Il cane nero
Serie: La bicicletta
- Episodio 1: Dall’altra parte
- Episodio 2: Il cane nero
STAGIONE 1
Marta si svegliò più presto del solito quella mattina, perchĆ© quel giorno usciva lāultimo numero del manga āLe avventure di Shintaruā: lei voleva avere tutto il tempo per comprarlo, sedersi su una panchina del parco, leggerlo e poi andare al lavoro. Si era innamorata di Shintaru, sebbene sapesse che non era reale. Nutriva la speranza che Obata Yuki, lāautrice del manga, non fosse in realtĆ una mangaka, ma piuttosto una chiaroveggente in grado di vedere eventi passati e futuri. Certo, anche se fosse stato cosƬ, non cambiava nulla nella sua vita; anche se fosse davvero esistito, il samurai Shintaru doveva essere giĆ morto da secoli. Le dava gioia il pensiero che almeno fosse vissuto davvero, nonostante non potesse comunque averlo, e si cullava piacevolmente in questāidea.
La sua lettura fu allietata dal canto degli uccelli e dal delicato profumo dei fiori, a cui si congiungeva armoniosamente lāodore del muschio bianco. Cāerano anche i consueti rumori del traffico, poco distante, ma era cosƬ concentrata che quelli non li avvertiva proprio. Tutto fu piacevole finchĆ© non giunse alle ultime pagine del volume. LƬ lesse e vide Shintaru morire, colpito alle spalle a tradimento da Koichi, il suo migliore amico: la katana era cosƬ intrisa di sangue da sembrare tempestata di rubini. Koichi lāaveva tradito e ucciso per Tsukiko, la donna che entrambi amavano; non accettava che avesse scelto Shintaru!
Quella giornata di lavoro fu più lunga e stressante del solito. Quando finalmente giunse il momento di timbrare il cartellino e tornare a casa, fu un sollievo per lei. Si trattenne ad accarezzare, nutrire e coccolare un poā Luna, una gatta randagia che bazzicava nei paraggi, a cui tutti i dipendenti si erano affezionati e non mancavano mai di portare qualcosa da mangiare. Prima di montare sulla bicicletta, sistemò con cura la sua borsa a tracolla nel portapacchi anteriore; le sarebbe stata dāimpiccio averla addosso mentre pedalava.
Poco tempo dopo, Marta stava pedalando agilmente verso casa; era stanca del suo lavoro da stagista sfruttata e sottopagata, ma non trovava di meglio: āChi ci riesce in Italia oggigiorno?ā si disse lungo la pista ciclabile quando, allāimprovviso, sentƬ un ringhio spaventoso. Si voltò e vide un grosso cane nero correre verso di lei. Che fosse malintenzionato lo dimostravano non solo i vari ringhi e latrati, ma anche la bava alla bocca e quel suo guardarla come se fosse un bel bocconcino da addentare. A quel punto, fu presa da una grande paura e si mise a pedalare quanto più velocemente poteva.
Per quanto si sforzasse, per quanto stesse pedalando al massimo delle sue possibilitĆ umane, notò con sommo orrore, poichĆ© di tanto in tanto voltava la testa per controllare la distanza tra lei e quella bestiaccia, che il cane si stava avvicinando: lentamente certo, ma costantemente. Pensò di usare la borsa a suo vantaggio. Staccò per poco tempo una delle due mani dal manubrio, quel tanto che bastava a prenderla e calibrare bene il lancio: intendeva infatti usarla come arma contro il cane; sebbene potesse fargli poco male, sperava almeno che lo rallentasse un poā. CosƬ gliela scagliò contro con forza.
Il cane accusò il colpo, ma non troppo; si fermò, aggredƬ la borsa e la fece a brandelli. Mentre ciò accadeva, Marta lo stava guardando e continuava a pedalare a più non posso. Si sorprese lei stessa per il suo rammarico riguardo alla brutta fine della borsa e del suo contenuto! Certo, ci teneva a quella borsa e vi erano dentro oggetti a cui teneva molto, come lāultimo numero del suo manga preferito, una foto della sua migliore amica, il suo cellulare e varie altre cose; ma accidenti, qui ne andava della sua vita! E lei si preoccupava di questo? Se ci fosse stato persino il suo ricordo dāinfanzia più caro lƬ dentro, chi se ne fregava se finiva distrutto per salvarle la vita! Non che avesse guadagnato molto tempo da quel diversivo, ma forse abbastanza per fare la differenza tra la vita e la morte.
Continuava a pedalare, benchĆ© avesse il fiatone e fosse stanca, ma sapeva che non sarebbe durata ancora molto. Allāimprovviso notò qualcosa di molto strano dritto davanti a sĆ©: era come se in mezzo alla carreggiata ci fosse una lastra di vetro. āNon vetro,ā si disse, quando potĆ© osservare meglio, āsembra piuttosto un muro dāacqua sottile come un velo.ā In entrambi i casi, ciò che stava vedendo non aveva senso. Lei non aveva scelta se non andargli contro; se si fosse fermata, il cane lāavrebbe divorata di sicuro. Qualunque cosa fosse, non rallentò minimamente lāandatura e, quando ormai era alla distanza di un respiro, benchĆ© si ripetesse āquello non ĆØ vetro,ā chiuse gli occhi per evitare eventuali schegge e si preparò allāimpatto.
Non ci fu alcun impatto; chi assistette alla scena la vide sparire allāimprovviso come se fosse entrata in una galleria. Non cāera nulla lƬ che potesse spiegare il fenomeno, eppure i pochi testimoni avrebbero giurato di averla vista sparire cosƬ: più rapidamente di una nuvola di fumo, proprio come se fosse entrata in un tunnel. Certo, era sera, ma lāintero isolato era illuminato quasi a giorno dai lampioni, quindi non cāera possibilitĆ dāabbaglio alcuno. Naturalmente videro anche il cane che la stava inseguendo, ma questo, a differenza sua, continuò la sua corsa lungo la pista ciclabile e si fermò solo quando si rese conto che la sua preda era svanita.
Continuò a pedalare ad occhi chiusi per un poā; li riaprƬ solo quando giudicò che, se impatto doveva esserci, ci sarebbe giĆ stato da tempo. Come primissima cosa, fu colpita dal fatto di ritrovarsi in pieno giorno; āera sera fino a poco fa ā pensò sbigottita; poi dal fatto di non trovarsi più in un ambiente urbano, bensƬ naturale. Istintivamente voltò il capo allāindietro e vide il cane continuare la sua corsa lungo la strada fino al punto dove cāera quel muro dāacqua, o qualunque cosa fosse, per poi sparire dalla sua vista nel preciso istante in cui avrebbe dovuto attraversarlo e continuare lāinseguimento.
Serie: La bicicletta
- Episodio 1: Dall’altra parte
- Episodio 2: Il cane nero
Una bella lettura!
Spero che apprezerai anche il seguito. Ah piccola precisazione: Nel seguito avrei voluto sviluppare di più descrizioni e personaggi, quasi 800 parole il capitolo due… qualcosa avrei potuto aggiungere oltre quanto ho giĆ messo, ma sai una cosa? mi sono resa conto che facendo al 100% come avrei voluto avrei: 1) Appesantito il racconto. “) distratto dal focus. 3) rischiato di incrinare la sospensione di credulitĆ . 4) forse annoiato qualcuno 8esagerando il rischio c’ĆØ, hai presente tipo come inizia Manzoni? quel ramo del lago di Como e bla bla bla…. un mortorio). quindi sƬ belle descrizioni sensoriali e l’approfondimento dovuto dei personaggi ci saranno MA non aspettatevi di più.
Sembra che la protagonista abbia trovato un varco verso un altro universo. Mi piace molto quello che scrivi. Grazie per la lettura, Teresaššš
Sono felice che ti sia piaciuta cosƬ tanto. Spero che il gradimento aumenti, con i prossimi tre capitoli.