
Temi tu la morte?
Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari.
- Episodio 1: Temi tu la morte?
- Episodio 2: “Adrianaaaaa!”
STAGIONE 1
Una folla borbottante causò l’issarsi delle sue palpebre. Una squadra di paramedici si gingillava intorno al suo cadavere, con la cadenza data dalla sirena, tanto gramo quanto il gracchiare dei corvi.
Eugenio, come se la caduta l’avesse prosciugato dal terrore, si alzò con una leggerezza per lui estranea, o meglio, “eterea”. Il suo sguardo vagò in quell’assembramento di persone, incurante del suo essersi rialzato dopo un viaggio di più piani, senza farsi un livido.
La notizia buona era che i piccoli pennuti si erano salvati atterrando sul vellutato gluteo di Eugenio; quella cattiva riguardava Kadmon, disperatamente ululante accanto ad un corpo spremuto.
Allora, quando scorse il proprio corpo, riconobbe il suo essere etereo. Ormai era condannato ad assistere alla vita senza farne parte. La sua solitudine si fece profonda e dolorosa quando si accorse di aver perso l’unico essere vivente caro, “Oh! Kadmon”; poi il cagnolino si voltò verso il padrone. Eugenio riuscì a stento a trattenere le lacrime di commozione. Ma Kadmon si irrigidì e cominciò a squittire con violenza verso di lui.
— Kadmon! Che succede? —
Una protuberanza rigida e penetrante picchiettò sulla sua spalla, facendolo rabbrividire dalla testa ai piedi. Con la cautela di un uomo che sbircia nella busta del canone Rai, scrutò alle sue spalle. Una nebbia gelida si allargò nel suo animo, mentre un manto nero si affacciò davanti alle sue ectoplasmatiche iridi. Quel manto, il respiro freddo, le dita bianche, ossute e giudicanti della Morte.
— Eugenio della Morte, corretto? — echeggiò il Mietitore.
Eugenio, se non fosse stato certo del suo stato di anima in pena, sarebbe morto un’altra volta.
— È… è una domanda a trabocchetto? — rispose il povero vecchio, preso dal panico.
La Morte, come se avesse letto nella sua mente, distolse il dito inquisitore, recando la mano sotto al mantello. Il Cupo Mietitore estrasse la mano, la quale stringeva una penna di teschi ed un portadocumenti nero.
La morte sarebbe stata poca cosa rispetto al timore di esser preso nel sacco con i suoi problemi finanziari. Quell’unico portadocumenti lo terrorizzò dall’imbarazzo. Cos’era? Le tasse? Una multa? Lo avrebbero schedato?
— La sua intelligenza la precede — mormorò la Morte palesemente ironica.
— Io non ho detto di essere Eugenio, lei ha sbagliato evasor… persona —
— Chi pensa che la morte abbia sbagliato l’evasor-persona perde il proprio tempo a lamentarsene, inoltre, sono sicura che preferirebbe stare aldilà che aldiqua, Marmellatina. — disse la Morte guardando il corpo spalmato sul marciapiede.
Eugenio diventò rosso come la confettura e, ergendosi inorgoglito, cercò di riacquistare un po’ della dignità perduta:
— Guardi lei che ho un cane e non ho paura di usarlo! —
La morte, con lentezza, voltò il cappuccio verso il carlino. Questo, preso da un fulminante attacco allo stomaco, rimase piantato sul marciapiede, evacuando odori poco gradevoli. Così, la Morte abbassò il dito ossuto su di lui.
— Kadmon della Morte, corretto? — disse.
— No! No! No! — implorò Eugenio agitando le mani come un mulino a vento. Kadmon imitò il verso del padrone in un coro di negazioni continua.
— Tale cane, tale padrone. — commentò la Morte divertita — Ma bando alle chiacchiere, è ora di parlare. —
— A-allora parli! — rispose Eugenio.
— Temi tu la morte? —
— Se mi permette — disse Eugenio cercando di tenere ferme le gambe — Ho visto di peggio durante la festa di Alloui’ dell’anno scorso —
— E se le dicessi che esiste la possibilità di posticipare il Giudizio Finale? Lei accetterebbe in cambio di un piccolo favore? —
Eugenio guardò con occhi vacui il proprio corpo raffinatamente smembrato. Il proprio liquido globulare si stava propagando lungo il marciapiede come glassa sul bordo di una torta, mentre i giornalisti, come avvoltoi, stavano a scrutare, sadicamente, scattando foto ed intervistando il cadavere.
I corvi roteavano gracchianti sopra di lui, in un coro di risate e scherni di piacere, gettando escrementi sul suo povero, povero cadavere.
La finestra del piano di sopra si era spalancata ed una donna di età compresa tra gli ottanta ed i cento-trent’anni (ma tenuti comunque con dignitosa eleganza) aguzzò i suoi occhi acuti sul marciapiede.
— MA COS’È?! CAPODANNO? — disse l’esuberante signora.
— Signora, — disse il paramedico — Conosce quest’uomo? —
— Uomo? — rispose la donna dalla sua posizione rialzata — Pensavo che si fosse stasato un tombino! — e scoppiò in una gracchiante e sincera risata.
Cosi, con sguardo mesto, umiliato e deriso, si voltò verso la Morte, con decisione, e rispose:
— Col c**zo! Sono pronto a morire! —
La Morte rattrappì, presa alla sprovvista da una simile volontà, e mise le mani avanti:
— Aspetti! Non siamo troppo… precipitosi.– la morte si accorse dopo dell’involontaria e ironica scelta di parole da lei adottate — Avere un conto in sospeso con la Morte, può cambiarle la vita, sa? Cerchi di non balzare alle conclusioni! — Eugenio la guardò con un sopracciglio alzato e la Morte si accorse di essersi lasciata scappare un’altra frase piuttosto ironica e poco opportuna visto il soggetto. Cosa di cui il nostro Eugenio non prese la benché minima coscienza.
— Estic**zi! — rispose Eugenio intirizzito — Lei non è qui per portarmi nell’aldilà? Mi sono rotto il ca**o di aspettare, mi finisca! —
— Non dica così, la Morte conosce i veri desideri degli uomini, e sono disposta a lasciarle un posto nel girone paradisiaco degli ingordi, dove le verrà servita la trippa molisana per tutta l’eternità, se lei riuscirà ad esorcizzare le tre anime che abitano la sua casa. Accetta? —
— SI! — esclamò — NO, Aspetta! —
Il pensiero della trippa lo aveva circuìto.
— Molto bene! Affare fatto! — esclamò la Morte stringendo nella propria mano ossuta quella di Eugenio — Ci sono anime che si venderebbero al diavolo per una proposta come questa, il girone dei golosi è molto ambito.–
— Io non firmo niente! — esclamò Eugenio.
— Lei sarà un ospite speciale, potrà assaporare la trippa molisana come la faceva sua moglie. —
— …e lei come fa a sapere…? —
La Morte puntò il suo dito inquisitore verso lo sformato di Eugenio. Al suo schiocco il sangue si ritrasse, quasi fosse una spremuta risucchiata da una cannula di plastica. Gli arti scomposti scricchiolarono vibrando come shakeranti strumenti cubani.
Fu come essere percossi sulla nuca con un martello. Il suo spirito sembrò evaporare, per poi precipitare verso il suolo come un Condor in picchiata carpito dalla pallottola di un’arma da fuoco.
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