
SOGNI E INCUBI
Serie: LA VALLE DELLE LACRIME
- Episodio 1: IL BAMBINO DEL BURRONE
- Episodio 2: ELENA CABALLARIO
- Episodio 3: LE PAURE DEL POLIZIOTTO
- Episodio 4: IL VALICO DELL’ALBA
- Episodio 5: LA PRIGIONE AI PIEDI DEL MONTE
- Episodio 6: GIULIO CABALLARIO
- Episodio 7: NASCONDERSI IN UNA SPELONCA
- Episodio 8: IL DISEGNO
- Episodio 9: LUIGI CABALLARIO
- Episodio 10: INDAGINI E RICORDI
- Episodio 1: INIZIATIVA PERSONALE
- Episodio 2: L’INTERROGATORIO
- Episodio 3: I BOSCHI SUI MONTI
- Episodio 4: LA LUNA E IL CIELO
- Episodio 5: LA GUIDA
- Episodio 6: SOGNI E INCUBI
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Finalmente riusciva a vederlo. Era felice, rideva e si divertiva a giocare con l’ultimo regalo di Elena.
Ricordava ancora quando, quel giorno, sua sorella si presentò a casa con un nuovo dono per Enea e i suoi splendidi occhioni castani color nocciola brillarono per la gioia.
Appena distrutta la carta regalo per l’emozione, da essa sbucò un aeroplanino giocattolo, ma non di quelli telecomandati, ma di quelli che molti artigiani in paese creavano con le loro mani sapienti lavorando pazientemente il legno. In tal senso, Elena era identica a suo fratello. Preferiva le cose durevoli a quelle diavolerie elettroniche più delicate del cristallo.
Suo nipote, vedendo il piccolo velivolo di legno, era divenuto l’entusiasmo in persona, e ogni occasione era buona per richiedergli dei pareri in cerca di gratificazioni.
«Ti piace?» gli domandò, appena scartato il regalo, mentre l’aeroplanino tra le sue mani attraversava l’aria con rapidi movimenti a destra e a sinistra.
«Certo, è bellissimo.»
E ora, finalmente, poteva riabbracciarlo dopo tanto tempo.
Gli era mancato come l’acqua a un assetato, e desiderava con tutto il cuore stringerlo forte a sé e accarezzarlo, come aveva sempre fatto.
Era di spalle, seduto sulla ceppaia di un albero mentre disegnava vorticosi movimenti nell’aria e riproduceva con la bocca il suono degli aerei, fantasticando storie che solo i bambini possono immaginare.
Camminò verso di lui lentamente, in silenzio, per non disturbarlo: amava guardarlo divertirsi, e per nessun motivo al mondo avrebbe voluto rovinare quell’immagine così idilliaca.
«Enea!» lo chiamò a un certo punto. Il desiderio di correre verso di lui era divenuto oramai dirompente. «Enea!», ripeté.
Ma il bambino non si voltò.
Decise di avvicinarsi ancora di qualche metro, ma la distanza tra loro due, invece di diminuire, aumentava sempre più man mano che Gregorio si avvicinava a suo nipote. Riusciva a sentire il rumore dei legnetti rotti sotto i suoi piedi e delle foglie degli alberi depositatesi a terra a formare una sorta di tappeto.
Il bambino però, dal canto suo, continuava a giocare tranquillo, come se le urla di suo zio fossero bloccate da una parete invisibile. Poi, improvvisamente, cominciò a correre e a nascondersi dietro gli alberi del bosco. Lo sentiva ridere a crepapelle, felice, fin quando non riuscì più a scorgere la sua sagoma. Sul luogo, calò un gelido silenzio.
Imperterrito, continuò a chiamarlo a gran voce nella speranza di ricevere una risposta, ma le sue grida si perdevano tra gli alti fusti degli alberi.
Fu a quel punto che aprì gli occhi e capì. Era soltanto un sogno.
CASA DEL COMMISSARIO
Era rincasato in piena notte. Il lavoro lo aveva tenuto indaffarato per tante ore, e le indagini sul caso Caballario lo avevano privato di ogni residuo di energie.
Indossato il solito pigiama, cercò inutilmente di non svegliare sua moglie.
«Dove sei stato?»
Dalla voce melliflua si poteva intuire chiaramente che fosse ancora mezza addormentata, il volto sprofondato nel suo comodo cuscino. Le sorrise, sfiorandole delicatamente le guance con le nocche.
«Avevo molto lavoro in sospeso, mi dispiace» le rispose laconico. Non voleva darle ulteriori spiegazioni, anche perché non sapeva neanche come dargliele, ma sua moglie intuì ugualmente ciò che lo angustiava.
«Hai di nuovo quegli incubi, vero?»
Quella domanda lo stupì non poco. Beatrice era a conoscenza di quegli incubi ricorrenti capaci di strappargli il sonno, e ne avevano parlato abbondantemente. Molte volte, per evitare di addormentarsi e svegliarsi di soprassalto in piena notte, aveva preferito non rincasare e rimanere sveglio in Caserma a dedicare anima e corpo alle indagini.
Anche per tale ragione fu proprio sua moglie a spingerlo a rivolgersi al suo ex istruttore, in modo tale da poter parlare di questa problematica con qualcuno interno alla Polizia.
Inizialmente glissò la domanda. Preferì continuare a guardarla mentre con la mano le accarezzava il viso, la mente occupata a far fronte a mille pensieri.
«Sì, ma non c’entrano nulla» rispose.
«Invece c’entrano eccome.»
Sua moglie si tirò su di colpo, mettendosi seduta in mezzo al letto per dare maggiore enfasi alle sue parole. «Non vuoi ammetterlo, ma l’omicidio di quel bambino ti sta distruggendo, lo vedo. Da quel giorno sei sempre stressato, triste, resti in ufficio anche di notte. Non va bene Tommaso, non va affatto bene.»
«Cosa dovrei fare? Lasciare la Polizia per alcuni brutti sogni?» replicò l’altro piccato. Non voleva dar peso alle preoccupazioni di sua moglie.
«Non sono solo brutti sogni» ribatté quest’ultima, decisa. «E poi, non devi per forza lasciare la Polizia: potresti farti assegnare qualche incarico burocratico…»
Sua moglie lo amava profondamente, e nel momento in cui si preoccupava per suo marito, non vi era nulla che potesse smuoverla dalle proprie idee.
«Io non amo le scartoffie Beatrice, lo sai meglio di me» le rispose stizzito, mentre con una mano risistemava le coperte, facendo lo stesso anche sul lato di sua moglie.
«Ne hai parlato col tuo istruttore?»
«Certo che sì, gli ho parlato, ma continua a dirmi di dover ”staccare la mente dai casi”.»
Una chiara nota di rabbia nella sua voce sottolineò le ultime parole: il suo istruttore era solito dispensare ottimi consigli, e proprio per tale motivo si rivolgeva sempre a lui in simili occasioni. Ma riconosceva anche che determinate cose sono quasi impossibili da applicare facilmente. Sua moglie gli strinse la mano e iniziò a sfiorargliela dolcemente. Gli sorrise, guardandolo con quei suoi bellissimi occhi di cui si era follemente innamorato.
«Lascia le indagini Tommaso. Non riesci più a sopportare tutto questo stress. Fallo per me, almeno»
Non vi fu risposta. Continuò a fissare la mano di sua moglie mentre accarezzava la sua.
«Dormiamo, è tardi.»
Serie: LA VALLE DELLE LACRIME
- Episodio 1: INIZIATIVA PERSONALE
- Episodio 2: L’INTERROGATORIO
- Episodio 3: I BOSCHI SUI MONTI
- Episodio 4: LA LUNA E IL CIELO
- Episodio 5: LA GUIDA
- Episodio 6: SOGNI E INCUBI
È incredibile come questo caso stia stravolgendo le vite di tutti coloro che vi orbitano attorno. È come se venissero risucchiati in un vortice melmoso, chi prima e chi dopo, da cui non riescono più ad uscire.
Trovo che questo sia uno dei capitoli meglio riusciti. 😼
Ciao Mary, se ci pensi il caso è la goccia che ha fatto traboccare il vaso a tutti. Grazie mille come sempre!!!!
Bello questo episodio sui sogni (incubi, per Tommaso!)
Il sogno del bambino che gioca nel bosco mi ha colpito molto, ho visto la scena chiaramente, grazie alle tue descrizioni. Bravo.
Ciao Arianna, è bello risentirsi dopo tanto tempo nei commenti. Ti ringrazio di cuore!
Per un attimo ho creduto e sperato che quello di Gregorio non fosse solo un sogno. La scena tra Tommaso e la moglie, poi, è descritta veramente bene. Bravissimo, Alfredo!🙂
Ciao Concetta, grazie mille come sempre!