
Truppe d’assalto
1918
Il fuoco di sbarramento cessò, Martin sbirciò fuori dalla trincea: la vista della terra di nessuno lo accolse come sempre, nulla era cambiato se non che il terreno era più accidentato del giorno prima e ancora del giorno precedente.
Arrivò il capitano. «Eroici sturmtruppen del Kaiser, preparatevi».
Fu tutto un continuo urlare del genere.
Anche gli altri ufficiali dissero le stesse cose. Quando appoggiarono le scalette, misero mano ai fischietti: li usarono e quelli furono più sibili che sembravano decisi a spaccare i timpani.
Martin non se ne curò. Stringendo l’MP18 Bergmann, corse in direzione delle trincee britanniche. Assieme a lui, il resto della compagnia. Corsero tra le voragini causate dalle esplosioni, anche i reticolati e i cavalli di Frisia, i morti che erano marciti sul campo di battaglia li accolsero con delle risate vuote.
Alla fine, Martin fu in vista delle trincee nemiche. Distinse i caratteristici elmetti dei tommies, anche i fucili allungati dalle baionette che sembravano più moschetti del secolo precedente.
Martin si gettò in una buca, prese la mira, fece fuoco.
Le Vickers dei britannici tartagliarono le loro proteste, molti soldati si piegarono in due se non che persero pezzi del corpo. A Martin non interessò: «Andate avanti! Coraggio, figli della Germania!».
I soldati lo ascoltarono.
Presto, pure Martin uscì dalla buca e corse nella direzione delle linee nemiche.
Saltò dentro la trincea avversaria.
Non ci poteva credere, ma era stato molto più facile di quel che sembrava. Aveva sempre pensato che arrivare a quella meta fosse impossibile, ma a quanto sembrava scalzare i nemici era attuabile.
Anche il resto della compagnia fu all’interno della trincea, i britannici erano a terra morti, alcuni avevano alzato le mani, si erano arresi.
Martin li fissò con rabbia, allora ordinò: «Portiamoli via, possono esserci utili». Li avrebbe interrogati lui stesso. Presto sarebbero arrivati gli ufficiali, ci avrebbero pensato pure loro.
Alcuni soldati ammainarono la bandiera britannica e sollevarono la bandiera di Germania, tutti esultarono, sembrava che fosse finito.
Martin si sentì felice, ma un attimo dopo si accorse di un guaio: «Ora dovremmo avanzare». Davanti a lui c’era la terra di Francia, poteva essere un facile boccone. «Ma come potremmo farlo?» disse, visto che trasportare fino alla trincea britannica dei mezzi era impossibile.
Nessuno gli seppe rispondere.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
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Grazie della risposta. In tutta onestà, non lo sapevo e solo ora riesco a trovare in rete quei pochi, bisogna dirlo, riferimenti storici. Ma bisogna faticare.
Bel testo, sempre realistico in bilico col vivido. Storie di uomini prima di tutto, con i loro dubbi e i limiti. E le inevitabili paure.
Apprezzo tanto questa tua vena rara.
Grazie a te semmai!
Perdona la domanda: a che ti riferisci quando parli di Sturmtruppen?
Ai tedeschi. Le truppe d’assalto dell’Esercito imperiale tedesco durante la grande guerra erano dette così.
Un blietzkrieg racconto davvero dettagliato e realistico. Il problema dei tedeschi vincere le battaglie sulla breve distanza ma perdere le guerre sulla lunga…
Grazie del commento! Ieri stavo approfondendo la battaglia dello Jutland. Fu una vittoria tattica tedesca ma nel lungo termine furono i britannici ad averne i benefici
Molto ben scritto, a parer mio. L’esperienza delle trincee fu, dicono, terribile oltre ogni immaginazione. Mi sarei aspettato qualche dettaglio in più. Ma capisco l’esigenza di fare progredire la storia. Probabilmente sono io un po’ macabramente fissato con l’esperienza sensoriale.
Grazie del commento e uno
Sempre lo stesso problema per gli eserciti germanici: avanzare. Nella grande guerra prima, nella seconda guerra mondiale dopo. Avanzare.
Grazie del commento e due
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Grazie per il tuo bel commento 🙂