
Straniero tra fratelli
Serie: Di ombre e luce
- Episodio 1: Prologo
- Episodio 2: Premonizioni
- Episodio 3: L’addio a Milano
- Episodio 4: Dall’Europa all’America
- Episodio 5: Anahí, tra sogni e tradizione
- Episodio 6: Una bambina sotto la luna
- Episodio 7: Dove finisce il mare
- Episodio 8: Straniero tra fratelli
STAGIONE 1
La Estación Buenos Aires si presentava come un edificio di mattoni rossi, anneriti dalla fuliggine, con grandi finestre ad arco e tetti aguzzi che sbuffavano vapore da ogni angolo. Tutto attorno c’era un fermento incessante.
Pietro si fece strada tra la folla di passeggeri, oltrepassò il fabbricato viaggiatori e si diresse verso i magazzini merci, dove sperava di incontrare qualcuno che potesse fornirgli informazioni su Diego Cattaneo.
Si avvicinò ai binari, dove un gruppo di operai stava maneggiando lunghi tiranti di ferro, e cercò di attirare la loro attenzione.
«Señores… Mi possono ayudar?»
Non fece in tempo a finire la frase che uno degli uomini si girò bruscamente.
«¡Eh, pibe! ¡Salí de ahí! ¡Este lugar es peligroso. No se puede estar aquí!»
Pietro si bloccò, facendo un passo indietro. Un altro operaio, si voltò incuriosito e guardò il nuovo arrivato. Poi, si rivolse al compagno.
«¿Qué pasa, Chelo?»
«Un tipo, no sé… está preguntando algo, pero se mete entre los rieles.»
L’uomo si pulì le mani con il fazzoletto che teneva nel passante della cintura e si avvicinò a Pietro.
«¿Qué buscás, hermano?»
Pietro tirò fuori la lettera di sua madre e gliela mostrò.
«Cerco un hombre… se llama Diego, Diego Cattaneo… Vive a Barracas, credo. Io sono arrivato ayer con un barco. Da Genova.»
L’operaio lo scrutò per un istante. Poi sorrise. Gli si avvicinò e gli diede una forte pacca sulla spalla.
«Sei italiano, che! Di dove?»
Pietro si sentì sollevato. La tensione e la paura svanirono all’istante.
«Sono di Milano, ma sono partito ad agosto da Genova. Cerco un parente di mia madre che vive a Barracas. Ho una lettera per lui.»
L’uomo prese la lettera, poi si rivolse ai compagni.
«¡Vuelvan al laburo ya mismo! ¡Boludos de mierda, eso es lo que son! ¡Acá no hay un carajo que mirar!»
Gli operai abbassarono la testa e tornarono al lavoro.
L’uomo invitò Pietro a sedersi su una panca poco distante, all’ombra di un muro annerito dalla fuliggine dei convogli a vapore. Lesse la lettera con calma e poi gliela restituì. «Mi chiamo Franco e sono di La Spezia. Benvenuto a Buenos Aires.»
Gli offrì una sigaretta e riprese:
«Non conosco personalmente questo Diego, ma non vuol dire niente. Siamo in tanti qui. Gli operai entrano ed escono ogni settimana. Fra poco c’è il primo cambio turno. Possiamo chiedere in giro se qualcuno lo conosce o ha lavorato con lui.»
Pietro annuì, sollevato. Restarono in silenzio per qualche istante osservando il viavai frenetico tra i binari.
«E’ dura i primi giorni» disse Franco «ma poi ci si abitua. Più o meno.»
«Già» mormorò Pietro, aspirando una boccata di fumo.
L’uomo si alzò e tornò dai suoi compagni. Pietro appoggiò la testa al muro e attese, fra molti pensieri che lo tormentavano.

Quando finalmente la sirena annunciò la fine del primo turno, gli operai iniziarono a defluire come un fiume grigio e rumoroso. Dopo qualche minuto, Franco sbucò da dietro un carro merci. Si asciugò la fronte con il dorso della mano e fece cenno a Pietro di avvicinarsi.
«Andiamo, milanés» disse, appoggiandogli una mano sulla spalla. «Vediamo se qualcuno ha sentito quel nome.»
Camminarono controcorrente, lentamente. Franco si fermava ogni tanto a interrogare gli operai, ripetendo la stessa domanda senza mai stancarsi.
Molti scuotevano la testa, altri tacevano e si stringevano nelle spalle con indifferenza. Pietro iniziava a perdere le speranze, quando un uomo anziano, dal viso scavato e indurito, si fermò a guardarli.
«Cattaneo? Franco Cattaneo? Si, lo conosco. Gordo, morocho. Italiano como yo. Parla poco, pero labura mucho.»
Pietro fece un passo avanti. Il cuore gli batteva all’impazzata.
Franco si voltò, sorridendo:
«Hai sentito? L’abbiamo trovato.» Poi, si rivolse al vecchio. «Andiamo nonno, vieni a bere qualcosa con noi. Così ci racconti quello che sai.»
Entrarono in una stanza attigua ai magazzini, affollata di uomini, perlopiù immigrati. Il cambio turno era un momento caotico, in cui la gente andava e veniva. In molti si scambiavano informazioni sul lavoro o notizie di casa.
I tre si sedettero a un tavolino e Franco andò al bancone a prendere del vino e tre bicchieri. Tornò e versò da bere, prima al vecchio e poi a Pietro.
«Allora, abuelo, raccontaci cosa sai di questo Diego Cattaneo.»
«Primero, ditemi perché lo cercate.»
Franco scoppiò in una risata fragorosa.
«Tranquillo, questo ragazzo è venuto dall’Italia apposta per cercarlo. Sono parenti. Non ti preoccupare. Nessuno ha cattive intenzioni.»
Il vecchio bevve il suo vino e si servì un secondo bicchiere.
«Lo conosco. Ho laburado con lui per due semanas, qui alle ferrovie. E’ un bravo hombre, ma non credo che viva dove te han dicho. Da quando è rimasto vedovo, si è trasferito in un dormitorio per obreros en La Boca.»
Pietro sentì una stretta al cuore.
«Un dormitorio?»
«Sì, un posto per chi non può permettersi un affitto» disse Franco pensieroso. «Dovrai avere pazienza e lasciarmi finire il turno. Più tardi ti accompagniamo. Non è vero abuelo?»
«¿Y yo qué tengo que ver?» rispose quello alzando le mani.
«Su, fai il bravo e fai come ti dico.»
Pietro rimase stupito dal tono autoritario con cui Franco si rivolgeva al vecchio. Non ammetteva replica.
«Ragazzo, dovrai avere ancora un po’ di pazienza. Stasera ti ci porto. Ti lascio con il nonno e vedi di non fartelo scappare.» Franco strizzò l’occhio ai due che rimasero seduti al tavolo, si alzò e tornò al suo lavoro, annunciato, ancora una volta, dal suono della sirena.
Serie: Di ombre e luce
- Episodio 1: Prologo
- Episodio 2: Premonizioni
- Episodio 3: L’addio a Milano
- Episodio 4: Dall’Europa all’America
- Episodio 5: Anahí, tra sogni e tradizione
- Episodio 6: Una bambina sotto la luna
- Episodio 7: Dove finisce il mare
- Episodio 8: Straniero tra fratelli
es fantástico como atrapante.. excelente Cris!
https://www.youtube.com/watch?v=xFcxnQ0nsts
Increíble es la historia que vos me está contando ☺️ yo simplemente trato hacer lo mejor escribiéndola
PURA VIDA!
Pietro&Anahí
¡Pura vida! 🌸
Mi unisco al coro, con Melania e Dea, per la stessa sensazione di viaggiare, ancora una volta, attraverso la lettura del tuoi racconti. E poi, a tratti, osservando le scene e ascoltando i dialoghi così verosimili dei personaggi di questi episodi, le immagini mi appaiono nitide come davanti allo schermo di un film d’autore, in bianco e nero, ambientato nel secolo scorso. La storia di Pietro, nella sua unicitá, con la tua straordinaria narrazione bilingue, che ammiro, mette in evidenza quante tribolazioni dovessero affrontare i poveri emigrati di quel periodo. La meta finalmente raggiunta colpisce e intenerisce nel suo realismo, tra delusioni, speranze e solidarietà umana, e ci ricorda, ancora una volta, altre, diverse, situazioni attuali di migranti, sempre più drammatiche.
Cara Maria Luisa, ti mando un abbraccio virtuale che non basta a ringraziarti per questo tuo commento che mi fa venire voglia di continuare a raccontare questa storia.
La scelta bilingue è davvero voluta affinché il lettore si sentisse uno dei tanti Pietro che arrivano in terre straniere per fuggire da guerre o povertà. Lo scoglio della lingua è fattore di isolamento e discriminazione e sono davvero felice del fatto che sia risultato efficace.
Nel prossimo episodio ho deciso di spostare il focus ancora una volta su Anahi la cui vita, apparentemente semplice e felice, è stata invece altrettanto tribolata e complicata.
Per sapere come va a finire la ricerca di Pietro, bisogna aspettare ancora un attimo.
Grazie ancora e un forte abbraccio.
Ciao Cristiana, condivido ciò che ha detto Dea. In questa storia si ha l’impressione di viaggiare insieme ai tuoi personaggi. Ho tirato un sospiro di sollievo quando Pietro ha incontrato Franco. Finalmente c’è qualcuno disposto ad aiutarlo!
Purtroppo, non ho capito proprio tutto dei dialoghi in spagnolo, ma il senso l’ho colto. Potresti valutare di mettere la traduzione almeno di alcune frasi? È solo un suggerimento da una che è negata con le lingue straniere😅bravissima come sempre!
Ciao Melania 🙂
Innanzitutto grazie ancora una volta per seguire questa storia con così tanto interesse. Spero di mantenerlo vivo e di compiere io stessa e voi, insieme ai protagonisti della storia, questo viaggio che pare ripetersi continuamente e ancora oggi.
Il fatto di non fornire la traduzione dipende dall’intenzione che ho di far immergere totalmente il lettore nella vicenda. Immagina come si sente un Pietro che arriva solo in un paese straniero di cui non conosce la lingua. Si sente certamente smarrito ed è proprio questo il sentimento che volevo suscitare nel lettore. Mi sa che forse ci sono riuscita anche troppo! 🙂
Cosa avranno mai detto gli operai che hanno visto un intruso dove loro sono al lavoro? Sicuramente niente di gentile…
Grazie ancora Melania e un abbraccio
Mi hanno colpita tantissimo i dialoghi tra Pietro e i lavoratori prima, con Franco poi. Hai riprodotto esattamente la sensazione di straniamento, le difficoltà di essere soli tra stranieri e avere bisogno di aiuto, e ancora, la complicità “fraterna” che scatta tra connazionali quando ci si riconosce. Il personaggio di Franco spicca, rimane impresso dopo poche righe, così come il nonno, coinvolto quasi controvoglia a collaborare. Mi piace l’idea che insieme a Pietro stiamo viaggiando anche noi, ad ogni episodio un nuovo incontro, una piccola esperienza che ci portiamo appresso. Stai creando un’opera che definirei “immersiva” se mi passi il termine. Si ha davvero la sensazione di esserci, un po voce al cinema. A un certo punto avrei quasi voluto diglielo: “ehi, non sei solo Pietro, ci sono anch’io, mi vedi? Ti sto leggendo e sono con te 😊”
*come, non voce
Ciao Irene 🙂
Sono sincera sul fatto che mi sono parecchio soffermata sui dialoghi perché volevo che fossero efficaci, ma mi sono anche divertita. Con un pizzico di superbia ho pensato a tutte quelle persone che si cimentano, per vezzo o necessità, in una conversazione in lingua straniera. Quando ascolti, viene fuori di tutto! E poi diventa una scuola per non commettere gli stessi errori. La ‘mistura’ tra italiano e spagnolo è talmente comune e diffusa da aver meritato un nome. Magari poi lo metto sulle storie di Instagram. È divertente e anche ‘strafalcionata’, ma permette a molte persone di avvicinarsi le une alle altre da decenni.
…a voler essere sinceri, le volte che mi capita di frequentare ambienti spagnoleggianti, il mio modo di esprimermi è esattamente lo stesso! Sarebbe davvero divertente vederlo in una storia 🙂
Si dice itañol 😅😅😅 (qui sul cell ho la tilde così che lo posso scrivere corretto!). In moltissimi lo parlano e ne hanno fatto quasi una vera lingua ☺️
Il personaggio di Franco piace molto anche a me e volevo che lasciasse il segno. Possiamo considerarlo come una sorta di Virgilio, almeno per un pezzettino di viaggio. Credo però che lascerò ancora in sospeso questo momento per tornare su Anahi che merita altrettanta attenzione.
Grazie per aver definito questa storia ‘immersiva’, perché ci tengo tanto che lo sia.
E grazie per esserci sempre. Irene, un abbraccio 🙂
Eh, ma che bello!
Grazie Kenji! Sei davvero gentile 🙂
Spero continui a piacerti questa storia.
Bellissimo episodio. Sembra di essere davanti a un film: immersivo, chiaro, avvincente. Franco, è un personaggio interessante. Ho notato che hai disseminato alcuni indizi molto interessanti su di lui. 🧐
Ciao Tiziana. Ho fatto e farò in modo che il cammino di Pietro sia ricco di incontri significativi. D’altronde, quando si viaggia, spesso accade che un incontro di mezza giornata ti segni la vita. Grazie per seguire questa storia 🙂
Le immagini che inserisci all’interno della storia sono una perla.
Mi piace pensare che chi legge veda quello che vedo 🙂
Mi sembra di vederlo il povero Pietro sperduto a Buenos Aires 😔 Poi, a quanto pare, il parente non potrà aiutarlo più di tanto, vivendo lui stesso in un dormitorio 🤦🏻♀️ Vedremo come andrà a finire!
Ciao Arianna e grazie. Credo che nel prossimo episodio parleremo di Anahi, così che i fan di Pietro restino ancora un po’ sulle spine!
Comunque non manca molto. Alla fine della serie ho intenzione di sciogliere il mistero 🙂
Un abbraccio
Una scrittura precisa e pulita, direi quasi manzoniana (!) e questo episodio mi ha ricordato l’arrivo di Renzo a Milano.. chissà se gli andrà meglio, o peggio..
p.s.: ci tieni parecchio sulle spine..!
Grazie Furio per questo super complimentone che non merito. In effetti, però, al paragone non avevo pensato e sicuramente è calzante. Il mio Pietro è totalmente spaesato e soprattutto c’è lo scoglio della lingua. Diciamo che mi sono divertita a scrivere un po’ di strafalcionate, così, tanto per far intendere che quantomeno a farsi capire ci prova. Come si dice? Di necessità, virtù. Un abbraccio.
Bella pagina che fa ben capire lo spaesamento (termine appropriato) in cui è piombato Pietro. Nessun contatto concreto solo una lettera che è un filo sottile che può spezzarsi in ogni momento. Problemi di comprensione e di indifferenza, forse cattiveria. Immagino la disperazione. Ho un nonno paterno partito dalla Sicilia nel 1908 e morto annegato (sembra) nel Rio delle Amazzoni pochi giorni dopo il suo arrivo, una moglie e due figli piccoli rimasti al paese che non lo hanno più visto, neanche da morto. A volte la vita è crudele ma io sono qua a dimostrare che anche la sua breve esistenza ha creato nuovi rami, infinite possibilità. Comunque, a proposito di Argentina, consiglio a chi ama il genere di vedere L’Eternauta, tratto da un fumetto degli anni ’60 scritto da Héctor Oesterheld (desaparecido nel 1978 durante l’infame regime fascista di Videla). Il fumetto è epico e considerato un capolavoro a livello mondiale e la serie televisiva, attualizzata, pur con vistose pecche, non è male. Scusa Cristiana questa divagazione però se ami l’Argentina questa serie la devi vedere.🌹
Caro Giuseppe, credo che la storia che hai condiviso sia particolarmente affascinante quanto difficile da raccontare. Però, a mio avviso, dovresti provarci. Fare qualche ricerca, approfondimenti, metterci un po’ di romanzato e via, partire con una nuova avventura 🙂
Per quanto riguarda El eternauta, ti dico sinceramente che lo sto guardando, sono al quarto episodio, ma è un po’ come trascinarsi. Mi aspettavo qualcosa di più, invece, la mia personale sensazione è che la storia si ‘trascini’ tanto per scrivere materiale per una mini serie. Un po’ come quando leggi un libro e ne bruceresti i 3/4. Però ripeto, è personale. Sarà forse che della mia splendida Buenos Aires non si veda praticamente nulla essendo sotto quella tempesta di neve? Sarà perché io la preferisco in primavera? Scherzo, naturalmente 🙂
Per quanto riguarda il tuo commento al testo, ti ringrazio ancora una volta e come sempre, caro Giuseppe perché mi accompagni in questa sfida che non è affatto facile. Spero di continuare a tenere alta l’attenzione e aspetto il prossimo episodio della tua serie che sono molto curiosa. Grazie ancora e un abbraccio.
Mi piacciono il realismo e la cura dei particolari descrittivi, tramite cui sembri condurre all’ interno
Grazie Gabriele. Apprezzo molto la tua lettura e il commento. Diciamo che la cura dei particolari è per me quasi una malattia 🙂