
Quarto Vuoto
Alla fine ho ceduto.
Dopo tante insistenze da parte di amici e parenti ma soprattutto dopo l’ennesima rovinosa caduta spezza femore vicino al tinello, mi sono deciso.
Ho caricato mio padre in auto, gli ho coperto le gambe instabili con un plaid e mi sono diretto verso il paesino collinare, che dista solo una manciata di chilometri da dove abitiamo.
In cima alla collina si trova una Rsa, che chiamarla Ospizio sarebbe un insulto. Infatti é un resort pentastellato: “Il Quarto Pianeta”.
Appena arrivati siamo stati accolti come rockstar dal Direttore del ResortSA, che tra l’altro é anche, per una bizzarra coincidenza, il Sindaco del paesello.
Champagne per brindare ad un incontro… Insomma sorrisi, convenevoli, formalità di rito e nota dolente, una caparra di 5.000 euro per il primo mese da versare in anticipo seduta stante, possibilmente senza tracciamento.
I cospicui risparmi di mio padre sono esclusivamente il risultato di 20 anni di pensione. La sua visione lungimirante ha corrisposto ad una specie di Bingo alla Zecca di Stato.
Da quando ha smesso di lavorare si è trasferito in garage, sempre nello stesso cespite, un 30 metri per 30 dotato di lavandino, luce, una branda, molte coperte, un deambulatore a rotelle e poco altro, insomma lo stretto necessario per sopravvivere da pensionato, mediamente autosufficiente, con demenza senile nella media per la sua età, secondo statistiche Istat.
Questo definitivo trasloco in garage, che purtroppo non é dotato di riscaldamento cosi da essere molto freddo ed umido nei mesi invernali ed alquanto afoso in quelli estivi, con un unica apertura all’esterno, per ricambio d’aria, simile ad un oblò di un peschereccio, mi ha consentito di percepire per diversi anni il benedetto reddito di cittadinanza, risultando il sottoscritto, come unico proprietario dell’abitazione 80 mt quadri, esclusi i due balconcini ed improduttivo da anni luce.
Dunque dopo che il Direttore-Sindaco, Dott. Mazzalupi ci ha scodinzolato intorno come un cane, siamo stati introdotti nella hall principale da due porno-infermiere o Oss, cosi aitanti ed esuberanti da farmi balenare l’idea di sottoscrivere il contrattino a vita al posto suo, in fondo sono un uomo di mezza età e la mezza età finisce con la terza età.
Perché alla fine della fiera, sarà pure vero che secondo l’Istat sta aumentando l’età media della popolazione ma, a conti fatti, quello che aumenta e si prolunga effettivamente é la vecchiaia con tutte i suoi grotteschi risvolti psicofisiologici di decadimento e decomposizione in vita.
Ebbene introdotti in una luminosa sala siamo rimasti incantati a rimirare le vetrate a mosaico gotico raffiguranti la resurrezione di Cristo e della carne che invece marcisce e non ringiovanisce, figurarsi se risorge.
In questa sala ci troviamo accerchiati da circa dieci unità pannolinate e ottuagenari ormai indistinguibili per sesso o altre generalità, ma di certo, mi sussurra e mi assicura la receptionist che ci fa da Cicerone, tutti stimatissimi ex professionisti tra notai, medici, farmacisti, nobili piu o meno decaduti/deceduti, massoni, generali di corpo collassato d’armata etc.
Ebbene nonostante la sala fosse uno specchio in cui specchiarsi per pulizia ed igiene, le vetrate cristalline e senza cataratte ombreggiate, l’incenso bruciante olii d’oriente, musica soft new age simil Kitaro e Sakamoto in sottofondo e la TV accesa su Domenica In con una svaccata Zia Mara che dialoga con altre unità pannolinate ex cantanti ormai irriconoscibili zombie deformi, un tempo veri miti della canzonetta italica.
Il Genarale Alzheimer ed il Notaio Parkinson intonano: “Grazie dei fiori grazie…” applausi.
Insomma nonostante un capitale investito per profumare questo cimitero vivente, giuro, che ovunque mi girassi avvertivo questa dolciastra e nauseabonda puzza di piscio.
Al che ho richiamato mio padre Glauco, ex capostazione di Pescasseroli, provincia di L’Aquila, all’ordine, mentre già veniva catturato dalle ipnotiche visioni catodiche di zia Mara e dallo scambio di kukident con gli altri ospiti, in segno di pace. E gli ho detto: “Babbo, ma non lo senti anche tu sto fetore di piscio stantio? No, perché piscio per piscio allora ti riporto in garage? Almeno questi risparmi che hai messo al pizzo ce li mangiamo. Coca e mignotte, tutta la notte!”.
Cosi non abbiamo neanche finito il giro di ricognizione che già facevamo dietrofront, stavamo abbandonando i cipressi che circondano “Il Quarto Pianeta” che ricordavano una macabra via lattea.
Forse stelle e pianeti è meglio sognarli che visitarli per andarci ad abitare.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
E pensa che lo rifarei!
Sale d’aspetto, solo costose e insalubri sale d’aspetto. Un peccato massacrarsi di vizi in giovane età quando si potrebbe farlo al decadimento dei neuroni. Pregevole insieme di parole Banda!
Giuseppe grazie infinite! Ti sei preso la briga di andarti a leggere tutti i miei scritti. 🙂
Grazie mille Giuseppe, si alla fine é un pò la legge della livella di totò, se uno é affato da qualche grave patologia neurodegenerativa che sia in un resort o in una bettola cosa gli cambia?
Dei tuoi racconti mi incuriosisce sempre la presenza di alcuni particolari, quindi mi soffermo su quelli: un garage di 30m X 30m! 😀
Il nome dell’ospizio si riferisce sicuramente a qualcosa, ma non ci arrivo.
Grazie mille Francesco! Il “Quarto Pianeta” una banale analogia con la quarta età. E poi mi suonava bene.
This content has been hidden from site admin.
In effetti è una questione assai spinosa il confine della dignità o la percezione della medesima da parte di sé stessi e degli altri. Grazie mille per gli spunti e le riflessioni che meriterebbero approfondimenti e risposte più esaustive
Che bel racconto Hugo, mi hai riportato agli anni in cui facevo servizio civile in un ospizio dimenticato in montagna, un po’ come il tuo, agli ambienti apparentemente salubri che nascondevano col loro odore di candeggina e disinfettanti le notti di ospiti, se così si possono definire, passate sveglie a fissare l’orologio regalato da un figlio che nemmeno quel giorno si era presentato a fare visita il padre. Magari domani…
Evviva i figli come i tuoi.
Grazie Roberto, ogni ospizio è bello a mammasoja
Bravissimo. Credo uno dei tuoi migliori racconti. Quanta amarezza e cinismo nascosti dietro alla figura incombente e impressionante del Cristo Crocifisso. Mi sembrava di stare lì e specchiarmi nei pavimenti puliti. In poche righe hai trasmesso la sensazione di complicità fra genitore e figlio e soprattutto il rispetto che il protagonista porta a una vita di lavoro difficile e, perché no, anche ai denari così faticosamente risparmiati. Personalmente, avrei scelto anche io quel garage e magari una partita a carte ogni tanto. ‘Coca e mignotte tutta la notte’, almeno non sono buttati.
Grazie mille Cristiana, i tuoi approfondimenti sono da “palombaro dell’analisi del testo””: un immersione totale nelle profondità spesso sconosciute persino all’autore. E’ interessante il fatto che fossi certo, mentre scarabocchiavo il testo, scrivere un raccontino ironico o quanto meno grottesco mentre il risultato smaschera questo carnevale di superficie e ne coglie il cafard di fondo, per dirla a la Cioran.
Tanta tenerezza mascherata da cinismo ed ironia. Ho sorriso ed anche riso di una condizione in realtà molto triste. Perché è vero, quella che si allunga non è la vita, ma la non-vita della terza età in una società che disprezza chi non è giovane.
In effetti la vecchiaia che qualcuno ha definito l’unica malattia davvero incurabile, è diventata taboo. Qualcosa da rimuovere e rinominare ossessivamente. Una fobia compulsiva. Mi ricordo ancora i tempi dei nostri nonni in cui si sapeva invecchiare e morire in pace. Grazie Giancarlo per la tua sensiblerie
Grazie a te, Hugo, per averci fatti sorridere calpestando questo taboo.