
Osservazioni preliminari sull’autoconsapevolezza dei sogni residuali
Serie: ATLANTE DELLE TERRE SOMMERSE
- Episodio 1: INTRODUZIONE
- Episodio 2: Osservazioni preliminari sull’autoconsapevolezza dei sogni residuali
STAGIONE 1
a cura di
Giorgio Traüber
Premessa
Durante alcune ricerche sui linguaggi narrativi del web, incappai, anni addietro, in una scoperta alquanto intrigante. In quei giorni di totale assorbimento nelle mie indagini, perso fra teorie di frammentazioni testuali e di narrative a venire – la letteratura forùmica –, fui solleticato dall’idea di visitare vecchie comunità di internet, così da trarre ulteriori spunti per la codifica di narrazioni oblique e di generi ancora sottotraccia. Fu così che m’imbattei in una serie di forum ormai inattivi, dedicati un tempo all’investigazione del sogno lucido.
L’occasione mi parve ghiotta: dagli archivi delle narrazioni oniriche degli ex utenti di quei siti, avrei infatti potuto ricavare nuova materia di lavoro*.
Cominciai dunque a studiare quei brevi post zeppi di storie surreali e sgrammaticate. Subito non ci feci caso ma, poco alla volta, mentre scorrevo cronache di sogni su sogni, sezionando fino al vomito le tecniche narrative di perfetti dilettanti, iniziai a notare la presenza ricorrente di simboli sfuggenti alla mente conscia degli utenti.
Non semplici segni amorfi, ma veri e propri ideogrammi ricorsivi, con struttura auto-afferente, e ben localizzati in precisi scenari, descritti nel dettaglio da sognatori completamente sconosciuti tra loro e allo scuro di quella concomitanza di visioni.
Persino durante i vari thread, post e conversazioni, i partecipanti sembravano non accorgersi di aver sognato cose simili.
Per me fu uno shock scoprire che nessuno, prima di allora, aveva notato una correlazione tra quei simboli criptici, quasi che la dimensione del Sogno avesse sviluppato un proprio unico alfabeto, inaccessibile alla coscienza vigile.
Le connessioni erano sempre state lì, davanti ai loro occhi, ma impossibili da vedere, se non cercate con sguardo semiotico. Perché interpretare non bastava: serviva prima decifrare i processi stessi dell’interpretazione.
La latenza semiotica
Iniziai quindi a raccogliere altre testimonianze – alcune mi furono inviate da ex-contributori del forum Lettere Notturne, altre provenivano da professionisti dei più disparati settori.
Anche in quei casi, le visioni oniriche erano accompagnate da una stretta cerchia di simboli ben precisi: una grammatica visiva codificata, eppure latente, avulsa dal normale svolgimento del sogno. I caratteri apparivano fuori campo, spesso per pochi istanti, collocati in contesti periferici. Non erano alfanumerici e neppure riconducibili a geometrie stereotipiche dell’immaginario umano; nuovi ma antichi, tanto famigliari da passare inosservati, eppure carichi di una tensione semiotica evidente: come se significassero qualcosa che nessuno era mai stato educato a vedere, prima ancora che a leggere.
Il contesto para-scientifico
Non sono un neuroscienziato, ma già da anni frequentavo con ostinazione le pubblicazioni (marginali, certo) del gruppo di ricerca Ferrand-Klein di Parigi, che tra il 2012 e il 2019 sperimentò una forma primitiva di rilevamento della sintassi onirica, servendosi di strumenti sviluppati a Graz, già nel 2006.
Il principio, a quanto pare, era semplice: estrarre strutture testuali o simboliche dai sogni, e confrontarle con quelle della scrittura conscia.
Ciò che emerse – almeno secondo l’analisi fatta da Livia Monserrato, nel 2021** –, fu l’esistenza di micro-pattern autonomi, elementi ricorrenti che si ripresentavano in soggetti diversi, a distanza di tempo, e senza contatti tra loro. Ciò che i ricercatori del Ferrand-Klein non avevano previsto, però, era che le indagini non sarebbero dovute convergere su immagini archetipiche o vecchi simbolismi riesumati da pruriginose elucubrazioni freudiane, bensì su simboli puri.
Ipotesi: l’alfabeto idiomatico residuale
Nel mio archivio personale, conservo più di 120.000 sogni classificati, provenienti da tutto il mondo, raccolti tra il 2018 e il 2023. Di questi, almeno il 3,6% presenta simboli ricorrenti, indipendenti dai contesti socio-culturali dei sognatori. Li ho chiamati idiomi residuali – elementi di un linguaggio onirico universale, forse primordiale, forse post-linguistico –, e per ora ne ho catalogati trentasette.
Riporto qui una descrizione indicativa dei quattro caratteri più frequenti, isolati grazie a un confronto con gli schemi di pattern recognition elaborati da Monserrato e Ferrand, su mie indicazioni:
﴾_﴿ – “Valve speculari con linea profonda”: inciso su pietra o cemento, in luoghi desolati o desertici. Appare quando il sogno sembra voler chiudere una comunicazione o “spegnere” un racconto in corso.
⊱⊰ – “Teste d’ariete in simmetria orizzontale”: una x coricata, dalle estremità uncinate, impigliata a orologi fermi o tatuata su palmi di piedi e di mani. Richiama una memoria corrotta o un contenuto inaccessibile.
⧻ – “Triade secata in squadratura”: compare su pareti sporche, o dietro le orecchie. È associato alla trascendenza: si manifesta nei momenti in cui il soggetto ha la percezione di essere osservato dalla mente fondativa del sogno.
⸾▓⸾ – “Trama densa fra flutti”: galleggia su superfici liquide o traslucide. Indica un pensiero che si rifiuta di prendere forma, o una parola censurata da meccanismi metapsichici ancestrali.
Il fatto straordinario è che questi simboli non variano: cambiano i soggetti e gli scenari, ma la morfologia resta identica per ciascun sognatore. Eppure, al risveglio, nessuno è in grado di ricollegarli a una ciclicità, a meno che non ne venga esibita una traccia grafica, come se sfuggissero alla memoria concettuale pur rimanendo impressi in quella visiva.
Vincoli di contenimento
Alcuni ricercatori hanno avanzato la possibilità che la decriptazione di questi caratteri possa portare a gravi squilibri del ciclo sonno-veglia, e hanno quindi suggerito diverse misure preventive di contenimento (v. Monserrato, Appendice F):
Distruggere, entro le ventiquattro ore, eventuali riproduzioni fisiche troppo accurate dei simboli.
(La loro permanenza materiale sembra infatti incrementare la probabilità di “interferenza” nei cicli REM).
Non mantenere un contatto costante coi simboli.
(È stato osservato che un’esposizione prolungata può provocare fenomeni di saturazione iconica).
Non tentare trascrizioni grafiche dei simboli, se non in presenza di uno stato di “veglia piena” – verificabile tramite test di coerenza cognitiva.
(Il rischio è una parziale riattivazione della logica onirica durante la veglia).
Personalmente, non credo a una necessità di contenimento. Al contrario: penso che queste entità narrative e simboliche cerchino legittimazione, esattamente come fanno le frasi orfane dei miei appunti.
Sono convinto che il Sogno stia scrivendo da sempre, ininterrottamente, un testo senza destinatario, e, in qualche modo, oggi abbiamo cominciato a leggerlo.
Conclusione personale (provvisoria)
C’è, nei sogni che dimentichiamo, una volontà che resiste.
Non vuole dominare. Non vuole annullare. Vuole solo raccontarsi. Anche senza di noi.
O forse, contro di noi.
«Il sogno è ciò che rimane di un romanzo rifiutato dal giorno.***»
Serie: ATLANTE DELLE TERRE SOMMERSE
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Questa volta, son sincera, non so bene cosa e come commentare… sono in difficoltà! 🙀
Sono sempre stata affascinata dai sogni: i processi cerebrali che portano a sognare, la loro utilità, i loro significati, simbolismi e quant’altro… soprattutto mi sono sempre domandata se esistono sogni “standard” che tutti facciamo indipendentemente dalle vite che conduciamo. Oppure come sia possibile che alcuni facciano sogni premonitori, che riescano a “vedere” stralci di realtà con cui non sono mai entrati in contatto ma che esistono.
So che non usi Netflix, ma questo inizio serie mi ha ricordato un sacco la seconda stagione di “The OA” in cui i sogni e i déjà-vu sono portali su altre dimensioni e potenziali realtà che permettono di esplorare eventi accaduti in altre dimensioni.
Inutile dire che, conoscendoti, almeno un poco, sono certa che questa serie farà uscire il meglio delle tue capacità di scrittore. 😼
😂 Ammetto di provare un piacere malsano nello spiazzare gli altri 🤣 Credo che l’approccio giusto sia immaginare questa serie come uno di quei vecchi libri dell’ottocento, pieni di tante mirabilia e storie di cialtroni e truffatori😊
L’immagine mi ha ricordato lo stile di Mirò, e il modo in cui narrava per immagini i suoi sogni. Mi è piaciuto molto questo attribuire al Sogno una volontà propria. “contro di noi?” sarebbe interessante se fosse così. (inquietante, anche…)
Restando in territorio junghiano: nei sogni il mondo inconscio appare attraverso gli archetipi sotto forma di figure, immagini, il saggio, la madre, il bambino ecc. e studiando cerchiamo i mezzi per dare la giusta interpretazione.
Qui, attraverso la scrittura il Sogno emerge attraverso simboli da decifrare. Mi sono apparsi come “archetipi al contrario”, in una sorta di processo complementare. dalla realtà al sogno e dal sogno alla realtà, il mezzo è la scrittura. Resta da capire cosa ha da dire questo Sogno.
Ciao Irene! Grazie mille per l’attenta lettura e per questo commento così accurato🙏🏻. Ho una vera passione per i sogni (sarà forse perché non ne ricordo mai uno🤷🏻♂️), e tutti i riferimenti che hai trovato sono azzeccatissimi. Hai colto ancora una volta l’idea che volevo trasmettere, e l’hai riassunta tutta con quella meravigliosa frase (archetipi al contrario). Il mistero, purtroppo, rimarrà, dato che anche questa storia resta una delle tante terre sommerse del titolo, spero però che pian piano si riesca a intravvedere un senso (anche aleatorio, ma preferirei granitico) dietro all’intera serie🤗
“Sono convinto che il Sogno stia scrivendo da sempre, ininterrottamente, un testo senza destinatario, e, in qualche modo, oggi abbiamo cominciato a leggerlo.”
Fantastica! Suggestivo👏 👏
Ciao Tiziana! Grazie mille per la lettura🙏🏻😊
Allora, io sono fissata con i sogni😁🙈 hai toccato un tema a me molto caro. Ho amato il libro di Freud, “L’interpretazione dei sogni” e ho trovato molto interessante anche il concetto di archetipo di Jung (che si avvicina molto a ciò di cui hai parlato).
Ciao Arianna! Grazie mille per la lettura! 🙏🏻 Sì, mi sono decisamente ispirato più a Jung che a Freud. I sogni sono il mio argomento base🤗
MI pare che il trattato, dall’analisi partita dalle fonti, si addentri nella “filosofia del linguaggio”, direi propriamente, al limitare di epistemologia o metafisica (psicologia?), studiando le relazioni tra segno e significato (ossia, ciò che inteso per sé stesso porta alla conoscenza di altro), l’analisi si sposta nella sfera onirica, dove proponi dei simboli grafici (non ho ben inteso ricavati come, se inconsapevoli…), ciò che mi è piaciuto è la comunanza degli stessi, che si presentano uguali nei sogni di persone diverse, apparentemente senza connessioni dirette, culturali o di altra natura. E’ intrigante, anche se ti confesso una certa fatica nella lettura, per le mie corde borderline. Grazie
Capisco benissimo, Paolo😊 Ti ringrazio per aver letto anche questa parte.🙏🏻 Le elucubrazioni di Giorgio vogliono essere suggestioni, ma pian piano serviranno più a delineare la sua vita e il suo pensiero, voglio che sia il modello del narratore inaffidabile, amplificato dal filtro narrativo del fratello Giulio.
Cosa aggiungere rispetto a quanto tu hai già immaginato e scritto? Il tuo testo esplora con profondità affascinante l’idea che i sogni non siano solo frammenti caotici della mente, ma possano contenere una grammatica propria, fatta di simboli e strutture ricorrenti. L’ipotesi di “estrarre strutture testuali o simboliche dai sogni, e confrontarle con quelle della scrittura conscia” apre a una visione nuova del sogno come forma narrativa autonoma, forse persino più antica e universale del linguaggio razionale. In questo senso, la frase finale – «Il sogno è ciò che rimane di un romanzo rifiutato dal giorno.» – suona come una sintesi quasi poetica: i sogni continuano a scrivere storie che la coscienza non sa o non vuole leggere, ma che attendono ancora di essere decifrate.
Ho letto davvero con interesse il testo e sai quanto l’onirico affascini anche me. Lo hai già trattato in altri tuoi racconti e lo sai fare in una maniera davvero particolare. La struttura che stai costruendo attorno a questi concetti è articolata ed ermetica. Pertanto, come sempre, affascinante da scoprire.
Ciao Cristiana! Grazie come sempre per la lettura attenta e per il bellissimo commento!🙏🏻 Ormai sai quanto mi appassionano questi argomenti. 😄 Cerco il più possibile di parlare dell’insolito utilizzando l’insolito. Sono felice di riuscire a trasmettere un po’ di mistero🤗
Un giorno che abbiamo tempo, chiacchieriamo un po’ di sogni. Bravissimo🌹
Grazie ancora, Cristiana! Volentieri😊
Intrigante l’immagine che hai evocato dei forum deserti, abbandonati da tempo. Li hai resi concreti.
Grazie ancora, Roberto!🙏🏻🤗
Fantastico! Sarà che i sogni mi affascinano, ma ho adorato questo episodio e ammiro come tu riesca a dare forma a idee complesse, in modo così credibile.
Toglimi una curiosità: Giorgio è lo stesso che veniva soprannominato Giorgione nell’altra serie?
Bravissimo Nicholas!
Ciao Melania! Grazie mille per la lettura! 🙏🏻 No, quello era Sergio 🤣 però Giulio è il reale autore della serie Colophon. Qui siamo su un piano di esistenza più vicino a noi (direi intermedio) tra Colophon e la nostra realtà. Sono felice che ti sia piaciuto questo episodio! Più avanti i formati narrativi diventeranno più bizzarri e ironici, sempre nei limiti 🤗
Non capisco cosa vuoi raccontare. Sono curioso di leggere il resto.
Ciao Rocco! In realtà non so nemmeno io la direzione che prenderà questa serie. È la cosa più astrusa che ho scritto finora. Le uniche certezze che posso dare sono la frammentarietà e i differenti formati (non saranno tutti pseudosaggi). Insomma: una narrazione canonica non è prevista 😅. Intanto ti ringrazio per la lettura🙏🏻
*Dopo il burrascoso divorzio dalla quarta moglie (la “contessina” Aurelia von Bernays, sedicente pronipote di Sigmund Freud e fervida riformatrice della dottrina dello zio), Giorgio sviluppò una pulsione al limite del maniacale, proiettando il suo bisogno di senso su qualsiasi forma di materia caotica. A quel livello di nevrosi, mio fratello sarebbe riuscito a cavare un genere letterario perfino da una lista della spesa. Per lui, non esisteva scritto che non nascondesse strutture, schemi o modelli canonizzabili.— G. T.
**Monserrato, L.C. (2021). Pattern Residuali nei Sogni Ricorsivi. Atti del Convegno di Neurosemiotica, Torino.
***Nota scritta sul retro di una bolletta dell’ENEL (aprile 2021). — G. T.