LUIGI CABALLARIO

Serie: LA VALLE DELLE LACRIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Mentre nella contrada del lupo si svolge il funerale di Enea, un individuo si aggira per la città in cerca di un'abitazione.

CITTÀ

Bussò al campanello della porta. Lì fuori faceva freddo, e da qualche ora aveva iniziato a tirare un vento gelido. Attese alcuni secondi, ma non ricevette risposta. “Eppure”, pensò, “sento delle voci”.

Bussò di nuovo, ottenendo questa volta ciò che voleva.

«Un attimo!» urlò qualcuno dall’interno della casa. Nel momento stesso in cui aprì, l’individuo rimase perplesso di fronte a quella visione.

«Qual buon vento!» esclamò Luigi. Dati i loro pessimi rapporti, la visita di suo fratello non poteva che essere inaspettata. In occasione del loro ultimo incontro, infatti, tra i due era nato un duro scontro fisico durante cui erano volate anche minacce e offese gravi. Da quel giorno, entrambi non si rivolsero più la parola.

«Devo parlarti» gli rispose Gregorio. Il tono della voce era basso, quasi sommesso, ancora succube del dolore per Enea. Luigi gli fece cenno di entrare, e così fece: si accomodò, mentre suo fratello, avvolto in una vestaglia da notte, si posizionava all’altro lato del tavolo, rigorosamente distante da lui. Si poteva ben vedere in volto quanto si crogiolasse nel vederlo in casa sua.

«Vorresti offendermi come l’ultima volta?» gli chiese, retorico, suo fratello. Volle rompere quel fastidioso impasse tra loro richiamando alla memoria un evento triste, anche se il suo non era altro che un velato attacco. D’altronde, Gregorio se l’aspettava, quel colpo basso era tipico di Luigi, ma nonostante tutto lo rassicurò: «Non sono qui per rivangare il passato»

Lo guardava di sbieco, ancora carico di rabbia nei suoi confronti.

«E per cosa allora?»

«Per nostra sorella» disse, laconico. Un’espressione confusa e al tempo stesso incredula apparve sul volto dell’uomo.

«Perché?»

«È ricercata dalla polizia» iniziò a spiegare l’altro, soppesando attentamente ogni parola. Nella sua situazione, d’altra parte, non poteva far altro che raccontargli la verità. Era disposto anche ad abbassarsi a quel livello pur di ritrovare sua sorella. «La ritengono colpevole-»

Si interruppe. Il solo pensiero di Enea gli strozzò le parole in gola.

«La ritengono colpevole della morte di Enea» riprese, la percepibile fatica a pronunciare quelle maledette parole stampata in faccia.

Ma il fratello proruppe in una fragorosa risata, amplificando ulteriormente, attimo dopo attimo, la sensazione di ribrezzo provata da Gregorio.

«Avrei definito nostra sorella in tutti i modi possibili e immaginabili: sciocca, stupida, buona a nulla…ma assassina mai» commentò, visivamente divertito. «Tuttavia, devo ammettere che la notizia non mi ha spiazzato affatto.»

Gregorio amava profondamente Elena, e la riteneva la sorella migliore del mondo: dolce, gentile, premurosa, sempre pronta a sostenerti, a differenza del fratello, e non una stupida come invece affermava.

«Credi davvero che abbia ucciso suo figlio?»

Sperava di ricevere una risposta negativa, almeno un motivo per cui riporre ancora un po’ di fiducia nella sua persona.

«La ritengo capace di tutto. Anche di questo.»

Gregorio sospirò, mordendosi le labbra per resistere alla irrefrenabile tentazione di rispondergli a tono.

«Elena non ha ucciso il bambino. È impossibile.»

«E allora perché la stai cercando?»

«Sono preoccupato per lei», si limitò a rispondergli. L’altro sorrise. Quella sua espressione così enigmatica e a volte sfuggente lo angustiava fin da quando, da piccoli, veniva incolpato dei suoi guai e subiva le punizioni del padre al posto suo.

«Lo vedo, ma da me cosa pretendi?»

«Volevo chiederti se l’avessi vista negli ultimi giorni.»

«No» replicò, accompagnando la risposta con un cenno negativo del capo e una smorfia con la bocca. «Ormai non la vedo da molti mesi.»

Prese una sigaretta, la mise tra le labbra e la accese. Aveva ancora quel brutto vizio. L’odore acre del fumo permeò la stanza subitamente creando una specie di cappa all’interno dell’ambiente, già divenuto nel frattempo quasi irrespirabile.

«Comunque sia,» riprese a parlare Gregorio «se la vedessi ti chiedo di-»

Sbucate da una stanza posta proprio alle spalle del fratello e con fare lascivo, alla vista di due ragazze seminude, Gregorio restò paralizzato. Le fissò. Avevano un profumo di rose così intenso da sovrastare quasi l’odore della sigaretta. Si avvicinarono al loro amante e non appena gli furono accanto, gli sussurrarono qualcosa all’orecchio, poi, puntando lo sguardo su di lui, cominciarono a ridere sommessamente. Quanto odiava quel tipo di comportamento. L’aveva sempre considerato estremamente fastidioso e irrispettoso.

Luigi diede un bacio ad entrambe, inspirò dalla sigaretta e boccheggiò, rilasciando uno sbuffo di fumo nell’aria. «Stavi dicendo?»

Lo guardava tronfio, mentre le due donne al suo fianco sorridevano beffardamente.

«…ti chiedo di avvisarmi. Gentilmente…»

«Sarà mia premura chiamarti fratellino» rispose l’altro, canzonatorio. Dopo averlo accarezzato sinuosamente e aver scambiato ammiccamenti vari, le due ragazze tornarono nella stanza da cui erano uscite gettando, nel mentre, occhiate di complicità verso Gregorio, il quale però fece finta di non accorgersene.

«Non ti sei nemmeno presentato negli ultimi giorni» riprese, rivolto a suo fratello.

«E per fare cosa? Detto sinceramente…» ribatté l’altro. La sigaretta era finita. Con un brusco gesto della mano lanciò il mozzicone nel camino, sistemandosi subito dopo la vestaglia.

«E loro due?» gli domandò Gregorio, indicando con un cenno la camera da letto. «Hai già dimenticato Chiara?»

«Chiara è morta. Cosa avrei dovuto fare, uccidermi?»

«È morta appena tre giorni fa» precisò Gregorio, il tono severo. «Cleros mi ha riferito che è stata una brutta caduta in casa a-»

«Sì» lo interruppe Luigi. «L’altro ieri mattina era da sola ed è ruzzolata giù dalle scale. Ma non potevo comunque uccidermi.»

“Sei senza cuore” pensò l’altro. Non aveva neanche un po’ di ritegno.

Suo fratello non era mai stato in grado di provare affetto verso chiunque, figuriamoci verso quella poveretta. Gregorio l’aveva anche conosciuta: la trovava una ragazza tranquilla, gentile, sorridente ogni momento, e soltanto pensando alla mancanza di rispetto di suo fratello nei suoi confronti, pure dopo la sua tragica morte, sentiva un senso di repulsione indescrivibile.

Si alzò, avviandosi verso l’uscita.

«Ricordati di avvisarmi…» gli ripeté. Aprì la porta e fece per uscire, ma si bloccò proprio sull’uscio. Si voltò verso suo fratello in cerca almeno di una conferma.

«Lo farò…», disse quest’ultimo.

Nemmeno si salutarono. Gregorio chiuse la porta alle sue spalle e si allontanò a piedi. Sapeva, in cuor suo, che sarebbe rimasto all’oscuro di tutto.

Serie: LA VALLE DELLE LACRIME


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ottima caratterizzazione dei personaggi che, in tutta la tua serie, sono sempre o totalmente neri oppure bianchi. Questo fratello assomiglia molto alla figura paterna e, certamente, causa ribrezzo. La situazione in casa è soffocante e insopportabile e tu lo hai saputo rendere molto bene attraverso il disagio crescente di Gregorio.

    1. Mi fa piacere che sia rimasto impresso il personaggio del padre di Gregorio, significa che la caratterizzazione è ben riuscita.
      Grazie per aver letto e apprezzato !!! ❤️

  2. “Sei senza cuore” pensò l’altro. Non aveva neanche un po’ di ritegno”
    L’avrei definito in maniera più colorita. Odioso! Bravo, hai caratterizzano molto bene i personaggi. 👏 👏 👏