Indagine infernale

Le fiamme facevano male da sempre e i diavoli lo ricordavano, si prendevano cura che i dannati lo ricordassero ogni volta. «Questo è per sempre» dicevano con i loro ghigni.

Maurizio non voleva più che continuasse. Sì, in vita aveva rubato e ucciso, ma pensava che non fosse colpa sua. Si dibatteva nel fuoco e piangeva, era disperato.

Un giorno, uno fra i tanti di quella vita ultraterrena, i diavoli iniziarono a preoccuparsi. Correvano dappertutto, si consultavano, facevano dei conciliaboli e poi i capannelli si scioglievano. Maurizio l’aveva notato, ma pensò che non sarebbe significato alcun cambiamento per lui.

Il diavolo Sinistrodestro andò davanti a loro e orinò sulle fiamme, fino a spegnerle.

Adesso i dannati non erano più torturati dal fuoco eterno – o meglio, prima era eterno, adesso non lo era più.

I dannati sospirarono, nessuno volle chiedere cosa fosse successo, qual era il motivo di quel gesto, tutti avevano paura. Tranne Maurizio, che chiese: «Ebbene? Perché tutto ciò?». Si era accorto che oltre, più in là, le fiamme continuavano a torturare gli altri dannati.

I dannati della sua fossa inveirono. Avevano paura che tutto tornasse come prima, ma Maurizio fece finta di nulla.

Sinistrodestro guardò obliquo Maurizio. «Vieni con me». Con la mano artigliata lo aiutò a uscire dalla fossa e non fece nulla per fargli del male, di questo Maurizio se ne accorse e pensò che si trattava di una cosa veramente grave, così continuò a chiedere: «Ma cosa succede?».

«Un diavolo è stato ucciso. So che tu, in vita, eri un poliziotto della scientifica. Voglio che indaghi» rispose Sinistrodestro.

«Chi era la vittima?».

Il diavolo lo portò fino a un cadavere, era un altro diavolo che era deceduto per strangolamento, sul collo si vedevano i segni. «Lui. Si chiamava Birichino».

«Allora indago».

«Sì, bene».

Maurizio non sapeva che pesci pigliare, decise di prendere tempo, poi approfittò che i diavoli stavano riaccendendo le fiamme e scappò approfittando della distrazione.

Si allontanò da quella bolgia e percorse i regni infernali, qualche diavolo lo fermava per dirgli: «Che ci fai tu qui?».

«Sono un messaggero. Il diavolo Birichino è morto… morto strangolato. Devo avvertire quelli dell’Antiferno».

«Ah, va bene». Con i forconi ripresero a tormentare i dannati.

Maurizio viaggiò tra fiamme, boschi di sangue e laghi di pece, poi guadagnò la selva oscura. Trovò la sua macchina del tempo, quella che gli aveva permesso di andare nel futuro – adesso era passato – e strangolare Birichino. In fondo era stato un gioco andare all’inferno. Prese la macchina del tempo e la usò per andare ad assassinare Birichino, ma poi gli venne in mente un dubbio: era un paradosso, quello?

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Discussioni

  1. soprendente, questo racconto! mi piace davvero il modo in cui di volta in volta riesci a creare, per ciascun racconto, delle ambientazioni particolari.
    E qua, la conclusione col paradosso è davvero un bel colpo!
    PS: da ieri ci sono problemi coi commenti, purtroppo alcuni sono spariti, rimane solo il nome di chi l’ha lasciato, ma il testo risulta vuoto. Tiziano è informato!