
Ospita l’editore sul divano
Non era la prima volta che ospitavo qualcuno sul divano, ma certo non avevo mai pensato che un giorno ci avrebbe dormito il mio editore e così, quando lui mi disse: «Alla fine ci toccherà dormire sul divano degli autori», compresi che non era solo una battuta. Era un pensiero serio, camuffato da ironia. Una di quelle verità scomode che fanno meno male se ci si ride sopra.
La scena ebbe luogo una sera di fine stagione letteraria, quando l’entusiasmo per la presentazione del proprio libro appena uscito si mescola alla fatica di metterla in piedi: convincere la libreria, chiamare gli amici, occuparsi della pubblicità sui social, stampare le locandine e magari pagare anche un rinfresco da offrire ai presenti. D’altronde, che valore ha un libro fra le mani se nella pancia non hai una tartina ancora tiepida e un buon bicchiere di Franciacorta?
Alla fine, tutto si svolse come da manuale: il mio romanzo presentato, le dediche scritte, le foto fatte e gli applausi ricevuti, abbastanza calorosi da farmi sentire, per otto secondi netti, un’autrice di successo. Poi, il silenzio post-evento reso ancora più gravoso dalle copie invendute, rimaste sul tavolo.
Tornati a casa, il mio editore si guardò intorno e, con un tono disarmante nella sua sincerità, disse: «Beh, forse è meglio che io dorma qui sul divano.»
Ci siamo messi a ridere. Ma, in quel momento, tra l’ironico e il tragico, si è fatta strada l’idea di un’iniziativa che potremmo definire tanto surreale quanto sintomatica di una condizione editoriale precaria: ospita l’editore sul divano.
Sembra divertente, ma cosa c’è di più emblematico di un editore che trova rifugio sul divano di uno dei suoi autori? Letteralmente. Non per spirito bohémien, per necessità. Perché, le grandi case editrici, come ogni impresa che si rispetti, occupano tutto lo spazio disponibile a livello di visibilità, festival, scaffali, media. Mentre loro riempiono vetrine e pagine culturali e monopolizzano il mercato della distribuzione e della diffusione in rete, la micro-editoria contemporanea si regge sul tempo libero e sulla buona volontà. E anche sul divano di chi scrive.
Per una piccola casa editrice, riuscire a entrare nelle librerie e ottenere recensioni sui giornali è spesso una battaglia persa in partenza. Le librerie indipendenti, le poche rimaste, devono fare i conti con vincoli economici e pressioni da parte dei grandi distributori. È un circolo vizioso difficile da spezzare.
I costi di stampa, distribuzione e promozione sono spesso proibitivi per chi non può contare su grandi volumi di vendita. Anche organizzare presentazioni e far conoscere gli autori al pubblico richiede risorse che non sempre sono disponibili e spesso questo ambito è forzatamente delegato agli autori stessi che devono farsi coraggio e ‘grattare’ fra la propria cerchia di contatti, conoscenze, amici e famigliari. Tutto si gioca su un doppio fronte: da un lato, la passione per la scrittura e l’impegno necessario a sostenere una pubblicazione nel tempo; dall’altro, il desiderio di pubblicare buoni libri che si scontra con esigenze pratiche come far quadrare i conti o presenziare agli eventi, conciliandoli con altri impegni, familiari o lavorativi.
Quando l’editore riesce in tutto questo, ossia quando c’è, fisicamente, alla presentazione di un tuo libro, il gesto diventa un piccolo atto di eroismo. Anche se poi, appunto, finisce a dormire sul divano.
Era venuto da lontano, solo per esserci e, con le parole ormai prosciugate, lui, il mio editore – come vi ho già raccontato – si è guardato intorno con quella faccia un po’ così, un po’ da naufrago, e ha detto: «Beh… forse è meglio che io dorma qui, sul divano.»
Lo ha detto ridendo, ma con quella risata che sa di resa e sacco a pelo. Non era davvero una battuta, o lo era nel modo in cui si scherza quando si è molto stanchi e molto lucidi.
Nel silenzio che è seguito, è nata questa idea. Quasi una provocazione, o forse un progetto? Un sintomo?
Suona come una barzelletta, e forse lo è. Ma come tutte le barzellette ben riuscite, dice una verità.
Noi autori vorremmo che l’editore si occupasse di tutto e, per carità, è un desiderio legittimo. Ma dobbiamo essere onesti: un editore di microeditoria, quasi sempre ha un secondo lavoro, non ha un ufficio stampa, non ha un ufficio, spesso non ha nemmeno una sedia ergonomica.
E quando partecipa a una tua presentazione, non è perché “gli tocca”, ma perché ci crede. Perché mette tempo, chilometri, energie per esserci.
Quindi sì: se viene, è un valore aggiunto. Anche se poi devi tenerlo a dormire sul divano.
«Lo sai che dovremmo davvero farla, ’sta cosa?» ha detto più tardi, mentre cercava un cuscino decente e una coperta.
«Cosa? Una rubrica di interior design editoriale?»
«No, un pacchetto all-inclusive: presentazione, firma copie, cena… E pernottamento incluso.»
Ridevamo, sì. Ma col fegato. Perché il problema è serio e forse davvero arriveremo a questo: autori che aprono le porte di casa ai propri editori e viceversa, se necessario. E magari non sarà un male.
E allora, quella notte, ho pensato che aveva ragione: ospita l’editore sul divano non era solo una battuta, era una metafora. Una bandiera. Una confessione collettiva. Un modo per dire che in questo piccolo mondo di carta e sudore, alla fine ci si salva così: spalmandosi i costi, dividendo il pane (e il materasso), confidando in un domani dove, se proprio non ci sarà una libreria, almeno ci sarà un salotto. E forse un lettore. Uno solo, ma vero.
Il giorno dopo, a colazione, abbiamo buttato giù qualche idea per rendere l’iniziativa reale. Lui con l’occhio segnato dal divano, io con l’orgoglio segreto di chi ha appena contribuito, nel suo piccolo, alla rivoluzione.
Poi ha preso il treno.
Non ci siamo promessi niente. Ma io so che tornerà. Perché alla fine, anche su un divano, in mezzo a copertine spiegazzate e libri usati come sottobicchieri per tazze sbeccate, ci sarà sempre spazio per una nuova storia da raccontare.
Questo racconto vuole essere una semplice riflessione sulla realtà delle piccole case editrici che si barcamenano nel mare impetuoso dell’editoria e un omaggio a @tiziano_pitisci, grande capitano di vascello che, senza saperlo, mi ha ispirato questo testo.
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Ciao Cristiana! Questo tuo racconto di vita vera contiene tutto ciò che ci si potrebbe aspettare da una bella storia: l’ironia, l’innata amarezza della lucidità, l’acuta riflessione sulla condizione della piccola editoria. Anche questa, a conti fatti, è una storia metanarrativa che si rivolge a tutti noi, a chi scrive per passione, e va ben oltre, parlando di EO e dell’impegno che sta dietro a questo progetto e che spesso noi non vediamo o non vogliamo vedere🙏🏻
Grazie Nicholas 🙂
Personalmente penso che, se siamo qui a parlarne e a scriverne è perché effettivamente noi ci rendiamo conto di quanto sia difficile ‘sfondare’ in questo complicato modo che è l’editoria. Direi quasi impossibile. E allora, ciò che abbiamo, i nostri testi su carta, non dobbiamo smettere di coccolarli.
Bellissima perché molto vera!!! Grazie per questo affresco di grandissima umiltà e volontà!!!
Grazie a te Alberto che hai letto e partecipato a questo piccolo dibattito che si è aperto 🙂
Oh, veramente bello!
Grazie Kenji 🙂
Beh, arrivare a presentare un libro è già un gran, bel risultato (per l’autore e per l’editore). Dopotutto, uno su mille vede le luci della ribalta (mentre gli altri 999 scrittori – o presunti tali – restano nell’oblio).
All’editore che crede nel progetto, i nostri complimenti per il sacrificio multiplo e per l’incoraggiamento verso lo scrittore.
Ma, per come la vedo io, i veri eroi di questo mondo sono gli scrittori mai giunti al traguardo.
Sono perfettamente d’accordo con te. Quelli sono i veri eroi: persone di grande talento che sanno scrivere davvero e davvero bene. Io, personalmente, amo pescare fra queste opere, quelle senza un’etichetta, per dire. E difficilmente si resta delusi. Questo è uno dei motivi per cui, se si arriva davvero ad avere un editore che crede in te, ciò che dovremmo fare è riconoscere il valore dell’immensa ‘fortuna’ che ci è capitata. Grazie Mario.
Un bel racconto che ci coinvolge tutti. Una riflessione seria, ma anche un bel quadretto ironico e piacevole di una situazione vera o possibile. Credo che oltre gli inconvenienti, i limiti e i disagi per l’editore e per gli autori di una casa editrice che non ha un grosso business, ci siano anche molti vantaggi: l’ indipendenza che significa maggiore libertà di espressione e minori vincoli anche contrattuali. Se fossimo costretti a sfornare un testo che raggiunga un volume ben preciso in un lasso di tempo limitato, credo che la passione per la scrittura potrebbe diventare un mestiere pesante, se non una tortura o una vita da reclusi. Una scrittrice di best seller che ho avuto modo di conoscere mi ha dato questa sensazione, rivelandomi che nei giorni in cui l’ ispirazione scarseggia o manca del tutto, si rasentano spesso le crisi di panico.
Quindi, in conclusione, per EO, per il nostro capitano, per la redazione e anche per noi modesti autori: hip hip urrà!
Bellissimo il tuo commento Maria Luisa! Soprattutto l’incitamento finale alla ciurma affinché si navighi insieme 🙂
Immaginiamo di avere una bilancia: su un piatto mettiamo la nostra casa editrice e sull’altro ci saliamo noi. Se una delle due parti scende, l’altra precipita. Se le due parti restano bene in equilibrio e, con il giusto rispetto, si guardano negli occhi in segno d’intesa, allora entrambe le parti restano lassù, in alto. Altre parole da aggiungere alle tue non ne avrei, se non un profondo grazie a te che hai sempre la pazienza di leggermi. Un abbraccio
Che tenerezza l’editore che dorme sul divano! Hai toccato un tema delicato (e sei stata una sorta di profetessa nel farlo, dato che proprio in questi giorni mi sto ponendo molte domande sugli editori in generale!)
Tenerezza sì, ma hai visto anche quanto l’ho fatto carino? Ciuffetto e sguardo ammiccante 🙂
Sì, mi soffermerei sulla meravigliosa grafica realizzata 😃 Vuoi vedere che Edizioni Open ha finalmente una nuova designer? 😁
Battute a parte, ammetto, è un argomento che mi sta davvero a cuore, per esperienza personale e per le molte riflessioni fatte in merito. La barca è una, ci si sceglie a vicenda, con attenzione, sensibilità e intelligenza (si spera…), nessun ripensamento durante la traversata. Diversamente, c’è il vasto mare in cui ci si butta e magari qualche pesce pronto a mangiarci. Grazie Arianna
Uno scorcio su una triste realtà, scritto con ironia e ottimismo. Come deve essere per andare avanti e non demordere, perché finché c’è la passione…💪💪💪
Esatto Nicola, dici bene. Per essere una piccola casa editrice ci vuole grande passione e ce ne vuole altrettanta per cercare di avere il proprio lavoro stampato su carta e fra le mani, dopo i numerosi rifiuti e i molti fallimenti… Questo è il motivo per cui ho deciso di esprimere la mia opinione in merito alla questione e soprattutto il mio grazie a chi ci sceglie con passione. Grazie
Ironico, tenero, lucido, amaro, autentico, necessario.
Grazie Rocco, soprattutto per il ‘necessario’ 🙂
Un abbraccio
In questo racconto riesci a tracciare uno spaccato di un mondo mosso solo dalla passione, con lucidità e sagacia. Una realtà complessa che molti di noi conoscono, ma che, nonostante tutto, non ci scoraggia. Ad maiora! E sempre grazie alla micro editoria che ci sostiene
E grazie a te, Marta, per aver letto e poi commentato con trasporto. Non è facile, pochissimi arrivano alle grandi case editrici, ma moltissimi non arrivano nemmeno alle ‘piccole’. Per questo, quando succede, diventa una specie di sogno a occhi aperti da vivere con passione e pieno coinvolgimento.
Mai nessuno mi aveva dedicato un racconto prima d’ora, sono commosso! Non mi sorprende affatto, invece, la lucida analisi compiuta sul segmento della piccola editoria. Non è scontato che un autore parli di editori distinguendo tra piccoli, medi e grandi; in molti discorsi queste categorie vengo equiparate, ma chi conosce il settore sa bene quanto questi segmenti siano diversi tra loro. Noi “diversamente gradi” stiamo in piedi per passione e grazie alla collaborazione degli autori. Detto questo, grazie Cristiana, non vedo l’ora di fare una bella dormita su quel tuo comodissimo divano e di sorseggiare del Franciacorta insieme alla tua splendida famiglia ❤️
Il detto è, non c’è due senza tre…Ma anche senza quattro, oramai non le contiamo più 🙂
Ringraziarti a mia volta, sarebbe abbastanza scontato. Non lo è affatto, invece, la riflessione sulla passione che ci vuole per tenere in piedi un progetto come questo che tu hai realizzato. Fondamentale, la collaborazione senza la quale non ce la si fa. E, detto questo, il Franciacorta è in frigorifero 🙂
sento già le bollicine sul palato 😋
Apetta e ti stupirò 😁. Sto pensando, per surclassare Cristiana, di scrivere un’intera serie dedicata a te. Poi la venderemo a Netflix e faremo, finalmente, dei lauti e meritati guadagni! 😁😂🤗
😅😅😅😅 Che ‘infame’ il nostro Giuseppe 😅
Giuseppe guarda che ti prendo sul serio! 🤣😂😂
Brava Cristiana! Un giusto tributo a chi scrive e a chi si attiva per permettere che il sogno non resti nel cassetto. 🌹🌹🌹
Grazie Giuseppe. Mi unisco a te nell’applauso a chi scrive, con passione e spesso senza sapere se poi la propria opera verrà letta o raggiungerà un pubblico fuori dalla cerchia di parenti e amici. La strada sembra sempre così lunga e tanto in salita…Un applauso anche alle case editrici, tutte, che credono ancora nei sogni contenuti in un libro. Un doppio applauso, però, va a chi di questo sogno non ha fatto un lavoro che può monetizzare, bensì una passione da condividere. Non so come la pensi tu, ma io su questa nave e con questo capitano sto veramente bene 🙂
Cara Cristiana, Tiziano merita, senza alcun dubbio, la nostra considerazione e stima. Gli auguro che la sua passione e il suo lavoro di scouting gli permettano di scoprire quel talento che lo ripaghi, sia professionalmente che economicamente di tutta la fatica profusa. Lo spazio e la disponibiltà che EO concede ai giovani (ma anche ai meno giovani come me) permettendo crescita e confronto devono essere un incentivo a fare sempre meglio. Io non posso che ringraziare Tiziano per l’opportunità che mi ha concesso e ribadire il piacere che mi ha dato conoscere questa piattaforma e tutte le valide persone che gravitano in essa. Grazie a tutti!
E a presto con il tuo romanzo fra le mani 🥂
Carissimo Giuseppe, ti ringrazio. Le persone che fanno del bene a questo progetto sono ben accolte, l’opportunità è reciproca perché tutto questo progetto si basa sull’interrelazione tra le parti: gli autori, le opere, una piattaforma, un coordinatore, un marchio, i lettori. Siamo parte di un’ecosistema. Il prossimo passo è che qualcuno ci metta dentro una teca e ci studi in laboratorio 😂
Ciao, Cristiana. Ho trovato questo tuo squarcio bellissimo, intriso di freschezza e di uno stile diretto e accattivante, con cui hai messo in luce degli aspetti cruciali dell’editoria indipendente e delle sue dinamiche, con tutte le problematiche e le meraviglie annesse, che si avvertono frutto di un tuo percorso profondo e ispirato. Nelle tue parole tira della buona aria e una grande umanità. Bella la dedica al capitano di vascello Tiziano. Calzante e meritata. Un saluto e complimenti per questo bel raggio di sole, che resiste anche alle 20:27 di una sera di aprile.
Ciao Luigi, fanno molto piacere le tue parole. Mi scuserà Cristiana se sto approfittando del sul racconto per ringraziarvi uno per uno ma non è scontato che gli autori capiscano che esistono diversi segmenti di editoria e che la piccola editoria si basa sulla passione e sul gioco di squadra tra autore ed editore.
Grazie a te, Tiziano.
Caro Luigi, questo scritto nasce quasi due mesi fa, come proposta di articolo per la rivista Librick. Assieme a Micol Fusca, abbiamo poi optato per un tema diverso da trattare. È stato in quel momento che l’ho messo da parte per poi tornare a spolverarlo, dandogli un vestitino nuovo, quello di un racconto a metà fra realtà e riflessione, con la giusta punta di ‘romanzato’. Ti ringrazio per il commento che hai lasciato e mi è particolarmente piaciuta questa tua frase ‘Nelle tue parole tira della buona aria e una grande umanità’
Grazie a te di avermi reso partecipe della storia del tuo scritto. Ogni storia ha sempre una sua storia, che non sempre si conosce… A presto.
Un racconto ironico e commovente, che fa riflettere, e sorridere, con un retrogusto amaro. Non bastano la voglia e la passione, ci vogliono notti insonni, sacrifici, salti mortali, e a volte non bastano neppure quelli. Ti chiedi se il gioco vale la candela e la risposta è si: perché se il risultato sono incontri tra belle persone come quella serata, e la possibilità di raccontare storie, allora vale la pena!
Potrebbe davvero diventare il manifesto di noi Openiani: su, ospita un editore anche tu 🤭
Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare @tiziano_pitisci per tutto il lavoro e per aver creduto in noi e nelle nostre storie.
Cara Dea, hai già descritto tutto in questo commento. A me non resta che manifestare tutta la mia gratitudine verso te e verso questo percorso; sto incontrando delle belle persone. Stiamo facendo tutti una meravigliosa esperienza, stiamo vivendo davvero. E ci rivedremo molto presto davanti a un calice di buon vino.
Cara Irene, certamente il gioco vale la candela e, d’altronde, quante volte ce lo diciamo, per sostenerci a vicenda? Quanti passi stiamo facendo insieme e insieme alla nostra casa editrice? Il ‘merito’, se così lo possiamo chiamare, va sicuramente distribuito. E la tua idea mi piace tanto! Facciamolo diventare il manifesto degli openiani 🙂
Che bello questo testo, Cristiana! Grazie per averci raccontato i retroscena di qualcosa che già un pochino immaginavo, di come dietro alle piccole case editrici ci sia tanta passione e moltissima fatica e che scrivere un buon libro sia solo l’inizio per un’autrice o per un autore.
Ciao @Melania , dici bene. Aggiungo che il “viaggio” di un libro è un lungo percorso che inizia con la sua prima stesura e culmina con la sua presentazione, con l’emozione di raccontare quello che si ha tra le mani: un libro che ci sopravviverà. In mezzo c’è tanta passione, tanto sacrificio e qualche pisolino sul divano.
E grazie a te Melania per aver letto questo mio ‘racconto’ e per aver lasciato le tue parole. Ma anche per come scrivi tu e per le belle storie che sai raccontare. Le aspettiamo su carta? 🙂
Grazie Cristiana per il complimento e l’augurio😊è un sogno e un obiettivo!
“la micro-editoria contemporanea si regge sul tempo libero e sulla buona volontà.”
Spesso la fatica che sta dietro viene sottovalutata, non vista. Invece davvero si tratta di un mestiere simile ai super eroi….