Il grande potere delle immagini

Serie: La frontiera


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Kunta affronta ed annienta il commando di Volpe

Come previsto il cuore di Volpe si fermò nel pomeriggio successivo alla nostra visita. Gianpiero, che lo aveva assistito fino alla fine, ci porse una busta:

«È un’immagine che aveva sul suo dispositivo e, prima di cancellare la memoria, ha voluto che ne stampassi due copie. Mi ha fatto promettere che una ve l’avrei consegnata personalmente e l’altra ha voluto la mettessi nella tasca interna della sua giacca».

Claudio la aprì: la fotografia ritraeva noi tre e Stella al bancone del Mulino, le braccia in alto unite in un brindisi, sul retro una sola parola: “Noi”.

Omar acconsentì che lo seppellissimo nel piccolo cimitero ricavato dai precedenti proprietari al limite del parco, a monte della villa: era un luogo tranquillo, che accoglieva poche tombe, delimitato da una fitta siepe e protetto dalle fronde di due grandi cedri. Conoscendo solo il suo nome, Diego, aggiungemmo “Volpe” sulla piccola lastra di marmo che ponemmo sul tumulo.

Un pomeriggio il suono della sirena del porto, modulato in maniera diversa dal solito fece alzare gli occhi di Omar dal libro che stava leggendo:

«Abbiamo visite importanti dalla capitale!» annunciò sorpreso.

Circa un’ora dopo, preceduta da un accaldato Anton, fece ingresso nel giardino una signora scortata da due giovani in divisa. Fatima si lanciò di corsa verso la nuova arrivata che la accolse abbracciandola con calore. Omar, più tranquillo, la raggiunse e con galanteria le baciò la mano che le porgeva:

«Cara Hilde, che sorpresa! Sei sempre più bella! Quale segreto ci nascondi per mantenerti eternamente giovane?» chiese con tono scherzoso.

«Ma smettila Omar che sono ormai una vecchietta avvizzita!» rispose compiaciuta ma palesemente avvezza ai complimenti esagerati dell’amico.

Omar si girò verso di noi e, senza abbandonare la sua mano, ce la presentò:

«Amici, oggi avrete l’onore e il privilegio di conoscere una grande scrittrice, una attenta poetessa e una arguta filosofa nonché, ma questo passa in secondo piano, moglie di Mervan Celik, ministro della cultura turco: Hilde Hoenzollern».

«Sei il solito pomposo e irriguardoso personaggio Omar, bene hanno fatto ad esiliarti non fosse che hai costretto Fatima a seguirti!» tutti e tre ridevano uniti in un solido abbraccio.

«Tutto ciò che ho detto di lei è vero,» aggiunse rivolto a noi, «ho tralasciato, però, la cosa più importante ed è quella che avrebbe voluto sentire: Hilde è una cara e insostituibile amica di Fatima, ed anche mia per favorevole conseguenza. Hilde, loro sono amici che giungono dal confine, avranno molte cose da raccontarti.»

«Anch’io ho cose da dirti e molto da raccontare, non sono qua solo per turismo. Ora, però, devi concedermi un po’ di tempo per ripulirmi e per spettegolare con Fatima.»

Le due donne si avviarono, parlottando, verso la villa mentre Omar, parlando turco, chiese ai due giovani soldati se avessero fame o sete e, dopo la loro risposta, diede indicazioni ad Anton affinché ogni loro richiesta fosse soddisfatta. Il ragazzo, che non conosceva il turco, si fece capire a gesti e i ragazzi lo seguirono all’ alloggio a loro assegnato.

Hilde, dopo un bagno ristoratore e un bel po’ di chiacchiere con Fatima, venne a sedersi con noi in giardino e ci chiese di aggiornarla sulla vita nell’Unione. Lasciammo parlare Aurora che raccontò di quando era bambina e dell’allontanamento dalla famiglia, quando disse che suo padre era un professore universitario tra i fondatori dell’Unione Hilde ebbe un sussulto:

«Ti spiace dirmi il cognome?» chiese con affanno.

«Galimberti» rispose Aurora.

«O mio Dio, mio Dio!» esclamò impallidendo, si alzò di scatto e aggiunse: «Scusatemi un attimo, torno subito.»

Noi ci guardammo stupiti dalla sua inaspettata reazione. Tornò dopo pochi minuti tenendo in mano un dispositivo simile a quello che avevamo in dotazione come guardie, forse solo un po’ più grande.

«Dio mio!» ripeté, «siete i figli di Enrico e Valeria» dicendo questo mostrò loro un’immagine che ritraeva due coppie.

Aurora guardò lo schermo: «Papà, mamma» singhiozzò e si lasciò andare a un pianto silenzioso, Claudio le cinse le spalle e la tirò a sé poi si rivolse a Hilde:

«Come hai potuto conoscerli?»

«Con vostra madre ci siamo conosciute prima della guerra, a Madrid,» si fermò a raccogliere frammenti di ricordi, «lo sapete che anche lei era un’ottima poetessa? Ho ancora le sue poesie, ve ne darò volentieri una copia. Eravamo ancora studentesse, lei a Milano ed io ad Heidelberg, e in occasione di un corso sulla poesia di Lorca, che entrambe amavamo, facemmo richiesta alle nostre rispettive università di poter partecipare e il caso volle che ci trovassimo alloggiate assieme. Fummo amiche da subito e ci tenemmo in contatto anche dopo il nostro rientro in patria. Ricordo con piacere una breve vacanza in Trentino, a Campiglio, dove la famiglia di Valeria aveva uno splendido chalet, La Baita come lo chiamava lei. In seguito io andai in Turchia, volontaria nelle Brigate Internazionali e Valeria, se non sbaglio, stava già aspettando te Claudio e per qualche tempo ci fu impossibile comunicare.» Fece una breve pausa poi riprese: «Finita la guerra quel poco che restava dell’Europa chiese aiuto al governo turco per formare uno stato, l’Unione, che potesse dare sostegno a quei pochi milioni di persone sopravvissute attorno all’arco alpino. Nel frattempo, mi ero sposata con Mervan, amico di Omar, e politico emergente nella Primavera Turca. Mio marito fu delegato dal Ministero all’attuazione degli accordi di assistenza e in quell’ambito ospitò ad Ankara una delegazione dell’Unione per la firma del Trattato. Immaginate la sorpresa, mia e di Valeria, quando ci trovammo allo stesso tavolo in occasione del pranzo ufficiale. La fotografia risale a quei giorni e purtroppo non ne ho altre. Come sia finita lo sapete meglio voi, io ricordo solo il dispiacere di mio marito per quel golpe che spazzò via amici dalla mente brillante, leali e volonterosi. Immagino di avervi provocato tristezza ma dovete essere orgogliosi dei genitori che avete avuto: erano due belle persone e voi siete i loro splendidi figli. Sono veramente felice di conoscervi,» cercò con lo sguardo anche me e Marco, «voi e i vostri amici.»

Eravamo tutti muti, legati dai nostri pensieri e dalla commozione.

La voce di Anton che ci chiamava a cena suonò liberatoria.  

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Discussioni

  1. Davvero bello pensare alla poesia di Lorca come fosse una pietra preziosa incastonata in un anello. Ci parli di guerra, distruzione, conflitti mondiali, eppure lo fai con quella grande umanità che ti contraddistingue. Citando, appunto, uno fra i più grandi e mostrandoci due fotografie che rappresentano l’amicizia, quella così profonda che, spesso, prende il posto della famiglia. In ogni episodio introduci personaggi nuovi che conferiscono potere alla storia. Sempre bello leggerti.

  2. Due immagini, due concetti diversi di famiglia ma che possiedono un fatto in comune: la perdita.
    La foto in possesso di Volpe che ritrae una famiglia costruita nel tempo e, forse, per necessità perché si aveva qualcosa in comune, ma che resta ancorata al passato. Quella mostrata da Hilde è un’immagine proiettata verso il futuro, come fosse un ponte in cui è racchiuso un ricordo lontano.
    Molto bello come tu abbia usato le immagini per rendere il tutto ancor più visibile. 🌷🌷🌷🌷

  3. Proprio vero, il grande potere delle immagini. Sono due fotografie le protagoniste di questo episodio e hanno la capacità, senz’altro voluta, di evocare sia la spensieratezza di quando si sta bene che l’amarezza per averla perduta. Se fosse un film Omar sarebbe interpretato da Marlon Brando 🙂

  4. Molto piacevole questo episodio. Sarà forse per l’atmosfera più distesa, sarà per la presenza di Hilde, una cara amica e poetessa. E magari, nel prossimo episodio, citerai anche qualche suo verso. Sarà forse per le parole della “vecchietta avvizzita” … Mi sono sentita a casa.

  5. Già mi piace questa Hilde: poetessa e filosofa! Siccome ho il vizio di immaginare gli attori che potrebbero interpretare questo racconto, lei la immagino come Meryl Streep 😁 misteriosa e sofisticata.

  6. Ciao Giuseppe, mi ricordo che in tuo commento parlavi della foto di questo episodio, prodotta dalla AI, dove a guardar bene c’è un brindisi con quattro persone (quindi anche quattro mani), ma solo 3 boccali. Cosa che io, inizialmente, non avevo nemmeno notato. Ecco, appunto, la potenza delle immagini!!!

  7. Avevo già commentato questo episodio, ma EO si è portato via le mie inutili parole. D’altra parte non potevo proprio lasciare questo racconto senza una traccia del mio appassionato passaggio. Splendida storia, commovente e incoraggiante. Per un appassionato di immagini e ricordi poi, anche di più.