NOTE DI REVISIONE*

Serie: ATLANTE DELLE TERRE SOMMERSE


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Frammenti dall'archivio di Giorgio Traüber.

NOTE DAL ROMANZO “TIMES NEW ROMAN – CONFESSIONI POSTUME DI CORRADO NERI”


Editing a cura di

Giulio Traüber


“Capitò in un tardo pomeriggio d’agosto, nel bel mezzo di un furioso temporale estivo che sferzava la cascina scompigliava la quiete dei pioppeti”. 

Rammento ancora le parole di mio padre: ldescriveva sempre in quel modo, il giorno della mia nascita. Con un “capitò“.

Fu così che si rafforzò in me la convinzione di una genesi burrascosa, quasi epica.

La levatrice, si mormora, mi guardò in silenzio, e poi disse: “Ha già gli occhi aperti.”

[Nota 1

Secondo l’anagrafe, Corrado Neri nacque all’ospedale “Santa Maria Nuova” di Firenze, alle 10 e 37 del mattino. Cielo sereno, nessun pioppeto nei dintorni.

Il padre, peraltro, non era presente.

Gli occhi del neonato risultavano chiusi, come da contributo fotografico fornitomi.

Nota per Giulio: piantala con queste immagini smielate, buone solo per la quarta di copertina. 

Voglio “poesia visiva”, non pubblicità emotiva. E se non sei in grado, mi accontento derealismo.**]


Da piccolo ero succube delle forme impresse sulla carta.

Ricordo che le toccavo come se intuissi i mondi contenutivi – mondi che ancora non sapevo decifrare. 

Copiavo immagini e parole dai testi di mio padre, compulsivamente,  senza distinguere le une dalle altre. 

Curvo sulla scrivania, demandavo all’immaginazione ciò che ancora non afferravo con la logica.


[Nota 2 

Il  padre non possedeva libri illustratiAl massimo un manuale di diritto commerciale e alcuni bollettini postali.

Nessun disegno infantile archiviato.

Corrado Neri raccontava spesso questo aneddoto alle conferenze. Potrebbe essere stato un ricordo “narrativo”.

Nota per Giulio: un giorno dovrai spiegarmi perché voi scrittori amate tante fingervi “artisti totali”.

Dico: non vi basta scrivere? Tu, ad esempio, disegni da schifo, ma almeno non racconti in giro di aver “copiato 

Botticelli sei anni”. 

Ricordi quando disegnasti quell’orribile canguro con le corna? Nessuno ebbe il coraggio di esporlo. 

Non capirò mai perché ti ostini ancora imbrattare tele***.]


quindici anni, presi un treno per Roma senza dire niente nessuno. 

Avevo una borsa piena di fogli, parole scritte in fretta tra scuola insonnia. 

Vissi tre giorni in stazione Termini, ritraendo viaggiatori in cambio di monete qualche bicchiere di vino. 

Roma mi guardava con pietà, ma mi lasciava esistere.


[Nota 

Secondo registri scolastici, Corrado Neri ha regolarmente frequentato il liceo fino ai diciassette anni. 

Nessuna segnalazione di fuga scomparsa. 

“ritratti di strada” apparvero per la prima volta nei racconti radiofonici del 2004, in cui li definiva 

“esercizi di resistenza artistica”.

Nota per Giulio: smettila con questo ciarpame poetico. già che ci sei: rileggi la frase “Roma mi guardava con pietà”. Sei un editor, non un allievo di Gibran in fase mistica.]

La incontrai Budapest, nel 1998: suonava il violino in un angolo della Vigadó tér

Lo suonava  con una tale ferocia da far increspare le acque del Danubio, come se avesse qualcosa da distruggere. 

Fu lei insegnarmi il silenzio. 

Non quello dell’assenza, ma quello che vibra tra due sguardi quando le parole sono di troppo.

[Nota 

La relazione durò due settimane. 

In un’intervista del 2006, lei definì Neri “letteralmente incapace di star zitto per più di due minuti”.

Nota per Giulio: ti ricorda qualcuno? 

Forse il ragazzino logorroico che da piccolo parlava da solo persino davanti allo specchio, con quel tono ridicolo da vecchio poeta britannico…****]

Nel 2007 pubblicai il mio primo romanzo, Polvere dell’animaNessuno sapeva cosa aspettarsi. 

Nemmeno io. 

Le recensioni lo definirono “acerbo ma necessario”. 

La critica parlò di “scrittura che s’affaccia sul baratro, con l’incanto di chi non conosce il pericolo.”

[Nota 5

Tiratura: 800 copie. 

Vendute: 217 (di cui 41 acquistate dall’autore stesso, presumibilmente per “tenere alto il morale”). 

Le recensioni parlavano di “ambizione immatura” “prosa eccessiva”.

Nota per Giulio: dai troppo credito quel che dicono vari influencer della rete. 

Prova ogni tanto leggere le recensioni dei critici VERI.]


Nel corso gli anni, mi persi e mi ritrovai in città che sembravano aspettarmi da sempre

Istanbul, L’Avana, Kyoto. Ogni luogo mi parlava con una lingua segreta. 

Lingue che nessuno mi aveva mai insegnato, ma che riconoscevo tutte come mie.


[Nota 6 

Risulta un solo altro viaggio documentato: a Lisbona. 

Il passaporto non presenta timbri con le destinazioni indicate.

Possibili licenze poetiche. 

Mai fidarsi di uno scrittore.

Nota per Giulio: “lingua segreta” è una delle espressioni più abusate di sempre.

Se continui così, ti proporrò come caporedattore alla Perugina.]


Il 2010 vide il mio ritiro dal mondo. Non fu un gesto eclatante, ma un lento scivolamento. 

Spensi telefoni. 

Chiusi contatti. 

Non risposi più. 

Quando tornai, nessuno mi aspettava. 

Ed era giusto così: avevo bisogno di ricordarmi come si respira.


[Nota 

Il “ritiro” coincise con un ricovero ospedaliero di undici mesi per presunta crisi depressiva, segnalata come “isolamento volonta­rio”.

La causa fu verosimilmente una spogliarellista cubana.

Nota per Giulio: la peculiarità di Neri non era tanto l’incoerenza, quanto la fede assoluta nelle storie che si raccontava. 

In ciò risiede la sua grandezza poetica.

So che non è facile la tua posizione: non stai solo correggendo uno scritto, ma stai immortalando l’essenza di una vita che, suo malgrado, ha segnato il destino della letteratura. 

Ora capisci il senso del mio rigore?]


Durante la pandemia, nel silenzio globale di un mondo imprigionato in se stesso, detti alla luce quello che sarebbe stato poi definito “uno struggente grido d’aiuto”: Mittente ignoto

Un dialogo coi miei sé passati. 

Ogni lettera era un tentativo di ricucire bordi slabbrati di qualcosa che chiamavo “identità”.

Non sapevo se qualcuno l’avrebbe letto. 

Ben presto, con mia grande sorpresa, arrivarono centinaia di elogi.


[Nota 8

Il libro fu auto-pubblicato. 

Nessuna recensione ufficiale prima del 2024, ma ricevette 4.6 stelle su un blog di posta poetica. 

Il “grido d’aiuto” è auto-dichiarato nella quarta di copertina.

Nota per Giulio: hai davvero intenzione di scrivere nella bandella “un romanzo necessario”? 

Sai quanto odio questo genere di aggettivi…]

Oggi vivo in una casa silenziosa, colma di luce e di memorie. 

C’è un cane che non abbaia mai. 

c’è una biblioteca: un corpo disordinato che respira con me. 

libri mi guardano. Mi ascoltano. 

tacciono, come dovrebbero.

[Nota 9

Corrado Neri abitò in un bilocale al piano terra con vista parcheggio.

Continuò a lavorare come commesso all’Obi, fino alla fine dei suoi giorni. 

Nessun animale registrato. 

La biblioteca era composta perlopiù da copie dei suoi stessi libri. 

Non c’è bisogno di fare troppe ricerche: l’ho visitata.]


“Chi scrive, lo fa per due motivi: per non dimenticare, per dimenticare meglio.” 

È l’unica cosa che mi sento di dire, se qualcuno un giorno me lo chiederà.

[Nota 10 

Non risulta. 

Frase già attribuita ad almeno tre autori differenti, fra cui Pavese.

Nota per Giulio: cestina tutto. 

Questa biografia è costruita come una galleria di specchi deformanti: non crolla mai, ma non riflette nemmeno 

quello che c’è davvero. 

Così non va.

Possiamo mentire meglio.]

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*Lavorare alla Traüber Edizioni non era certo una passeg­giata. Nel corso degli anni, infatti, la fama di Giorgio è cresciuta notevolmente anche a causa della sua rigidità nella ge­stione del personale. D’altra parte, mio fratello era così: un uomo totalmente dedito al lavoro, incapace di empa­tia verso chiunque. Per lui, i collaboratori non erano altro che un prolungamento del suo corpo: propaggini tattili e visive attraverso cui estendeva il proprio raggio d’azione in quella spasmodica e disperata ricerca di senso che da sempre lo caratterizzava.

Giravano parecchie leggende, al riguardo. Una di queste, la più nota, vedeva Giorgio come un vero e proprio fan­tasma: inafferrabile per reporter e curiosi, sfuggente alle fotocamere. Di lui non esistevano immagini, se non quel­le che aveva deciso di divulgare.

Persino i suoi dipendenti sostenevano di non averlo mai visto di persona: le comunicazioni avvenivano telefoni­camente o per iscritto, e quasi sempre si trattava di rim­proveri.

Eppure, quella smodata severità fu anche motivo di orgoglio per la sua piccola casa editrice che, nel tempo, ha visto cre­scere alcuni fra i migliori professionisti del settore. Nomi illustri, come Elena Marchesi, oggi direttrice editoriale di un grande quotidiano milanese, o Carlo Biacchi, che ha portato la sua esperienza in una delle riviste letterarie più prestigiose del Paese.

Nel capitolo seguente illustrerò il modo peculiare con cui mio fratello si rapportava ai suoi dipendenti (e a me), at­traverso alcuni stralci di note marginali che Giorgio ha personalmente tracciato a penna durante la nostra breve collaborazione, nel corso della revisione di testi autobio­grafici poi mai pubblicati.

Quelli furono i nostri unici dialoghi. — G. T.

**Mio fratello insisteva spesso nel demolire qualunque dettaglio narrativo che rischiasse di essere confutato dal benché minimo indizio. Per lui, anche i bollettini meteo e le cartelle cliniche rappresentavano una vera e propria minaccia. Era una sua forma di sadismo nei confronti dei collaboratori: pretendeva che tutti fossero in grado di creare una realtà alternativa, menzognera, ma scevra da qualunque rischio di poter essere invalidata.

Ricordo che, già da bambino, Giulio mal digeriva i finali inverosimili delle fiabe che nostra madre ci raccontava.

La accusava, in un certo senso, di tradirne la logica interna. — G. T.

***Giorgio non ha mai capito niente di pittura. E poi, anche lui ha passato la sua fase “artistica”, in gioventù. Solo che, a differenza mia, lui sprecava le giornate a fotografarsi in pose da poeta decadente, mentre fingeva di comporre versi mai scritti. — G. T.  

****Mi vergogno ancora per quel dialogo allo specchio: per averlo scritto e per avergli dato quello stupido titolo: Soliloquio in minore. Quando Giorgio mi scoprì, nascosi il testo nel cassetto del bagno, dentro un vecchio barattolo di borotalco. — G. T.

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Discussioni

  1. “Persino i suoi dipendenti sostenevano di non averlo mai visto di persona: le comunicazioni avvenivano telefoni­camente o per iscritto, e quasi sempre si trattava di rim­proveri”: tipo il Megapresidente Galattico di Fantozzi😅

  2. “Un giorno dovrai spiegarmi perché voi scrittori amate tanto fingervi “artisti totali”: quanto è vero! 🙈 Fa male ammettere di essere persone comuni, di non avere niente di speciale. E, devo confessarlo, io stessa ho sempre creduto di essere un’artista (dipingo, scrivo) ma diciamo la verità: non sono nessuno 😅 è liberatorio ammetterlo, fa bene al cuore 🤣🤣🤣

    1. 😂 in realtà credo che chi sente l’impulso di esprimersi lo farà in qualunque modo. Ma avevo la necessità di delineare il punto di vista di un uomo come Giorgio, talmente idealista da non concepire nemmeno la necessità di espressione😂 Un paradosso, insomma. Ma reale.

  3. Non mi aspettavo un episodio di questo tipo quando ho iniziato a leggere. Giorgio Traüber è un tipo tosto e la dialettica con il fratello mi intriga. Questa storia mi farà impazzire 🤯 Una bella sfida!

    1. Ciao Tiziana! Grazie mille per la lettura🙏🏻 Le forme e i registri narrativi cambieranno ancora, nel corso della serie, ma serviranno solo a creare complessità. Il segreto è restare focalizzati sul rapporto tra i due fratelli🤗

  4. MI è piaciuto questo battibecco tra esposizione e relative note. Queste ultime molto intriganti, in alcuni casi divertenti… “Mai fidarsi di uno scrittore”: bellissima.
    Ciao Nicholas, a presto

    1. Ciao Paolo! Grazie mille per la lettura e per il bel commento🙏🏻 Da questo episodio in poi il testo diventerà sempre più giocoso (a volte forse cupo, surreale, ma resterà comunque su un registro più leggero rispetto all’inizio 🤗)

  5. Certo che è dura per uno scrittore fantasioso discutere con chi vuole una spiegazione logica anche dove non c’è. Se si scrive una biografia, ben venga la realtà, per scarna e cruda che sia; ma se stiamo scrivendo qualcosa di fantasioso, perché cercare prove? L’improbabile non è impossibile. Io tifo per Giulio. Bravo, Nicholas🙂

    1. Ciao Concetta! Grazie mille per la lettura!🙏🏻 In questa sezione si rivelerà la parte più arrogante e morbosa di Giorgio Traüber, quella che riguarda la sua interazione con gli altri. E col fratello🤗

    1. Ciao Francesca! Grazie mille per la lettura🙏🏻 Questa serie è molto frammentaria e totalmente antinarrativa, quindi perdonami se, alla lunga, potrebbe risultare respingente e impenetrabile. Posso solo dire che non ha significati nascosti o sviluppi cervellotici: è così come si presenta 🤗