L’Enigma di Josh

Josh si svegliò con le mani incatenate. Si trovava in una stanza che appariva come una sorta di scantinato e non ricordava nulla. Non riusciva a comprendere chi e per quale ragione lo avesse portato lì. Poi un telefono iniziò a squillare. Era lì, accanto a lui. Si rese conto che le catene gli consentivano di muovere le mani quel tanto che bastava per alzare il ricevitore.

Lo sguardo dell’uomo corse disperatamente intorno alla stanza, cercando una via di fuga. Ma l’unica luce proveniva da una piccola finestra in alto, quasi completamente ostruita da vecchi mobili impolverati e ragnatele. L’umiditĆ  della stanza gli gocciolava sul volto, e l’odore di muffa riempiva i suoi polmoni.

Poi i suoi occhi si fissarono sul telefono che continuava a squillare insistentemente. Un lampo di paura attraversò il suo viso mentre alzava il ricevitore, tremante.

“Chi sei?” chiese l’uomo.

“E chi sei tu?” rispose una voce fredda dall’altra parte della linea. La domanda sembrava non avere un senso.

Non c’era alcuna traccia di emozione nella voce dell’uomo al telefono, solo un tono calmo e glaciale che fece rabbrividire Josh.

“Ti ho messo lƬ per un motivo,” continuò la voce fredda. “Devi risolvere un enigma, un puzzle. Se riesci a farlo, ti libererò.”

L’uomo bloccò un singhiozzo di terrore, cercando di ignorare il freddo e la paura che lo attanagliavano.

“Che enigma?” balbettò.

“Troverai tutto quello che ti serve nella stanza,” rispose la voce. Poi la linea cadde.

Josh rimase lƬ per un momento, il ricevitore ancora attaccato all’orecchio, la voce fredda sbiadita nel silenzio. La paura era stata sostituita da una sorta di determinazione.

Riagganciò il telefono e iniziò a esaminare la stanza. Non era più solo un luogo umido e malsano; era un puzzle da risolvere, una sfida da superare se voleva ritrovare la libertà.

I vecchi mobili impolverati sembravano, ora, nascondere indizi. Rovesciò sedie e tavoli, aprƬ cassetti polverosi e rovistò tra vecchi abiti e giornali. Non c’era quasi nulla che potesse aiutarlo.

Il tempo sembrava dilatarsi mentre la disperazione cresceva. Poi, qualcosa attirò la sua attenzione: un vecchio quadro appeso alla parete, raffigurante un paesaggio invernale. Era strano quel quadro, in un luogo simile. Lo tolse dalla parete e lo esaminò più da vicino. Sul retro del dipinto, trovò un pezzo di carta piegato.

Era una serie di numeri e lettere senza un senso apparente: “3A2B4C1D”. Josh esaminò il foglio. Questo doveva essere l’enigma di cui aveva parlato la voce misteriosa al telefono. Si sedette sul pavimento freddo e umido, il foglio di carta stretto tra le mani tremanti. Gli occhi erano fissi su quella serie…cercava febbrilmente una soluzione.

Guardò nuovamente i numeri e le lettere scritti in modo apparentemente casuale. 3A2B4C1D…cosa poteva significare?

Iniziò a ragionare ad alta voce, cercando di dare un senso alla sequenza di caratteri. “Forse ĆØ un codice o una combinazione?”

Ripeté più volte la sequenza, cercando di trovare una logica.

La stanza sembrava ancora più silenziosa. L’unico rumore era il suo respiro affannoso tra le pareti. Poi il suo sguardo cadde su un vecchio orologio appeso alla parete opposta. Era fermo alle 3:24 ma sotto le lancette erano presenti lettere anzichĆ© numeri.

ā€œI numeri potrebbero far riferimento alle ore della giornata e le lettere a quelle sotto le lancetteā€. Rapidamente si alzò e corse verso l’orologio.

Josh riordinò i numeri e le lettere riportate sul foglio: “A3, B2, C4, D1”. La sua mente lavorava freneticamente mentre tentava di far combaciare i numeri con le lettere sull’orologio.

“Cosa potrebbe significare? C’ĆØ qualcosa che mi sfugge?” si chiese Josh, mentre passava una mano tra i capelli in preda all’ansia.

Si avvicinò ancora di più all’orologio. Le lettere riportate corrispondevano alla sequenza. A, B, C, D al posto delle classiche ore del giorno 1, 2, 3, 4. Non poteva essere una coincidenza. Ma i numeri dopo le lettere?

Tentò di muovere le lancette dell’orologio per farle combaciare con quanto riportato sul foglio ma sembravano incollate sul quadrante. Ci riprovò. Spostò la lancetta delle ore prima sulla A, poi sulla B, sulla C per poi concludere con la lettera D. Ma nulla. Poi fece un nuovo tentativo. Lasciando la lancetta delle ore sulla lettera D, che corrispondeva alle 4, fece fare 3 giri alla lancetta dei minuti, poi due, quattro e, alla fine, un solo giro. La lancetta delle ore rimase ferma. SentƬ un rumore provenire dal retro dell’orologio. Lo tolse dal muro per vedere cosa nascondesse. Dietro di esso, c’era una piccola cassetta nascosta.

Josh aprƬ la cassetta e dentro vi trovò un’altra serie di numeri e lettere: “5E6F7G8H”. La sequenza sembrava la naturale prosecuzione della precedente.

Si sedette di nuovo sul pavimento e iniziò a decifrare il secondo enigma.

Passarono ore e Josh perse il senso del tempo. Si accorse, guardandosi intorno ripetutamente e cercando indizi, fino allo stremo delle forze, in ogni angolo, che in vari punti della stanza qualcuno aveva lasciato minuscoli foglietti di carta con l’indicazione di un numero e una lettera. Non ci aveva fatto caso quando si era risvegliato incatenato. Erano ben nascosti. Ogni numero della sequenza corrispondeva a un punto preciso della stanza.

Il “5E” puntava a uno scaffale, il “6F” all’angolo tra il vecchio armadio e la porta, il “7G” al lampadario pendente dal soffitto e infine l'”8H” al tappeto di fronte al camino spento. Si alzò. Si avvicinò prima allo scaffale, poi all’armadio, quindi al lampadario e infine si fermò davanti al tappeto.

Sotto lo scaffale c’era una chiave arrugginita. L’angolo tra l’armadio e la porta nascondeva un piccolo bussolotto con quattro minuscoli lucchetti e le relative chiavi. Il lampadario nascondeva un piccolo foglio di carta. Josh lo prese e lo aprƬ. Era una mappa del pavimento, con un cerchio dove si trovava il tappeto.

Trattenendo il respiro, si chinò e lo sollevò. Era decisamente pesante. Sotto c’era un’anta di legno ben nascosta nel pavimento. La chiave entrò perfettamente nella serratura.

La fece girare, lentamente, fino a sentire un click.

L’anta si aprƬ rivelando una scala stretta e scura che sembrava portare ad un sotterraneo. Armato solo della sua determinazione, Josh iniziò la discesa.

Le pareti erano umide e rivestite di metallo grezzo. A ogni passo, il rumore dei suoi piedi risuonava in tutta la stanza.

Alla fine delle scale, una porta di metallo massiccio bloccava il suo cammino. Quattro minuscoli fori per le chiavi erano allineati sul lato destro della porta.

Josh prese il bussolotto trovato nell’angolo tra l’armadio e la porta e iniziò a provare le chiavi dei lucchetti nei fori. Dopo diversi tentativi falliti, finalmente tutte le chiavi si inserirono perfettamente.

Con un rumore stridulo di metallo contro metallo, la porta si aprƬ rivelando una stanza illuminata da una singola lampadina penzolante. Al centro del pavimento, c’era un tavolo di legno con sopra un altro foglio di carta.

Josh si avvicinò con cautela, prendendo il foglio tra le mani tremanti. C’era una frase scritta con inchiostro nero, “La risposta ĆØ dentro di te”.

Confuso, si guardò intorno, ma le uniche cose presenti nella stanza erano il tavolo e la sedia. Tornò al foglio, cercando qualche indizio nascosto nelle parole. Non c’erano punti o virgole strani, nessuna lettera maiuscola fuori posto, tutto sembrava ordinario.

“La risposta ĆØ dentro di te,” mormorò a se stesso, perdendo la speranza. Poi, un pensiero attraversò la sua mente. Si toccò il petto, sentendo il battito del suo cuore.

Ripensò alle lettere sull’orologio, ai punti precisi della stanza che aveva collegato alla sequenza del codice e infine alla frase sul foglio. “Dentro di te”.

La soluzione si stava avvicinando e la veritĆ  stava prendendo corpo. La risposta finale all’enigma era, forse, nella sua persona?

Josh si sedette sulla sedia di legno, posando il foglio sul tavolo davanti a lui. Ripensò a tutto quello che aveva fatto per arrivare fino a quel punto. Ricordò le lunghe ore passate a decifrare i codici, l’eccitazione quando aveva scoperto ogni nuovo indizio, la paura di fronte a una soluzione che appariva lontana e improbabile. Tutto ciò aveva avuto origine dentro di lui, dalla forza della sua volontĆ , dalla sua determinazione, dal suo innato senso della curiositĆ .

“La risposta ĆØ dentro di te”.

Iniziò a controllare, nonostante le catene che gli impedivano gran parte dei movimenti, ogni parte del corpo. Dal collo alle caviglie. Nella tasca dei pantaloni trovò una chiave che gli consentì di aprire il lucchetto che teneva bloccate le catene. Non si era mai reso conto di averla in tasca. Era sempre stata lì. Troppo preso dagli enigmi e dalla loro misteriosa soluzione, non ci aveva minimamente pensato. Si liberò, dunque, dalle catene.

Un sorriso si dipinse sul viso, raccolse il foglio di carta e si alzò dalla sedia. Tornò indietro lungo la scala, attraverso l’anta nascosta nel pavimento e nella stanza in cui si era ritrovato tramortito e incatenato. Si fermò davanti all’orologio. ā€œStrano funzionamentoā€ disse quasi con tono di scherno nell’osservare il bizzarro quadrante. La paura lo aveva abbandonato.

La porta della stanza era aperta. Era finalmente libero.

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Discussioni

  1. Mi hai tenuta incollata fino alla fine immaginando di esserci io, dentro al racconto. Mi colpisce il significato che hai voluto dare a questa frenetica ricerca cui ci sottoponiamo ogni giorno, per poi tornare a noi, unici custodi della soluzione.

    1. Lo scopo di chi ha architettato l’enigma può essere duplice: divertirsi semplicemente (si fa per dire) alle spalle di Josh o insegnargli, con una certa dose di “sadismo”, ad avere la mente più aperta e cercare soluzioni dove non pensava di trovarle.

  2. Ciao Rossano,
    Ammetto di aver avuto una certa ansia per 3/4 di racconto.
    Ma il finale mi ha ripagata di tutta quella tensione accumulata.
    Trovo molto bello il messaggio che hai voluto trasmettere: credo che dovremmo ricordarci tutti più spesso che le risorse di cui abbiamo bisogno sono dentro di noi.

    Complimenti!

    1. Essendo un racconto fondamentalmente thriller, ĆØ normale ci sia un certa ansia. Un po’ aiuta. Per il resto, direi che le risorse sono assolutamente dentro di noi. Il protagonista si ĆØ impegnato fino all’ultimo respiro per trovare la soluzione agli enigmi proposti per liberarsi. Ma la soluzione era decisamente più semplice.

    1. In effetti ci sono vari “ingredienti”. Come detto in risposta al commento di Giuseppe, il rischio ĆØ sempre quello di creare un po’ di confusione. Ed ĆØ anche piuttosto elevato. Sono contento, in questo caso, che la lettura sia risultata scorrevole.

  3. La cover, splendida, mi ha ricordato il personaggio “L’enigmista” di Batman.
    Iniziando a leggere, invece, mi sono ritrovato a pensare un po’ alla saga di “Saw”. Ma, poi, continuando la lettura ho avuto sentori di quei videogiochi a tema “Escape”.
    Solo alla fine si rende evidente il significato più profondo, quello vero.
    Davvero un bel racconto!

    1. Grazie per la lettura e per l’apprezzamento. C’ĆØ, in effetti, un po’ di tutto. Il rischio ĆØ sempre quello di non riuscire ad amalgamare bene gli ingredienti, creando una macedonia confusa. Ma vale sempre la pena, secondo me, rischiare.