei due tornò indietro a prenderla. Voltandosi un istante mentre correvano verso il loro furgone, Ivan e Tamara notarono che altre persone uscivano dalla stazione, militari e civili, tutti nelle stesse condizioni del medico e del militare che aveva soccorso.
“Non dovremmo rimanere e fare notizia?” suggerì titubante Ivan.
“Stai scherzando, vero? Li hai visti quelli? È la fine del mondo!”, rispose Tamara e premette il piede sull’acceleratore per scappare il più in fretta possibile da quell’inferno.
Serie: Ticket to hell
- Episodio 1: Are we not men?
- Episodio 2: Do you know the enemy? Pt. 1
- Episodio 3: Do you know the enemy? Pt. 2
- Episodio 4: I’m gonna show my scar Pt. 1
- Episodio 5: I’m gonna show my scar Pt.2
- Episodio 6: The saints are coming pt. 1
- Episodio 7: The saints are coming pt. 2
- Episodio 8: It’s the end of the world as we know it
Ho visto ora che la tua serie proseguiva, quindi ritiro il commento precedente. Era inframezzata da altri racconti.
““Stai scherzando, vero? Li hai visti quelli? È la fine del mondo!”, rispose Tamara e premette il piede sull’acceleratore per scappare il più in fretta possibile da quell’inferno.Erica Conti18/04/2020”
Saggia donna 👏 (sto rileggendo per intero la storia 😃)
““Hanno anche già annunciato che le scuole domani saranno chiuse”, la informò Luigi.”
Esattamente quello che ci aspetterebbe come pensiero da uno studente. Anche se questa frase magari sembra non aggiungere nulla alla vicenda, per me è ottima, aumenta la credibilità. ?
Grazie, Sergio. Ho voluto comprendere un po’ tutti, non solo forze dell’ordine e giornalisti come al solito
Prima ancora di leggere, ti faccio i complimenti per il titolo, R.E.M. ?
Lieta che tu abbia colto 🙂
Inoltre, magari ti è sfuggito, ma tutti i titoli sono ispirati a canzoni 😀
In effetti “ticket to hell” mi ha fatto pensare ai The Darness!
Anche the saints are coming non Mi suonava nuovo.. Mentre know the enemy mi manca! ?
Hai indovinato sui Darkness! Per quanto riguarda le altre due Green Day e U2 😀
“ma solo coloro che li seguirono riuscirono ad allontanarsi appena in tempo, prima di sentire lo schianto e l’esplosione”.
Questa è la frase che descrive lo schianto, ma io non l’ho “sentito” lo schianto del treno. È una frase un pò debole. Hai descritto bene le reazioni di chi era sul binario, penso che se le intervalli con un dettaglio sull’arrivo del treno…il treno che si incanala nel binario centrale, o al binario infondo alla stazione il n.1 visto che nessuno sembra accorgersene, o la velocità con la quale il treno sorpassa il lento entrare in stazione degli altri convogli, o magari le urla da dentro, o magari che si scardina qualcosa nel frattempo che il macchinista perde il controllo…(tanto i treni di trenitalia vanno tutti in pezzi presto è credibile :D!)…insomma è il primo pericolo che vedono i passeggeri in stazione (i mostri arriveranno dopo) secondo il mio modestissimo parere è importante.
Ciao Erica, ti ho risposto perché anche io certe volte chiedo lumi a chi mi fa una critica, vorrei davvero sapere dove migliorare; spero di esser stata di aiuto, perchè era solo questo il fine :). Adesso scappo se no l’uomo con la mascella mi agguanta! Alla prossima!
Grazie Maria Anna! Le critiche costruttive sono sempre ben accette 🙂
Rileggerò con calma e vedrò come “incastrare” i tuoi suggerimenti.
Al prossimo capitolo!
Ciao Erica, il tuo mondo apocalittico inizia a presentare i protagonisti destinati a sopravvivere all’inferno in terra. Mi sono immersa con piacere in quest’atmosfera “Fear the Walking Dead”.
Ciao Micol,
sono contenta che finora la storia ti piaccia! Spero di risentirti nei commenti ai prossimi capitoli 😉
Poveri giornalisti che mestieraccio, non vorrei esser al loro posto! Descritto bene, ora vediamo chi sarà l’antimostro. Comgrats terribile atmosfera 😉
Ciao Maria Anna,
grazie dei commenti, mi ha fatto davvero piacere trovarne uno per ogni capitolo 🙂
Hai qualche suggerimento per arricchire la scena dell’arrivo del treno?
Spero che continuerai a seguire la storia!