
Lettera ad un’amica
Carissima,
Ma quanti anni saranno passati? Devo ammettere che rivederti, mi ha fatto molto piacere. Ne è passata di acqua sotto i ponti.
Sinceramente, ho perso il conto di quello che ci è successo.
E tu, comunque, sei sempre stata presente.
Ne hai viste di cose, o sbaglio? Cose belle e cose brutte.
Ti ricordi il bambino che, quel pomeriggio, piangeva disperato? Era piccolo, avrà avuto cinque o sei anni. Ce lo siamo ritrovato all’improvviso e non c’era verso di farlo calmare, piangeva a singhiozzi, perché la madre sembrava sparita nel nulla. Poi, per fortuna, lei è passata proprio di là. Quando l’ha visto, è corsa come un fulmine, urlando come una pazza. «Adesso gli darà un bel ceffone» ci siamo detti tutti. Era spaventata a morte, bianca in faccia come un cencio. Invece, no, tutto il contrario. Se l’è preso e stretto forte in petto e gli ha chiesto pure scusa. Lei a lui. Io, in quel gesto, personalmente, ci ho visto tutto l’amore del mondo.
Oppure, il tizio sempre ubriaco. Ubriaco lercio, già dalla mattina presto, che barcollando e sbiascicando parole senza senso, arrivava a tastoni fino a te. Ti cercava in mezzo a tutte e ti trovava, non so come facesse e, soprattutto, perché scegliesse te. Forse, gli piacevi più delle altre. Chi lo sa. E quando ti raggiungeva, finalmente, si calmava, si addormentava, come un pupetto dentro la culla e dopo aver chiuso gli occhi, gli vedevi un bel sorrisetto stampato sulla faccia.
Oppure, di quella signora parecchio in su con gli anni, che era rimasta vedova da poco, e che ci raccontava del marito morto. Di quello che facevano insieme, del fatto che tutte le mattine, prima di andare a lavoro, lui la svegliasse in un modo tutto suo e tutto particolare. Niente baci, niente carezze, niente parole. Solo la moka messa sul fuoco e il profumo del caffè che si spargeva per la casa. Lui gli faceva trovare la tazzina calda e fumante sul tavolo della cucina, con il cucchiaino e lo zucchero accanto.
Oppure, della litigata, quel giorno, tra quei due fidanzati. La ragazza che lo accusava di essere stato una grandissima merda, che non voleva essere nemmeno sfiorata da lui, che il solo pensiero le faceva schifo, perché, a detta sua, lui l’aveva cornificata con la sua migliore amica. E il ragazzo che, invece, negava spudoratamente. Lei che lo incalzava con domande precise, taglienti come lame, fatte per sputtanare, e lui che quando provava a rispondere, alzava le spalle e un pochino balbettava pure. Tipo quando t’inventi le cazzate sul momento. Dopodiché, dalla mano di lei era partita una cinquina clamorosa, a mano aperta, talmente forte che la botta, l’avevamo sentita tutti quanti. Lui, dopo la stranita, era rimasto un po’ con te, con la testa fra le mani, per poi andarsene con gli occhi bassi. Chissà, se lei lo ha poi perdonato?
E vogliamo parlare di me? Di quel giorno che mia moglie mi ha detto che era incinta, che aspettava un bimbo. Anzi, una bimba. La nostra prima figlia. Ti ricordi? Era primavera. È stato un giorno bellissimo. Memorabile. Io che, alla notizia, ho lanciato un urlo, alzando i pugni al cielo, saltellando come un demente e tutti mi hanno guardato. Ho esultato alla stessa maniera di quelle rare volte che, a calcetto, riuscivo a fare un cavolo di gol. E anche in quell’occasione, tu c’eri.
Il fatto è che di storie, te ne potrei raccontare una caterva. Veramente un’infinità. Ho preferito scriverti, perché ti ho rivista di sfuggita, mentre andavo a lavoro, di corsa, all’uscita dalla metro e mi si è riaperto il cuore. Avrei voluto salutarti e dirti che non sei cambiata di una virgola, nonostante il tempo che è passato. Magari sì, qualche acciacco ti si vede anche, ma t’assicuro poca roba, davvero. Sei sempre la più bella, la panchina più bella che io abbia mai visto. Lasciatelo dire.
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Delizioso, non ho altro da aggiungere. Bravo Alberto!
Grazie mille Giuseppe!!!
Ah quindi si stava rivolgendo a una panchina! 😅 Fantastico questo colpo di scena!
Sì, esatto! Lo so, dovrei farmi vedere da uno bravo!!! 🙂
Oh, bene, che bello!
Grazie mille a te!!!
Il finale mi ha strappato un sorriso. Ci sono posti così nel cuore di tutti noi. Pensa, che a me capita ogni volta che rientro a casa e passo vicino a un un parco che mi ospitava ogni volta che avevo voglia di stare per conto mio. Una bella lettera. Bravo 👏
Ciao Tiziana! Sono molto contento che anche tu abbia una panchina nel cuore come ce l’ho io!!!
❤️
Semplice, tenero, meravigliosamente quotidiano. Grazie Alberto
@GuglielmoFava Grazie mille Guglielmo!