
Porpora (una macabra storia veneziana)
Metallo sotto la lingua. Freddo. Sputo una moneta: argento su legno. Mi guardo attorno ma รจ il nulla che si apre al mio sguardo. Mi trovo su una barchetta che avanza nel vuoto, silente; Venezia รจ la mia cittร , quindi penso non ci sia nulla di strano nel sogno che sto facendo. Eppure qualcosa mi sfugge, sensazioni storte che vanno oltre la fumosa inconsistenza del mondo onirico.
Il rematore ha la pelle lucida come ossa, lunghi fili di barba biancastra che sโintrecciano in un groviglio indistricabile. I suoi occhi di fiamma mi osservano. Forse vedono oltre.
Provo ad alzarmi. La barca beccheggia sotto lโazione di unโ onda invisibile. Il barcaiolo solleva lโ unico remo, lo lascia ricadere sulla mia testa. Il dolore esplode, diramandosi per tutto il corpo. Rovino a terra mentre il mio cranio si frantuma come un vaso di terracotta. Provo a trattenere i cocci, invano. In un sogno questo sarebbe il momento del risveglio, ma per me non รจ cosรฌ. Un bagliore latteo macchia le pupille del rematore, e del mio spasmo non rimane che un vago fastidio alla base del collo.
Mi rimetto seduto, in attesa del risveglio. Vorrei urlare al me stesso addormentato da qualche parte che chi dorme non piglia pesci, ma non riesco a ricordare il mio nome. Oltre lโincubo, solo il vuoto e le fiamme. E Venezia, naturalmente. La Serenissima ebbra di passioni.
Fregandomene di ogni logica, mi rivolgo al mio macabro compagno di viaggio:
ยซDove mi stai portando?ยป.
Non ricevo risposta. Dimentico del dolore che mi aveva sconquassato un attimo prima, gioco la carta della minaccia.
ยซTi ho detto di dirmi dove diavolo mi stai portando! Ti consiglio di rispondermi, stupido vecchioยป.
Mi pento della mia stoltezza. Curvo la schiena, preparandomi a ricevere il colpo del bastone. Il vecchio continua a remare come niente fosse; si limita a muovere i suoi occhi fiammeggianti verso il basso.
La consapevolezza di essere nudo mi assale. Mi precipito a coprire le mie vergogne con le mani; ho segni rossi su entrambi i polsi, forse lasciati da bracciali troppo stretti. Particolari che non si dovrebbero notare in un sogno. Che sia vittima del sortilegio di una fattucchiera?
Non so se il mio dubbio corrisponda al vero, lโunica cosa che so รจ che devo fare qualcosa. Qualsiasi cosa. Mi getto per terra e afferro la moneta dโargento che giace sul fondo della barca; la scaglio nel nulla che mi circonda. La sagoma del demone dalla lunga barba svanisce; immagino sia tornato nella placenta primordiale che racchiude i mostri dellโ inconscio. Non mโimporta di lui.
Il nulla ha sostituito la concretezza al vuoto; sotto di me, il Canal Grande. Nelle sue acque rosse, galleggiano dozzine di cadaveri. Piccoli arti di corpi dilaniati, sventrati da una furia che neppure le bestie potrebbero concepire. Bambini che la corrente trasporta verso il regno del DopoVita. Questa รจ la Morte e, nonostante le illusioni, lโho sempre saputo.
La visione di questo fiume putrescente dovrebbe straziarmi lโanima. Non cedo allo sconforto, ma in esso affondo. Mi tuffo tra le acque purpuree, scansando testoline dagli occhi vitrei. Piรน mi avvicino alla riva, piรน i corpi aumentano di numero, mi avvolgono totalmente. E quei corpi si tramutano in terra, covo di vermi e lombrichi. Comincio a scavare. So di essere morto, eppure รจ lโaria che bramo.
Una mia mano dal polso rosso straccia la superficie, poi lโaltra. Mi isso e ingollo vita. Forse non vita.
A giudicare dalle ombre, il sole devโessere appena sorto. Al mio sguardo si apre una Venezia che fatico a riconoscere; รฉ cambiata, ma in fondo le cose non cambiano mai veramente.
Mi massaggio il collo indolenzito e, ormai immune alla vergogna, osservo il mio corpo con interesse. Due linee rosse perpendicolari lo sfregiano. Rido e sputo fango. Finalmente so chi sono.
Davanti a me cโรจ un muro; su di esso, il bassorilievo di una testa mozzata. Ai suoi piedi qualcuno ha posato una rosa. Mi chino a raccoglierla. Un pezzo di carta รจ trafitto dallo stelo. Lo leggo.
San Giovanni Battista, ti prego di salvare il mio piccolo Giacomo che sโรจ tanto malato. Aiuta una povera madre disperata. Ti sarรฒ devota per sempre.
Donna Lucia Gabotti.
Povera mamma, lโavrei aiutata piรน che volentieri. Quella testa non รฉ del Battista ma la mia. A me i bambini piacciono da morire.
Un tempo facevo lโoste. Tutti i veneziani e pure i foresti adoravano il mio sguazeto; la tenera consistenza della carne di fanciullo cotta a fuoco lento.
Bene, รจ ora di rimettersi in affari: sospetto che in giro la fame sia sempre tanta.
Il mio nome รจ Biasio. Oggi riapro bottega.
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Un gotico veneziano da incorniciare: ritmo incalzante, tensione, atmosfera sospesa tra iper realismo e iper uranio. Con sottofondo un brano dei concittadini “Calle de la morte” sarebbe davvero la morte sua!!
Grazie mille, Hugo. Troppo gentile. Andrรฒ ad ascoltare qualcosa dei Calle della morte.๐
Ciao Dario. Oggi ho ripreso a leggere i tuoi libriCK. Questo racconto l’ ho apprezzato perche`, come tanti altri dei tuoi, e` vivido, intenso e originale. Il finale da brivido come richiede il genere horror. E, per riprendere le parole di Fabio, nel commento, “un racconto horror davvero” sconvolgente, mi verrebbe da dire.
Ciao Luisa, grazie per l’apprezzamento.๐
Ho fatto bene a rileggerlo. Una bella lettura!
Sono felice che sia stata una bella lettura.
Ciao Kenji.๐
Un racconto a cavallo fra sogni e morte. L’inizio รจ oscuro: si viene catapultati in questa dimensione oscura dove non รจ perfettamente chiaro sin da subito cosa stia accadendo; ma poi, proseguendo pian piano, si giunge ad una rivelazione in grado di giustificare il mistero da cui si era partiti, in perfetto accordo con lo stile dei racconti dell’orrore.
Ho notato che qua su edizioni open hai una vasta riserva di storie: ne leggerรฒ sicuramente altre! ๐
Ciao Gabriele, grazie per l’apprezzamento.
Adesso non ho piรน tanta voglia di nuotare ๐๐
Complimenti, un racconto horror davvero coinvolgente!
Ahahah, grazie mille Fabio.
Meno male sono andato a spulciare tra i tuoi librick, mi stavo perdendo questa perla! Hai confezionato un racconto di quelli “oscuri fino al midollo”, di quelli che affrontano l’abisso, l’oscuritร , il buio nel buio. Insomma, uno di quei racconti che mi fanno impazzire. Finale a sorpresa e stile notevole. Il nostro Dario! ๐
Carissimo amico, scrivere racconti come questo รจ un mezzo azzardo. Si butta il lettore in una situazione oscura e solo alla fine gli si concede la rivelazione. Io amo scrivere queste cose. Ahahah.
“A giudicare dalle ombre, il sole devโessere appena sorto. “
Bravo, bravo e bravo. Queste descrizioni brevi – solo all’apparenza semplici – mi fanno impazzire.
“Metallo sotto la lingua. Freddo. Sputo una moneta: argento su legno. Mi guardo attorno ma รจ il nulla che si apre al mio sguardo.”
Boom, che inizio! โค๏ธ
Chissร , magari in una realtร parallela…
Grazie, @kenji-albani ๐
Come sempre, sei tra i pochissimi che riescono a farmi apprezzare il genere horror. Stavolta poi, con due chicche assolute come l’omaggio dantesco e questa leggenda folcloristica veneziana che non conoscevo. Grande Dario!
Attento @raffaelelongo, ancora un po’ e finirai nel “mio” abisso oscuro.๐
A parte gli scherzi, grazie mille per la lettura.๐
Appena in tempo. Hai pubblicato un bel lab… mi immagino solo se succedesse veramente!
Magari in una realtร parallela…
Grazie Kenji!
Ciao Dario, grazie per aver partecipato al LAB, regalandoci una giro di gondola nei tuoi incubi.
Grazie a questo racconto ho potuto conoscere una macabra storia che non conoscevo e una leggenda folkloristica che mi ha molto colpito e che hai saputo amalgamare con maestria nella tua storia.
Ottimo lavoro, anche di ricerca. Alla prossima
Ho mantenuto le aspettative? Mi auguro di sรฌ.
Ciao amico, @alessandroricci ๐
“si limita a muovere i suoi occhi fiammeggianti verso il basso”
Caron dimonio, con occhi di bragia
Ciao Dario, aspettavo il tuo Lab ed eccolo, per niente deludente, anzi! Un incubo ben tessuto con le parole e con le immagini forti che ti contraddistinguono, una scrittura la tua che non scivola addosso tanto facilmente, ma rimane e regala sensazioni anche dopo. Le allegorie della moneta, del traghettatore e del canale-Ade mi sono piaciute davvero come la sorpresa finale. Chissร se Adaissa e il suo Conte andranno a banchettare alla bottega di Biasio. Grazie per questo bel Lab, bravissimo!
Grazie mille @virginiapanichidonati. Chissร che bell’ incontro sarebbe tra il conte e l’ oste!๐
Wow.
Posso iniziare il commento cosรฌ? Beh, direi che รจ una domanda retorica, ormai l’ho fatto, anche se non si dovrebbe. Il fatto รจ che sono davvero rimasto colpito da questo racconto. Il Canal Grande trasformato nello Stige. E la moneta sotto la lingua per pagare Caronte! E l’omaggio dantesco: gli occhi di fiamma del rematore non possono non rimandare a “Caron dimonio con occhi di bragia”…
Nulla da dire sulla qualitร della scrittura, ma era sottinteso.
Ottimo davvero!
Grazie mille, @sergiosimioni. Sono felice di averti regalato qualche momento di sana follia.๐๐
Cosa dire di questo Canal Grande/Ade, del traghettatore, della moneta e del passeggero? Venezia ha un fascino strano, fatto di luce quanto di ombre. Ti confesso che a volte provo tristezza nel pensare a questa cittร a me tanto vicina. Sono molti i misteri che cela e non tutti angelici. Non so se ti sembrerร strano, ma da oggi questo sarร uno dei tuoi/miei racconti preferiti
Non posso che esserne felice, @micol-fusca. Pensa che l’idea iniziale era di scrivere un lab sul bullismo femminile…๐๐
“Un tempo facevo lโoste. Tutti i veneziani e pure i foresti adoravano il mio sguazeto; la tenera consistenza della carne di fanciullo cotta a fuoco lento.”
Questo passaggio mi รจ piaciuto
“Il rematore ha la pelle lucida come ossa, lunghi fili di barba biancastra che sโintrecciano in un groviglio indistricabile. I suoi occhi di fiamma mi osservano. Forse vedono oltre.”
Questo passaggio mi รจ piaciuto
Che incubo, Dario! Perรฒ scritto bene, suggestivo. E col tuo solito finale a sorpresa, particolaritร che ti contraddistingue. Bella, lโidea dโinserire la rosa. Meglio: bello il racconto che le gira attorno. Alla prossima. Ciao.
Grazie @cristina-biolcati, ho preso in prestito un personaggio figlio di una leggenda veneziana per gettarlo nel mio incubo personale. Spero che il risultato non sia pessimo.๐