Morte

Serie: Riflessioni


    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Morte

Penso che la morte sia uno degli argomenti che più tendiamo ad evitare nella vita di tutti i giorni. Il fatto è che questa attira sempre spiacevoli sensazioni: dolore, paura, solitudine, vergogna, incertezza. Inoltre ciascuno l’affronta in modo diverso e quindi c’è sempre del disagio nel stare insieme alla morte e a chi conosciamo. Come reagiamo? Siamo empatici? Comprensivi? Facciamo finta di non vedere la sofferenza dell’altra persona e fingiamo come se nulla fosse? Ci chiudiamo in noi stessi per proteggerci dal riaffiorare di brutti ricordi e spiacevoli emozioni? E noi stessi come ci comportiamo con la morte? Certe persone si paralizzano e diventano statue, altre si sgretolano in tanti pezzi. Alcuni non ci vedono più per le lacrime, altri ancora diventano assenti ed ermetici.

Il problema poi, è che la morte non ce l’aspettiamo mai e quella volta che riguarda persone distanti da noi, che non conosciamo o con cui probabilmente condividiamo solo il fatto di abitare sulla Terra, be’… proviamo una vergognosa indifferenza. Nella maggior parte dei casi, le persone non pensano alla morte. Quanti pensieri e riflessioni le dedichiamo durante una settimana normale? Ed è un bene. È giusto che la vita ci trascini in un turbinio di corse, impegni, attività e abitudini. Credo sia tutto ciò a farci sentire invincibili. Abbiamo troppo da fare: tanti progetti da realizzare, sogni da inseguire, prove da superare. Siamo circondati dalla vita, dalla luce. Ma se c’è luce vuol dire che da qualche parte c’è anche ombra, perché la vita non è semplice e lineare, bensì frastagliata, con alti e bassi. E ombre. Così, proprio quando ci sentiamo inarrestabili arriva lei, la morte. 

Arriva sempre in modi diversi. Coglie sempre di sorpresa. Penso siano poche e rare le persone che si sentono pronte difronte alla morte. Quando arriva non c’è più nulla da fare. Possiamo solo ritrovarci a tu per tu con quelle grandi domande che ci mettono in difficoltà. Potevo evitare che accadesse? Potevo fare la differenza? Fossi intervenuto in qualche modo o mi fossi comportato diversamente… a quest’ora sarebbe ancora qui a far parte della mia vita? Mi vengono in mente solo pochi casi che possono più o meno mettere a tacere queste domande. Parlo della vecchiaia o di quelle malattie che si annunciano per tempo ed entrano con irriverenza nella vita, stravolgendola. Quelle per cui non si può far altro che stringere i denti, sperare e combattere per ritardare il più possibile il momento. Quelle per cui non c’è cura. Forse… 

E per gli altri casi? È un bel problema. Credo entri in gioco il famoso effetto farfalla. Una nostra azione avrebbe potuto modificare il corso degli eventi. Una parola o un gesto avrebbero potuto fare la differenza. È qui che arrivano i sensi di colpa, e cominciamo a dirci se solo avessi saputo che… . Ma ha davvero senso affliggerci così? Non possiamo tornare indietro. Non possiamo riavvolgere il mondo come superman. Siamo umani e sbagliamo, magari senza saperlo. Non facciamo quella proposta che avrebbe fatto arrivare una persona anche solo cinque secondi più tardi, evitandole un incidente. Non ci addentriamo in una conversazione più profonda perché davanti a noi sembra esserci qualcuno che in mano ha le chiavi della felicità e ci sentiamo inferiori, da meno. Oppure perché davanti a noi c’è l’amico di sempre o il famigliare e troppo tardi scopriamo che non era “abbastanza forte” o che non si sentiva “abbastanza amato”. 

Non importa come. La morte riesce sempre a raggiungerci, a farci venire i brividi lungo la schiena e gli occhi vitrei. Allora ci chiediamo se siamo davvero così intoccabili. La risposta è che non lo siamo. Perché siamo vivi. Quindi, quando ci ritroviamo con la morte, lasciamoci il giusto spazio per respirare, comprendere e accettare. Amplifichiamo l’empatia per chi ci circonda. Avviciniamoci con passi leggeri perché quando è passata la morte c’è subito silenzio e poi, in molti casi, un dolore assordante. La morte, come tante altre esperienze, ci ricorda che siamo vivi. Ci insegna lezioni di vita. Ci ricorda che nulla di vivo dura per sempre. Ci insegna a prestare più attenzione. Ci insegna a fermarci, a guardare attraverso un nuovo punto di vista, a valutare diversamente, a dar un peso diverso alle cose. 

C’è qualcosa che ci aiuta in molte occasioni, anche dopo la visita della morte. Il tempo. Mi è stato detto che col tempo il dolore che provo per una perdita si tramuterà nel ricordo caro e prezioso. Posso dire che è vero e credo molti potrebbero confermarlo. Però ho anche imparato che basta rievocare il giusto ricordo e ci si può ritrovare quasi punto e a capo. Quasi. Perché nel frattempo tutto ha ripreso a scorrere e per ovvie ragioni, tanto quanto salutari, ricominciamo a lasciarci accecare dalla luce solare e calda della vita. Io ogni tanto arrivo sotto le fronde di qualche albero e sto un po’ all’ombra. È in questi momenti che il dolore torna a intermittenza. Però è un dolore legato a un ricordo bello, dal sapore dolce-amaro. Avevano ragione. È proprio questo che rimane alla fine… dopo il silenzio vuoto, dopo il dolore assordante, dopo l’incredulità senza respiro. È un regalo che ci fa la morte. Qualcuno la troverà ironica, qualcun altro si ritrarrà a questa idea. Io penso che sia il regalo di ricordarci chi siamo: delle esistenze uniche e fragili, ma non per questo deboli e quindi capaci di influenzare la nostra vita e quella degli altri. Resta il mistero del “come”. Ma non è forse questo il bello della vita?     




[Photo by David Vig on Unsplash]

Serie: Riflessioni


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Amore, Narrativa

Discussioni

  1. Ma no, Linda, nessun disturbo, figurati! Non devi tenere conto della mia considerazione, scrivi quello che ti piace. Per me è stata solo una sorpresa non leggere le solite belle cose, non eliminare niente a causa mia… e chi sono io, il Padre Eterno?

  2. Ciao Linda, sono sincero, mi ha attirato il commento di Ivan oltre che la notifica?! Il mondo è bello perché è vario, penso che Ivan non ha letto col giusto spirito questo testo, a prescindere dal fatto che possa piacere o meno. È evidente che vuoi quasi discutere con noi lettori, che vuoi affrontare temi difficili ma umani, e in quanto tali vanno letti con la giusta consapevolezza di ciò che si ha davanti, e questa è una cosa che ho apprezzato molto. Non è un racconto, questo è chiaro, ma ciò non vuol dire che non esprima una grande profondità di pensiero. I ricordi sono la chiave per continuare a vivere e mantenere in vita ciò che la morte ci ha sottratto, e la tua interpretazione sul tempo come regalo della morte la trovo azzeccata: infatti il tempo che scorre ci permette di andare avanti, anche se lo stesso tempo che ci siamo lasciati alle spalle e tutto dato già in pasto alla morte. La vita, il “come”, è un qualcosa che dobbiamo scoprire passo dopo passo senza obliare ciò che siamo e tutti i nostri ricordi, vere ancore che illuminano la nostra esistenza effimera, ma intensa. Io appoggio in pieno il tuo progetto filosofico/riflessivo, continua pure perché bisogna sempre scrivere ciò che ci sentiamo di scrivere. La critica di un singolo non ti deve mai fermare né mettere dubbi?! Hai solo dimostrato di poter scrivere anche qualcosa di diverso, e questo non può che essere positivo! Un saluto, alla prossima?

    1. Ciao Tonino, grazie per il bel commento, lo apprezzo molto! Ero titubante nella scelta di condividere questo racconto, se così lo si può chiamare, sia per paura di uscire della zona comfort, sia per quella di turbare i lettori. È una riflessione nata da una serie di circostanze che ho vissuto da spettatrice negli ultimi giorni, e che mi hanno riportato alla mente le mie esperienze personali. Come dici tu, avevo proprio in mente una specie di discussione col lettore, quasi un parlare a tu per tu. Sarei davvero felice se i miei punti di vista riuscissero ad essere stimolanti per qualcuno, anche nel caso lo spingessero a dirmi che considerano l’argomento in modo totalmente differente. Grazie ancora per l’incoraggiamento, lo terrò presente quando incontrerò un altro tema che mi porti a riflettere in questo modo. Un abbraccio! 🙂

  3. Ciao Linda, sicuramente hai scritto qualcosa di molto riflessivo e anche diverso dal tuo solito stile, infatti mi son mancate le belle descrizioni degli ambienti e i godibili dialoghi dei tuoi personaggi ben descritti; per questo, a malincuore devo dirti che non sono rimasto particolarmente entusiasta come le altre volte. Se non erro è l’inizio di una nuova serie, quindi aspetterò un nuovo episodio, sperando di ritrovare il meglio di te. Alla prossima.

    1. Ciao Ivan. Questa non sarà una serie come l’altra. Voglio solo raccogliere delle mie riflessioni su determinati temi. Quindi non ci sono né personaggi né trama. Non è una storia. Comunque se non sarà apprezzato e creerà disturbo provvederò subito a togliere. Grazie comunque per la critica sincera.