
LA FAMIGLIA DI BOROTALCO E IL GATTO FUFFY
Serie: IL MIO CANE BOROTALCO
- Episodio 1: IL CIONDOLINO D’ORO
- Episodio 2: GITA ALLA FATTORIA MILESI
- Episodio 3: LA FAMIGLIA DI BOROTALCO E IL GATTO FUFFY
- Episodio 4: IL MAIALE GIGANTE
- Episodio 5: ARRIVANO I LUPI IN FATTORIA
- Episodio 6: BOROTALCO ENTRA IN CHIESA E SPAVENTA I FEDELI
- Episodio 7: LA LOTTA
- Episodio 8: ADDIO BOROTALCO
STAGIONE 1
«Non si preoccupi, signore» disse mia madre con un sorriso timido e affabile, «il cane non mi disturba affatto, è solo la sua imponenza a mettermi un po’ di apprensione», continuò, giustificando il suo atteggiamento timoroso.
Mia madre non aveva mai avuto un cane prima di Borotalco e quindi non riusciva ancora a capirne il linguaggio. Solo chi ha avuto un cane impara a capirne le intenzioni. Le capisce dagli occhi, dalla coda e dalla bocca. Nonostante tutto però, lentamente, anche lei si stava affezionando a Borotalco.
Quel cucciolo, senza che ce ne rendessimo conto era ormai entrato nel cuore di tutta la famiglia e tutti gli volevamo un gran bene.
Appena Vento rivide il suo cucciolo, subito lo riconobbe e iniziò a leccargli il muso, mentre Borotalco gli saltellava attorno pieno di allegria. All’improvviso spuntarono da dietro l’angolo della casa altri cani. Era la madre di Borotalco con altri due cuccioli, i suoi fratelli. Mio padre aveva proprio indovinato, Borotalco aveva bisogno di rivedere la sua famiglia e ora che stava con loro era più felice.
«Che carini!» Esclamò mia madre accovacciandosi per accarezzare i fratelli di Borotalco.
Dopo qualche carezza sulle loro testoline compiaciute e una carezza affettuosa, ma anche un po’ timorosa, sulla testa della loro madre, chiese al signor Milesi: «Come si chiamano questi cani?»
«Questa bella signora si chiama Bianca ed è la madre del vostro Borotalco e di questi altri due giovanotti» disse il signor Milesi, sollevando da terra i due cuccioli con le sue grosse mani. «Lei è una femmina e si chiama Neve, mentre al fratello, che come può notare ha un’insolita macchia nera sulla fronte, non abbiamo ancora dato un nome».
«Come mai non gli avete ancora assegnato un nome?» Domandò mia madre.
«Neve verrà a prenderla il fratello di mia moglie, la prossima settimana, mentre il signorino Macchianera l’ho promesso al proprietario dei terreni confinanti con la nostra fattoria. Avrei voluto tenerlo per me, ma gli devo dei favori e non posso negarglielo. Tra qualche giorno lo porterà via e sarà lui a dargli un nome» rispose il signor Milesi con un velo di tristezza negli occhi.
Lasciammo Vento e la sua famiglia riuniti insieme, mentre noi altri entrammo in casa per pranzare. La signora Adele era una cuoca veramente eccellente, c’erano dei formaggi così squisiti che ancora mi sembra di sentirne in bocca il sapore.
Il pranzo fu delizioso e i signori Milesi furono veramente gentili e ospitali con noi. I proprietari di quella fattoria non si facevano mancare proprio nulla.
Tra gli altri animali, avevano in casa anche un gattaccio grigio che si chiamava Fuffi ed era veramente strano. Aveva il pelo grigio scuro che sembrava un po’ bagnato con delle striature rossastre sulla schiena.
Aveva gli occhi di colori diversi, uno era d’un azzurro pallido e l’altro era castano scuro.
Il Signor Milesi ci spiegò che l’occhio azzurro in realtà era un occhio cieco. Il gatto da piccolo aveva preso una grave infezione agli occhi che poteva anche farlo morire. Era una specie di tracheite virale che aveva ereditato dalla propria madre, mentre era ancora nella pancia di lei, e oltre alla gola colpi-va anche gli occhi, fino alla cecità .
Furono entrambi curati con antibiotici, ma la madre non riuscì a salvarsi, mentre il piccolo Fuffi, dopo che la forte tracheite lo ridusse pelle e ossa, riuscì a trovare la forza di vincere l’ombra della morte che ormai gli stava addosso, ma non riuscì a salvare entrambi gli occhi e perse per sempre l’uso del suo occhio destro. Era un po’ bruttino Fuffi e aveva l’abitudine di camminare sotto al tavolo, strofinando la schiena sui piedi e sulle caviglie dei commensali. Forse voleva convincerci a dargli un po’ di cibo o molto più probabilmente era il suo modo di manifestare affetto. Il signor Milesi si accorse che il gatto stava dando fastidio e lo mandò fuori, chiudendo la porta per non farlo rientrare. Passarono pochi minuti e lo sentimmo miagolare e soffiare, stava litigando con Borotalco e i suoi fratelli che invece volevano solo giocare.
Dopo pranzo, il signor Milesi volle far assaggiare ai miei genitori un liquore d’erbe che aveva preparato con le sue mani, ma ci tenne a precisare che era una ricetta segreta di sua madre.
«Sa di buono, ma fa girar la testa» disse il signor Milesi «vi consiglio di assaggiarlo piano e di non lasciarvi sfuggire alcuna sfumatura del suo sapore unico, così non vi dimenticherete mai più dell’amaro di casa Milesi. Alla salute!» Continuò alzando il bicchierino in segno di brindisi.
«Alla salute!» Fecero eco tutti gli altri.
Mentre i miei genitori si trattennero in casa per assaggiare quel liquore e fare quattro chiacchiere con i coniugi Milesi, Luigino ed io che eravamo troppo piccoli per gli alcolici decidemmo di uscire in cortile per giocare e per fare un po’ d’esplorazione in fattoria. La tenuta dei signori Milesi era molto grande. C’erano vigneti, campi di nocciole e alberi sparsi a perdita d’occhio. Nel bel mezzo del campo di nocciole c’era il recinto delle oche e delle galline.
Quando ci avvicinammo, ci accorgemmo che nel recinto oltre alle oche che camminavano avanti e indietro col loro passo goffo, e alle galline ruspanti, c’erano anche due grossi tacchini vecchi e spennati.
Li guardammo per un po’, ci divertimmo a stuzzicarli con delle marze di noccioli e poi convinsi Luigino a seguirmi nell’esplorazione della fattoria.
Vedemmo da lontano uno stabbiolo fatto di pietre, senza le porte e con un recinto di rete metallica all’esterno e lo scegliemmo come nostra prossima destinazione esplorativa. Avevamo conservato le marze dei noccioli, così eventualmente potevamo difenderci dai serpenti o da qualche animale selvatico inaspettato. Arrivati all’ingresso, entrammo con cautela, io avanti e Luigino dietro, perché non sapevamo cosa avremmo trovato dentro. Con grande sorpresa scoprimmo che si trattava di un recinto vuoto o almeno così sembrava.
Serie: IL MIO CANE BOROTALCO
- Episodio 1: IL CIONDOLINO D’ORO
- Episodio 2: GITA ALLA FATTORIA MILESI
- Episodio 3: LA FAMIGLIA DI BOROTALCO E IL GATTO FUFFY
- Episodio 4: IL MAIALE GIGANTE
- Episodio 5: ARRIVANO I LUPI IN FATTORIA
- Episodio 6: BOROTALCO ENTRA IN CHIESA E SPAVENTA I FEDELI
- Episodio 7: LA LOTTA
- Episodio 8: ADDIO BOROTALCO
Ciao Luca, il tuo è veramente un bel racconto. La scrittura serena e senza fretta aiuta il lettore a ‘partecipare’ a quanto accade. Le digressioni sulle abitudini dei cani sono molto interessanti e io, che sono ‘mamma’ di due, mi ci ritrovo.