Sulla nave

Serie: Il morire dei giorni


Tutti cerchiamo un posto dove ricominciare, ma non così lontano come in questa storia.

«Nel 1994, il fisico Miguel Alcubierre scrisse un articolo in cui dimostrava essere possibile viaggiare nello spazio ad una velocità maggiore di quella della luce con un motore a curvatura, il cui funzionamento è pressoché uguale ai moderni motori che muovono le nostre navi, inclusa questa su cui vi trovate. Nel corso del…».

«Grazie Guy, interessante, ma questo lo sapevamo già», Thomas interruppe il fiume di parole del computer di bordo. Non aveva ancora capito perché, certe volte, ASGAI, il suo vero nome, si sovrapponesse alle loro conversazioni.

«Chiedo scusa. Mi sembrava di aver udito il comando di ricerca».

La voce di Guy, per gli amici, era così scorrevole e simile a quella di un uomo che sarebbe stato molto difficile non scambiarla per quella di una persona vera, se non la si fosse mai udita, ovviamente. Ogni volta che parlava, un volto elementare di uomo appariva sul proiettore olografico. Era un volto semplice, senza capelli e tutto blu.

«Hanno speso miliardi per realizzare queste navi e non hanno saputo costruire un computer di bordo più decente. Quelli che lavorano alla WSA sono tutti incompetenti!»

Lukas fece una risata sarcastica. Si infastidiva molto quando “quella dannata macchina”, come la chiamava lui, si sovrapponeva alle loro voci.

«Lo sai che tutto quello che diciamo e facciamo a bordo viene registrato, vero?»

Thomas si chiedeva come avessero potuto assumere una persona cinica come Lukas, ma, d’altronde, non era per le sue idee che lo avevano preso a bordo.

«Lo so capitano, ma so anche che alla base hanno un buon senso dell’umorismo e capiranno sicuramente che la mia era solo una battuta», abbassò lo sguardo, poi lo sollevò di nuovo leggermente per vedere la reazione di Thomas. Il capitano sospirò semplicemente.

«A proposito, sono passati alcuni giorni da quando ti ho chiesto di controllare questa cosa. Hai capito perché ASGAI fa così?».

«ASGAI. Acronimo dall’inglese che sta per Automated Support and Guide Artificial…»

«Grazie di nuovo Guy, ma non te lo abbiamo chiesto», a differenza di Lukas, Thomas aveva molta più pazienza, anzi Guy lo faceva spesso sorridere.

«Ieri ci ho passato un po’ di tempo. Il problema è che il codice è vasto e, anche se passassi tutto il tempo del viaggio a guardarlo, non penso che riuscirei a trovare il problema, a meno di non essere super fortunato. Comunque, forse, se tu non lo ringraziassi ogni volta, migliorerebbe».

«Lo pensi davvero?»

«No, scherzo. Ma c’è un fondo di verità. Questa intelligenza artificiale, come quella di tutte le altre navi, impara da sola. In realtà è strano che non abbia ancora capito quando viene interpellata e deve parlare. L’errore c’è sicuramente, ma, come ho detto, è difficile capire qual è».

Mentre Lukas ancora parlava, una spia rossa, piccola, in un angolo del pannello di comando, si accese. In quel momento, nella cabina, si trovava soltanto Li Sun, il medico della nave, ma stava guardando da tutt’altra parte e, inoltre, l’allarme era solo visivo perché non richiedeva un intervento immediato.

Il viaggio era cominciato tre giorni prima e procedeva nel silenzio siderale senza problemi. Tramite svariati e complicati sistemi, l’intelligenza artificiale della nave, eseguiva centinaia di calcoli complessi in pochi secondi ed eseguiva automaticamente micro-deviazioni nella direzione della nave. Superato l’ostacolo, che poteva essere un campo di asteroidi, un sistema stellare, o qualsiasi altro oggetto che ostacolasse il viaggio, tornava sulla rotta di prima. Guy era essenziale per la buona riuscita della missione. Per questo il capitano ci teneva molto che funzionasse al meglio.

Il capitano stava in silenzio sorseggiando il suo caffè americano. Non c’era molto da fare sulla nave durante il viaggio. Lukas era sparito senza dire niente. Thomas si chiedeva sempre cosa gli passasse per la testa. Lui era rimasto lì a dare un’occhiata alla mappa interstellare e al punto approssimativo in cui si trovavano. Thomas non era uno che si facesse molte domande, preferiva passare subito all’azione, ma in quel caso, guardando come il punto sulla proiezione olografica si muovesse, superando interi sistemi stellari in pochi minuti pensò che fosse incredibile. E pensare che fino a cinquant’anni prima si affermava ancora essere impossibile viaggiare più veloce della luce. Ora era realtà.

“C’è ancora qualcosa di impossibile? Non l’abbiamo ancora scoperto”, pensò.

Li non era molto esperta su come comandare la nave dalla cabina. In realtà pensava quasi a tutto Guy, ma in una situazione di emergenza, ogni membro dell’equipaggio doveva essere in grado di prendere i comandi e raggiungere una posizione sicura. Il vero pilota era Michele, di origini italiane, chiamato da tutti Mike. In quel momento stava riposando ancora. Gli orologi della nave erano stati sincronizzati sull’ultima ora di Greenwich alla partenza e, più o meno, tutti seguivano l’orario per mangiare, dormire e il resto. L’unico che aveva un po’ perso il ritmo era Mike.

Li, comunque, si accorse della piccola spia. Si avvicinò al sedile dal lato destro, sedette e cercò di capire. C’erano tre simboli vicini sotto la scritta AI, in basso a destra: uno aveva due frecce, il secondo un ingranaggio e il terzo una specie di testa con un’altra piccola “AI” stampata sopra. Ormai era chiaro che c’era qualcosa che non andava in Guy. Li si preoccupò dato la grande responsabilità che aveva quel sistema. Sapeva che le frecce indicavano la navigazione e gli ingranaggi il motore e gli altri sistemi automatici della nave, fra i quali il sistema di supporto vitale. L’ultima spia a destra non riuscì, però, ad associarla chiaramente. Doveva chiedere a Mike, lui l’avrebbe saputo sicuramente.

“Quello scemo sta ancora dormendo, non è per niente affidabile! Possibile che devo pensare a tutto io? Mi hanno veramente stancato!”

Li era la più equilibrata del gruppo. Aveva preso molto sul serio la missione. La nave Colombus, sulla quale si trovavano, era una delle cose più avanzate costruite dalla razza umana. Navi come quella su cui viaggiavano, modello Newtime, erano state mandate un po’ in tutte le direzioni. In base ai risultati delle osservazioni dei più potenti telescopi erano state stabilite le rotte verso le stelle intorno alle quali orbitavano pianeti con molta acqua e idonei a ospitare la vita. Fino ad allora, dopo circa cinque anni di viaggi, di una flotta di dieci navi, non era stato trovato nessun segno di vita. C’erano pianeti interamente coperti da un unico oceano, anche più grandi della terra, con un’atmosfera simile a quella terrestre, ma senza vita. Distese enormi di acqua purissima, cristallina e dolce, anche buona da bere, ma nessun animale, nessuna pianta, niente in assoluto.

I dirigenti della World Space Agency avevano ancora speranze, ma presto i fondi sarebbero finiti e anche la missione Discovery sarebbe fallita, come tante altre prima. Sembrava non esserci vita nello spazio, almeno non nelle vicinanze del sistema solare.

Li, invece, era fiduciosa di riuscire a trovare qualcosa con le sue analisi. Anche un solo batterio sarebbe bastato.

Serie: Il morire dei giorni


Avete messo Mi Piace7 apprezzamentiPubblicato in Sci-Fi

Discussioni

  1. Mi affascina il tema dell’esplorazione spaziale, ed in questo primo episodio getti senza dubbio le basi per qualcosa di interessante. Apprezzo i riferimenti scientifici che per quanto teorici, danno un tocco di realismo alla vicenda: non parliamo di tecnologie attualmente disponibili (d’altronde, parliamo di Sci-fi), ma nemmeno di situazioni astratte e surreali.
    Seguiamo la ricerca della vita nello spazio! 🙂

  2. ” fisico Miguel Alcubierre scrisse un articolo in cui dimostrava essere possibile viaggiare nello spazio ad una velocità maggiore di quella della luce con un motore a curvatura”
    …e già qua, prima di leggere il racconto, faccio una pausa e vado a cercare Alcubierre Drive.
    Che bello quando un racconto ti permette anche di imparare qualcosa che prima non sapevi! 😀

  3. Amo il genere Sci-Fi e questa serie ha tutti gli ingredienti che preferisco: viaggi nello spazio e IA. Soprattutto quest’ultima, mi appassiona per quanto riguarda la possibile evoluzione fino ad abbracciare aspetti squisitamente umani. In questo primo episodio, vedo in Guy un certo desiderio di riconoscimento oltre al suo essere un mero strumento.