La Martinica – Parte Prima

Serie: La vendetta del capitano


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Oswald e Jiles raggiungono La Martinica grazie all'aiuto di un contrabbandiere e il suo equipaggio.

Gli stivali dei due pirati affondavano nel fango.

Charles Oswald starnutì: l’odore stagnante gli provocava un dolore alle tempie e doveva sforzarsi per rimanere lucido. Avanzavano in un dedalo di conifere acquitrinose, sfilando tra palafitte divorate dalla melma. Sebbene il sole fosse già alto nel cielo, ne filtravano soltanto pochi raggi, che riuscivano a districarsi tra la barriera di alberi storti e aggrovigliati.

«Signore…» Jiles richiamò l’attenzione di Oswald.

Il pirata si voltò verso il compagno, che fissava lo sguardo su uno di quei ruderi di legno. Si avvicinarono lentamente e, quando furono a meno di dieci passi dallo stipite sbilenco, un’ombra emerse dall’interno.

«Siete parecchio lontani da casa…»

Un uomo in uniforme, dal forte accento francese, li attendeva sulla soglia.

Oswald sorrise e strinse la mano a Jacques Oulain, ufficiale della marina francese.

«Venite dentro.»

Si accomodarono su un paio di sgabelli marci.

«Non avremo molto tempo. Bisogna agire stanotte», disse il soldato, porgendo una bottiglia di rum già aperta ai suoi ospiti. Poi si voltò verso un punto alle sue spalle. «Le uniformi sono lì. C’è un bordello frequentato dai soldati: riconoscerete l’insegna da una grossa rosa intagliata nel legno. Entrate dal retro, la proprietaria è una mia buona amica. Bevete, fatevi notare… ma non troppo. Al rientro in caserma, i soldati saranno troppo ubriachi per badare a voi. Unitevi a loro.»

«E la rivista?»

«Sarò io di guardia stanotte, non temete. Una volta dentro vi basterà salire le scale per raggiungere l’archivio. Ma badate bene…» Oulain si sporse in avanti. «A mezzanotte ci sarà il cambio della guardia e inizierà il primo giro di ispezione. Il forte viene controllato da cima a fondo. Avrete poco tempo per trovare ciò che cercate.»

Seguì qualche secondo di silenzio, in cui i presenti si scrutarono a vicenda.

«Quanto?» chiese Charles Oswald.

«Circa mezz’ora. Poi vi ritroverete la scolta fra i piedi.»

«Ne farei volentieri a meno», osservò Oswald.

«Concordo», proseguì Oulain. «Bisognerà creare non poco scompiglio per garantirvi la fuga.»

«A cosa state pensando?»

«Mentre voi cercherete ciò che siete venuti a cercare — e di cui non voglio sapere nulla — io scenderò nei sotterranei. Darò fuoco alle polveri, e il gioco sarà fatto.»

«Volete far saltare in aria l’armeria?» Oswald sgranò gli occhi.

«In questo modo, mentre la guarnigione tenterà di raccapezzarsi, voi ve la svignerete. Ma dovrete essere pronti a scappare: non potrò avvisarvi.»

I due pirati si scambiarono un cenno d’intesa.

«E sia…» Il soldato si alzò. «Non avremo altre occasioni per parlare. Ricordate la mia parte, signor Oswald.» Dopodiché si congedò, sparendo nella nebbia.

Jiles e Oswald rimasero seduti a sorseggiare il liquore.

«Bene», disse Oswald, «diamoci da fare.»

I due iniziarono a indossare le uniformi. Niente acconciature o abbellimenti che si addicevano a un militare: di notte nessuno ci avrebbe fatto caso, si disse Charles Oswald.

O almeno così sperava.

Attesero la sera e, quando gli ultimi raggi d’ambra si immersero nel mare all’orizzonte, uscirono dalla palafitta, diretti verso la casa di piacere con la rosa intagliata nell’insegna…

⸻

L’aroma di rum aleggiava all’interno della casa coloniale e il chiasso riempiva le stradine circostanti. Melodie inebrianti di fisarmoniche e violini, accompagnate da occhi verdi come foreste fitte che ammiccavano ai soldati ubriachi, desiderosi di un fugace momento d’amore in cambio di qualche scellino.

I due pirati si tenevano in disparte, in fondo al bancone, non troppo in vista. Eppure, come Oulain aveva previsto, nessuno badava a loro. Brindarono persino con due soldati. Attesero, immersi in quel turbine di vita, finché la musica iniziò a spegnersi e gli avventori cominciarono a lasciare la casa. Una fila di soldati traballanti si incamminò verso il forte, in alto sulla collina, parzialmente nascosto dalla nebbia.

Charles Oswald fece cenno al compagno e seguì il plotone sconclusionato. Il gruppo arrancava tra battute oscene e risate strozzate. Il cielo, ormai nero, si era chiuso sopra le loro teste come una coperta umida. Oswald contava ogni passo. Jiles camminava poco dietro, testa bassa e mano sempre vicina all’impugnatura della baionetta infilata alla cintura, per sicurezza.

Arrivati al portone, una voce intimò:

«Lesti, razza di ubriaconi…»

Era Jacques Oulain, la lanterna alta nella destra, la sinistra poggiata sul fianco.

Il soldato passò in rassegna il drappello, alzando di volta in volta la lanterna per illuminare i volti sconvolti dai bagordi. Lui e Oswald si scambiarono un rapido sguardo: bastò a entrambi per rinnovare l’intesa.

I due pirati scivolarono dentro con il gruppo e subito si separarono dal resto dei soldati, come previsto…

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