
Di nuovo sola?
Serie: The place
- Episodio 1: Fogli di carta
- Episodio 2: Identità
- Episodio 3: Il resto è mancia
- Episodio 4: Com’è la guerra?
- Episodio 5: Vera
- Episodio 6: Per l’ultima volta
- Episodio 7: Fine?
- Episodio 8: Sei giorni dopo
- Episodio 9: Marmellata di arance
- Episodio 10: Ti ricordi di me?
- Episodio 1: Nella pancia della balena
- Episodio 2: C’è qualcuno
- Episodio 3: Non è affidabile
- Episodio 4: Peccatori
- Episodio 5: Di nuovo sola?
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Corse con tutte le sue forze, spingendo l’asfalto in basso con i piedi, eppure le sembrava di non muoversi, come se fosse ricoperta da uno strato di piombo. Dietro, i passi pesanti dei due inseguitori in rapido avvicinamento. Udì il clangore di un ferro scalciato al lato della strada, che si scontrò con il palo di un lampione vibrando nell’aria polverosa. Gridò il nome di Jonathan.
“Jonathan!”
Pensò che quel ragazzo doveva essere veramente un idiota per cambiare strada senza nemmeno controllare che lei vedesse dove stava andando. Per un momento pensò che si meritasse di morire, magari ubriaco e delirante come il vecchio predicatore che ora giaceva supino sull’asfalto, a cuocere sotto il sole in un brodo di whiskey e polvere e cocci di vetro. Ma ancor di più, in un angolo buio della sua coscienza, desiderava che qualcosa di altrettanto orribile capitasse a Oswald. Sì, perché lui si era fidato. Lui aveva deciso di mandarla per strada con un perfetto sconosciuto.
Correva, intrappolata in un’apnea che sembrava durare da un tempo infinito, e una ghiacciaia al posto del cuore. E così è arrivata la fine, pensò – senza capire a cosa si riferisse di preciso, se la fine del terzetto composto da lei, Oswald e Jonathan, o la conclusione di se stessa – un istante prima che le gambe cedettero, e lei si ritrovò a terra con il mento a grattare l’asfalto.
Per un istante sembrò che il mondo si fosse fermato. Ma i balordi erano alle sue calcagna, e non si sarebbero arrestati.
Si voltò, in preda a una malsana curiosità nei confronti dei volti di coloro che sarebbero stati i suoi carnefici. Si preparò a ricevere un calcio, o una coltellata, o un pugno come quello che aveva steso il vecchio delirante. Invece, rimase con la bocca aperta, guardando due schiene ormai lontane, due camicie svolazzanti in allontanamento.
“Mina!” gridò una voce alle sue spalle.
Era Jonathan, che dopo aver gettato a terra un tubo d’acciaio aveva preso a correre verso di lei, un’espressione di orrore dipinta sul volto. Lei si alzò in piedi, e alla vista del ragazzo che le veniva incontro sentì montare nel petto il fuoco, la furia più rossa e fiammeggiante che avesse mai provato nei confronti di qualcuno.
“Che diavolo stavi facendo?” esclamò serrando i pugni. Jonathan si bloccò, standosene a qualche passo da lei, in silenzio, guardandola con incredulità.
“Vuoi dire qualcosa, Cristo?” sbottò, e si avvicinò di un passo. Il silenzio di Jonathan non fece che alimentare il fuoco dentro di lei.
“Sei un idiota, ecco cosa sei” esclamò Mina. “Vedrai se non lo dirò ad Oswald-”
“Oh andiamo” disse finalmente Jonathan, sul volto non più lo sconcerto ma la collera a sua volta. “Andate a farvi fottere, tu e il vecchio.”
A restare con la bocca aperta fu Mina, stavolta.
“Un vecchio e una disadattata! Andrebbe a finire che ci rimetterei le penne per colpa vostra.”
Ecco cosa volevano dire gli sguardi bassi, pensò Mina, e il passo accelerato; l’occhiata alle sue spalle. E quei “Va bene” pronunciati attorno al fuoco.
“Come mi hai chiamata?”
Jonathan indugiò un istante, studiandola.
“Ti ho chiamata” disse lentamente, “disadattata” concluse scandendo le sillabe. “Impacciata! Incapace! Stupida donna inu-” La frase venne troncata dallo schiaffo di Mina, un gesto fulmineo che lo costrinse a ruotare il capo a destra. Lo schiocco risuonò tra i palazzi abbandonati, e per la seconda volta il mondo si fermò. Tutti i rumori, gli scricchiolii e i lamenti della città agonizzante erano spariti, e ora erano solo Jonathan e Mina, uno di fronte all’altra nella strada deserta, come una scena di un vecchio film Western. Jonathan tastava la pelle arrossita della guancia, forse chiedendosi se fosse avvenuto per davvero.
“Vattene” disse Mina laconica. “Non ti voglio vedere. Non abbiamo bisogno di te.” La voce di Mina, che all’inizio della frase era stata potente e sicura per la scarica di adrenalina, iniziò a indebolirsi, tanto che le ultime parole suonarono come un tremito nell’aria. Jonathan le venne incontro, e Mina si preparò a ricevere il reso di quanto lei gli aveva dato.
Invece, le passò accanto e proseguì lungo la strada, il passo lento ma costante e la mano destra sempre appoggiata alla guancia. Restò a guardarlo mentre si allontanava, fino a quando non divenne un punto in contrasto con la polvere. L’adrenalina accumulatasi durante la fuga dai balordi, e durante il litigio, si era esaurita; il fuoco si era spento, lasciando il posto al vuoto, e persino la rabbia nei confronti di Oswald era sbiadita nell’indifferenza apatica.
Si guardò attorno, e per la prima volta, guardando i palazzi devastati dalle onde d’urto, i cartelli sradicati e le carcasse delle automobili abbandonate, provò orrore; un sentimento che sentì nascere nella pancia, come una gravidanza oscena e profondamente sbagliata. Una presenza che si sviluppò crescendo, contorcendosi e diventando sempre più ingombrante, impossibile da ignorare, fino ad arrivarle alla gola. E allora non poté fare altro se non gridare, esternando tutto quanto di squallido le si era accumulato dentro dall’inizio dell’apocalisse. Dall’inizio della sua vita.
Quanto l’eco si perse tra le colonne di cemento, notò i colori davanti a sé spegnersi gradualmente, un effetto ottico che avanzava nella sua direzione. Era un’ombra, che avanzava verso di lei. Le venne incontro, e lei aspettò immobile, senza le forze per muovere un passo. La trapassò; poi la prima goccia cadde su una lamiera che si era staccata da qualche automobile, tintinnando.
Quell’ombra, era la prima nuvola di temporale dal giorno della bomba.
Devo sbrigarmi.
Serie: The place
- Episodio 1: Nella pancia della balena
- Episodio 2: C’è qualcuno
- Episodio 3: Non è affidabile
- Episodio 4: Peccatori
- Episodio 5: Di nuovo sola?
“Lo schiocco risuonò tra i palazzi abbandonati, e per la seconda volta il mondo si fermò.”
Qui, invece, il silenzio viene rotto dal suono dello schiaffo. Ecco il momento esatto in cui Mina cambia, il personaggio evolve e consolida una personalità che si andava già delineando. Un bellissimo episodio, molto cinematografico. Forse, il mio preferito.
Esatto Cristiana, hai colto perfettamente il senso di questo episodio!
” Lo schiocco risuonò tra i palazzi abbandonati, e per la seconda volta il mondo si fermò. Tutti i rumori, gli scricchiolii e i lamenti della città agonizzante erano spariti, e ora erano solo Jonathan e Mina, uno di fronte all’altra “
Un’immagine molto forte e ottimamente descritta. Questo silenzio fa più rumore che mai e, a mio parere, evidenzia la svolta definitiva nell’animo di Mina.
Bell’episodio, quasi liberatorio per Mina. Credo che la ragazza diventerà una dura ma spero conservi un po’ di quella sana e umanissima ingenuità che la contraddistingue.
Ciao Giuseppe! Spero anche io che Mina non cambi troppo… e credo che sarà così 🙂
Quindi adesso niente più Jonathan? Spero che decida di tornare, nonostante il micidiale schiaffo di Mina😅
Credimi, ho provato soddisfazione nel far tirare quello schiaffo a Jonathan!
E così Mina ha deciso di esternare quello che prova, finalmente! Mi ha molto colpito la frase “l’inizio dell’apocalisse e della mia vita”. Il crollo di tutte le sicurezze le ha dato la possibilità di conoscersi e decidere per sé. Molto bravo Nicola!
Ciao Melania, davvero grazie!
A volte nel dolore e nella sventura c’è la possibilità di riscattarsi 🙂