Storia di un frammento di vetro
«Guarda questo frammento di vetro».
Alle parole del Maestro d’investigazione, Michelino si abbassò a osservare da vicino il frammento. «Sì, è un pezzo di bottiglia, una bottiglia rotta». Alzò gli occhi per scrutare meglio il Maestro. «Non mi sembra importante».
«Non sembra, ma lo è. Credimi, se questo frammento è qui, c’è un motivo». Si fregò le mani, sorrise un po’ in maniera saccente.
«Quale sarebbe questo motivo?». Michelino si tirò in piedi a sua volta.
«Se poco lontano è avvenuto un omicidio, è morto un tale di nome Attilio Tulone, perché c’è questo rifiuto? Vedi, da quella parte c’è scritto che la nettezza urbana passa ogni sera alle otto, intorno a noi la strada è pulita, eppure c’è questo frammento. Come puoi vedere, la parte curva è in alto, i lati taglienti in basso, nessuno l’ha calpestato riducendolo a pezzi più piccoli. C’è anche un po’ di etichetta, ma è stata strappata».
«Certo. E il colore è verde, dev’essere un pezzo di una bottiglia di birra. Heineken?».
«Può darsi».
A un cenno del Maestro, Michelino indossò i guanti e raccolse il frammento. Odorò il lato interno, sentì puzza di birra e la mente gli corse, in effetti, alla birra Heineken. «Là c’è un bar. Vado a chiedere».
«Andiamo insieme» ribatté il Maestro.
Michelino infilò il frammento in un sacchetto per i reperti, vide che non c’erano altri cocci, andò a chiedere al bar.
***
Il padrone era un cinese. «Non voglio guai».
Michelino si chiese se fosse vero che non i cinesi sanno pronunciare le erre. «Vende birre?».
«Sì». Lo guardò di traverso.
«Birre Heineken?».
«Sì».
«Senta, siamo qua per indagare sull’omicidio di questo giovane, ne avrà sentito parlare».
«Sì, certo…».
Allora no, non sostituisce le elle con le erre, pensò Michelino.
«… ma io non so nulla» concluse.
«Io invece so qualcosa. Voglio sapere chi ha comprato una bottiglia di Heineken nelle ultime quattro ore».
«Devo chiudere, è mezzanotte».
«Anche se chiude, vogliamo sapere» si fece sentire il Maestro, un sorriso.
***
Tutto era successo quattro ore prima. Attilio Tulone era andato a comprare una bottiglia di Heineken dal cinese, la bevve e, troppo triste per quel che gli era successo, ruppe la bottiglia contro un muro. Mangiò i pezzi. Tranne l’ultimo.
L’ultimo frammento di vetro.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciao Kenji. Il bello del tuo racconto è che parte come una scenetta da film poliziesco, due tipi che discutono su un coccio di bottiglia, e poi, boom, ti lascia di sasso. Quel frammento che sembrava una sciocchezza è in realtà il pezzo mancante di una tragedia assurda. Il tono resta leggero, con battute e ritmo serrato, ma l’ultima scena arriva dritta allo stomaco, con un gesto disperato, raccontato con freddezza. E funziona proprio per questo.
Grazie! Ma sai, un po’ mi sta passando la voglia di scrivere; sono tornato su Edizioni Open ma non sopporto di sprecare ore al computer quando la gente là fuori esce per divertirsi e si fidanza
Mi sento spesso isolato/solo
Caro Kenji, credo che la solitudine sia in un certo senso una prerogativa di chi ama leggere e scrivere. A volte siamo noi che ci chiudiamo nel nostro dentro, altre volte capita che gli individui ci isolino proprio per una mancata corrispondenza di affinità. Spesso, la giusta compagnia dobbiamo andarcela a cercare. Ci sono ambienti virtuali come Open dove, io personalmente, ho trovato alcuni fra quelli che oggi posso considerare gli amici più cari. Ma ci sono anche ambienti fisici come le biblioteche, le librerie, i caffè letterari, le mostre d’arte, dove troveresti sicuramente persone con cui avere uno scambio di interesse. E poi, come si dice, da cosa nasce cosa e si può anche avere la fortuna di incontrare qualcuno che sia più speciale di altri.
Il segreto sta nel non interrompere mai questa ricerca che ci tiene vivi.
Ti mando un abbraccio.
Ti abbraccio anch’io!
Vedo in questo racconto una similitudine con alcune indagini che cercano e trovano prove assurde. Ma forse mi sbaglio. Bravo, Kenji.
Grazie per essere passata di qui!
La riduzione della disperazione da marginalità a semplicità, come estremo tentativo di riportare in un binario di normalità l’abissale baratro che si apre nella mente di chi vede solo il buio.
Bravo
Grazie per il commento e per il complimento!