
1. Principio
Serie: L'imperfetto
- Episodio 1: 1. Principio
- Episodio 2: 2. Soglia
- Episodio 3: 3. Green Lion
STAGIONE 1
Quella mattina il cielo aveva il colore di una pagina non ancora scritta. Un grigio lattiginoso che non prometteva né pioggia né sole.
Lucian si alzò come sempre, senza scosse, senza desiderio. La sveglia aveva trillato alle sette, ma era sveglio da un pezzo: il sonno, come spesso accadeva, gli era scivolato via lasciandogli addosso un senso di incompletezza, come se la notte non fosse bastata a cancellare il giorno precedente.
Il suo appartamento, ordinato fino all’ossessione, sembrava trattenere il respiro. Le finestre filtravano una luce fredda, quasi ospedaliera. La moka borbottava in cucina, un rumore piccolo che suonava più vivo di lui.
Si fermò davanti allo specchio del bagno. La barba di due giorni gli dava un’aria distratta, ma ciò che lo colpì furono i suoi occhi: scuri, fermi. Non c’era niente di particolarmente insolito, eppure ogni mattina gli sembravano un po’ più estranei.
Inspirò a fondo, si passò una mano tra i capelli e tornò in cucina.
Il telefono vibrò sul tavolo. Numero sconosciuto. Esitò, poi rispose.
Silenzio.
Solo un fruscio, simile al vento quando scivola in una galleria. Forse una voce, o un suono mal definito.
«Pronto?»
La linea cadde senza un click. Lasciò il cellulare accanto alla tazza di caffè, cercando di ignorare quel piccolo nodo che gli serrava la nuca.
Si vestì con gesti lenti, quasi studiati.
Quella mattina la città sembrava leggermente fuori fuoco. Un’immagine vista attraverso un vetro appannato.
Uscì avvolgendosi nel cappotto. L’aria tagliava, frizzante e pungente. Camminò lungo il viale, osservando le facciate dei palazzi che conosceva a memoria. Attraversò Corso Venezia, il Duomo che graffiava il cielo senza raggiungerlo. Ai Navigli le strade si fecero più strette, i muri portavano addosso pioggia e graffiti svaniti. Era il suo quartiere preferito: meno elegante, più autentico.
Un riflesso in una vetrina gli fece voltare la testa. Una sagoma scura dietro di lui, immobile. Si girò di scatto.
Nessuno.
Solo il solito flusso di passanti assorti nei propri telefoni. Restò a guardarli, le dita pizzicate dal freddo. Ogni volto illuminato dallo schermo aveva la stessa espressione: un misto di urgenza e vuoto. Una città addormentata con gli occhi aperti.
Proseguì lungo il canale, lasciandosi guidare dal rumore dell’acqua che scorreva lenta sotto i ponti di ferro. Ogni passo risuonava nel selciato umido con un’eco più netta del solito, la città aveva perso parte del suo sottofondo. Il traffico c’era, i clacson pure, ma tutto pareva distante, attutito da una membrana invisibile. Un gruppo di turisti rideva vicino a un chiosco di panini, ma le loro voci gli arrivavano ovattate. Ogni tanto incrociava uno sguardo, un passante qualsiasi, e per un istante aveva l’impressione che quell’estraneo stesse per parlargli. Ma non succedeva mai: solo occhi che scivolavano via, indifferenti.
Al semaforo di via Sforza si fermò. Il rosso gli parve interminabile. Un leggero capogiro lo fece vacillare. Inspirò a fondo, cercando di ancorarsi a qualcosa di concreto: l’odore di pane tostato da una panetteria vicina, il riflesso tremolante delle luci sull’acqua. Piccoli dettagli che di solito non notava e che ora gli sembravano troppo nitidi, quasi aggressivi. Attraversò con passo lento e si ritrovò su Corso Unione. Le vetrine dei negozi si susseguivano come cornici vuote, piene di oggetti immobili.
Notò una libreria stretta, incastonata tra una boutique e un bar: un rettangolo di luce calda che si riversava sul marciapiede, diverso dal grigio uniforme del resto della strada. Davanti all’ingresso, una ragazza stava sistemando un cartello di legno.
La scritta a gesso diceva:
“Il segreto del Fiore d’Oro – incontro di lettura e conversazione.”
Rallentò, fissando le lettere più a lungo del necessario.
«Le interessa?» chiese lei, sollevando lo sguardo.
Lui rimase interdetto.
«Ho letto Jung, tempo fa. Non ricordo nemmeno dove… Ma non posso dire di saperne molto.»
«Non serve sapere. Vuole dare un’occhiata? È appena cominciato.»
«Ora?»
Lei alzò un sopracciglio, quella domanda le parve quasi buffa.
«Certo, quando se no? È gratuito. E poi dentro si sta al caldo.»
Avrebbe voluto rifiutare, dire che non era il momento. Ma dalla porta socchiusa filtrava un brusio sommesso, come un alveare calmo, e una curiosità sottile lo trattenne.
«Magari solo un minuto» mormorò, più a sé stesso che a lei.
Varcò la soglia.
L’aria all’interno era calda, ferma, impregnata di un odore di carta e polvere. Il brusio che aveva sentito da fuori non era fatto di voci, ma di un ronzio basso e costante. Un suono quasi identico al fruscio che aveva sentito al telefono. Davanti a lui, una dozzina di persone sedevano in silenzio, rivolte non verso un lettore, ma verso una sedia vuota. E tutte, lentamente, si voltarono a guardarlo.
Serie: L'imperfetto
- Episodio 1: 1. Principio
- Episodio 2: 2. Soglia
- Episodio 3: 3. Green Lion
Che bella questa passeggiata per mano al tuo protagonista, per le vie di una delle città che amo di più. Non lo so perché, ma, fra le tue parole, aleggia un sentore di romanticismo, con le sue note tenui. Non posso fare altro che pensare che qualcuno di speciale si siederà su quella sedia. Nella mia testa mi sono fatta un’idea ben precisa, ma me la tengo per me.
Un racconto bellissimo.
Grazie di cuore, Cristiana! È sempre un piacere leggere i tuoi commenti: hai colto l’idea di fondo. C’è del romanticismo, sì, ma non nel senso ‘standard’ del termine: più che storie d’amore, mi interessa esplorare quella sottile tensione tra i luoghi, le emozioni e i silenzi dei personaggi. Sono curioso di vedere come la tua visione si intreccerà con quella che pian piano prenderà forma nella storia.
Quello ho inteso. Quella strana sensazione offerta, per esempio, da un dipinto appartenente al periodo oppure da una poesia.
Ti confesso che, inizialmente, ho pensato a Parigi. Poi, leggendo ho inteso che sarebbe stata forse una scelta scontata. Milano ha un forte lato romantico, tutto da scoprire. Vediamo come ce lo mostri 🙂
Ciao Mariano, i miei complimenti. La tua scrittura è precisa e calibrata, le immagini vivide e magnetiche.
Che lettura coinvolgente! Le immagini abbondano e la scrittura è fluidissima. Mi è piaciuto molto. Complimenti
Bello, spero sia il “principio” di una serie perché questa pagina suscita una piacevole curiosità. La tua scrittura è scorrevole e interessante, le descrizioni sono vive e mai eccessive. Bravo.
Grazie infinite! Questo è solo l’inizio: la storia è già tutta nella mia mente e non vedo l’ora di darle voce, pagina dopo pagina. Spero davvero che vi piaccia: i commenti e suggerimenti di ciascuno di voi saranno fondamentali per proseguire al meglio.
Bellissimo Mariano. Più che scrittore questo testo sembra opera di un fotografo. Uno capace di far parlare le immagini più di delle parole.
Ti ringrazio davvero! Il mio obiettivo è proprio quello di far ‘vedere’ più che leggere, quindi sono felice che tu l’abbia percepito.