La discesa

Serie: La buca


Quando mi arrivò la telefonata di Sammy stavo osservando soddisfatto la mia immensa collezione di minerali. Risposi. Dopo aver messo il telefono tra la spalla e l’orecchio accesi la mia amata sigaretta mattutina.

<< Buongiorno Dario, dormito bene? O hai passato la notte a farti le seghette sui tuoi minerali?>> esordì Sammy.

<< Che ridere Sè…quindi? Qualcosa di interessante?>>

<< Interessante è un parolone…>> fece una pausa per poi sospirare, evidentemente si stava godendo anche lui la sua sigaretta mattutina.

<< Un ragazzino è caduto in una buca…>>

<< E cosa c’è di interessante?>> chiesi prima di perdermi in una nuvola di fumo.

<< La buca…pare ci sia qualcosa di strano con la buca, vuoi venire a fare qualche analisi?>>

<< Va bene, non ho niente di meglio da fare. Mandami l’indirizzo>>

Sammy era il capo della polizia locale e io un laureato in geologia tornato nel paesino d’origine, spesso mi chiamava giusto per farmi passare il tempo o darmi qualcosa da analizzare per divertimento. Prima del mio ritorno ci conoscevamo solo di vista ma con il tempo avevamo stretto parecchio. Eravamo completamente diversi, io ero introverso e preferivo starmene a casa a guardare i miei minerali o un bel film, sempre munito delle mie adorate sigarette. Sammy invece era un uomo del popolo, chiacchierone e sempre pronto a prendere in giro o far ridere ma mai con cattive intenzioni, adorava passare le notti nei bar a parlare con gente di ogni tipo. Anche lui sempre munito delle sue adorate sigarette. Scherzavamo spesso su come la nostra passione per quei momenti di silenzio accompagnati da un buon “tabbaccone” fosse l’unica cosa che avevamo in comune.

Quando arrivai, davanti alla casa, c’era un uomo seduto sul marciapiede del vialetto. Occhi spalancati, denti serrati si dondolava avanti e indietro fissando il vuoto. Diciamo che a primo impatto sembrava un po’ eccessivo per una brutta caduta. Con lui c’era Sammy che mi fece un cenno serio venendomi incontro.

Si avvicinò e mi sussurrò << Senti qui la cosa è molto più grave di quanto pensassi, forse stavolta le tue analisi potrebbero essere davvero utili >>

Mi accompagnò sul retro della casa dove si estendeva una lunga prateria completa di sporadiche balle di fieno. Lì, nel bel mezzo del nulla, risaltava per contrasto un fosso di media grandezza, mi avvicinai e mi sporsi per cercare di guardare al suo interno, l’oscurità più totale riempiva quella semplice buca all’apparenza normalissima. Prelevai in fretta i miei campioni di terra.

<< Insomma? Si può sapere di che si tratta?>> chiesi a Sammy mentre accendevo una sigaretta

<< Il ragazzino…non si trova, l’ultima volta è stato visto cadere nella buca ma non risponde…ci servono i tuoi test sulla profondità per capire se e come possiamo scendere lì sotto>>

Per un momento lo fissai perplesso, presi dal mio zaino un bastoncino fluorescente e lo gettai nella buca, si perse quasi subito nell’oscurità. Rimanemmo qualche secondo ad aspettare che atterrasse sul fondo…silenzio. Ci guardammo a vicenda stupiti e avviliti, per il ragazzino non sembravano esserci molte speranze.

<< Se è veramente così profondo servirà tutta la mia attrezzatura per poter scendere>> dissi

<< Io lì dentro non ci vado…la mia claustrofobia mi ucciderebbe dopo neanche un metro di discesa, la soluzione migliore è che vada tu>>

<< Io?!>> quasi mi cadde la sigaretta di bocca

<< Hai esperienza e sai come usare la tua attrezzatura, chi altro ci dovrei mandare?>>

Erano anni che non facevo un’escursione geologica e, a dire la verità, non sono mai stato neanche un granché, bisognava essere lucidi e concentrati mentre io ero spesso ansioso e non riuscivo a ragionare bene sotto pressione. Arrivato a casa analizzai i campioni di terra tra una sigaretta e l’altra con un sottofondo jazz che colorava l’atmosfera. Niente di strano, sembrava una semplice buca come quelle scavate dagli animali in inverno.

Sammy suonò il campanello e aspettò qualche secondo per poi rintronarmi con una lunga citofonata assordante, faceva sempre così era quasi un rituale. Bevvi di fretta il caffè ancora bollente e lo raggiunsi di corsa con l’attrezzatura per scendere nella buca. Il tempo era peggiorato e grosse nuvole erano venute ad oscurare il cielo del nostro piccolo paese. Saliti in macchina mi preparai per la nostra rigorosa “sigaretta in macchina” a cui non avremmo mai rinunciato.

<< Cazzo, i tabbacconi…>>

<< Tieni >> disse Sammy porgendomi una sigaretta

La presi ringraziandolo tra un’imprecazione e l’altra e la accesi

<< Sono un po’ nervoso…>>

<< Oh qualsiasi cosa, pure che ti viene un po’ d’ansia me lo dici e ti tiriamo su ok?>> disse guardandomi con fare rassicurante

Sorrisi, ma solo per gentilezza poi abbassai lo sguardo << E se invece arrivassi in fondo? …se trovassi il corpo del ragazzino?>>

Ero ancora un povero illuso.

Mentre Sammy mi stringeva l’imbracatura gettai un’occhiata preoccupata alla buca, aveva un non so che di attraente, il buio pesto che la riempiva attirava il mio sguardo come un buco nero attira la materia.

<< Se qualcosa non va me lo dici in radio e ti tiro su, se non ti sento per troppo tempo ti tiro su, se ho un brutto presentimento ti tiro su ok?>> disse Sammy con estrema serietà

Annuii e cominciai a calarmi. La luce della torcia si perdeva subito nell’oscurità e non sembravano esserci pareti, stavo letteralmente penzolando nell’oscurità. Cercai di rimanere calmo e comunicai a Sammy che per il momento non c’erano problemi. Alla distanza di un braccio dall’entrata cominciai a provare un’insolita sensazione di crescente benessere, alzai lo sguardo e notai che il cerchio di luce da cui ero entrato era scomparso, non mi interessava. Quella sensazione di benessere si stava trasformando in un piacere fisico e quasi spirituale senza paragoni, sentii ogni singola particella dell’universo pulsare all’unisono come un unico essere onnipresente.

Uno strattone mi strappò a quella beatitudine, al che cominciai a gridare e a dimenarmi << lasciatemi! Lasciatemi andare! È qui che devo stare, è qui che dovrebbero stare tutti!>>

La grossa mano di Sammy piombò dal cielo sulla mia guancia destra << Oh Dario stai calmo! Calmati Cristo!>>

<< V-voi n-non capite…>> stavo riprendendo contatto con la realtà, dentro la buca avevo dimenticato cosa stavo facendo, perché ero lì. Scossi la testa e mi toccai la guancia gonfia.

<< Che diavolo è successo là dentro?>> tuonò Sammy

<< Niente…portami a casa>> sussurrai con lo sguardo perso nel vuoto

<< Dimmi che è successo>>

<< No>> e in quel momento decisi che non avrei più parlato per tutto il tragitto fino a casa.

Così fu, non fiatai per tutto il tempo, accesi una sigaretta che buttai dopo due tiri, fumare in quel momento mi sembrava futile e privo di qualsivoglia senso. La malinconia mi pervase al pensiero che mi fosse stato tolto anche quell’ultimo piacere quotidiano.

Serie: La buca


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Discussioni

  1. Bel racconto intrigante e misterioso. La storia si sviluppa bene e anche i dialoghi sempre credibili, non fanno altro che tenere ben saldo il lettore alla trama. Unica nota, inizierei i discorsi diretti con la lettera maiuscola.
    Attendo il seguito.
    Alla prossima lettura.