Mitza Manna

Serie: Le rose e le rouge


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Clara parla con Valentina per informarla che hanno arrestato Cicci, avendo perquisito la sua casa e ritenendolo responsabile della morte di Pietro.

In attesa della sua ospite Clara aveva apparecchiato il tavolino del salotto: tovaglietta bianca ricamata a mano, le ultime due tazze superstiti, di porcellana inglese, decorate con  fiordalisi e rose blu, un piattino dello stesso servizio pieno di frollini al cioccolato, e la zuccheriera, monca da un lato, del suo manico dorato. Tovagliolini di mussola bianca, con un pizzo sottile intorno, e una teiera – ancora vuota – dello stesso servizio Royal, ereditato dalla mamma, completava quel quadretto da the delle cinque, adatto a due nobildonne in abiti ottocenteschi. Aveva versato l’acqua nel bollitore e, mentre lo posava sulla piastra, il cellulare aveva iniziato a latrare.

«Ciao!»

«Ciao Clara, ho bisogno del tuo aiuto. Ho dimenticato di chiudere la rete del terzo box, cella Snoopy: sono scappati tutti, anche Pigrotto e Monchino. »

«Sto aspettando Valentina Perra, abbiamo un appuntamento tra poco.»

«Chiamala, dille che non puoi; oppure fai venire anche lei, forse così riusciamo a recuperarli tutti, prima che finiscano sotto qualche macchina.»

«Va bene, d’accordo.»

Il cellulare aveva squillato per qualche secondo. «Questa è la segreteria telefonica del numero 349 157235, se volete potete lasciare un messaggio dopo il segnale acustico.»

Un gesto di stizza, un’occhiata all’orologio sulla parete e infine un sospiro. Va beh, starà arrivando. E mentre andava a cercare gli stivali di gomma nel ripostiglio, il suono del campanello aveva confermato il suo pensiero.

«Ciao Vale.»

Il tavolino ben apparecchiato aveva attratto subito la sua attenzione.

«Aspettavi donna Marianna Manca, la marchesa? »

«Chii?»

«La marchesa di Villahermosa, discendente del duca Antonio Manca dell’Asinara.»

«Tu sai quanta simpatia io abbia per gli asini, soprattutto per quelli bianchi: sono così docili. Non ho mai dimenticato la fine che ha fatto il povero Albino. Con duchi o marchesi dell’Asinara, però, non ho avuto mai niente da spartire. Aspettavo te, per continuare il discorso che è rimasto in sospeso; purtroppo, però, è insorto un problema. Dovresti farmi un favore: accompagnarmi al canile per recuperare dei cuccioli che sono scappati da uno dei recinti.»

«Quale canile?»

«Il Pluto, a Silquà.»

«Non sapevo ci fosse un canile a Silquà.»

«È ancora in fase di completamento. Dovremmo andarci subito, se ti va, prima che qualcuno di quei cagnolini faccia una brutta fine, in mezzo al traffico della strada statale.»

«OK. Vengo volentieri. Lo sai quanto amo i cani; forse più dei loro padroni, soprattutto di alcuni che incontro per strada o di quelli che li abbandonano in giro: bastardi.»

«Prendo le chiavi del Fiorino e usciamo.»

La guida veloce lungo la strada dissestata che conduceva al canile aveva fatto sobbalzare entrambe.

«Ma… sbaglio o questa è Mitza Manna, la zona dell’ovile dove ti rifugiasti per tanti anni?»

«Sì, esatto. L’ovile di Biagio che, di recente, è diventato un canile.»

«Ma… il proprietario chi è?»

«Biagio.»

«Biagioo? Quindi è tornato?»

«Sì, è tornato a Maggio. La Toscana gli piaceva. È tanto bella – ripeteva sempre – ma –  non so se mentiva –  quando diceva che gli mancava tanto la compagnia della pecorella fuggitiva.»

«E tu, contenta che sia tornato?»

L’espressione raggiante di Clara appariva più eloquente di una semplice ammissione verbale. Nel suo sguardo era comparsa una luce nuova, senza quel velo che, in passato, avvolgeva il suo volto, come una calza grigia, sottile e trasparente. Poi sul viso era apparsa un’ombra, e con un tono mesto aveva iniziato a confidarle il suo segreto.

«Per molto tempo ho sospettato che fosse stato lui a provocare, involontariamente, la morte di Pietro. Prima di partire cercava di vendere gli ultimi capi del suo gregge, decimato dalla blue tongue. Era andato per proporgli l’acquisto. Al rientro sembrava di pessimo umore, come se fosse successo qualcosa di grave. Mi disse che avevano litigato. Pietro aveva rifiutato l’acquisto, proponendogli un prestito, con i soliti interessi da usuraio. Biagio si era sentito umiliato. Il giorno dopo aveva preso il treno all’alba, fino a Olbia, poi e si era imbarcato sul traghetto per Livorno, come se avesse i carabinieri alle calcagna.»

«Adesso, però, non hai più alcun dubbio. Se ho capito bene, è stato Francesco Bellu, il professore, a dargli quella spinta mortale, scagliandolo sul pagliaio.»

«Sì. Pietro lo ricattava. Aveva centinaia di foto compromettenti con cui lo teneva in pugno. Cicci temeva lo scandalo, pagava regolarmente e non fiatava; finché Pietro ha deciso di raddoppiare la cifra delle estorsioni.»

«Quindi è andato da lui lo stesso giorno e forse subito dopo che Biagio era già andato via?»

«Sì, probabilmente è andata così.»

In quel momento un uomo con la barba, i baffi e i capelli brizzolati, aveva spalancato il cancello in cui penzolava una grossa targa. La vistosa scritta diceva BENVENUTO NEL CANILE PLUTO.

«Ciao Biagio.»

«Ciao, venite. Due cuccioli li ho già recuperati, uno era sul retro del Lassie box. L’altro era tra il Rex e il capanno degli attrezzi. Sarebbe meglio separarci in tre direzioni diverse: strada, argine e ferrovia.»

«Come faccio a capire se appartiene a questo canile?»

«Gli evasi del box Snoopy sono tutti cuccioli e sulla targhetta del collarino hanno la stessa incisione: Pluto, il simbolo del canile. Se vuoi, puoi andare verso il fiume, lungo l’argine. È un posto tranquillo.»

«D’accordo Biagio, mi avvio. A dopo.»

«Io che faccio? Vado verso la strada statale?»

«No, Clara bella, troppo rischioso, non vorrei averti sulla coscienza, dopo averti appena ritrovata.»

«Quando smetterai di chiamarmi Clarabella? Mi fai sentire come la mucca della Disney, la fidanzata di Orazio.»

«Smetterò quando sarai la moglie di Biagio e ti chiamerò tesoro, amore, gioia mia… Ora ti abbraccio e di baci ti strazio.»

«Smettila di fare il cretino, dobbiamo andare a cercare i cuccioli.»

«Ma no, era soltanto una scusa per restare soli. Ho già ritrovato anche gli altri tre, ne manca soltanto uno: Monchino, ma con una zampa in meno e due ancora bendate, non credo sia riuscito ad andare molto lontano. Dobbiamo controllare l’unica cella che non ho ancora ispezionato: l’ultimo box, in fondo alla schiera. È già successo un’altra volta che sia riuscito a infilarsi sotto la rete del Marley, dove ci sono le due labrador che hanno partorito da poco tempo. Andiamo Clara bella.» 

Serie: Le rose e le rouge


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Discussioni

  1. Ciao Maria Luisa, il risvolto romantico bella vita di Clara ci voleva. Mi piace anche l’ ironia di Biagio. Lo caratterizza molto. Dimenticavo… La descrizione del tavolino del salotto apparecchiato per il thè, mi ha riportato alla mente una scena di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Magica e surreale. Brava come sempre 😘

    1. Ciao Tiziana, grazie. Sì, ho voluto esagerare con la scena del tavolino; credo che ormai siano usanze superate e dimenticate. Come diceva anche Cristiana, é già abbastanza quando non é ancora finito lo scottex e dei piattini ne facciamo a meno.

  2. “asini, soprattutto per quelli bianchi: sono così docili. Non ho mai dimenticato la fine che ha fatto il povero Albino. Con duchi o marchesi dell’Asinara, però, non ho avuto mai niente da spartire.”
    Favolosa…mi hai fatto morire dal ridere con questa battuta 😂

  3. Ho trovato questo episodio ‘di respiro’. Mi mancavano le tue descrizioni paesaggistiche e mi piacerebbe che ti ci soffermassi di più, come in altre serie. La Sardegna è davvero bella vista attraverso i tuoi occhi 🙂
    Il finale mi piace perché stuzzica la fantasia. E brava!

    1. Ciao Cristiana, ho avuto qualche perplessità (anzi parecchi e diversi dubbi), in questo episodio, dove ho inserito molti dialoghi e solo una minima parte narrativa e descrittiva. Sto cercando di trovare un equilibrio tra le varie forme dirette e indirette di raccontare. Continueró a sperimentare, cercando, anche grazie a voi, di ottenere un’ armonizzazione maggiore. Come mi ha detto qualche giorno fa la fondatrice del museo Ilisso di Nuoro, “la bellezza si basa sull’ armonia” e non solo nell’ arte pittorica e scultorea. Facile a dirsi ma…

    1. Sono belli davvero, sai Cristiana? Prima erano rari, adesso ci sono diversi allevamenti in varie parti della Sardegna. Hanno occhi che incantano e il pelo folto, quasi candido, che li rende molto carini.

  4. “In attesa della sua ospite Clara aveva apparecchiato il tavolino del salotto”
    L’ultima volta che ho offerto un te a un’amica, oltre ad aver scaldato l’acqua nel microonde, ho dovuto mettere uno scottex casa sotto alla tazza perché non avevo nemmeno i piattini. Che vergogna!

    1. Le mie tovagliette da te, ricamate, sono tutte ingiallite in un cassetto. Le tazze di porcellana Royal le regalai a mia suocera tanti anni fa. Dubito che le avesse usate. Lei, come mia madre e come tante altre donne con la stessa mentalità, i servizi “buoni” li riservavano agli ospiti di riguardo, cioé non li usavano quasi mai.

  5. Ciao Maria Luisa, anche io avevo lo stesso sospetto di Clara, ma sono contenta di essermi sbagliata… Anche se non escludo sorprese. Mi fa tanto piacere che Biagio e Clara siano (finalmente!) diventati una coppia o quasi.
    I dialoghi mi sono piaciuti un po’ meno del solito, mi sono sembrati un pochino ingessati. La storia, però, è sempre molto piacevole. Brava, aspetto con molta curiosità il prossimo episodio.

    1. Uhmm… Quella, secondo me, é destinata ad avere un altro destino. Di solito si dice: “Sfortunata al gioco, fortunata in amore”; oppure, direi, sentimentalmente sfigata e in…
      ripagata.
      Ciao Giuseppe, grazie. Un abbraccio.