Una notte spettrale
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
- Episodio 5: Colpa d’Albino
- Episodio 6: Rosa furiosa
- Episodio 7: E strunz
- Episodio 8: Pierre de Ronsard
- Episodio 9: A tavola senza cadaveri
- Episodio 10: Il signor Marino
- Episodio 1: In fuga da Pietro
- Episodio 2: Il buono, il cattivo e il maresciallo
- Episodio 3: François Dubois
- Episodio 4: Laura
- Episodio 5: Viola Testa
- Episodio 6: Calogiuri
- Episodio 7: I vecchi
- Episodio 8: Elia Boidu
- Episodio 9: La bestia
- Episodio 10: La festa
- Episodio 1: Il fantasma del bar
- Episodio 2: Uccel di bosco
- Episodio 3: Una notte spettrale
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
Era stata una serata piena di sapori, di odori, di suoni e di emozioni. Sotto gli influssi di una luna matrona, raggiante e complice, i toni della conversazione, dapprima garbati e discreti, si erano fatti più distesi, confidenziali, intimi.
Dal lei al tu, da un nome importante e mitico, al diminutivo, quasi un vezzeggiativo, con lacrime da sonore risate, per uno dei vari aneddoti, tanto coloriti da renderli esilaranti, per voce dell’uomo interamente dedicato alla sua nuova missione: far risplendere una luce di gioia sul volto della donna, sotto quel cielo propizio.
E nello scambio a quattrocchi, di sguardi sempre più languidi e di parole sciolte, tra un mirto e l’altro, la musica aveva ceduto il tempo ai rumori notturni di qualche latrato in lontananza, di voci confuse e di motori accesi nell’area del parcheggio, poco distante dalla piazza.
Mano nella mano, si erano avviati, a passo lento, verso l’abitazione.
«Vico Valentino primo, numero 14. Dietro il municipio. Sai dov’è?»
«Sì, certo: un vicolo cieco. Molto difficile fare inversione, quando si arriva sino in fondo. È talmente stretto.»
«Va beh, ma tanto, se vuoi accompagnarmi, noi ci arriviamo a piedi.»
«Tu abiti in città, quartiere San Michele, vicino all’ospedale. Quando riparti?»
«Domani mattina. La mia vecchia zia mi ha lasciato le chiavi. Vengo spesso a trovarla. Lei non si è mai sposata, non ha avuto figli. Sono l’unica nipote rimasta.»
La vecchia zia che l’avrebbe ospitata, intanto, all’imbrunire, aveva già preparato la zuppa di latte con pane pistoku. Dopo aver consumato quel cibo, aveva sciacquato, scolato, asciugato e riposto la tazza al solito posto, tra la quarta tazzina sbeccata e l’unico bicchiere rimasto integro di un intero servizio rotto.
In camera da letto, dopo aver indossato un’ampia camicia da notte bianca, in mussola di cotone, aveva infilato il cappuccio che le copriva la fronte, la nuca, la cervicale e il mento fino alla bocca, con i due lembi a incrocio che legava all’indietro, assumendo l’aspetto di una mummia. Un’immagine inquietante che lei stessa preferiva evitare, passando davanti allo specchio del comò, con la luce scarsa di una sola lampadina accesa tra le altre cinque, svitate o fulminate, del lampadario.
Seduta sul letto con il materasso di crine – antico reperto di un altro secolo – la donna aveva ingerito la solita compressa, preso il rosario dal cassetto accanto e spento la luce. Un consumo di corrente ridotto al minimo, ma più economico tenere tutto spento, era il suo pensiero fisso, anche quando le capitava di doversi alzare a tentoni, sotto l’effetto del diuretico, in piena notte. E se dalla finestrella in alto, priva di ante, filtrava gratis la luce provvidenziale di nostro Signore, ringraziava Dio con un segno di croce.
La donna russava sonoramente quando la coppia teneramente unita per mano, aveva raggiunto l’uscio della sua modesta casa.
La nipote aveva affondato le mani per cercare le chiavi nella sua borsa a secchiello, che pareva il pozzo di San Patrizio. Il suo accompagnatore continuava a supplicarla con lo sguardo, per lasciarlo entrare e proseguire la loro conversazione sempre più intima, senza bisogno di parole.
«No, Lino, non posso. Mia zia è sorda, ma potrebbe svegliarsi.»
«Basterebbe non accendere le luci; tanto abbiamo il grande faro che illumina dall’alto.»
«Mi dispiace, Lino. Cerca di capire: non posso approfittare dell’ospitalità di questa donna, tradire la sua fiducia, rischiare conseguenze imprevedibili per me e per te. Non potrei mai, Lino.»
«Su dai, non dire così: “mai-a-lino no”» aveva scherzato lui, riferendosi alla battuta di qualche ora prima, mentre la invitava a passare da un cognome con un titolo impegnativo, a chiamarlo semplicemente con il diminutivo del suo nome di battesimo.
«Lasciamo la porta di ingresso accostata, fino a raggiungere la camera da letto, per trascorrere le ultime ore di questa fantastica notte, fino all’ultimo chiaror di luna» aveva suggerito iniziando a declamare i versi di un poema: “Tra un crepuscolo vespertino / e il primo sole del mattino / splendi forte mio faro nel ciel / finché giace fedele il mio bel / col suo petto che emana calor / vigoroso e vibrante d’amor / per dividere cibo e dolore / e nutrire di gioia più ore (…)”»
E lei, a quel punto, con voce incrinata dalla commozione, gli aveva chiesto se quei versi fossero i suoi.
«No, di un’autrice catalana che conoscevo bene. Ha scritto un libro di poesie, uno di racconti per bambini e un piccolo romanzo bonsai.» Il ricordo era tornato – per un attimo – al viso pallido e scarno della moglie, nell’ultimo periodo della malattia. Di nominarla, però, non gli sembrava il caso, temeva di ferire la sensibilità della donna che aveva davanti in quel momento. Forse, accanto a lei, anche il suo pacemaker avrebbe funzionato meglio e più a lungo. Non poteva rischiare di compromettere tutto con una stupida gaffe.
E infine, dopo lo slancio caloroso di un abbraccio, anche le ultime deboli resistenze nel farsi accogliere, erano crollate.
Pochi minuti più tardi, a causa delle bevute serali e dell’età ben stagionata che riducevano la ritenzione, l’uomo, suo malgrado, aveva dovuto confessare l’urgente bisogno di un bagno. L’indicazione era semplice: la seconda porta a destra. E un bagliore di luce come guida sotto la canottiera: la torcia del cellulare infilato in un calzino nero.
Si era appena calato i boxer quando uno zombie aveva spalancato la porta, con un grido acuto, facendogli colare quel getto della minzione addosso. Un patatrac difficile da risolvere. La zia-zombie si era precipitata fuori, correndo scalza e urlando aiuto. Aveva raggiunto la casa più vicina, per attaccarsi al campanello, tremante come un piccolo spettro bianco, intirizzito, mentre sua nipote le andava appresso per riportarla dentro.
«C’è un ladro in casa, col coso in mano. Corri, Laura, chiama i carabinieri!»
«Tranquilla, zia. Tutto a posto: sta arrivando il maresciallo.»
«Davvero? Il maresciallo?»
«Sì, certo. L’ho appena sentito. Era qua in zona, a presidiare la piazza durante la festa. Mi ha garantito che arriverà subito.»
Intanto Lino si era ricomposto in fretta e mentre infilava calzini, pantaloni, camicia e giacca, cercava di assumere un contegno all’altezza del ruolo che ricopriva normalmente nel suo ufficio in caserma.
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Il fantasma del bar
- Episodio 2: Uccel di bosco
- Episodio 3: Una notte spettrale
“In camera da letto, dopo aver indossato un’ampia camicia da notte bianca, in mussola di cotone, aveva infilato il cappuccio che le copriva la fronte, la nuca, la cervicale e il mento fino alla bocca, con i due lembi a incrocio che legava all’indietro, assumendo l’aspetto di una mummia. Un’immagine inquietante che lei stessa preferiva evitare, passando davanti allo specchio del comò, con la luce scarsa di una sola lampadina accesa tra le altre cinque, svitate o fulminate, del lampadario.” Inquietante davvero🤣🤣
Adoro le faccine che ridono, come reazione alle frasi che provo e spero di rendere esilaranti. Grazie Tiziana.💝
NO, povero maresciallo. 😂😂Aspettavo questo epilogo da tempo.. Uno dei capitoli che mi è piaciuto di più, A parte il finale, che mi ha fatto morire dal ridere , mi sono innamorata delle descrizioni. Stupende. Bravissima
Ciao Tiziana, grazie. Non sai quanto sia contenta di queste tue parole. Rileggendo il testo, dopo averlo pubblicato, non ero certa di aver reso efficaci le descrizioni di alcune scene, per aver calcato un po’ la mano sulla caricatura dei due protagonisti principali di questo episodio; soprattutto sulla zia-zombie.
Povero maresciallo, non ci voleva la zia zombie😂un episodio piacevole e riuscito, soprattutto nel descrivere le manie molto credibili di un’anziana signora.
Bravissima Maria Luisa, sai mescolare temi seri e dolorosi con momenti di leggerezza molto gradevoli.
Descrivere le manie della vecchia zia. é stata una delle parti piú semplici e spontanee che ho scritto finora in questa serie. Ti svelo il motivo che mi ha ispirato: mamma e zie tutte maniache dell’ ordine.
Grazie Melania, un abbraccio.
Semplicemente delizioso. Scorrevole, divertente, misurato, nessuna parola fuori posto. Sei bravissima Maria Luisa!
Ciao Giuseppe, grazie. La tua gentilezza, ogni volta mi scalda il cuore, mi sprona ad andare avanti e alimenta la nostra amicizia solidale, per ora soltanto virtuale.
“Si era appena calato i boxer quando uno zombie aveva spalancato la porta, con un grido acuto, facendogli colare quel getto della minzione addosso. Un patatrac difficile da risolvere”: Bellissima questa scena🤣
Ciao Arianna, grazie della tua puntuale attenzione e per questa tua gradita considerazione. La missione del giorno, per Lino, era di far comparire la gioia sul volto della donna che gli stava accanto. La mia ricerca, quando scrivo, è anche quella di trovare le parole per esprimere qualche piccola idea che possa suscitare un sorriso, per distogliere lo sguardo dalla vita vera, che contiene tanta luce e altrettante ombre. Una realtà che – tra una battuta e l’altra – non posso dimenticare o ignorare del tutto, anche in questa serie.
Davvero bello questo episodio. Bravissima! Oltre alla disavventura esilarante del maresciallo, credo che ti sia riuscito benissimo fin dall’apertura, sfruttando un’attesa che avevi costruito in precedenza. Tutti i passaggi funzionano come ingranaggi oliati e tengono incollati alla pagina. Grazie, Luisa, per questa nuova puntata.
Ciao Paolo, grazie. Felicissima di questo tuo commento. Il maresciallo è un personaggio un po’ controverso, nella serie “Le rose e le rouge” e spesso anche nella vita reale di chi ricopre questo ruolo. Per me che ho contribuito a farlo nascere, col vostro prezioso sostegno, anche Ercole lo Piccolo, come tutte le creature che ci inventiamo, belle o brutte, simpatiche o antipatiche, buone o cattive, dopo tanti episodi, restano comunque le nostre piccole, care creature, e come dicono a Napoli: i figli so’ piezz’e core.